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giovedì 15 febbraio 2018

Tutti gli uomini del presidente (reg. Alan J. Pakula - 1976)




Un giorno dopo l'altro, una notte dopo l'altra. 
Spirino i venti al sud, spirino i venti al nord, 
e bianco spunti il giorno, nera la notte cali,
a casa, o fiumi e montagne lontano da casa, 
sempre cantando, non badando al tempo, sempre uniti.
Walt Whitman

Santapulinara 15 febbraio 2018 ore 13,30
Giuseppe Garreffa, Pasquale Catanzariti, Michele Papalia, Giuseppe Cusenza, Luigi Mittiga, Mimmo Catanzariti, Francesco Violi, Rosario Callipari; assenti giustificati Giuseppe e Pasquale Romeo.

domenica 11 febbraio 2018

Non basta più pregare (reg. Aldo Francia - 1971)







LETTERA APERTA AL DIRETTORE DEL “CORRIERE DELLA SERA"
Egregio Signor Direttore, siamo un gruppo di sacerdoti della Locride, che abbiamo letto, esaminato e meditato insieme l'articolo "Un Ateneo anche nel deserto" di Antonio Spinosa, apparso sul "Corriere della Sera" del 16 luglio 1973, pag.3, a proposito della presunta patologica proliferazione delle piccole Università in Calabria.
Sebbene non direttamente chiamati in causa, dato che il "miscuglio di pensionati, di istituti privati (quali?...) o riconosciuti o parificati di Africo Nuovo dipende giuridicamente dalle Suore Cappuccine del S. Cuore, che ne sono le uniche ed esclusive responsabili, e dato che la eventuale erezione di un "Ateneo nel deserto" sarebbe anch'essa di esclusiva giuridica dipendenza e responsabilità delle medesime, sia pure col beneplacito dell'autorità ecclesiastica diocesana, desideriamo tuttavia rendere nota la nostra precisa presa di posizione in merito ai vari temi toccati dallo Spinosa nel predetto articolo, almeno per quel tanto che ne siamo indirettamente coinvolti, in qualità di membri della Comunità ecclesiale, della quale fanno parte le Cappuccine del S. Cuore e il prete che, alle loro giuridiche dipendenze, ne dirige le varie attività scolastiche "come preside unico e assoluto" (sic).
Poiché dall'articolo di Spinosa sembra risultare chiaro lo scopo di spezzare una lancia in difesa dell'Università di Cosenza, noi vogliamo anzitutto far sapere che non ci sentiamo di solidarizzare con le gelosie e con i timori concorrenziali dei numi “tutelari dell'Ateneo Cosentino”, che son detti allarmati, forse perché tuttora ancorati alla vieta mentalità liberale-laicista di altri tempi, gelosa di conservare per sé il monopolio della cultura, senza peritarsi di definire poco seria e patologica la proliferazione e il decentramento degli Istituti Superiori, prima di poterne dare le prove.
Noi vogliamo inoltre dissociarci dal comportamento non del tutto corretto del giornalista Spinosa che, pur di arrivare al suo scopo ricorre ad ogni mezzo, rivangando accuse vecchie e nuove su don Giovanni Stilo (che, tra parentesi, non è il parroco di Africo), per screditare la persona al fine di boicottarne le iniziative, carpendone la buona fede e le confidenze in un'amichevole intervista, per poi tradirne la fiducia e mettere tutto in pubblico, definendolo "un prete assai noto, discusso e senza scrupoli", mentre tra un sorriso e l'altro si accettano "due bottiglie di vino greco (il nettare degli dei), due flaconi di colonia 'Calabresella' e due salami".
E giacché "le carte, quelle buone e quelle false", vengono offerte alla pubblica opinione dal tanto diffuso e letto "Corriere della Sera", vorremmo anche noi attraverso le pagine del medesimo "Corriere", se con equanimità e gentilezza ci sarà concesso, informare la stessa opinione pubblica che un gruppo di sacerdoti e membri qualificati della Chiesa Locrese dissocia pubblicamente la propria responsabilità e solidarietà da chiunque (prete o frate o suora o laico), appartenga alla base o al vertice, agendo di propria ed esclusiva iniziativa o in coalizione con altri, dia motivo a farsi definire "un prevaricatore" o "un capomafia, un capo-'ndràngheta" o uno "che ordina sparatorie e spedizioni punitive ai danni degli avversari", senza con ciò pronunziare alcun giudizio su simili qualificazioni.
