lunedì 14 agosto 2017
mercoledì 9 agosto 2017
Noi Lazzaroni - Il Maestro
E dire che se fossimo rimasti qui
tutti noi giovani e ci avessero dato lavoro e gli strumenti necessari, avremmo
creato di questa terra il più bel giardino del mondo. Basterebbe costruire
bacini per irrigare i campi: potremmo fornire agrumi e ortaggi a tutta
l’Europa, e olio e vino; profumi e latte e miele. Invece ora è tutto
abbandonato a se stesso.
A pensare la vita di anime morte
che abbiamo vissuta, provo l’impulso di urlare. Non c’è stato un cane che ci
abbia dato una mano, che ci abbia indicato una strada. Abbiamo dovuto fare
tutto da noi: svecchiarci, trovarci una sistemazione, diventare uomini di oggi
mentre eravamo vecchi di mille anni. Abbiamo creato benessere, abbiamo
introdotto nuovi fermenti in questo mondo decrepito. Tutto abbiamo fatto
noi,tutto è uscito dalla nostra pelle. Potremmo cantare vittoria a gola aperta
dal piacere di aver vinto nel breve giro di vent’anni … Ma quei brutti giorni,
interminabili, scuri come la pece, sono dentro di noi.
Saverio Strati, Noi Lazzaroni, Arnoldo Mondadori
Editore, 1972
NOTA: Penso che, a dispetto delle citazioni, il libro di Strati, come
le riflessioni e, peggio, la scrittura, siano invecchiati. Sarebbe giusto
chiederne conto agli interessati soggetti del libro, gli emigranti, dal momento
che si trovano in vacanza nelle loro contrade in festa; e forse, su tutto, ci
starebbe bene un convegno sull’attualità di Strati: del suo narrare, del suo
evolversi (se c’è) dopo tanto tempo.
Nella foto la famiglia della zia Iola, sposata Tripepi, in Mishawaka e dello sceneggiato, cui riportano le note, vorrei ricordare il grande Mico Cundari.
venerdì 4 agosto 2017
The Times They Are A Changin' - Bob Dylan
… e quello che facevano era il
frutto del maggio ’68. Jean-Luc Godard, Tout
va bien, 1972
ABBIAMO SCOPERTO
(DEDICATA A TUTTE LE PSEUDO-PERSONE
PERBENE)
Abbiamo scoperto quello che non va
è tutto quello che ci avete insegnato voi
Abbiamo scoperto che le scuole dove voi ci mandate
Non sono tutte uguali
Abbiamo scoperto che tutti quegli uomini
che ci avete citato come esempio erano
disposti “a tutto” per diventare “persone perbene”
Abbiamo scoperto che tutta quella gente
che alla domenica andava a Messa
non
ci andava perché era cristiana
Tutto questo abbiamo scoperto e non vi abbiamo
più voluto seguire: avevamo troppa
vergogna di voi
Ora voi ci disprezzate, per le nostre idee,
per i nostri capelli lunghi, per i nostri
vestiti, per le nostre canzoni …
Ma quelli che smerciano la droga,
non sono dei nostri …
Quelli che violentano e uccidono i bambini
non sono dei nostri.
Sono dei vostri quelli che speculano sul povero,
sulla disoccupazione, sulla morte
…
sono dei vostri quelli che hanno inserito
l’aborto, la mafia, la prostituzione, la violenza, la guerra
E voi ci continuate a disprezzare, e la
fame, la guerra, la violenza continuano ad esistere,
e i bambini continuano a morire, di fame, uccisi
violentati, e voi ci parlate di patria, di diventare
persone “perbene”, illustri
E noi abbiamo tanta, ma tanta pietà di voi.
Franca J.
L’Ombrello Bucato Numero
unico – 2 A Liceo-Ginnasio – Locri – dicembre 1971. £. 100
Noi della II A abbiamo deciso di
fare questo giornale in cui trattiamo argomenti
di viva attualità. Non ci prefiggiamo scopi rivoluzionari, ma vogliamo
esprimere le nostre idee che ci auguriamo siano le idee degli altri giovani, su
alcuni problemi della nostra società che ci riguardano direttamente.
La Redazione
Nota:
In quegli anni lo zio Ernesto il giovane era Professore di Religione
presso il Liceo – Ginnasio “Ivo Oliveti” di Locri.
lunedì 31 luglio 2017
Saluti e baci (reg. Giorgio Simonelli - 1953)
Platì, 22 - 8 - 1926
Ricordo del giorno dell'oreto
Mittiga Rosario
... quella storpiatura del nonno ...
