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giovedì 31 gennaio 2019

MURAGLIE [di James Parrott, 1931]



E' una vecchia storia, 
ripetutasi infinite volte.

Detesto il mattino è la parte peggiore del giorno”. Questo sta pensando Cicciu Stalteri, platiotu, di condizione pecoraro.  Quel primo pensiero viene istantaneamente dimenticato perché si chiede: “Comu rrivai ccà?”. E' appena uscito da una umida cella e sta percorrendo, sotto una flebile luce, il lungo sotterraneo della Darsena dove è recluso da giorni. Lo scorta  una guardia consumata, che, a forza di vivere in quei sotterranei per la maggior parte della giornata, sta perdendo la vista come una talpa. Fatti un numero considerevole di gradoni in pietra si accorge che ad attenderlo, libera, si stende una gioiosa mattina di maggio, che filtra dagli alti finestroni protetti da enormi grate in ferro. Ed il pensiero vola alla verde, ricca di erba grassa, collina d’Acone dove era solito, fin da quando aveva compiuto gli otto anni, far pascolare gli animali della ricca famiglia Furore. Ora di anni ne ha … questo non lo sa più neanche lui, essendosi annebbiata la mente da che è rinchiuso a Napoli, come non conosce il motivo per cui è stato portato fuori dalla cella dove è segregato. Arrivato davanti una porta in legno massiccio viene sciolto dalle catene che gli tengono legati i polsi ed i piedi. Oltrepassata, gli è fatto cenno di avvicinarsi ad un rozzo tavolo dietro cui si trovano un camuso signore in redingote e due militari in forza nella Darsena.

Regno delle Due Sicilie
Oggi lì ventotto maggio milleottocentotrentotto in …
Regnante Ferdinando secondo per la Grazia di Dio Re del Regno delle Due Sicilie
Innanzi di Noi Francesco Mele del fu Gennaro Pubblico Notaio di questo Comune e Provincia di Napoli di studio in strada de Tribunali n. 214 e delli qui sottoscritti testimoni godenti dei diritti civili d’età maggiore venti compiuti
Si è presentato Francesco Staltere figlio del fu Antonio di anni 45 circa di condizione Pecoraro marito di Caterina Portolesi Nativo di Platì in provincia di Calabria Ultra prima detenuto nelle forze della Darsena e d’ivi domiciliato e avendone ottenuto dal Grande Ammiraglio Marchese Don Giuseppe De Blasio Ispettore … de navi alieni e della Real Marina del dì ventidue maggio corrente anno sotto al numero 1193 sciolto da vincoli e catene e posto in luogo di libertà di età maggiore e cognito ai sottoscritti testimoni i quali l’attestano a norma della legge il quale han dichiarato che avendo inteso la disposizione della Donzella Nubile Anna Stalteri di anni venti sua figlia e alla detta Caterina Portolese, nativa di Platì ivi domiciliata con detta sua madre di volersi unire in matrimonio con Giuseppe Carbone di anni venti compiuti Pecoraro privo dell’avo paterno figlio del fu Pasquale nativo di Platì ivi domiciliato e conoscendo gli ottimi costumi del medesimo intende apprestare il suo libero consenso acciò detta sua figlia possa liberamente contrarre l’accennato matrimonio con esso Giuseppe Carbone il tutto in conformità delle leggi viggenti e del sacro Concilio di Trento. Dichiarando … che detta sua figlia sino alla presente giornata non è maritata né tien verun voto fatto non è stata religiosa professa né tiene verun grado di parentela né ramo di tutela consanguineità o affinità anche in linea di adozione giusti gli articoli 167,168,169 contemplati nella prima parte del codice civile con detto Giuseppe Carbone sottomettendosi a ciò che prevedono le leggi per la falsa assertiva quale atto letto da me Notaio ad esso Costituito ed ai testimoni fatto peraltro ad alta ed intellegibile voce continente un consenso per matrimonio
Fatto letto e pubblicato in questo Comune e Provincia di Napoli oggi questo giorno sudetto Bagno della Darsena sito come sopra indove il presente atto dietro lettura fattane da me sottoscritto da noi Notaio e testimoni sottoscritti Signori D. Gabriele Durante figlio del fu Tiberio Sergente del Reggimento della Real Marina, nativo di Napoli domiciliato Rua Catalana numero venti e Giuseppe Mangano figlio del fu Santo Caporale del Reggimento della Real Marina Nativo di Napoli domiciliato strada San Matteo n. 18 e richiesto al detto detenuto Francesco Staltere il medesimo ha dichiarato di non sapere scrivere e rilasciatelo pel matrimonio di detta sua figlia.

