In una luminosa mattinata, accolta festosamente dopo il maltempo di ieri
(maggio piovoso, orto fruttuoso)
oggi, sulla scalinata della Scuola Media “E. De Amicis” si è svolta la
premiazione della seconda edizione del Premio Letterario “don Ernesto Gliozzi”.
In apertura Giuseppe Cusenza dopo aver ricordato brevemente la figura di
sacerdotale e umana di Ernesto Gliozzi, a dieci anni dalla sua scomparsa, e il
sostegno dell’Organizzazione Internazionale Save
the Children, ha tracciato quelli
che erano gli obiettivi dell’edizione 2018, obiettivi su cui si è soffermato
anche Michele Papalia che ha coordinato i lavori della giuria composta dalle
professoresse Marilisa Gliozzi, Pina Fotia, Emilia Paglia. Prima di chiamare
sul podio i vincitori e alla presenza del parroco padre Santino, al microfono
si sono alternati il dott. Castrese De Rosa, nominato da poco Commissario
Prefettizio, il quale augurando un felice avvenire ai piccoli concorrenti ha
illustrato quella che sarà la sua mission
in Platì. Domenico Stranieri, sindaco di Sant’Agata del Bianco, è intervenuto
in veste di rappresentante del Parco d’Aspromonte e come studioso di
letteratura calabrese ha ricordato i maggiori scrittori della locride: Alvaro,
Perri e il suo paesano Strati. Il giornalista Gianluca albanese, infine, parlando
della lenta rinascita del territorio della locride ha lodato l’iniziativa e i
pulinaroti, oltreché Michele Papalia, last
but non least, scrittore di Platì. Ad essere premiati sono stati: per la
scuola elementare: Pangallo Maria 4 B con Il
fiore della vita, Barbaro Giuseppe 5 A con L’alluvione del ’51, Macrì Giuseppe 5° sez. Cirella con Le tegole; per la scuola media: Carbone
Sabrina 1 B con Racconto sulla Calabria,
Polito Erica 3 D con Racconto su Cirella.
All’unanime i pulinaroti hanno deciso di assegnare anche una targa speciale a
Natale Sergi, 5 A delle elementari per il racconto Il lupo e l’agnello nelle montagne di Platì con la seguente
motivazione: Per l’innegabile impegno,
svelando così le attitudini sopite da cui l’aspirazione di stare al passo con
gli altri compagni di scuola dapprima e nella collettività in seguito
infrangendo così qualsiasi barriera. Tutti i partecipanti al concorso hanno
avuto in omaggio un volumetto edito dall’Ente Parco d’Aspromonte.
mercoledì 16 maggio 2018
lunedì 14 maggio 2018
Senza fine [di Krzysztof Kieslowski, 1985 ]
C’è un libro, da poco iniziato a leggere, che incipit così:
“L’annuncio è stato dato
il 13 marzo 2016 dalla BBC. Sulle pagine del sito Web dell`emittente
radiotelevisiva britannica, in un tipico e asciutto stile inglese, è apparso il
seguente presagio:
A
breve, su Facebook, ci saranno più morti che vivi, Il social network per
eccellenza ha già preso le sembianze di un cimitero digitale, in costante e
inarrestabile crescita“.
All’istante ho dovuto far riposare Proust e la sua Recherche dei sogni e/o dei morti perché col testo di Giovanni Ziccardí, IL LIBRO
DIGITALE DEI MORTI Memoria, lutto, eternità e oblio nell'era dei social network,
UTET,2017, mi sento chiamato come sul banco di un imputato! E’ l’idea della
morte che in queste pagine si contempla e, ignaro dello studio del prof.
Ziccardi, ne viene fuori. Scorrendo quanto sin qui pubblicato, i dati di
persone di Platì scomparse sono di gran lunga più numerosi di quelli sui vivi.
Involontariamente come un libro tibetano
dei morti ho costruito un libro
platioto dei morti, un camposanto platioto digitale. Si è scartati
dall’oblio e risuscitati personaggi noti e meno noti attraverso documenti
inediti, libri ecclesiastici, articoli di giornali, memorie, foto soprattutto.