Noi ci dissociamo nel modo più assoluto da chiunque, negli Istituti privati o parificati o statali, specialmente poi in quelli diretti da persone o enti alle dipendenze dell'autorità ecclesiastica, dispensi lauree o diplomi squalificati o li venda a qualsiasi prezzo, convinti come siamo che le scuole cosiddette confessionali o siano tali da rendere veramente testimonianza della fede che professano, e servano, per la serietà dell'impegno formativo, di modello e di stimolo a tutte le altre, quelle dello Stato comprese, o è preferibile chiuderle.
Noi ci dissociamo; nel modo più chiaro ed esplicito, dal malcostume imperante di tutte le cosiddette manovre clientelari qualunque ne sia lo scopo, da qualunque parte provengano, dal basso o dall’alto, dai laici o dagli ecclesiastici di qualsiasi ordine e grado, dai singoli o dai gruppi, siano essi in contrasto o in combutta tra loro.
Coscienti della missione propria della Chiesa di portare a tutti il messaggio evangelico nella sua genuinità e integrità e di testimoniarlo con la coerenza della propria vita, dichiariamo apertamente la nostra non-solidarietà con chiunque tenti di strumentalizzare gli ideali più nobili, umanitari o religiosi, al solo scopo di affermare se stesso e la propria mania di potere o di prestigio personale o per trarne vantaggi personali, familiari, clientelari di qualsiasi genere.
Noi vogliamo dissociarci ancora da quei membri della Comunità ecclesiali, preti o religiosi o laici, che col silenzio rendono la Chiesa complice dei mali sociali del nostro tempo, mentre, sull’esempio di Cristo, ci sentiamo in dovere di levare alta e unanime la nostra voce non solo per denunziare con pari energia il flagello del comunismo totalitario e la piaga del capitalismo monopolistico, a difesa dei veri valori umani, sociali e religiosi di tutti, ma anche contro il dilagare della delinquenza e della violenza, contro gli estremismi di qualunque provenienza, a difesa dei beni e della persona umana, e soprattutto dell’invadente fenomeno della mafia, consapevoli come siamo di dover pagare anche di persona, ove lo esiga la nostra  missione di difensori dei poveri e dei deboli.
Pur affermando il nostro irrinunciabile diritto di essere considerati/e trattati nella comunità nazionale quali cittadini con funzioni di pubblica utilità al servizio della medesima comunità civica e religiosa, vogliamo contribuire a che la Chiesa non venga a collusione coi ricchi e coi potenti, onde conservare o ottenere privilegi e favori, perché sia libera e coraggiosa nel far sentire la sua voce di madre e di maestra, non solo ai semplici fedeli, ma anche e soprattutto agli amministratori della cosa pubblica, a qualunque livello (nazionale, regionale, provinciale e comunale), stigmatizzando - ove occorra - l'inerzia o la corruzione di chi liberamente e volontariamente ricerca e si assume il compito e la responsabilità di promuovere il bene comune a servizio e vantaggio delle rispettive comunità civiche, nella giustizia e nel rispetto verso tutti.
Noi, pur onorando e rispettando ogni legittima autorità come proveniente da Dio, sia pure attraverso la designazione democratica della base, ci dissociamo da qualsiasi esercizio dell'autorità stessa che fosse inteso come paternalismo o come semplice strumento di manovra e di dominio, e non come servizio degli altri, ridotti talora a semplici pedine, senza rispetto della persona, delle idee e delle specifiche competenze, sia negli ambienti civili che ecclesiastici.
Ci dissociamo ancora da tutti coloro, membri del clero compresi, che, con scopo di interessi o di prestigio personale, abdicando all'impellente missione di contribuire al risanamento morale della società, a cominciare dal settore nevralgico della scuola, non si facciano scrupolo, specie in occasione di esami di Stato, dei propri aderenti, di circuire e vincolare le Commissioni esaminatrici o con donativi delle specialità locali o col tranello delle amichevoli colazioni o con pressioni di altro genere poco dignitose, rendendosi scientemente e palesemente complici dell'imperversante malcostume della corruzione attiva e passiva.
Questi, Egregio Signor Direttore, i motivi ispiratori della nostra chiara e precisa presa di posizione dinanzi alla nostra coscienza e di fronte all'opinione pubblica; grati al Suo Giornale per avercene fornita l'occasione e più grati ancora, se ci verrà concessa gentilmente ospitalità sulle pagine del medesimo Quotidiano.
Distinti ossequi.
9 agosto 1973.

