Cirella è un centro collinare sul versante ionico dell’Aspromonte. Il
suo abitato ricade all’interno dell’incantevole paesaggio del Parco
dell’Aspromonte.
Cirella sorge ad un altitudine di 250 metri sul livello del mare, lungo il sentiero dei “due mari”, antico cammino
commerciale che collegava lo Ionio al Tirreno, attraverso incantevoli paesaggi.
Si trova a 16 km dalla statale 106 e a 9 Ciminà e 16 km da Platì e a 5 da
località “Pantanelle” sulla cresta dei monti aspromontani. Gli abitanti sono circa 900.
Nel suo territorio, in una parte dell’immensa “vallata delle pietre”, troviamo scorci di incredibile bellezza, i torrenti inerpicandosi sui monti si
trasformano in veri e propri canyons.
Modellate dall’acqua, formano delle singolari sculture, inoltre vi è la
presenza di diverse cascate: schioppo, hjascu trippusu, scalette dell’edera;
ancora, troviamo strapiombi dei monti
Iacono, Calacuri e Pentuduri, nomi significativi come la Rocca dei Smaliditti, la Rocca dell’Agonia e l' Aria del vento.
La nascita del paese si fa risalire al XVII secolo, là dove sorgeva
l’antica Barbatano dominio del duca di Bovalino, Geronimo del Negro, conte di
Quaranta. Il duca sposò Eufrasia Serbellone Manriquez, Principessa di Marano e
marchesa di Cirella oggi frazione nel comune di Diamante in provincia di
Cosenza. Si narra che la principessa era triste pensando alla sua terra
d’origine, oltretutto distrutta da un violento terremoto. Il duca per alleviare
la nostalgia della moglie gli regalò un feudo in segno d’amore, ella allora
scelse il Barbatano al quale fu dato il nome di Cirella per ricordare l’amata
terra di origine della principessa. La città divenne luogo di svago della
principessa, prospero e ameno.
Oggi gli antichi fasti sono ricordati nell’attuale chiesa Santa Maria
Assunta dove si possono ammirare un ciclo di pregevoli decorazioni in stucchi
di origine barocca. La chiesa prima della nascita dei cimiteri, avvenuta dopo
la legge del 1806, era anche luogo di sepoltura dei defunti.
La sapienza e maestria degli abitanti del luogo è testimoniata nel
ricco patrimonio di tradizioni nell’ambito dell’artigianato e della
gastronomia. La gente di questi luoghi vive principalmente di agricoltura,
pastorizia; di notevole importanza sono i prodotti latticini e
gli insaccati.
L’ambiente è ricco di manufatti di importanza storica quali i ruderi
della chiesa bizantina di San Nicola e alcune strutture murali quali mulini, frantoi e i classici pagghiari, un
tempo in uso per contadini e pastori e ricovero per animali. Inoltre si può
ammirare l’uso sapiente della pietra locale per realizzare selciati e muri a
secco (armacere o armacie) nel pieno rispetto del territorio circostante.
Ricca e variegata è la cucina tradizionale, si va dagli ricchi
antipasti a base di insaccati e latticini, dove predominano la soppressata ed
il caciocavallo, nei primi piatti predomina l’uso della pasta fatta in casa; la
melanzana “mbuttunata” è la pietanza forte di questi luoghi. La varietà e
tipologia di dolci segnano il susseguirsi delle feste: guti, ghiauna,
zeppole e nocatole; miele e noci gli ingredienti genuini.
La festa di San Rocco è la prima settimana di
settembre, è la più bella festa di Cirella e si protrae dal venerdì fino a
domenica. Venerdì si fanno dei giochi per ragazzi e arriva anche la banda. La
sera del sabato arrivano i cantanti. La domenica la mattina comincia a suonare
la banda assieme ai giganti, poi alle undici c’è la messa, quindi la
processione dove partecipano devoti che camminano scalzi e altri che si coprono
di spine.
Cirella la voglio sempre così, mi piace essere
cirellese e appartenere al mio dolce e incantevole Aspromonte dove ancora i
valori e le tradizioni di una volta rimangono intatti come segno di un tempo
che non ci abbatte.
Maria Lucia Malafarina
Scuola Media Cirella 1 D 28/03/18
Testo
presentato alla Seconda Edizione del Premio Letterario "Ernesto
Gliozzi", 2018