La targa che vedete sopra era stata conferita allo zio Ernesto
il giovane tanto tempo fa dai benemeriti
citati. Quell’attestato di stima non fermò lo scempio causato dopo da colleghi
più energumeni che, penetrando in casa dello zio, già al cospetto del suo Datore di lavoro, senza motivo fracassarono di tutto alla ricerca
di cunicoli, tane, sotterranei, vie intestine, inseguendo talpe astratte,
inviati com’erano da pubblici ufficiali in cerca di apparizioni mediatiche e
avanzamenti di stipendi e carriera. Dopo tanto tempo soltanto ai primi va il GRAZIE sincero.
lunedì 2 ottobre 2017
domenica 1 ottobre 2017
Lo spirito più elevato (reg. Akira Kurosawa - 1944)
A L’IDEA
Usque dum vivam et ultra
Salve, mia Idea, fra tutte
splendida,
bella fra tutte, che in te compendii
di tutti gli umani ideali,
l’ideale più fulgido e santo.
Tu sola il cuore per sempre
domini,
te sola sogna la mente giovine;
e scorge te l’animo, ovunque
c’è fame e freddo, pianto ed angoscia.
Idea per te, miei figli reputo
tutti i fanciulli gialli e rachitici;
e chiamo fratelli diletti,
tutti i pezzenti scalzi affamati.
Figli e fratelli: gli oscuri
martiri
de l’officine, l’ignote vittime,
sudanti su l’aride glebe,
ne le pozzanghere de le risaie.
Fratelli tutti, pur quei che
muoiono,
ne gli ospedali, reietti e miseri;
che an monche le membra e le carni,
lacere e nere, stillanti sangue.
Fratelli e figli: figli, ne
l’anima,
voi bimbi belli, da li occhi vividi,
chiedenti con fioca vocina,
un soldo solo, di pane un tozzo;
figli, voi bimbi, che ne’ più
rigidi
del verne immite di brevi e torbidi
qui, sotto al balcone, passate
nudi i piedini sanguinolenti,
scoperto il capo, la faccia'
livida;
od al lavoro, le membra tenere
per pochi centesimi, offrite
assiduamente da mane a sera.
E Voi sorelle reputo, povere
donne languenti per cruda inopia;
che il sangue dareste pe’ figli;
chiedenti il pane che non avete;
per voi fanciulle, cui madri
adultere
dal loro seno lange respingono;
cui del mercenario accoglie
la mano losca che sa la sferza;
sorelle chiamo, o infelicissime
o sventurate, cui attende il
vizio,
il vizio più osceno ed infame,
che poi sul volto portate impresso,
Idea, per te, del cor mio i
palpiti,
finché avrò vita, per loro scendono.
Potessi io vederli felici,
felici tanto, per quanto li amo ....
Platì (Reggio Cal.) Maggio '05.
FRANCESCO PORTOLESI
XV MAGGIO DEL RISVEGLIO OPERAIO
CHIESA-ITALIA-POPOLO
Benevento, 15 Maggio 1905
Nota - Forse pochi riusciranno portare a termine la lettura di questo testo. Certamente nessuno farà il copy and paste visto che non c'è una foto, a proposito per me Leni è stata una delle donne più brillanti del secolo della bomba atomica, in ogni modo ... polemiche a parte ...
Francesco Portolesi meglio conosciuto, oggi a pochi, come u segretariu Portolesi è stato anch'egli una mente brillante. Fece di tutto: il chierico, il socialista, il fascista e polemizzò con tutti, amici e nemici. Ciò non toglie che possiamo accettare per elevata questa poesia come accetto per elevato il film La bella maledetta della citata Leni.
giovedì 28 settembre 2017
LE CIME ETERNE (reg. Leni Riefenstahl - 1954)
Zervò, domenica 24 settembre 2017
Mascherarsi
con tutte le savie educate menzogne del sofisma contemporaneo.
Umberto
Zanotti Bianco
The Robe (reg. Henry Koster - 1953)
in contemporanea http://luigi-nuovocinemaloretoplati.blogspot.it/2017/09/tribute.html
Omaggio a Mimmo Addabbo
mercoledì 27 settembre 2017
Il Colosso di Rodi (reg. Sergio Leone - 1961)
Tra i
personaggi della vita sociale platiota quello di Mimmo Addabbo (23 novembre
1940 – 27 settembre 2017) è sicuramente il più mitizzato, effigiando l’infanzia
mia e del cinema. Egli e il fu Cinema
Loreto di Platì sono la stessa cosa. Con Nicola Barbaro alla biglietteria,
Mimmo Addabbo stava nella fucina di Morfeo, accanto al proiettore 16 mm. Fumeo, straripando lo schermo di
immagini che i piccoli spettatori avrebbero cercato di ricreare fuori la sala
per vie, casalini, fiumara compresa. Se in quegli anni infantili qualcuno mi
avesse chiesto cosa avrei voluto fare da grande la risposta sarebbe stata: “ voglio essere Mimmo Addabbo”. Cosa che
in parte si è realizzata e ancora oggi qualcuno mi ricorda in quel ruolo. Ora
che Mimmo Addabbo non c’è più, senza ricorrere alla solita foto d'occasione lo voglio ricordare con il volto di un altro
Mimmo (Palmara) eroe del film che fece nascere in me, nella sala del Cinema
Loreto, l’incantesimo del cinema, mai venuto meno.