UN GRUPPO DI SACERDOTI DELLA LOCRIDE

Nota - Non so se in quel tempo il "Super Quotidiano" milanese abbia accettato di pubblicare il presente documento. Sta di fatto che il film citato e la lettera al "Corriere" sono degli stessi anni, quando diversi sacerdoti,  presenti in realtà come quella cilena o calabrese cercavano comunque di affrontare diversamente i temi spinosi che li accerchiavano. Quindi, doverosa, questa pubblicazione, anche perché i rapporti tra le comunità della locride e la stampa nazionale non mi sembrano cambiati. 






giovedì 8 febbraio 2018

L'ultima valle (reg. James Clavell - 1970)




 Pastori e business man

Nel cuore dell'Aspromonte nasce una cooperativa. Con l'aiuto del vescovo e dell’Europa. E in collaborazione con due consorzi trentini
di Giovanna Vitale

Per adesso è solo un germoglio: è ancora troppo presto per dire se il seme della legalità riuscirà ad attecchire o se, invece, morirà prima di fiorire. Il terreno di coltura non è certo dei più fertili. Nel cuore
dell'Aspromonte, al centro del famigerato triangolo dei sequestri, parlare di Piatì significa raccontare storie di lacrime e dolore. Eppure è proprio qui che un gruppo di giovani pastori ha deciso che è venuto il tempo di cambiare: non più indifferenti spettatori di tanti rapimenti - da Marco Fiora a Cesare Casella, nascosti per anni in insani pertugi scavati fra i pascoli della montagna - bensì imprenditori. Il cammino è stato lungo e faticoso: prima hanno ascoltato le prediche dei parroci impegnati contro la criminalità, insieme hanno disegnato un percorso, con coraggio si sono rimboccati le maniche per invertire la rotta del destino.
l sogni, le speranze e i progetti della Calabria che lavora stanno tutti lì: nella piccola cooperativa “Valle del Bonamico", sorta con la benedizione del vescovo di Locri, Giancarlo Bregantini, e l'aiuto del comune, che ha ceduto per 30 anni, a un canone simbolico, 24 ettari di terra demaniale. Di qui a poco, grazie ai fondi stanziati dall'Unione Europea, sarà possibile trasformare il latte degli allevamenti in prodotti caseari e coltivare frutti di bosco. Per distribuirli, la cooperativa utilizzerà la rete di vendita di due consorzi trentini, il Sant'Orsola e il Trentingrana, venuti in aiuto dei pastori di Platì per intercessione del vescovo, che in Trentino c'è nato. In compenso, il Sant'Orsola sfrutterà le fasce climatiche della Locride per garantire tutto l'anno la sua produzione di frutti di bosco: solo lì potranno crescere, anche “fuori stagione", senza che ii freddo li uccida. «Non è solo un'iniezione di fiducia», dice monsignor Bregantini, «ma anche un esempio di integrazione reciproca: all’inizio abbiamo dovuto combattere contro un muro di  diffidenza. È durato poco: quattro nostri ragazzi sono già in Trentino per imparare a lavorare nelle serre, ospiti del Sant'Orsola che coprirà tutte le spese».
Il progetto è coraggioso, per andare avanti ha bisogno di soldi. «È questo il problema», avverte il prelato. «l finanziamenti comunitari coprono solo una parte dell'investimento, ma servono almeno altri 300 milioni. Abbiamo già chiesto aiuto al fondo mutualistico della Confcooperative: c'è il rischio che l'iniziativa - partita dall'esigenza dei giovani di percorrere strade pulite - fallisca o cada in mani poco trasparenti». D'altronde, quella europea è una legislazione di supporto: prevede un sistema bancario equo e circuiti finanziari alternativi che in Calabria non esistono. Al Sud, la speranza è un venticello spesso sopraffatto dalla potenza della malavita, facile sostituta di uno Stato che si avverte lontano e immobile. «Il segnale lanciato dalla “Valle del Bonamico” è fortissimo», afferma con la combattività dei suoi 25 anni Katia Stancato, presidente della Confcooperative calabrese. «Non era mai capitato che un'impresa ricevesse il sostegno di tutti: della gente, delle istituzioni, dei comuni... ln questo la Chiesa ha avuto un ruolo fondamentale: qui la cultura della cooperazione fa fatica ad affermarsi. E lnvece, per impedire che la criminalità dilaghi, c'è bisogno di uno sforzo comune. L’augurio è che questo progetto-pilota serva da esempio ad altri giovani, in altre zone della Calabria. Le risorse sono immense, basta saperle sfruttare››. Non a caso, è parso ad alcuni che il nome di questa regione venga da due aggettivi greci, kalòs e briaròs: terra bella e gravida di frutti.
Testo e foto (bellissima)  D la Republica



