La
Illustrissima Casa Cariati ed i contratti con Massari di Platì,
Careri e
Natile, ex feudi.
La casa Cariati, ossia la
famiglia dei principi Spinelli, possedeva i Feudi di Platì, Careri e Natile con
i relativi pascoli e foreste. Dopo l’abolizione del sistema feudale in epoca
napoleonica, la proprietà rimase comunque agli ex baroni che possedevano le
terre e il bestiame. Dei contratti furono stipulati con i Massari per la cura
degli allevamenti o con “industrianti” per la gestione dei mulini. I contratti
venivano stipulati per mezzo dei notai della zona: da Ardore a Santa Cristina. Questi contratti sono interessanti in quanto
testimoniano la ricchezza e l’economia di Platì e dell’area intorno.
Ve ne propongo uno, altri
seguiranno, che riguarda una Masseria di Vacche in uso già da tempo: - Anche se
in genere il padrone degli animali preferiva godere interamente del loro
“frutto”, in alcuni casi, invece, sappiamo che poteva affidarli in rapporto di
Soccida, dandoli “in guadagno” ad un altro, che s’impegnava a custodirli “a
mita”, ovvero “in medietatem lucri”. – (*)
Atto nr 37, Anno 1822, Notaio
Saverio Gliozzi fu Carlantonio di Ardore
Regno delle due Sicilie
Oggi
che si contano li due del mese di Agosto dell’anno mille ottocento ventidue in
questo Comune di Platì.
Regnando
Ferdinando primo, per la grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie, di
Gerusalemme, Infante di Spagna, duca di Parma, Piacenza, Castro “Gran Principe
Ereditario della Toscana”.
Avanti
a Noi Saverio Gliozzi, figlio del fù Carlantonio Notaio pubblico domiciliato in
quel Comune di Ardore col nostro Studio Strada Pittellari, Provincia della
Prima Calabria Ulteriore oggi di passaggio in questo sudetto Comune di Platì, e
dei sottoscritti letterati testimoni richiesti ed aventi tutte le qualità
ordinate dalla Legge; si è personalmente costituito il Signor Don Muzio Lacava,
Dottor Fisico, figlio del fù Don Pasqualedomiciliato
in questo sudetto Comune di Platì Strada La Chiesa Madre, Agente ed
Amministratore dei beni dell’Illustre Casa Cariati in questi ex feudi di Platì,
(ill), Careri, da noi Notaio e testimonj ben conosciuto, da una parte.
E
dall’altra, il massaro Domenico Pangallo fu Diego ed il massaro Francesco
Catanzariti fu Antonino, domiciliati in questo sudetto Comune di Platì da noi
notaio, e da testimonj ben conosciuti.
Dunque, siamo nel 1822 e questo
contratto ne rinnova uno precedente stipulato presso il Notaio Brancatisano di
Santa Cristina. I Massari Pangallo e Catanzariti (ri)prendono in carico una
masseria di vacche. Viene eseguita una perizia sul valore affidata a Domenico
Portolese, di Vittorio, e a Rocco Lacava entrambi di Platì e quindi si fanno i
calcoli con il valore dell’anno precedente. La masseria ha acquisito ben
duecentotredici ducati di valore da dividere fra la Casa Cariati ed i
Conduttori. In effetti finirà tutto alla Casa Cariati poiché i Massari sono
debitori dell’affitto del Carruso, pascolo sempre di proprietà della Casa Cariati.
Interessante è l’inventario delle bestie e del loro valore:
Vacche
figliate a maschi numero venti per lo valore di ducati trecento novanta tre
Vacche
figliate a femmine numero diciannove per lo valore di ducati quattrocento undeci
Vacche
stirpe numero trentacinque per lo valore di ducati cinquecento novanta
Genche
di tre anni numero due per lo valore di ducati trentaquattro;
Ienturi
di due anni in tre numero quattro per lo valore di ducati sessanta,
Giovenche
di due in tre anni numero sedici per lo valore di ducati duecento sessantatre.
Annicchie
di un’anno in due numero quattordeci per lo valore di ducati centosessanta.
Annichi
di un’anno in due numero quattordeci per lo valore di ducati centosedici
e
finalmente due tori per lo valore di ducati cinquanta
che
in una formano numero centoventisei per lo valore di ducati duemila
settantasette.
Una breve digressione sul valore
della Masseria di Vacche: benché sia
difficile ottenere una corrispondenza precisa fra il valore del ducato in quel
periodo e l’euro, essendo molte le variabili che concorrono a determinarlo (non
comparabili ad esempio il costo della mano d’opera o quello del mercato
immobiliare), ci possiamo basare su due dati di fatto: il valore che venne dato
al ducato all’Unità d’Italia ed il valore dell’oro materiale di cui era fatto
il ducato. Se consideriamo il primo, 1 ducato napoletano = 4,25 lire (nel
1861). 1 lira del 1861 = 13 euro quindi un ducato circa 50 euro. Più o meno lo
stesso risultato si ottiene considerando il suo peso in oro: 3,53 gr. Quindi
2077 ducati corrisponderebbero a circa 103.000 euro.