E qui sono cominciati i sensi di colpa, chiedendomi se è giusto il
lavoro che porto avanti dal 2011 … per ora non sono che alla premessa del testo
dell’esperto studioso. Ora: tutti questi morti
avrebbero accettato l'evasione dall’oblio naturale per essere catapultati
nel cyberspazio virtuale? Che cosa avrebbe fatto il medico Vincenzo Papalia se vivente oggi, avesse avuto le stesse note vicende giuridico-morali? Un Blog, un'account
Facebook, un sito nominato lividure.eteroclite. com?
Nota. Gli screenshot rimandano all'ancora attivo account facebook di Gianni, sebbene ci abbia lasciati il 13 agosto 2013. L'articolo della BBC citato si trova qui:
http://www.bbc.com/future/story/20160313-the-unstoppable-rise-of-the-facebook-dead
giovedì 10 maggio 2018
Non dirmi addio - 2° tempo
Chiamato dalla bontà e dalla fiducia dell'Eccellentissimo nostro Vescovo
ad occupare in Diocesi un altro posto, dove la mia responsabilità è impegnata
non meno di prima, sento il dovere di ringraziare tutti e singoli Voi, che siete
stati miei diletti figliuoli in Gesù Cristo, della benevolenza di cui avete
circondato la mia persona, ma soprattutto della docilità con cui avete assecondato
la mia modesta opera, durante la mia permanenza nella ospitale terra di Ardore
Marina.
Della benevolenza di cui avete circondato la mia persona: e sebbene non
ne abbia mai avuto il benché minimo dubbio, mi accorgo specialmente ora che sto
per lasciare la parrocchia, che essa era e continua ad essere veramente
affettuosa. Non ho motivo di vantarmene, come se essa sia frutto delle mie
attitudini, ma devo unicamente ringraziare voi, per il vostro animo gentile.
Essa è stata per il mio lavoro il presupposto, che ho sperato al
mio primo giungere in mezzo a voi, ben
sapendo che vano è per un Sacerdote
l'affaticarsi, quando il popolo non lo considera padre, fratello, amico; e che con intima soddisfazione ho veduto via
via esternarsi, per fondersi in una
armonia di menti e di cuori. Di essa vi
serberò perenne, grato ricordo, perché mi ha confortato nel mio lavoro e mi ha reso meno dura la
lontananza della famiglia e i sacrifici
della mia vita sacerdotale. Credo di poter dire senza arrossire e senza mentire
che vi ho amati; ed appunto per questo vi posso assicurare che non dimenticherò
in vita mia questa Parrocchia, nella
quale son lieto di aver passato circa quattro anni, che io annovero
fra i più belli della mia esistenza.
Considerando la mia opera e la docilità con cui vi avete corrisposto,
anche qui ho motivo di esservene grato e la ragione è evidente: se il mio
lavoro ha potuto dare qualche risultato, il merito di tale risultato è da
attribuirsi innanzi tutto alla grazia del Signore da cui procedono tutti i
beni, e poi alla vostra corrispondenza e alla bontà innata dei vostri animi;
nella parabola evangelica del seminatore tutto
il merito non si attribuisce al seme che è uguale per tutti i
terreni, ma al terreno ricco di umori
che lo sa tesorizzare nelle sue viscere
fornendogli tutte le promesse onde poter rendere il cento per uno.
Io per parte mia, memore della
parola del Vangelo: "chi pone mano all'aratro e si volge indietro non è degno
di me", non mi fermo ora a guardare i risultati conseguiti, ma spingo il
mio sguardo in avanti, per vedere il lungo cammino che resta ancora da compiere
e che affido allo zelo di colui che mi succederà nel lavoro, con la speranza e
l’augurio che egli voglia fare più e meglio di me. Non mi rammarico se in qualche parte non ho potuto raccogliere i
frutti del mio modesto lavoro: spero che siano abbondanti a suo tempo. Potete essere tutti testimoni che per la parrocchia
non ho risparmiato energie; e sono dolente di non aver potuto dedicare a voi
tutto il tempo di cui potevo disporre, per
causa degli impegni che dovevo assolve re anche fuori della Parrocchia, Il
desidero di elevare il tono della
parrocchia fino a portarla al livello delle altre sue pari mi è
stato di sprone continuo, e in questo
desiderio ho sentito -se il paragone può
passare- il travaglio dell'artista che accarezza con lo sguardo il masso informe dal quale vuol trarre il suo
capolavoro. Lascio la parrocchia
di Ardore Marina con la persona, ma non con la e mente o col cuore. Son lieto
di non portar con me né ricchezze né beni; vi RINGRAZIO DEL DONO VERAMENTE
MAGNIFICO CHE AVETE VOLUTO FARMI IN QUESTO GIORNO; ma altri doni, altri tesori
son felice di pontarmi insieme con esso: il vostro ricordo. Ricorderò dei
vostri fanciulli lo sguardo innocente e l'ingenuo affetto; dei vostri giovani
l'intrepida baldanza e l'esuberante entusiasmo; delle vostre ragazze il volto
pudico e la fervida pietà, di voi uomini la fede sincera, di voi donne la solerte
laboriosità, di tutti la bontà dello spirito, la concordia degli animi, la
vicendevole carità. E se qualche macchia
dovesse presentarsi per offuscare la vostra immagine, io qual madre amorosa, me
la vorrò fingere cancellata ed abbellita, perché il vostro ricordo sia puro, senza
macchia, ideale.