mercoledì 7 febbraio 2018

Dall'ombra alla luce (reg. William Beaudine - 1930)







Lorenzo Casamenti
RESTAURATORE D’ARTE
Via Bernini 52 – 50019 Sesto Fiorentino

Preg.mo Sacerdote
Don Gliozzi
Parroco di Platì
89039 PLATÌ
REGGIO CALABRIA



Firenze 14/1/92
Carissimo Don Gliozzi
Mi perdoni per il ritardo,
le comunico i dati tecnici del restauro effettuato sulla Scultura lignea raffigurante Madonna con Bambino appartenente alla sua parrocchia e da noi restaurata nei primi mesi del 1992
Si tratta di una scultura del 16 sec. D. D. di scuola strettamente meridionale.
Anche se alcune parti risultano scolpite in modo grossolano, nella totalità dell’opera si nota una mano artistica notevolmente felice. Alla fine del 1700 d. c. vi è stato un totale rifacimento in parte dovuto ad un degrado dell’opera stessa in parte ad esigenze dei nuovi personaggi locali, in questo intento è stata modificata addirittura l’impostazione estetica dell’opera, essendo stati eseguiti interventi tecnici poco felici dai quali si potrebbe supporre (si badi bene è solo una supposizione) che il bambino sia stato collocato in un secondo tempo e non risalga all’epoca della Scultura della Madonna.
Interventi di restauro eseguiti onde riportare l’opera allo stato originale.
- Spolpatura di tutte le parti in gesso decoese e ritrovamento della struttura originale sottostante sia come struttura scultorea sia come colori originali appartenenti all’opera stessa.
- Risanamento ligneo totale, mediante iniezioni e immersioni in sostanze consolidanti.
- Restauro ligneo di grossa evidenza (mani, collo, occhi, braccia, testa e volto bambino, base ecc.).
- Preparazione con sostanze idonee alla coloritura originale. Coloratura con oro zecchino e foglia nelle parti perimetrali del manto.
- Trattamento protettivo finale.
Cordialmente
Lorenzo Casamenti

Carissimo Don Gliozzi
Come le ho già detto mi perdoni per il ritardo con cui le spedisco le notizie tecnico storiche della scultura. Non cerco scusanti, spero che questo possa essere per lei cosa gradita da inserire come documento nell’archivio della Parrocchia.
Sono stato molto contento di avere conosciuto Platì, lei  personalmente e alcuni degli abitanti, in ritardo ma in modo molto sincero le auguro un buon 1993 assieme a sua sorella e un sincero augurio a tutti i suoi parrocchiani, incarico lei perché trasmetta questo messaggio le invio i più sinceri e cari saluti
Lorenzo
N. B. Ho apprezzato molto l’intervento fatto in TV su Canale 5, di un Signore che ho conosciuto a Platì e le chiedo scusa mi sfugge il nome mi ricordo che nei miei confronti fu di una gentilezza squisita. Quello che mi ricordo so che ha un frantoio (Pepè Lentini n.d.c.) gli faccia da parte mia le più sincere congratulazioni. Lorenzo