Oltre al bestiame, vengono
consegnati ai Massari anche degli attrezzi:
Da vantaggio li sudetti
Pangallo, e Catanzariti dichiarano di aversino ricevuto li seguenti
utensili di masseria. Primo: tavole d’abeto numero sette usate. Secondo un
caccavo (**) grande di rame da circa libre cinquanta. Terzo simile
di libre trentadue i quarto, simile di libre ventisette; quinto una caldaja di
rame del peso di libre venticinque, sesto un’altra di peso di libre nove;
settimo, campane numero sette; ottavo, cani numero quattro cioè Turco,
Palombella, Rosa e Berettone, essendo morte Schiavella e Marchesa. Oggetti che
si riceverono nell’anno scorso dal Signor Passarelli, che si riconsegnano e si
ricevono di nuovo per restituirli ai trentuno di Luglio dell’anno venturo
milleottocentoventitre, unitamente alla masseria.
In cosa consistono i guadagni
delle parti?
Si
è convenuto che li sudetti massari Domenico Pangallo e Francesco Catanzariti
fussero obbligati a custodire la sudetta Masseria delle Vacche da diligente
Padre di Famiglia e tenerla a mettà guadagno tanto per gli animali che il
frutto dei Latticini.
Alla
riconsegna,
…
conosciuto il valore degl’animali allora esistenti, si dovessero togliere i
ducati duemilasettantasette, importo della masseria che si ricevono, quindi
il rimanente tolta la spesa dei pascoli, sale, ed altro, dovesse dividersi per
mettà tra ambe le parti contraenti.
Ma, restando
ad arbitrio del Patrimonio di pagare in danaro contante cioché gli spetterà di
avanzi sopra i sudetti animali.
Eventuali
perdite sul capitale, non imputabili all’incuria dei Massari, saranno anche
prese in carico dalle parti.
La
Casa Cariati pur concedendo che la Masseria potesse pascolare nelle montagne
di Alati e Fricuri appartenenti a detto Patrimonio senza chiedere nulla, li
pascoli della Foresta nomata Carruso esistente nel territorio di Careri,
dovessero restare per servizio della Masseria per l’estaglio(***) di
ducati duecentosettanta, siccome si è praticato per lo passato.
A
carico dei Massari vi è anche un compenso per l’Agente di Casa Cariati: i
sudetti Massari siano obbligati di corrispondere al sudetto Signor Agente ed al
suo fattore quei latticini freschi che secondo il costume si è pratticato per
lo passato. Come si può leggere non è quantificato e si va per
consuetudine.
I
nostri massari non sapevano leggere e scrivere, ma letterati sono i testimoni
che firmano insieme all’Agente ed al notaio. L’atto (o instrumento) viene
redatto e letto in presenza dei sottoscritti testimonj il Signor Don Giosafatto Furori del fù
Francesco domiciliato in questo Comune di Platì e del Signor Don Pasquale
Lentini del fù Antonio domiciliato in questo medesimo Comune, amendue
possidenti, testimonj richiesti ed aventi le qualità prescritte dalla Legge,
alla presenza dei quali, e di me notaio stipolatore li sudetti massari Domenico
Pangallo e Francesco Catanzariti hanno dichiarato di non saper scrivere per non
aver mai imparato.
Negli anni seguenti ci saranno
altri contratti di rinnovo e l’Agente sarà Don Francescantonio Stillisano
sposato ad una Oliva. Il terzo luogo del Feudo, illeggibile nel contratto del
1822, sarà in questo nuovo contratto nominato come Natile.
(*) Note per una storia dei bovini del ceppo Calabrese
della razza Podolica (sec. XVI-XVII) di Pino RENDE Arsac Centro Divulgazione Agricola n°11
(**) CACCAVO,
CACCAVELLA
Parliamo di grandi o più piccoli recipienti di rame e/o di
coccio. il cui nome deriva dal latino caccabus, contenitore, a sua volta dal
greco χαχχαβίς caccabios, con la solita
mutazione della b in v
(***) ESTAGLIO dal
lat. mediev. extalĭu(m), comp. di ex-“fuori, da” e di un der. di taliāre
“tagliare”. tipo di contratto a cottimo in uso nell’Italia meridionale
Ricerche svolte presso l' Archivio di Stato di Locri, Atti notarili, Notaio Saverio Gliozzi, atto n. 37 del 1822.
ROSALBA PERRI