E stringendo tutti in un
amplesso ché è sublimato dalla carità di Cristo, prego Gesù che tutti ci benedica,
prego la Vergine Santa del Pozzo che ci accompagni sempre e ovunque con la sua
ineffabile, materna protezione.
mercoledì 9 maggio 2018
Voglia di vincere [di Rod Daniel, 1985 ]
Negli anni sessanta del secolo passato i premi letterari a Platì potevano sorgere solo come soggetto chimerico, ma col senno di poi piace pensare alle studentesse e agli studenti, sopra incorniciati, come poeti e scrittori, anche di una sola stagione, in corsa per il premio letterario "don Ernesto Gliozzi" organizzato dai pulinaroti, giunto felicemente alla sua seconda edizione e che quest'anno si fregia del sostegno di Save the Children.
Etichette:
Ernesto Gliozzi Jun,
I Love Platì
domenica 6 maggio 2018
Non dirmi addio [di Walter Lang, 1946 ]
Reverendissimo Canonico.
Non è senza commozione che mi presento oggi a Voi per darvi il mio
mesto saluto, che vuole essere l’espressione dei sentimenti di tutte le mie
compagne di Associazione.
In questo momento, in cui Vi preparate a lasciarci vorremmo che la
nostra coscienza nulla ci rimproverasse di incorrispondenza alle vostre paterne
premure, per il bene delle anime nostre; purtroppo invece dobbiamo riconoscere
che non sempre fummo docili ai vostri richiami e pronte e fedeli alle vostre
chiamate e ai vostri inviti. Di questo ci doliamo e vi domandiamo sinceramente
perdono.
Serberemo in cuore la vostra paterna figura e i sensi della nostra
profonda riconoscenza, li presenteremo a Gesù, al quale chiediamo che Vi
prosperi sempre, e benedica ogni Vostra impresa di bene. Noi non Vi
dimenticheremo mai. Ricordateci anche Voi nelle vostre preghiere (siamo state
pecorelle del vostro gregge), e questa corrispondenza di …”amorosi sensi” ci
sarà sprone e guida nell’ardua via del cammino della nostra non facile vita _
Nota. Nella precedente pubblicazione ricordavo il decimo anniversario della morte dello zio Ernesto. Quel giorno di dieci anni fa, la candelora del 2008, lo zio, dopo un breve giro nelle vie centrali, ebbe l'onore di essere accompagnato in chiesa sulle spalle dei fedeli platioti. Fu anche il commiato con l'ultimo sacerdote nato e vissuto a Platì. La pubblicazione odierna ricorda invece il congedo dei parrocchiani di Ardore dove lo zio ebbe la cura di quella comunità dal 1953 al 1956. Come potete constatare non fu un mesto addio ma il riconoscimento delle sue doti che dispensò stando in mezzo alle sue pecorelle, tra incorrispondense e "amorosi sensi" religiosi e la lettera non lascia spazio a fraintendimenti di sorta.
Nella foto, sul sagrato ardorese, lo zio è a fianco di mons. Pierantoni e le rappresentanti dell'Azione Cattolica.
giovedì 3 maggio 2018
Coming Soon
Sono trascorsi dieci anni dalla morte dello zio Ernesto; gli amici pulinaroti, attraversando innumerevoli difficoltà, continuano a ricordarlo soprattutto attraverso la prossima seconda edizione del premio letterario a lui dedicato, rivolto a giovani e giovanissimi scolari platioti. L'augurio è che i lavori che verranno presentati nell'edizione 2018 superino la qualità dei componimenti raggiunta nel 2017.
