IL
SIG. ANCHILOSI
Versi inediti
del
Prof. avv. ROSARIO FERA
A cura dell’amico d’infanzia
CICCIO PORTOLESI
Poi ch’ebbe il conte ignavo depredato (1)
lasciò gli umili arnesi del tintore
e assunse il portamento da signore
e mise scarpe di vitel cromato.
Non smise di rubar lo scellerato
(per lui il rubare è un titolo d’onore)
e truffando menò senza rossore
la vita prava da onest’uomo truccato.
Ora agonizza e sconta ché la mano
di Dio lo stringe tra le ferree spire
d’un mal per cui tutto rimedio è vano.
Com’è triste per lui dover morire (2)
inoltrarsi nel buio piano
verso di vampe eterne un avvenire.
Nel manoscritto l’autore à le seguenti varianti:
(1) “ ………………… il conte Oliva
(2) “ Nemmen potrà impedirgli di morire
Del genero l’ingegno sovrumano “.
Nota
Fra le mie carte ho trovato casualmente questi versi inediti del Prof.
Avv. Rosario Fera. Li pubblico volentieri al sol fine di far comprendere agli
ignari la forza del suo ingegno multiforme e poliedrico.
Altro che le mie reminiscenze poetiche!
Questa è … autentica poesia.
Non capisco a chi il prof. Fera alluda con “ Il signor Anchilosi “ e pertanto gli sarei grato se volesse
indicarmelo a generale edificazione, per cui colpisce la sua vittima mentre
agonizza sul letto di morte.
Maramaldo non è solo nella storia!!
Platì 20 agosto 1924
FRANCESCO PORTOLESI
Nota - Quando vide la luce questo testo (non riconosciuto dall’autore) era in
corso una ostinata lotta tra Francesco Portolesi (allora segretario comunale) e
l’avv. Rosario Fera (allora sindaco di Platì) che presto rivivrà su queste
pagine.