Gabriele Durante
Giuseppe  Mangano
Francesco Mele
Napoli 20 Maggio 1838




 NOTE
 -This text is based on historical events. Dialogue and certain events and characters contained in the text were created for the purpose of dramatization - come nei migliori film americani -
- Nella foto, una concessione degli eredi Mimì, "Colonnello" Fera, il sito Santa Pulinara, oggi Tuppuiancu, come appariva agli inizi degli anni '60 del secolo scorso.
- I puntini di sospensioni si riferiscono alle parti illeggibili dato il carattere frettoloso con cui è stato redatto l'atto notarile.
- Il Maestro Morricone quando entra in un testo, la fa da padrone!

mercoledì 30 gennaio 2019

I Fratelli Senza Paura [di Richard Thorpe, 1953]


Con la presente scrittura sinellamatica in doppio originale, oggi infrascritto giorno tra noi qui sottoscritti fratelli germani Francesco e Filippo Gliozzi fu Domenico di questo comune di Platì si è conchiuso e perfezionato il seguente contratto.
Dichiaro io Filippo Gliozzi di aver precedentemente preso in affitto dal Signor Don Pasquale Calabrò Arciprete del villaggio di Piminoro i fondi olivetati denominati Giocana, Fontana mangù, monaca superiore ed inferiore, medico o maratà tutti situati nel territorio di Lubriche ma appartenenti alla Chiesa di Piminoro a titolo di congrua, quale affitto avrà la durata di anni sei a cominciare dall’anno colonico mille ottocento settantanove per finire nel mille ottocento ottantaquattro per l’estaglio biennale di otto botte di olio di ulivo passante in commercio, e siccome per la buona e regolare raccolta delle ulive e delle altre fatiche accessorio ho bisogno di un aiuto così ho risoluto di associarmi il detto mio fratello il quale possiede e dispone di tutti quei mezzi che sono necessari allo scopo. Quindi è che di quanto si è stabilito di dritti ed obbligazioni tra me ed il Signor Calabrò con la presente s’intende conferire e trasferire la metà al detto mio Fratello, il quale nella stessa proporzione contribuirà nelle spese occorrenti, come nel guadagno e nella perdita.
Ed io Francesco Gliozzi dichiaro di accettare come accetto il contratto di società di cui sopra obbligandomi di adempire esattamente alle obbligazioni che ne risultano.
Dichiariamo infine di obbligarci scambievolmente l’uno verso l’altro alla esatta osservanza del presente contratto mediante la penale di Lire Italiane quattrocento a carico della parte che ... ed a favore dell’altra
Così conchiuso, fatto e sottoscritto da entrambi in ciascuno originale
Platì ventuno del Mese di  Dicembre mille ottocento settantanove
Gliozzi Filippo fu Domenico
Gliozzi Francesco fu Domenico
Il tutto come risulta dall’atto pubblico rogato da Musitano Rocco Notaio di Bovalino il 16 Giugno 1879 Registrato in Ardore il 1° Luglio detto al Numero 317 Libro 1° Volume 13 folio 113

lunedì 28 gennaio 2019

Un minuto per pregare, un istante per morire [di Franco Giraldi,1968]



