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mercoledì 14 aprile 2021

Una colt in pugno al diavolo [di Sergio Bergonzelli - 1967]

… forse ti sta di fronte e non lo riconosci – perché sorride come un ANGELO … ma dagli in mano una colt .. ed è il DEMONIO (iscrizione posta in testa al film in questione)


IL DISERTORE

Un vento gelido di tramontana s‘infilava tra le gole dell’Agonia rendendo il paese deserto. Un tempo da lupi. Soltanto un frate cercone con la patacca di ottone dei Santuario della Madonna della Montagna si aggirava per le vie selciate trascinando una paziente mula.
Le donne si affacciavano sui mignani avvolti in lunghi scialli. Si sapeva che da qualche giorno era in giro per la raccolta dell’olio un frate dalla barba alla nazzarena. Non si era mai visto da quelle parti. Era stata un’annata piena di olive. Olive dappertutto. Da Santa Varvara al Crasto, Livia ed Arcopio. In un’otre sdrucita veniva raccolto l'olio votivo. La sera qualche donna misericordiosa portava nella stalla cibarie dove frate e mulo erano accampati. Dalle tegole ogni tanto una stilla gelida d'acqua colpiva il frate. Un frate strano. Non era petulante e querulo. Di rado ringraziava per tanta provvidenza. Frate e mula erano scesi dal Santuario lungo l’impetuoso torrente superando la stretta di San Gianni in bilico tra due tronchi di pino fasciati da giunchi. Noi dalle rocche di San Pietro tra sterminate pietraie abbellite da ginestre, tamerici ed oleandri, sino a Cirella. Già alle sette nell'ufficio postale, in un acre odore di ceralacca, la direttrice Monoriti sigillava il sacco della posta per il procacica che scendeva a piedi sino alla marina di Ardore per consegnarlo al treno per Reggio. Con due colpi di nocche delle mani sul vetro della porta, il frate si fece aprire chiedendo un obolo per la Madonna di Polsi.La direttrice una donna devota, mise una moneta nella cassetta delle elemosine e baciò la sacra immagine. La pace sia con voi — disse il frate. Si rimise il cappuccio sulla testa e sotto una fitta pioggia rimase in attesa di altri devoti.
Sono le otto precise quando da un vicolo sbuca un cavallo montato da un uomo aitante con un moschetto a tracolla su una pellegrina d’ orbace. E’ guardingo. Lega il cavallo ad un anello sul muro butterato del vecchio palazzo del principe di Carafa e si avvia nell’ufficio postale.
Chiede di ritirare alcune migliaia di lire da un libretto di risparmio ed esibisce un documento. In un baleno il frate sornione si ridesta e tira da, sotto li mantello la Colt. «Non muoverti — dice — altrimenti ti ammazzo. Sono il brigadiere Delfino».  La signorina Monoriti si fa il segno della croce e poi chiede il rimborso dell'obolo dato per la Madonna di Polsi dicendo che avrebbe provveduto ad inviarlo direttamente al Priore del Santuario. Era un disertore, autore di omicidi, rapine ed angherie d’ogni sorta. La 'ndranghita aveva già preparato il passaporto attraverso un agente marittimo di Messina per farlo espatriare in America. Era in partenza da Napoli ed atteso a Broccolino. Con le mani legate dietro la schiena ed in groppa alla mula del Santuario, il disertore fu condotto a Gerace Marina.
Lungo il tragitto i passanti assistettero ad una scena da film western. Al carcere di Gerace marina la guardia non voleva aprire, poi si convinse. Massaro Peppe in abito monacale si presentò al tenente per annunziare l’arresto. All'incredulo ufficiale fu esibita la ricevuta del carcere.
ANTONIO DELFINO

La foto in apertura, a Polsi, è di don Totò Carannante.
Una nota per i curiosi di pellicole retrò: nel film citato la canzone finale è cantata da Mino Reitano su tema del Maestro Gian Piero Reverberi, grande compositore che ha affiancato altrettanti grandi cantanti, qui riecheggiante ... scopritelo da soli da quanto segue

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