Nota- Parte della prima lettera era già stata pubblicata su queste pagine quando cercai di ricostruire il fervore dei platioti per il restauro dell'immagine che sta sopra quello che fu altare maggiore. La seconda, e qui sta il motivo del presente post, riporta le impressioni su Platì, la sua gente e lo zio Ernesto, su quello che diventerà il numero uno dei restauratori, oltre che docente, che tutto il mondo chiama per riportare alla luce opere degradate dal tempo: Lorenzo Casamenti, oggi responsabile del dipartimento per il restauro presso l’Istituto Internazionale “Lorenzo de’ Medici” di Firenze. Come potete legge il restauratore giunse in paese senza quelle idee preconcette con cui vanno e vengono politici, mediatori mediatici o svizzeri che non hanno di meglio da fare. E forse bisogna tenere conto di un breve passo "Alla fine del 1700 d. c. vi è stato un totale rifacimento in parte dovuto ad un degrado dell’opera stessa in parte ad esigenze dei nuovi personaggi locali ..."di cui dovranno tenere conto quanti si interessano alla storia di Platì.
E oggi, a venticinque anni da quell'evento senza eguali, ancora una volta, voglio ribadire lo stato di totale dimenticanza in cui versa quell'opera d'arte e incitare quanti possono, e con loro i pulinaroti, per portarla ad una visibilità che opere del genere hanno in tutte le città del mondo.
L'immagine del prof. Casamenti assieme ad altre oltreché il suo metodo lavorativo la trovate qui:
https://www.colum.edu/campus-life/collaborations/conserving-preserving-and-restoring-art.html




lunedì 5 febbraio 2018

Accadde una volta (reg. Sidney Lanfield - 1935)

in contemporanea con Nuovo Cinema Loreto di Platì



Taormina 1985 - Premiazione Nastri d'argento  
Carlo Simi, Tonino Delli Colli, Ennio Morricone, Sergio Leone per C'era un volta in America. Riprese e Foto Crisafulli & Mittiga

Visto che non abuso solo del materiale altrui eccovi qualcosa di veramente personale per chi vuole vederlo. A proposito, quanto prima il nostro tubo mi bannerà, per cui copiate i video che vi interessano più che potete.

domenica 4 febbraio 2018

Il carrarmato dell'8 settembre - ovvero - La proprietà non è più un furto (reg. Elio Petri - 1973)



giorgio delle piane
Sei un buffone Luigi Mittiga, questo video non e` tuo ne tantomeno di quello che si firma: Santa Pulinara o Santa bulunata o come cazzo si firma .I video originali VHS ce li ho io e li ho messi sul CD che poi ho caricato sulla mia pagina FB per la visione dei miei cari paesani platiesi, voi ci mettete il vostro logo per farlo apparire vostro, BUFFONI BUFFONI BUFFONI!!!!!!! tu non sei un MITTIGA, TU SEI UN piccolo gliozzi!!!! e tanti saluti ai tuoi compari di SANTA BULUNATA, GUARDATEVI ALLO SPECCHIO E POI FATE IL RESTO

Rosario Mittiga
Luigi Mittiga sei un buffone, questo video l'ho caricato io per la prima volta, il VHS originale ce l'ho io, tu e Santa Pulinara mentite, lo potete anche fare vostro, ma no mettete il logo e dite che lo avete fatto voi.... BUFFONIIIIIIIIIIII

Carissimo Saro, vorrei ricordarti che tra tuo padre e i Signori Gliozzi che tanto disprezzi c'era un legame di comparaggio, ma questo non lo sapevi, vista la fretta con cui sei scappato da Platì, prima, e quindi dal suolo italiano. Dopo, in considerazione dell'isolamento in cui versavi, ti sei tradotto in facciabucco, era il solo modo di apparire - dove c'è tanto pubblico - come Terence Hill in Il mio nome è Nessuno del 1973 di Tonino Valerii, ma sulla tua colonna Facebook dici che quel film l'hai prodotto e girato tu. Per quanto riguarda le proprietà guarda sopra. Eppoi, tu, vanitoso come sei,  hai disprezzato anche l'autore del videovista. Comunque grazie, con te il blog sale alle stelle anche per gli ingressi da dove ti trovi. 
Sarineiu, quello che ti da fastidio e invidia e proprio il LOGO




nel quale l'ulivo con le sue radici a noi rammenta il legame col suolo platioto e a te ricorda quanti da Platì, o quanto meno dall'Italia, non sono scappati e hanno la serenità di non dire porcherie, che di certo non ti ha insegnato tua madre, che qui ho l'onore di ricordarti.