Ill. mo
Signor Commissario
Platì
Fotia Rosa fu Domenico, vedova Carbone Antonio si rivolge alla S. V. Ill.ma per essere ammessa al godimento del sussidio avendo l’unico figlio, Carbone Domenico fu Antonio sotto le armi, nella classe del 1895.
Non avendo altri mezzi per poter vivere, che l’unico figlio ora assente chiede dalla giustizia della S. V. Ill.ma quanto sopra.
In attesa, della S. V.
Platì 14 Settembre 1915
Umil.ma
Fotia Rosa fu Domenico


Ill. mo
Signor Commissario Prefettizio del Comune di Platì
Fotia Rosa fu Domenico vedova Carbone Antonio e madre di un unico figlio, il quale per essere ubbidiente alle leggi; lasciò L’America e venne in Italia da dove fu chiamato per andare nella zona di Guerra e combattere per l’Unità d’Italia.
La ricorrente non essendo di solida salute per procacciarsi colle braccia il sostentamento della vita prega V. S. Ill. ma di volersi benignare concedere il sussidio che la legge accorda per potersi alimentare.
La suddetta ricorrente sicura che V. S. Ill.ma le vorrà esaudire la preghiera le anticipa i più sentiti ringraziamenti Platì 1 Marzo 1916


SCHEDA DEL CADUTO
Nominativo (e paternità):
CARBONE DOMENICO DI ANTONIO
Albo d'Oro:
Calabria - (Vol IV) (3)
Province:
RC - CZ - CS
Pagina:
102
Sub in Pagina:
6
Comune nascita:
Platì
Comune nascita Attuale:
Platì
Data nascita:
23 Novembre 1894
Grado:
Soldato
Reparto:
48 Reggimento Fanteria
Distretto:
Distretto Militare Di Reggio Calabria
Morto o Disperso:
Morto
Data Morte:
24 Febbraio 1916
Luogo Morte:
22 Reparto Di Sanità
Causa Morte:
Ferite Riportate In Combattimento


domenica 27 gennaio 2019

FACCIAMO IL "TIFO" INSIEME [di Busby Berkeley, 1949]

Questo documento a mio avviso lo ritengo molto importante perché insieme, e per un interesse comune, si ritrovano alte personalità platiote che mettendo da parte beghe politiche, contrasti di vario genere, attriti familiari, cause giudiziarie, cercano di costituirsi a scopo ludico.



