Ho avuto la netta impressione che il mio soggiorno fosse
diventando un lento viaggio di avvicinamento al grande monolite che vedevo
quotidianamente dalla finestra della cucina a casa dei nonni. Avrei voluto raggiungerla,
ma un problema ad una caviglia mi ha impedito di camminare a lungo.
Non ero però preparata alla sorpresa che mi aveva riservato
Mimmo invitandomi ad una cerimonia religiosa in una chiesetta vicino Pietra
Cappa.
Marilisa, la sera prima, mi ha regalato alcune delle
sue collane composte da un grosso pendente-fibbia di ceramica Raku ed uno
spesso laccio di stoffa elasticizzata. Ne scelgo una da indossare sulla
camicia. Incontro Mimmo a Bovalino da dove ci inoltriamo verso Natile sulla sua
Panda 4x4 chiacchierando di amicizie comuni e di Panduri che spero diventi in
futuro un altro capitolo di questa mia scoperta della Calabria. A Natile torno
dopo 58 anni; mia madre vi aveva insegnato non so se per qualche mese o per
tutto l’anno scolastico 61-62. Ci andavamo da Platì, lasciavamo la provinciale
a Cuccumo attraversando i serri e la fiumara a dorso di mulo. Questa volta
saliamo da Natile nuovo e vi incontriamo un interessante gruppo di persone che
hanno dato vita alla Pro-Loco ed organizzato l’evento di oggi. Degli
escursionisti del CAI di Reggio stanno salendo a piedi e si uniranno a noi
sotto Petra Cappa. Riprendiamo la strada in salita verso la nostra meta: a
destra ho la vallata della fiumara e Platì, a sinistra splendidi scorci
dell’Aspromonte e di Petra Cappa. Dopo un tempo che mi è parso breve per le
bellezze dei paesaggi e lungo per lo sballottolamento in auto, ci fermiamo nei
pressi di un bosco. Percorriamo a piedi un breve tratto fra castagni, pietre ed
un torrentello a secco ed ecco apparire, fra gli alberi, circondati da una
distesa di pietre e mattoni sparsi nella boscaglia, i ruderi di un’antica
chiesa bizantina. L’emozione
è forte.
Mimmo mi indica i materiali con cui è stata costruita:
pietre dell’Aspromonte, mattoni sia del periodo della costruzione, sia di
periodo Romano poiché, come sempre è avvenuto nei secoli, i materiali di altri
ruderi venivano usati per le nuove costruzioni. A terra ci sono un paio di
colonne, una terza sembra sia a Polsi ed una quarta nel giardino di una casa
privata a Reggio. Mimmo, Anna Maria Sergi (anima della pro-loco) ed altri che
ci hanno raggiunto preparano l’altare ed una croce: due rami incrociati che non
si sa come tenere insieme ed allora offro la mia collana così anche Marilisa,
che non è potuta venire, sarà con noi. Il gruppo del CAI arriva quando l’altare
è pronto e si celebra la messa, in mezzo ad un bosco di castagni, accanto a ciò
che resta dell’antica chiesa degli eremiti, mentre Petra Cappa ci osserva
dall’alto.
Dal “Catalogo dei monasteri e dei luoghi di culto fra Reggio
e Locri (Domenico Minuto, 1977):
“Le fonti ci parlano di una cittadella e di un fiume detti
di Pietra Cucca o Pietra Cafcas, di una chiesa di stile Bizantino tra la
contrada di San Giorgio e Pietra Cappa (…) Quanto a Btrqûqah (terra) b.t.rqùqah (fiume)
e πέτρα
καύκας (…) mi sembra giusta l’opinione del Minasi che identifica questa
località con Pietra Cappa il cui territorio circostante dovette avere una vita
alquanto fervida attorno al Mille se ci presenta resti di una chiesa
probabilmente a cinque cupole (S. Giorgio) …
… I ruderi si trovano in una zona montana a 500 metri in linea
d’aria a nord ovest della caratteristica rocca di Pietra Cappa. Della chiesa
restano brandelli di muri perimetrali che tuttavia mostrano ancora chiarissimo
il disegno della pianta quadrata, orientata, triabsidata e, sparsi per terra,
monconi di colonne, numerosi frammenti di marmo bianchi e policromi (con alcuni
di questi i pastori hanno costruito un casotto) e di tegole. Come si è visto
dalle misure della pianta, essa è leggermente più grande di quella di
Stilo.”
Testo e foto di Rosalba