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giovedì 8 febbraio 2018

L'ultima valle (reg. James Clavell - 1970)




 Pastori e business man

Nel cuore dell'Aspromonte nasce una cooperativa. Con l'aiuto del vescovo e dell’Europa. E in collaborazione con due consorzi trentini
di Giovanna Vitale

Per adesso è solo un germoglio: è ancora troppo presto per dire se il seme della legalità riuscirà ad attecchire o se, invece, morirà prima di fiorire. Il terreno di coltura non è certo dei più fertili. Nel cuore
dell'Aspromonte, al centro del famigerato triangolo dei sequestri, parlare di Piatì significa raccontare storie di lacrime e dolore. Eppure è proprio qui che un gruppo di giovani pastori ha deciso che è venuto il tempo di cambiare: non più indifferenti spettatori di tanti rapimenti - da Marco Fiora a Cesare Casella, nascosti per anni in insani pertugi scavati fra i pascoli della montagna - bensì imprenditori. Il cammino è stato lungo e faticoso: prima hanno ascoltato le prediche dei parroci impegnati contro la criminalità, insieme hanno disegnato un percorso, con coraggio si sono rimboccati le maniche per invertire la rotta del destino.
l sogni, le speranze e i progetti della Calabria che lavora stanno tutti lì: nella piccola cooperativa “Valle del Bonamico", sorta con la benedizione del vescovo di Locri, Giancarlo Bregantini, e l'aiuto del comune, che ha ceduto per 30 anni, a un canone simbolico, 24 ettari di terra demaniale. Di qui a poco, grazie ai fondi stanziati dall'Unione Europea, sarà possibile trasformare il latte degli allevamenti in prodotti caseari e coltivare frutti di bosco. Per distribuirli, la cooperativa utilizzerà la rete di vendita di due consorzi trentini, il Sant'Orsola e il Trentingrana, venuti in aiuto dei pastori di Platì per intercessione del vescovo, che in Trentino c'è nato. In compenso, il Sant'Orsola sfrutterà le fasce climatiche della Locride per garantire tutto l'anno la sua produzione di frutti di bosco: solo lì potranno crescere, anche “fuori stagione", senza che ii freddo li uccida. «Non è solo un'iniezione di fiducia», dice monsignor Bregantini, «ma anche un esempio di integrazione reciproca: all’inizio abbiamo dovuto combattere contro un muro di  diffidenza. È durato poco: quattro nostri ragazzi sono già in Trentino per imparare a lavorare nelle serre, ospiti del Sant'Orsola che coprirà tutte le spese».
Il progetto è coraggioso, per andare avanti ha bisogno di soldi. «È questo il problema», avverte il prelato. «l finanziamenti comunitari coprono solo una parte dell'investimento, ma servono almeno altri 300 milioni. Abbiamo già chiesto aiuto al fondo mutualistico della Confcooperative: c'è il rischio che l'iniziativa - partita dall'esigenza dei giovani di percorrere strade pulite - fallisca o cada in mani poco trasparenti». D'altronde, quella europea è una legislazione di supporto: prevede un sistema bancario equo e circuiti finanziari alternativi che in Calabria non esistono. Al Sud, la speranza è un venticello spesso sopraffatto dalla potenza della malavita, facile sostituta di uno Stato che si avverte lontano e immobile. «Il segnale lanciato dalla “Valle del Bonamico” è fortissimo», afferma con la combattività dei suoi 25 anni Katia Stancato, presidente della Confcooperative calabrese. «Non era mai capitato che un'impresa ricevesse il sostegno di tutti: della gente, delle istituzioni, dei comuni... ln questo la Chiesa ha avuto un ruolo fondamentale: qui la cultura della cooperazione fa fatica ad affermarsi. E lnvece, per impedire che la criminalità dilaghi, c'è bisogno di uno sforzo comune. L’augurio è che questo progetto-pilota serva da esempio ad altri giovani, in altre zone della Calabria. Le risorse sono immense, basta saperle sfruttare››. Non a caso, è parso ad alcuni che il nome di questa regione venga da due aggettivi greci, kalòs e briaròs: terra bella e gravida di frutti.
Testo e foto (bellissima)  D la Republica



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