venerdì 22 settembre 2017
I bambini ci amano (reg. Enzo Della Santa -1954)
1 C’era un sacerdote
che da sei anni inzegnava
mentre che ci imparava
Iddio lò lontanò
2 L’allontanò Iddio
lallontanò improvviso
ora è in Ardore
che prega Iddio per noi
3 E noi preghiamo pure
che Dio lo benedice
sempre sarà felice
ovunque egli andrà
4 Dovunque egli andrà
insegna con amore
egli sarà in Ardore
e sempre ci penzerà
5 Ci penserà sempre
Perché sin da bambini
Ciaccolti piccolini
In chiesa per
prega
6 E giovinetti ancora
Mai cessò d’imparare
e socie d’azzione cattolica
Ci fece diventare
Lucà Nicola
Nota . Il piccolo, addolorato poeta, nativo di Samo dedicava la poesia allo zio Ernesto il giovane.
giovedì 21 settembre 2017
Land of thousand dances - Tina Turner
Certo, la vita non è agevole in queste contrade: ma quanto
ricco è l’humus di questa terra aspra
e dolcissima, arida e lussureggiante straziata e pur sempre rinnovata. Non v’è
bellezza di territorio non ancora destato, non v’è ricchezza di nuovi mondi
appena lambiti dalla civiltà, che valga il fascino di questa ignorata e pur vecchia
Calabria, dalle mute rovine di cataclismi obliati, soffocate dall’edera e dal
caprifoglio e che ovunque si fenda lascia intravvedere il volto marmoreo di una
grande civiltà scomparsa.
Umberto Zanotti
Bianco, Tra la perduta gente,
Mondadori, 1959
mercoledì 20 settembre 2017
Frate Sole -reup
Frate Barlaamo
Con ne l’anima il cuore di Basilio
E su li omeri il sajo, fra Barlaamo
Risalpa dal suo dolce e lungo esilio
Delle bellezze italiche al richiamo.
Reca al soave idioma di Virgilio
Dall’Ellade superba un verde ramo
Tolto a’ sacri laureti presso Samo
Si ai Frandi d’ornar la fronte e l’ilio
Di Fiammetta e di Laura agli amanti
Reca il tesor d’Euripide e d’Omero
E della dolce Saffo i freschi canti.
Poi lasciando Avignone, il Frate austero
L’Infula di Suera – al greco colle
Cinge, e per Locri il nome suo s’estolle.
Giacomo Tassoni Oliva 21 Agosto 1929 (VII)
Questa poesia in un precedente post,del 2012, l'avevo attribuita allo stesso dedicatario, mentre ora tra le carte è uscito fuori che l'autore era don Giacomino. Nello stesso tempo vi ricordo che Barlaamo, greco, fu maestro del Petrarca e vescovo di Gerace, mentre il frate Ciccillo della foto lo distinguereste fra milioni.
Etichette:
Ernesto Gliozzi Sen,
G. T. O.
martedì 19 settembre 2017
Il silenzio di Venere (reg. Dominique Othenin-Girard - 1996)
Giungendo a Platì, se provenite da Bovalino, non avete modo
di gustare le bellezze naturali che fanno da anteprima – Petra Kappa e Acone
sulla sinistra, Serri, Buiurinu e Lacchi sulla destra - distolti come siete dal fondo stradale poco
sicuro. Siete distratti anche dalla vista di un’opera d’arte dimenticata per
via della vegetazione che ormai l’ha dissolta: è la Venere di Platì! Si, perché se in alto troneggia Maria SS. Di Loreto,
in basso è lei che si mette in bella mostra. È opera di Francesco Enrico Scarfò
(1908 – 1989), meglio conosciuto come u
fruttivendulu le cui opere più famose e apprezzate furono i giganti (re e regina) ormai svaniti come
la mia fanciullezza. Come potete vedere ho mantenuto lo sfondo cianotico
originale delle foto senza nessun intervento photoshoppesco.
Questo post è dedicato a mio cugino Saro Carrarmatu Mittiga che ora è maldisposto
nei confronti di questo blog il quale, comunque, ringrazio per le sue visite.
lunedì 18 settembre 2017
La contestazione del tubo (reg. Jean-Pierre Mocky, 1968)
DA PLATI’
Una protesta
Riceviamo:
Signor Direttore,
Nei numeri 151 e 177 del giornale sono apparse due corrispondenze da
Platì, nella prima delle quali l’egregio corrispondente dimostra di non avere
tanto bene digerito – et pour cause! – la ricostituzione di questa Sezione
Fascista, e nella seconda accenna a commissioni e sub commissioni che si
sarebbero recate dal Prefetto per la sostituzione del commissario ca. avv. Gian
Domenico Foti.
Dico al corrispondente che le ragioni per le quali L’Ammiraglio Accinni
si è deciso a sciogliere il Fascio di Platì potrebbero essere dal
corrispondente, ove lo volesse, ricercate nell’opera deleteria e partigiana
svolta dall’ex direttorio fascista. Su questo argomento mi permetto invitare il
sullodato corrispondente – che se non erro faceva parte dell’ex Direttorio
fascista – ad enumerare tutto ciò che di bene ha fatto il passato Fascio in un
anno e più di governo assoluto ed autoritario al Comune di Platì.
In quanto alla sostituzione del
Commissario Foti, affermo senz’altro, che la notizia è una volgare
insinuazione.
Dell’opera diritta ed onesta del commissario cav. Foti il paese è
interamente soddisfatto, ed è sicuro che, avuto il tempo necessario, saprà
lasciare di sé, grato imperituro ricordo.
Ringrazio ed ossequio.
Francesco Portolesi
Gazzetta di Messina e delle Calabrie
7 Agosto 1924 pag. 2
NOTA -Il segretario Portolesi appare spesso in questi giorni: procuratore al fonte battesimale, ora corrispondente, quanto prima poeta.
NOTA -Il segretario Portolesi appare spesso in questi giorni: procuratore al fonte battesimale, ora corrispondente, quanto prima poeta.
Etichette:
Once upon a time in Platì
Iscriviti a:
Post (Atom)