Reverendissimo Canonico.
Non è senza commozione che mi presento oggi a Voi per darvi il mio
mesto saluto, che vuole essere l’espressione dei sentimenti di tutte le mie
compagne di Associazione.
In questo momento, in cui Vi preparate a lasciarci vorremmo che la
nostra coscienza nulla ci rimproverasse di incorrispondenza alle vostre paterne
premure, per il bene delle anime nostre; purtroppo invece dobbiamo riconoscere
che non sempre fummo docili ai vostri richiami e pronte e fedeli alle vostre
chiamate e ai vostri inviti. Di questo ci doliamo e vi domandiamo sinceramente
perdono.
Serberemo in cuore la vostra paterna figura e i sensi della nostra
profonda riconoscenza, li presenteremo a Gesù, al quale chiediamo che Vi
prosperi sempre, e benedica ogni Vostra impresa di bene. Noi non Vi
dimenticheremo mai. Ricordateci anche Voi nelle vostre preghiere (siamo state
pecorelle del vostro gregge), e questa corrispondenza di …”amorosi sensi” ci
sarà sprone e guida nell’ardua via del cammino della nostra non facile vita _
Nota. Nella precedente pubblicazione ricordavo il decimo anniversario della morte dello zio Ernesto. Quel giorno di dieci anni fa, la candelora del 2008, lo zio, dopo un breve giro nelle vie centrali, ebbe l'onore di essere accompagnato in chiesa sulle spalle dei fedeli platioti. Fu anche il commiato con l'ultimo sacerdote nato e vissuto a Platì. La pubblicazione odierna ricorda invece il congedo dei parrocchiani di Ardore dove lo zio ebbe la cura di quella comunità dal 1953 al 1956. Come potete constatare non fu un mesto addio ma il riconoscimento delle sue doti che dispensò stando in mezzo alle sue pecorelle, tra incorrispondense e "amorosi sensi" religiosi e la lettera non lascia spazio a fraintendimenti di sorta.
Nella foto, sul sagrato ardorese, lo zio è a fianco di mons. Pierantoni e le rappresentanti dell'Azione Cattolica.
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