Il seguente lavoro è realizzato sfruttando parte di riprese di Antonella Italiano che trovate qui:
https://youtu.be/85i3-yhaKVE
Etichette:
Ernesto Gliozzi Jun,
Video
mercoledì 2 maggio 2018
Sister Golden Hair [Mis Stevens, di Julia Hart, 2016) ]
Will you meet me in the air?
LA PRIMAVERA
Martina Musitano
Quando la Terra
è giovane fresca,
quando la Testa
è piena di festa,
quando la Terra
ride contenta,
quando di erba
profuma il vento,
quando di menta
profuma la sera,
è Primavera
LA NATURA
Trimboli Caterina
Migliaia di persone
stanche, stressate …
e fin troppo civilizzate
stanno cominciando a capire
che andare in montagna
è tornare a casa
che la natura incontaminata
non è lusso ma necessità
Nota.
Le poesie, la canzone degli America (the band), il film di Julia Hart sono fuse insieme, e
ammetto che potrà sembrare arbitrario. Per come la vedo io, Martina Musitano e
Caterina Trimboli hanno in comune con gli allievi di Miss Stevens- e il film è
da additare a chi ha accettato di far parte del corpo insegnanti - la maturità
connaturata ai sentimenti in divenire. Starà a Miss Stevens, la loro insegnante,
aiutarli nel loro cammino in progress.
Oggi, ad un anno dalla competizione, una meritata segnalazione per le due giovanissime poetesse platiote.
martedì 1 maggio 2018
Prima linea [di Robert Aldrich, 1956]
Ill/mo
Ingegnere Capo dell’Azienda Autonoma Stradale della Strada
Compartimento della viabilità
Reggio di Calabria
Il sottoscritto Mittiga Michele fu Rocco dovendo iniziare la
costruzione di una casa lungo la Nazionale 112 di questo abitato, si rivolge a
V. S. Ill/ma per ottenere l’assegno di linea.
Con osservanza
Platì 26 Maggio 1937 – XV
Azienda Autonoma Statale
della Strada
(A.A. S. S.)
Reggio Calabria 31 Maggio – Anno XV
Al Sig. Michele Mittiga
Platì
Oggetto: S. S. N° 112 – Richiesta di assegno di linea
Restituisco l’istanza presentata dalla S. V. tendente ad ottenere un
assegno di linea nella traversa interna dell’abitato di Platì perché venga
riprodotta in carta da bollo da L. 4.00, corredata da un disegno planimetrico
ed indirizzata al Capo Compartimento dell’A.A.S.S. di Catanzaro.
L’INGEGNERE CAPO SEZIONE
Nota. Un tempo la casa in questione (nella foto la prima alla vostra sinistra) apriva il rettilineo d'ingresso in paese. Fino alla metà degli anni settanta appartenne allo zio Giuseppino (Mittiga); lì dentro si tenne il suo matrimonio e di seguito nacquero tutti i suoi figli. Lo zio Michele vi abitò (in comproprietà con il fratello) fino al 1963, quando la lasciò su una carrozza trainata da quattro cavalli (ancora ho nelle orecchie il suono delle loro ferrature) drappati in nero, per recarsi al cimitero, risalendo la via XXIV maggio e una breve sosta in chiesa. Oggi ha cambiato prospetto e proprietari, sebbene sulla cassetta della posta rechi sempre lo stesso cognome. Così come l'ingresso in paese lo annunciano i carabinieri e i caduti in guerra. La foto appartiene agli eredi di Mimì, Colonnello, Fera.
Etichette:
Once upon a time in Platì
lunedì 30 aprile 2018
The Gift [di Sam Raimi, 2000 ]
Griffith 30. 5 – 1949
Caterina Musolino
Posta office
Cara Donna Bettina
Vi scrivo queste due righe per darvi notizie della nostra buona salute.
Così spero che questa mia presente trova anche a voi e famiglia in ottima
salute.