Contratto _ Regolamento per la fondazione in Platì di un Circolo di Riunione
Art. I – E' istituito in Platì un Circolo di Riunione avente lo scopo del lecito svago e della coltura reciproca mercé la lettura di pubblicazioni, giornali, riviste. -  Art. II E' permesso anche il giuoco, quello consentito dalle nostre leggi e proibiti quei giochi che sono inibiti dalla competente Autorità _
Art. III  Al Circolo  è ammesso un deposito di dolci, liquori, caffè e simili generi sotto la gestione del conduttore, il quale dovrà anche occuparsi della manutenzione e decenza del locale_  Art. IV Pe dignità dei soci è proibito di far debiti, di far chiasso, di tenere discorsi osceni od offensivi anche agli estranei, nonché di entrare nel Circolo in modo indecente – Art. V Ciascun socio pagherà la retta mensile anticipata di L. 2.00. Però di più soci appartenenti alla stessa famiglia ciascuno pagherà due terzi di detta somma. Art. IV Il Circolo avrà un Presidente e quattro consiglieri, di cui uno funzionerà da segretario-cassiere. Essi saranno eletti dall'assemblea dei soci e si rinnoveranno ogni anno. Per ciascuna settimana al fine di vigilare sul buon andamento del circolo vi sarà un Consigliere di turno- Art. VII Per tutti coloro che non essendo soci fondatori vorranno far parte del Circolo è necessario che la loro istanza sia approvata da due terzi dei soci che intervengono per deliberare all'uopo e resta intero che essi assumeranno gli stessi obblighi dei soci fondatori -  Art. VIII Nessuno che non sia socio può trattenersi nel Circolo, eccezion fatta per gli studenti che siano parenti di un socio_  Art. IX  I forestieri di condizioni civile ad invito del Presidente potranno intervenire nel Circolo usufruendo del vantaggio dei soci. Del pari ogni socio ha facoltà di condurvi  i propri amici forestieri sempreché si tratterranno in paese non più di un mese, trascorso il quale bisognerà che si scrivano come soci, se vorranno continuare a frequentare il Circolo - Art. X I soci assumono l'obbligo del pagamento sopra stabilito e, mancando, pagheranno una multa di L. cinque- Art. XI Il socio che si renderà indegno anche fuori del Circolo per reati di immoralità sarà espulso a richiesta di due terzi iscritti, intervenuti per deliberare su tale oggetto. Art. XII L'impegno all'adempimento del presente contratto vincola i soci ed il conduttore del Circolo per lo spazio di tre anni a datare del giorno di apertura del Circolo stesso. Art. XIII Cessa l'obbligo di far parte del Circolo se per cambiamento di domicilio, per infermità di lunga durata, cambiamento di fortuna od altro legittimo motivo, il socio non è più in grado di appartenervi. Art. XIV Gli stessi motivi di cui nell'articolo precedente dispensano anche il conduttore dal vincolo di tre anni. Art. XV Il conduttore si obbliga di fornire ai soci il locale arredato con un tavolo grande, con quattro tavolini da gioco, con due attaccapanni ad otto posti ciascuno, con trenta sedie e corrispondere con Lire cinquanta all'acquisto di un divano e due poltrone. Si obbliga pure di illuminare il locale con due lampade a petrolio a sospensione con retina ad incandescenza, di provvederlo di un giornale quotidiano a scelta dei soci e dei generi di consumazione a seconda degli introiti che si faranno. Rimane pure a suo carico la fornitura delle carte da gioco. Art. XVI Il Circolo deve rimanere aperto ogni giorno dalle 8 alle 23. Art. XVII Il conduttore è tenuto al rispetto verso i soci ed a secondare i loro legittimi desideri. Può essere richiamato dal Presidente e, persistendo nelle mancanze, è punito con una multa da lire dieci, salvo mai soci di riunirsi e prendere altri provvedimenti. Può farsi coadiuvare da altra persona di sua fiducia ed all'occorrenza farsi sostituire. Art. XVIII Ogni mese il cassiere del Circolo corrisponderà al conduttore la somma di Lire trentasei. Inoltre andranno a vantaggio del conduttore gli utili derivati dalla vendita dei generi Sopra stabiliti e la tassa sul gioco delle carte. Art. XIX La differenza fra la retta mensile pagata dai soci ed il contributo dovuto al conduttore rimarrà a disposizione del Circolo. Art. XX Per i giochi di interesse ogni persona pagherà al conduttore centesimi dieci. Art. XXI Il prezzo di vendita dei generi sopra stabiliti verrà fissato d'accordo fra il conduttore ed i soci. Art. XXII Il socio che mancherà agli impegni morali verso il Circolo, che è scorretto, e che trasgredisce il presente regolamento può essere richiamato dal Presidente e persistendo nella scorrettezza può essere espulso pur restando vincolato a pagare la retta mensile di Lire due fino al compimento del triennio. Art. XXIII La decenza, la moralità ed il buon ordine del Circolo nei rapporti con i soci resta affidata al consigliere di turno, nei rapporti con gli estranei resta affidata al conduttore, il quale trasgredendo può essere multato ogni volta con Lire cinque. Art. XXIV Il presente contratto-regolamento viene esteso in duplice copia di cui una sarà consegnata al conduttore e l'altra rimarrà al Circolo.
    Platì 18 maggio 1913

