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lunedì 30 dicembre 2024

A Ghost Story [David Lowery, 2017]

BOZZETTO CALABRESE
In una grotta di Montalto
 
Platì, 17 gennaio
Eravamo saliti fin sulla cima di Montalto con l'intenzione di fare una gita.
Il destino avverso ci costrinse anche ad un bagno che non era davvero nei nostri programmi: quando eravamo partiti, infatti, si prospettava una magnifica giornata di sole; poi, a poco a poco, s'era levata una certa nebbiolina leggera che si era infittita verso mezzogiorno, fino a toglierci ogni visibilità. Procedevamo incespicando tra i cespugli grondanti di umidità e non osavamo allontanarci l'uno dall'altro: se appena uno muoveva un passo fuori dal gruppo, lo vedevamo svanire come Orfeo, buonanima, vide svanire Euridice quando si volse a guardarla, nell'Ade.
Ci accorgemmo della pioggia solo quando entrati a ripararci nella grotta del Corvo ci guardammo a vicenda e scoprimmo di essere ammollati fino alle ossa.
«Questo disgraziato di agosto ci ha fatto fare il bagno turco!!!» — bofonchiò Ciccio Donarom, levandosi la giacca inzuppata e appesantita.
Non aveva finito di pronunciare la frase che udimmo di rimando, dal fondo della grotta: «agosto, fa olio, miele e mosto!!».
Ci rivolgemmo tutti nella direzione da cui proveniva la voce e riconoscemmo, sdraiato su un letto di felci, il fantasma di Mico X.
Stavamo per tagliare la corda, impauriti, ma il fantasma ci rassicurò con un largo sorriso e ci invitò ad accostarci a lui.
Accettammo il consiglio, giacché fuori non ci si vedeva a un palmo dal naso e si correva il pericolo di sprofondare in qualche burrone.
Decidemmo nel contempo di accendere un fuoco per asciugarci. Mico X, molto gentilmente ci indicò i resti di un fuoco acceso in un angolo, molto tempo prima, chissà da quale pastore trovatosi nelle stesse nostre condizioni.
Un paio di minuti dopo, fumavamo tutti come torce bagnate, mentre l'acqua abbandonava i nostri vestiti in forma di vapore.
Voltatici a ringraziare Mico, ci accorgemmo con meraviglia che questi era sparito.
Ma la sua voce ci rassicuro subito, spiegandoci che in vicinanza di un fuoco, ogni fantasma che si rispetti, diventa invisibile.
Per deferenza, allora, versammo dell'acqua sul fuoco, che si spense sfrigolando in dense nubi di vapore. Quando l'ultima di queste nubi si dissolse, Mico X era ancora placidamente sdraiato sulle felci e sonnecchiava.
Ci stringemmo a cerchio intorno a lui e gli chiedemmo come mai si trovasse nella Grotta del Corvo.
Parve aspettarsi la domanda perché si mise subito a raccontare.
Restammo sgomenti; Mico X, da vivo, aveva la terribile abitudine di raccontare per ore ed ore, aneddoti, storielle eccetera. Chissà cosa ci sarebbe toccato di sentire!!
«Non immaginate – cominciò stavolta - quanto abbia dovuto faticare per trovare questo posto! Decisamente, la disoccupazione è una piaga sociale!».
«Come - chiedemmo interessati - anche nell'aldilà c'è la disoccupazione?».
Annuì tristemente, più volte. Poi riprese:
«Io qui non mi trovo neanche definitivamente. Sostituisco un collega che è andato in ferie per un paio di secoli».
E vedendo il nostro interesse alla narrazione, continuò, come ispirato:
«Molti anni addietro, sull'Aspromonte viveva una banda, di fuorilegge. Accadde che durante una rissa, seguita alla spartizione di un grosso bottino, quasi tutti i componenti della banda trovassero la morte. Il capo stesso restò ferito a morte. Restò illeso, invece, uno che non aveva preso parte alla lotta. Il capo gli si avvicinò e gli disse a bruciapelo: "Promettimi che resterai a guardare il tesoro finché non verrò io a prelevarlo".
«II poveretto, preso alla sprovvista, annuì e si mise di guardia vicino alla parte di roccia che custodiva il tesoro nascosto.
«II capo indugiò un poco lì vicino, poi, visto che il giovane era distratto, gli sparò a bruciapelo tra testa e noce di collo. Quindi si stese accanto al cadavere, e morì pure luì.
«Così lo spinto di quel ragazzo restò qui nella grotta a fare la guardia al tesoro che vi è nascosto. E nessuno, pertanto, potrà mai impadronirsene».
Rabbrividimmo guardandoci attorno. Mico X continuò:
«Adesso è andato via per un po' di ferie, ed io son qui a sostituirlo. Qualcuno di voi ha una sigaretta?».
Ciccio Donarom si affrettò ad estrarre dalla tasca il suo pacchetto di americane autentiche:
«Te lo cedo - gli disse - se ci fai vedere il tesoro nascosto nella grotta».
Mico crollò il capo, mortificato: «Perderei il posto per un pacchetto di sigarette americane, magari fasulle. Ti pare giusto?».
Così dicendo, con la mano leggera dei fantasmi, sfilò dal pacchetto dieci sigarette e le nascose tra le felci. Ciccio non se ne accorse e rimise in tasca il pacchetto semivuoto.
«Ragazzi - riprese Mico - mi permettete di raccontarvi una delle mie avventure?».
Ci consultammo, e poiché pioveva a dirotto, stabilimmo di ascoltarlo tra una boccata di fumo e l'altra. Mico cominciò il suo barboso racconto.
D'un tratto una gran luce entrò nella grotta, proprio mentre stava per venire il bello dell'avventura, e la voce di Mico si affievolì a poco a poco e si spense. Anche il fantasma si affievolì, perdé colore, e scomparve del tutto. Restò solo la sigaretta, mezzo consumata, sospesa in aria. Ad un tratto sparì anche quella.
Uscimmo con un brivido dalla grotta, in silenzio. Fuori c'era il sole
Michele Fera
GAZZETTA DEL SUD, Mercoledi 18 gennaio 1956

Ciccio Donarom [Marando?] in precedenza è apparso quai:

 

 

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