Ordet - versione originale
Gli autori dell'omaggio murario al mitico Padre Ambrogio furono Domenico
Papalia e Domenico Catanzariti, anche loro figli platioti sparsi e spersi per
il mondo: il primo in Piemonte, il secondo in Francia.
Nota
L'autore della foto e del relativo commento vuole l'anonimato e lo rispettiamo, quello che dovremmo chiedere al Consiglio Pastorale e all'Amministrazione Comunale è di preservare il murales.
mercoledì 26 luglio 2017
Ordet - La Parola (reg. Carl Theodor Dreyer - 1955)
Padre Ambrogio Gandolfi - alla vostra sinistra -
(1938-2014)
* Nascita: 04.06.1938 a Ponte San Pietro (Bg)
* Professione: 28.09.1963 a Roma-Via Prenestina
* Ordinazione: 06.03.1971 a Roma-Via Prenestina
* Morte: 22.05.2014 a Redona di Bg-Villa Montfort
* Sepoltura: Ponte San Pietro (Bg)
Ambrogio Gandolfi nasce il 4 giugno 1938 a Ponte San Pietro (Bg). Nel 1959, all'età di 21 anni, lascia la professione di barbiere ed entra dai Padri Monfortani. Dopo tre anni di studi medi e ginnasiali, nel 1962 viene ammesso al noviziato di Roma, dove il 28 settembre 1963 emette i primi voti. Prosegue, quindi, il suo cammino di formazione, con gli studi liceali e poi di teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Fa la professione perpetua il 29 settembre 1970 e viene ordinato sacerdote il 6 marzo 1971 nella chiesa dello studentato di Roma, dedicata a san Luigi Maria di Montfort.
Giovane sacerdote, padre Ambrogio è destinato alla comunità di Treviglio (Bg) per la predicazione, rimanendovi fino al 1976. Successivamente, l'obbedienza lo chiama a Napoli, dapprima nella comunità che risiede presso la chiesa dei Santi Severino e Sossio e, in seguito, nella parrocchia di Santa Maria di Ogni Bene ai Sette Do-lori.
Dopo un anno sabbatico trascorso nella Fraternità cappuccina di Santa Margherita Ligure (Ge), nel 1979 padre Ambrogio ritorna a Treviglio (Bg). Si apre all'esperienza del cammino neo-catecumenale e, come catechista itinerante, insieme ai laici dell'équipe, evangelizza in Sicilia e in Sardegna. Anche negli anni successivi padre Ambrogio non mancherà di dare la sua gioiosa collaborazione al Cammino, trovando in esso la possibilità di rispondere alle sue aspirazioni di missionario monfortano.
Nel 1983 raggiunge la comunità di Roma-Via Cori 4. Nella parrocchia di Santa Maria Mediatrice si dedica, in particolare, alla cura pastorale della zona del Sacro Cuore. Quando l'Istituto nel 1989 lascia la parrocchia, padre Ambrogio riceve l'obbedienza per il Centro Mariano Monfortano. Successivamente, unito alla comunità di Bianco (Rc), per un anno (1993-1994) assicura la cura pastorale della parrocchia di Platì (Rc), per poi rientrare a Roma, nella comunità Regina dei Cuori.
Padre Ambrogio svolge il suo ministero in diverse diocesi italiane sia con la predicazione itinerante, sia a sostegno delle presenze missionarie monfortane. Ama il contatto con la gente dalla quale sa farsi voler bene e, nonostante una personalità, uno stile di vita e di lavoro apostolico singolari, con il suo fare sem-plice e giocoso riesce a trasmettere l'amore di Dio, la devozione a Maria e la fi-ducia nella Provvidenza.
Nel 2008, per problemi di salute, viene accolto nella comunità di Redona-Villa Montfort. Qui, quasi improvvisamente, il 22 maggio 2014 chiude il suo cammino terreno. I funerali, celebrati nella chiesa Maria Regina dei Cuori di Redona, vedono la partecipazione di numerosi confratelli e di una significativa rappresentanza delle comunità neo-catecumenali. Ora è sepolto nel cimitero di Ponte San Pietro (Bg), suo paese natale.
Sin qui la nota biografica di Padre Ambrogio che viene da qui:
Per parte mia devo notare che il Datore
di lavoro d Padre Ambrogio e dello zio Ernesto non ebbe uno dei suoi intuiti
migliori affiancando due personalità già distanti geograficamente, aggiungete
la formazione e la Cultura di provenienza ed il botto è servito.