Dott Filippo Zappia
Farm. Nicola Spadaro
Dott. Vincenzo Papalia
Fera Rosario Insegnante
Michele Mittiga di Rocco
Amasi Zappia
Barillà Giuseppe
Michelino Oliva
Zappia Filippo fu Rosario
Brancatisano Filippo
Zappia Giuseppe fu Filippo
Alberto Mercurio
Zappia Domenico
Oliva Francesco
Rosario Zappia Oliva
Zappia Carmelo
Zappia Francesco fu Filippo
Sammarco Carmelo
Zappia insegn. Pasquale
Luigi Gliozzi
Zappia Pasquale di Carlo
Oliva Filippo fu Filippo
Giosofattino Furore
Oliva Giovanni Andrea
Francesco Malgeri
Spadaro Giovanni
Fera Michelangelo fu Giuseppe
Giuseppe Portaro
Zappia Carlantonio


giovedì 24 gennaio 2019

TRAGICO DESTINO [di Frederick De Cordova,1946]

generalmente a proposito della formazione delle tradizioni e della storia leggendaria di un popolo si deve tener conto del motivo tendente a eliminare dal ricordo tutti i fatti penosi per il sentimento nazionale. Sigmund Freud


In attesa che veda la luce quel volume troppe volte annunciato come “Storia di Platì” non si possono non ripercorrere, a tratti e all’occasione, avvenimenti anche tragici che videro uomini cadere tanto inutilmente quanto brutalmente. Rocco Sergi è stato vittima di un delitto inutile come saranno quelli di Mimmo De Maio e Ciccillo Prestia. Mimmo De Maio, al contrario degli altri ricordati, ha avuto l’onore dell’interesse dei media, spinti dal prestigio attribuitogli da partito politico cui apparteneva, giungendo così al tributo con una piazza a lui intitolata. Sergi e Prestia hanno ancora l’onore… dell’oblio.
Rocco Sergi è stato il primo ed unico martire dei moti che accaddero in paese subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale all’alba della Prima Repubblica. Cadde compiendo il proprio dovere, come si dice per un pubblico ufficiale. Ancora oggi il putiferio che echeggiava di corse sul selciato, colpi d’armi da fuoco e l’agitazione di quanti cercavano di sottrarsi al peggio, risulta oscuro come la notte in cui avvennero quei tragici eventi e che portarono alla sua inutile morte. In casi del genere è l’onore di una popolazione che viene intaccato. Nella decade che conduceva al termine del secolo, che vide atroci sciagure e più numerose vittime di stragi organizzate dai poteri forti, la famiglia di Rocco Sergi in procinto di innalzare la cappella di famiglia nel cimitero pensò anche di rinnovare la lapide dietro cui egli riposa, così incaricò lo zio Ernesto il giovane di redigere un’epigrafe da apporre sulla lastra marmorea. Epigrafe rimasta anch’essa dimenticata che oggi vede almeno un virtuale inserimento:



 QUI GIACE
ROCCO SERGI FU ANTONIO
GUARDIA MUNICIPALE
21 GENNAIO 1907 +21 OTTOBRE 1945

PADRE AFFETTUOSO
CITTADINO ESEMPLARE
DEVOTO AL DOVERE FINO ALL’ESTREMO SACRIFICIO DELLA VITA
QUANDO IL DOVERE NON ERA TRASCURATO SENTITO
E IL SACRIFICIO SEMBRAVA FOLLIA

forse lo zio con l’onestà che caratterizzò la sua vita vide oltre/altro ...