Cara Donna Bettina
Vi comunico che giorno 26 di questo mese vi sono spedito un pacco. A
nome di Iolandina e li dentro ci sono un poco di lana due paia di calze uno di
colore e uno nero, due singuletti, 4 pacchetti di sigaretti e un poco di
zucchero e caffè. Ora il poco della lana nera si fate qualche cosa di Don
Ernestino e di Don Ciccillo. Dopo ci sono due matasse di lana verde e si date
una di Donna Caterinuzza e una di Donna Rosina, l’altra si la tiene Iolandina e
sua sorella Malia, le quattro pacchetti di sigaretti si li date a Don Peppino e
a Don Ciccillo. Ora voglio che mi scusate che non vi ho potuto mandare di più
tanto a voi come pure ai vostri figli perché presentamente Non ho potuto fare
il mio dovere come si voleva. Ora si dite di vostro figlio Don Ciccillo che
scusa che non si sono mandato l’organdi perché non ho potuto trovare a nessuna
parte e dopo io non so questa parla di qui e sono come i muti. Ma in appena lo
ricapito si dite che se li mando subito. Non mi allungo più vi ricevete i più
aff. saluti mi salutate ai vostre figlie e famiglia. Ora saluto a Don Ernestino
e a Donna Malia. Ora saluto a Don Peppino. E a Don Ciccillo. Ora vi saluta mia
cognata e famiglia. Ora in ultimo vi saluto io insieme a mio sposo e famiglia e
saluto a voi e a Don Luigi. Ora ci salutate ai vostri fratelli a Don
Micheluzzo, e il Dottore e famiglia. Ora mi salutate a vostra commare a gnura
Mariuzza e famiglia, ora di salutate a Donna Peppina ora vi ricambio i più aff.
Saluti e a vostra aff. Amica
Caterina Musolino
Scusate l’errori
Alla Signorina
Iolandina Gliozzi
Via fratelli Sergi
Platì Provincia Regg. Calab. Italia
Miss Caterina Musolino
Via Griffith
N. S. A.
mercoledì 25 aprile 2018
Father and Son [di Hirokazu Koreeda, 2013 ]
Giuseppe Catanzariti
1937 -2015
Marzo 2015
Mio padre, Pepé Catanzariti, era un uomo libero.
Un uomo che ha vissuto sempre e comunque seguendo le sue
regole, con coerenza, fino alla fine.
Era un uomo vero, uno che la verità la diceva sempre in
faccia, anche a costo di essere brusco.
Non le mandava certo a dire, Don Pepé.
Si arrabbiava spesso ultimamente, per lo più contro il mondo
intero, che vedeva andare al contrario di come avrebbe dovuto.
E aveva ragione lui, era sempre un passo oltre.
E Dio solo sa, di quanta gente come lui ci sarebbe bisogno
in giro.
Mio padre era un romantico, un sognatore, un narratore.
Quanto gli piaceva raccontare le sue storie, le storie di
una terra che amava nei suoi aspetti più profondi e misteriosi.
Mio padre era un conquistatore, ha vissuto una vita meravigliosa
e tutta a modo suo, senza paura, fino all’ultimo inaspettato colpo di scena.
Mio padre era un ribelle.
Ed era bello come il sole.
In queste ultime settimane, ho capito tante cose.
Forse lui ha resistito in maniera così incredibile, proprio
per darci il tempo di comprendere, di accettare. Di sussurragli all'orecchio le
cose che non gli avevamo ancora detto.
E mentre lui moriva piano, noi sentivamo che ricominciava a
vivere dentro di noi, più forte di prima.
Perché, in verità, lui non è morto, la morte non esiste.
Lui è ancora qui.
è dentro queste parole, dentro queste lacrime.
è nei boschi d'Aspromonte.
è dentro il cuore di mia madre, dentro gli occhi dei miei
fratelli.
è nel nostro sangue. Lui è in noi.
In Antonio c'è la sua libertà, in Domenico il suo onore. In
Orsola c'è la sua forza, in Francesca la sua sincerità. In me spero almeno un
grammo della sua poesia e nel suo piccolo adorato Salvatore c`è di sicuro
tutta la sua gioia.
Perché noi siamo i figli di Pepé Catanzariti, un uomo libero,
un grande uomo.
E non vorremmo mai essere stati i figli di nessun’altro.
Ciao Papà, vai
sciarriati puru cu patreternu.
Margherita
Iscriviti a:
Post (Atom)