giovedì 1 febbraio 2018

Heroes - David Bowie

Like the dolphins, like dolphins can swim, David Bowie








Delle foto che vedete posseggo i negativi scattati da ... non so chi. Le signore e signorine, belle e ridenti, partecipavano ad una gita/pellegrinaggio alla Grotta presso Bombile. Erano i favolosi (oggi) primi anni sessanta del passato secolo e chissà chi tra quelle, oggi, swimming tra socialisti.




mercoledì 31 gennaio 2018

Il mio amore brucia - Offret


La seconda parte del videovista prodotto da G. Mittiga, alla vostra visione, si presenta come disorganica sebbene ricca di suoni, noises e volti cinti da un’acustica com'era quella del duomo platiota. In essa però vi è contenuto un rituale ormai desueto per chi frequenta oggi la messa: il sacrificio, sotto forma di offerta, dell’animale (qui una capra) portato dal mandriano ai piedi dell’altare come rappresentante di un più corposo gregge. G. Mittiga aveva confezionato, da dilettante, il suo videovista per portarlo con sé in Australia allo scopo di farlo vedere a parenti ed amici, inconsapevole, allora, di testimoniare una memoria storica e un tempo disintegrato.


giovedì 25 gennaio 2018

Tre manifesti a Ebbing, Missouri (reg. Martin McDonagh - 2017)







Quello che andate a leggere - ma anche solo a guardare le foto che, a quanto pare, è il solo modo di procurarsi visitatori poco vogliosi di approfondire anche una freddura – è un fatto di cronaca platiota che ho indugiato a riportare alla luce: l’episodio in se stesso è ancora scottante ed i soli a darne risalto per motivi istigati sono giornalisti morti di fame e vampireschi front man mediatori mediatici. I platioti ancora non hanno detto la loro e chissà ancora quanto bisognerà aspettare. Io, invece, faccio il guastafeste e questa parte mi è stata agevolata dalla visione del film il cui titolo apre la pubblicazione odierna. Sin dalle prime immagini il volto, gli atteggiamenti … il vestito di Frances McDormand mi hanno portato alla mente le foto di sopra e il conseguente dramma della signora Angela Casella. E’ terribile! Ma la McDormand va in giro per buona parte del film con i capelli raccolti sulla nuca e indossa una tuta da cui traspare la gracilità, proprio come la Casella quando girava per le strade di Platì sotto i flash di arrapatissimi reporter. Da quella delicatezza le due donne traggono la forza per la lotta che conducono: giustizia la prima, la liberazione del figlio la seconda. Ma ancora c’è … il ruolo dei mass media, delle forze dell’ordine e degli abitanti di Ebbing come degli abitanti di Platì, dapprima scontrosi quindi partecipi delle due eroine. Io aggiungo che al contrario dei giornalisti il viaggio a Platì per la Casella è stato come il viaggio di Marlow in Cuore di tenebra di Joseph Conrad e sicuramente nelle notti insonni, passato il calvario, la Casella è ritornata a ripercorrere le strade e rivedere la gente di Platì.

Nota – In quei tempo uno dei bersagli principali dei giornalisti era lo zio Ernesto, parroco reo di non dire il suo pensiero. Figuriamoci, lo zio il suo riserbo lo mantenne finché visse con noi nipoti, figuriamoci con quelli i quali non scrivevano neanche bene il suo cognome, come il tal Pantalone Sergi. 
La foto in BN sono di  Sky TG24 e Gazzetta del Sud, quelle a colori di Famiglia Cristiana


mercoledì 24 gennaio 2018

Post Tenebras Lux (reg. Carlos Reygadas - 2012)

It's a dream/
Only a dream/
And it's fading now/
Fading away
Neil Young, It's a dream