mercoledì 23 gennaio 2019

The Village - Il sentiero dei due mari



Cirella è un centro collinare sul versante ionico dell’Aspromonte. Il suo abitato ricade all’interno dell’incantevole paesaggio del Parco dell’Aspromonte.
Cirella sorge ad un altitudine di 250 metri sul livello del mare, lungo il sentiero dei “due mari”, antico cammino commerciale che collegava lo Ionio al Tirreno, attraverso incantevoli paesaggi. Si trova a 16 km dalla statale 106 e a 9 Ciminà e 16 km da Platì e a 5 da località “Pantanelle” sulla cresta dei monti aspromontani. Gli abitanti sono circa 900.
Nel suo territorio, in una parte dell’immensa “vallata delle pietre”, troviamo scorci di incredibile bellezza, i torrenti inerpicandosi sui monti si trasformano in veri e propri canyons. Modellate dall’acqua, formano delle singolari sculture, inoltre vi è la presenza di diverse cascate: schioppo, hjascu trippusu, scalette dell’edera; ancora, troviamo strapiombi dei monti Iacono, Calacuri e Pentuduri, nomi significativi come la Rocca dei Smaliditti, la Rocca dell’Agonia e  l' Aria del vento.
La nascita del paese si fa risalire al XVII secolo, là dove sorgeva l’antica Barbatano dominio del duca di Bovalino, Geronimo del Negro, conte di Quaranta. Il duca sposò Eufrasia Serbellone Manriquez, Principessa di Marano e marchesa di Cirella oggi frazione nel comune di Diamante in provincia di Cosenza. Si narra che la principessa era triste pensando alla sua terra d’origine, oltretutto distrutta da un violento terremoto. Il duca per alleviare la nostalgia della moglie gli regalò un feudo in segno d’amore, ella allora scelse il Barbatano al quale fu dato il nome di Cirella per ricordare l’amata terra di origine della principessa. La città divenne luogo di svago della principessa, prospero e ameno.
Oggi gli antichi fasti sono ricordati nell’attuale chiesa Santa Maria Assunta dove si possono ammirare un ciclo di pregevoli decorazioni in stucchi di origine barocca. La chiesa prima della nascita dei cimiteri, avvenuta dopo la legge del 1806, era anche luogo di sepoltura dei defunti.
La sapienza e maestria degli abitanti del luogo è testimoniata nel ricco patrimonio di tradizioni nell’ambito dell’artigianato e della gastronomia. La gente di questi luoghi vive principalmente di agricoltura, pastorizia; di notevole importanza sono i prodotti latticini e gli insaccati.
L’ambiente è ricco di manufatti di importanza storica quali i ruderi della chiesa bizantina di San Nicola e alcune strutture murali quali mulini, frantoi e i classici pagghiari, un tempo in uso per contadini e pastori e ricovero per animali. Inoltre si può ammirare l’uso sapiente della pietra locale per realizzare selciati e muri a secco (armacere o armacie) nel pieno rispetto del territorio circostante.
Ricca e variegata è la cucina tradizionale, si va dagli ricchi antipasti a base di insaccati e latticini, dove predominano la soppressata ed il caciocavallo, nei primi piatti predomina l’uso della pasta fatta in casa; la melanzana “mbuttunata” è la pietanza forte di questi luoghi. La varietà e tipologia di dolci segnano il susseguirsi delle feste: guti, ghiauna, zeppole e nocatole; miele e noci gli ingredienti genuini.
La festa di San Rocco è la prima settimana di settembre, è la più bella festa di Cirella e si protrae dal venerdì fino a domenica. Venerdì si fanno dei giochi per ragazzi e arriva anche la banda. La sera del sabato arrivano i cantanti. La domenica la mattina comincia a suonare la banda assieme ai giganti, poi alle undici c’è la messa, quindi la processione dove partecipano devoti che camminano scalzi e altri che si coprono di spine.
Cirella la voglio sempre così, mi piace essere cirellese e appartenere al mio dolce e incantevole Aspromonte dove ancora i valori e le tradizioni di una volta rimangono intatti come segno di un tempo che non ci abbatte.
Maria Lucia Malafarina
Scuola Media Cirella 1 D  28/03/18

