… forse ti sta di fronte e non lo riconosci – perché sorride come un ANGELO … ma dagli in mano una colt .. ed è il DEMONIO … (iscrizione posta in testa al film in questione)
IL DISERTORE
Un vento gelido di
tramontana s‘infilava tra le gole dell’Agonia rendendo il paese deserto. Un
tempo da lupi. Soltanto un frate
cercone con la patacca di ottone dei Santuario della Madonna della Montagna si aggirava per le vie
selciate trascinando una paziente mula.
Le donne si affacciavano
sui mignani avvolti in lunghi scialli. Si sapeva che da qualche giorno era in
giro per la raccolta dell’olio un frate dalla barba alla nazzarena. Non si era mai visto da
quelle parti. Era stata un’annata piena di olive. Olive dappertutto. Da Santa Varvara
al Crasto, Livia ed Arcopio. In un’otre sdrucita veniva raccolto l'olio votivo.
La sera qualche donna misericordiosa portava nella stalla cibarie dove frate e
mulo erano accampati. Dalle tegole ogni tanto una stilla gelida d'acqua
colpiva il frate. Un frate strano. Non era petulante e querulo. Di rado ringraziava
per tanta provvidenza. Frate e mula erano scesi dal Santuario lungo l’impetuoso
torrente superando la stretta di San Gianni in bilico tra due tronchi di pino
fasciati da giunchi. Noi dalle rocche di San Pietro tra sterminate pietraie abbellite
da ginestre, tamerici ed oleandri, sino a Cirella. Già alle sette nell'ufficio
postale, in un acre odore di ceralacca, la direttrice Monoriti sigillava il
sacco della posta per il procacica che scendeva a piedi sino alla marina di
Ardore per consegnarlo al treno per Reggio. Con due colpi di nocche delle mani sul
vetro della porta, il frate si fece aprire chiedendo un obolo per la Madonna di
Polsi.La direttrice una donna
devota, mise una moneta nella cassetta delle elemosine e baciò la sacra immagine.
La pace sia con voi — disse il frate. Si rimise il cappuccio sulla testa e
sotto una fitta pioggia rimase in attesa di altri devoti.
Sono le otto precise quando
da un vicolo sbuca un cavallo montato da un uomo aitante con un moschetto a
tracolla su una pellegrina d’ orbace. E’ guardingo. Lega il cavallo ad un
anello sul muro butterato del vecchio palazzo del principe di Carafa e si avvia
nell’ufficio postale.
Chiede di ritirare alcune
migliaia di lire da un libretto di risparmio ed esibisce un documento. In un
baleno il frate sornione si ridesta e tira da, sotto li mantello la Colt. «Non
muoverti — dice — altrimenti ti ammazzo. Sono il
brigadiere Delfino». La signorina
Monoriti si fa il segno della croce e poi chiede il rimborso dell'obolo dato
per la Madonna di Polsi dicendo che avrebbe provveduto ad inviarlo direttamente
al Priore del Santuario. Era un disertore, autore di omicidi, rapine ed
angherie d’ogni sorta. La 'ndranghita aveva già preparato il passaporto
attraverso un agente marittimo di Messina per farlo espatriare in America. Era
in partenza da Napoli ed atteso a Broccolino. Con le mani legate dietro la
schiena ed in groppa alla mula del Santuario, il disertore fu condotto a Gerace
Marina.
Lungo il tragitto i
passanti assistettero ad una scena da film western. Al carcere di Gerace marina
la guardia non voleva aprire, poi si convinse. Massaro Peppe in abito monacale
si presentò al tenente per annunziare l’arresto. All'incredulo ufficiale fu
esibita la ricevuta del carcere.
ANTONIO DELFINO
La foto in apertura, a Polsi, è di don Totò Carannante.
Una nota per i curiosi di pellicole retrò: nel film citato la canzone finale è cantata da Mino Reitano su tema del Maestro Gian Piero Reverberi, grande compositore che ha affiancato altrettanti grandi cantanti, qui riecheggiante ... scopritelo da soli da quanto segue
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