Testo presentato alla Seconda Edizione del Premio Letterario "Ernesto Gliozzi", 2018

lunedì 21 gennaio 2019

The Village - BARBATANO


Oggi vi racconto la storia di un piccolo Paesello, Cirella, il mio, con le sue tradizioni religiose e culinarie e avvenimenti importanti che sono rimaste nella storia. Cirella nacque nel diciassettesimo secolo e prende il nome da una piccola isola in provincia di Cosenza anch’essa chiamata Cirella. Anticamente Cirella si chiamava Barbatano. Il principe Caracciolo vendette al duca Calvazzano le terre di Bovalino, Benestare e Barbatano, siccome il duca era signore della città di Cirella di Diamante così cambiò il nome da Barbatano a Cirella. Anticamente a Cirella vi fu la chiesa dell’Immacolata rovinata dal terremoto del 1783 di cui ancora si conserva la statua nelle sua infinita bellezza. Cirella ha molte tradizioni religiose tra le quali quella di San Rocco il santo taumaturgico patrono del paese da tutti venerato anche dagli emigranti che ancora oggi contribuiscono alle spese dei suoi festeggiamenti che si svolgono la prima domenica di settembre. Le tradizioni culinarie sono tante tra le quali quella di un dolce pasquale che sono le “Gute” composta da una pasta brioche con decorazione di uovo, ci sono anche le “Jauna” fatte da pasta frolla e ricotta vaccina, per Natale è solito fare delle ciambelle chiamate “nocatule” ricoperte di zucchero. Due avvenimenti nella storia di Cirella sono stati l’alluvione del 1951 e l’associazione del 1936. Purtroppo l’alluvione è stata molto forte e non ha lasciato in pace neanche le anime del paradiso per la forte pioggia ha portato alla luce cadaveri e scheletrii di tante persone. L’associazione del 1936 per Cirella è rimasta nella storia a causa di un omicidio sono stati arrestati tutti gli uomini del paese pur essendo che non avevano nessuna colpa hanno scontato anni di carcere. Mia nonna racconta che quando si tosavano le pecore doveva lavare la lana, pettinarla e farla asciugare quindi lavorarla al telaio come anche con la ginestra dovevano fare gli stessi passaggi. Io sono fiera di essere Cirellese e amo il mio paese con la sua storia. 
PISTO MARIA EUGENIA
Cirella 28/03/2018
Classe 1 D

Testo presentato alla Seconda Edizione del Premio Letterario "Ernesto Gliozzi", 2018
Nella foto la navata centrale del duomo di Cirella.


domenica 20 gennaio 2019

The Village [di M. Night Shyamalan, 2004]



Cirella è un paesino di montagna che nacque nel XVII secolo in piena epoca classica. Fin dall’antichità il popolo cirellese andava nelle campagne perché si viveva solo di agricoltura e per piantare gli ortaggi. Seminavano anche il grano per poi trasportarlo al mulino dove aveva inizio la macinazione da cui si ricavava la farina per uso quotidiano. La farina veniva utilizzata anche per fare i dolci nel periodo pasquale. I dolci sono: Le gute e i hiauna. Le gute sono realizzate con il lievito “Madre” con l’aggiunta di uova, zucchero, latte e olio. Invece i hiauna sono realizzati con una base di pasta frolla aromatizzata al limone e con il ripieno di ricotta, uova e zucchero. Tutti i cittadini cirellesi avevano gli animali ad esempio come la mucca da cui ricavavano il latte per fare i formaggi e i caciocavalli. Nelle loro case c’erano due stanze, in una stanza c’era la famiglia e nell’altra c’erano gli animali con i buoi, le capre e le galline. Le loro case erano formate dalla cucina dal focolare e da alcuni bauli che tenevano la biancheria. Per fare gli indumenti si facevano con le fibre tessili tra cui la seta, il cotone e la lana. La seta veniva lavorata dal baco a maggio tra 3 – 4 settimane, quando è nel periodo di metamorfosi produce dei bozzoli. Una volta queste uova venivano messe nel petto delle donne per stare al calduccio, finché non usciva il vermicello che si cibava solo di gelso. Il cotone invece proviene da una pianta e per lavorarlo lo dovevano filare con il fuso e arrotolarlo fino a formare un gomitolo. C’è anche la lana che viene ricavata dagli animali come la pecora che viene sottoposta alla tosatura (una o due volte l’anno), che fornisce filati voluminosi, morbidi e caldi. La tessitura di queste fibre viene effettuata con i telai. La tessitura consiste nell’intrecciare fra loro i fili di ordito e di trama. Il modo in cui si intrecciano i fili viene detta armatura.
Concludo che Cirella è un paese ricco di valori specialmente per le sue bellissime montagne che ci circondano. Cirella è viva e vive in ogni cuore di un cirellese.
Macrì Katya classe III D
Scuola Media Cirella

Testo presentato alla Seconda Edizione del Premio Letterario "Ernesto Gliozzi", 2018

giovedì 17 gennaio 2019

Ricorda il mio nome - Leone l'ultimo [di John Boorman,1970]

Can you picture what will be,
... In a, desperate land.

Jim Morrison

Il 29 dicembre scorso veniva a mancare il dottor Leone Fera, aveva settantanove anni essendo nato a Platì il cinque ottobre 1939. Poco tempo prima era deceduta la sorella Maria. Erano l’ultima progenie di Rosario, avvocato, Fera e Giuseppina Zappia. Già da tempo si era spenta l’altra più anziana sorella Grazia, sposa Coppola. Compiuti con successo gli studi, tutti avevano deciso di lasciare Platì per dare avvio alle loro professioni. In paese, fin che visse, rimase solo l’anziana madre che abitava nella casa situata dove la via XXIV maggio incrocia il corso Umberto. E’ la fine di un distinto casato, quello dei Fera. Ancora una volta conviene ricordare ai platioti l'amaro che questi distacchi causano alla crescita morale di una popolazione altrimenti lasciata a se stessa e dove anche la mancata manutenzione di un collegamento stradale con gli altri territori, unita ad una emorragia da emigrazione, sterilizza lo sviluppo delle coscienze, delle arti, e peggio, lo sviluppo genetico/biologico.

Nella foto, una cortesia della Signora Nunzia Coppola, il dottor Leone Fera con la sorella Maria.

mercoledì 16 gennaio 2019

THE LAST WALTZ [di Martin Scorsese, 1978]




L’epigrafe iniziale apposta nella prima puntata di STILL LIFE ad alcuni può essere apparsa poco inerente al testo ad essa legato. Thomas S. Eliot e soprattutto Henry James sono da considerarsi gli adeguati riferimenti per la lunga narrazione a quattro mani, dove un identificato gruppo familiare è innalzato a protagonista della fluviale composizione che solo grandi autori possono tentare ed Henry James a detta di tutti era tra questi. Come oggi Rosalba Perri e Attilio Caruso per una storia che nasce da Platì, ne varca i confini e sfocia nei continenti australi e americani. Il testo complessivo è anche un valzer come quello della Band proposto sotto, gioioso e allegro ma allo stesso tempo serio. Meglio di altre volte il concorso tra scrittura, suoni, noise e immagini è servito a ricreare, negli animi di quanti vanno a leggere, una condizione spirituale corrispondente ai propositi degli autori. Niente di simile è mai stato tentato per Platì. Comporre un metatesto che sfiora la scientificità, utile a ricostruire legami e affetti, personaggi e attività … il corso della vita. La nascita di un casato e la sua naturale disgregazione, questa volta senza rimpianti perché quelle vite rinate per un istante hanno fatto ridestare altre vite, sommerse nel presente quotidiano, che negano la dispersione annunziata nel precedente post. There is no end, but addition, come chiudeva sempre lo stesso post.

NOTANella foto i fratelli Caruso: in primo piano Antonio (Totò) e a sinistra, tagliato e accosciato, Rosario (Rorò) con in braccio Attilio piccolino e in pantaloncini cortissimi. Se ci fate caso doveva essere un Venerdì Santo sul Calvario, vista la presenza di un confratello di spalle in mantellina nera, di fronte l'aria di ventu.

To be played at maximum volume.