Padre Ambrogio fu il primo – siamo nei primi anni novanta del secolo
della Bomba Atomica – Amministratore Parrocchiale mandato dalle gerarchie a
sostituire lo zio già avanti con gli anni, ne aveva ben settantacinque, e dalle
infermità. Egli si aspettava mari e monti invece arrivò un sacerdote che per
quanto missionario era fuori dal suo ambiente naturale … e le incomprensioni non
tardarono a presentarsi.
Resta oggi, ancora, un’epigrafe – GRAZIE
PADRE AMBROGIO – affianco il duomo, apposta da generosi ignoti a
testimonianza di un fugace splendore che attraversò Platì.
martedì 11 luglio 2017
Donna pagana (reg. Cecil B. DeMille - 1929)
La donna presso la quale mi mandavano a “maistra “, Donna Bice, teneva
in casa tanti bambini d’ambo i sessi. Raccontava favole, insegnava, anche ai
maschietti, a fare la calza (cosa che suscitava l’ilarità degli adulti i quali
ci prendevano in giro) e quando non stavamo buoni minacciava di chiamare “ u Ncasatu
“, personaggio leggendario dalle lunghe gambe, che molti vecchi giuravano di
aver visto e che divorava i bambini. E questo accadeva ancora in Calabria, nel
1938!
Pasquale (Pasqualino) Perri, Scuola e Mezzogiorno,
Qualecultura editrice, Vibo Valentia 1971
Nota
L'autore della foto, all'asilo, dovrebbe essere lo zio Ciccillo, o forse, lo zio Ernesto il giovane.
Nota
L'autore della foto, all'asilo, dovrebbe essere lo zio Ciccillo, o forse, lo zio Ernesto il giovane.
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Once upon a time in Platì,
PERRI
venerdì 7 luglio 2017
Two Mules for Sister Sarar - reup
I Trimbuli e li Violi
partiru na matina e jovi.
Quandu passaru la randi via
salutaru lu poeta Papalia.
Vertula pronta e cori mpisi
si salutaru cu lu natalisi.
Tozzulu i pani, maru lu feli
si salutaru cu lu Miceli.
Conzata la tràstina, pigghjati li ferri
si salutaru cu lu Perri.
Pochi tornisi sannò non si campa
si salutaru cu lu Ciampa.
Certi calaru di santa varvàra
si salutaru cu lu Virgara.
Ciancianeji mpicciati e varda misi
si salutaru cu lu Parisi.
Poca rrobba, mancu du sardi
si salutaru cu lu Vilardi.
Di lu vignali attri partiti
e salutaru lu Catanzariti.
Attri calaru di la foresta
e salutaru puru l'Agresta.
Dassaru arretu lu paisi
e lu segretariu Portulisi.
Cu fici fici, cu ndeppi ndeppi
salutaru a lu Massaru Peppi.
Vanzi a la cruci si cungedaru
cu lu canonicu Gliozzi si cunpessaru.
Quandu rrivaru o laccu i tornu
pe mulatteri sonaru lu cornu.
Tutti cogghjiru a chija locata
pi la grandi traversata.
All'attru latu di la muntagna
era la meta e senza lagna.
A mula mbardata e la calandreja misa
speranzusi pa la randi spisa.
Intantu passandu pa la campagna
cogghjendu brivera e cacciandu gramigna.
Già a la famigghja vaju u penzeru
ma longu e duru esti u senteru.
Pascali l'anzianu porta lu passu
di li periculu arrassu arrassu.
Cu lu pappùa mparau lu mesteri
chi lu fici capu di li mulatteri.
A lu vaticali guida la stija
notti cu notti è sempri chija.
Furu li spaji di li cavaleri
furu potenti li mulatteri.
Nota
L'inno, potete appellarlo anche lode, ai mulattieri è di Francesco di Raimondo. Circuita nella rete già da tempo, qui serve per affiancare il novello poetatore con i già acclamati vernacolari platioti noti per via di questo bolg.
Il titolo è già stato utilizzato qui
per via di un testo di Vincenzo Padula attinente con i mulatteri ed oggi mi sembra commentare bene i versi dell'erede di Raimondo.
La foto di oggi invece riporta alla mente un divo del Cinema Loreto di Platì: Francis il mulo parlante; il tema del Maestro riferito al titolo commenta, altre si bene, poesia e muli
lunedì 3 luglio 2017
La Cassa Sbagliata (reg. Bryan Forbes - 1966)
La strada di allacciamento
di Cirella di Platì
In merito alla progettazione della strada destinata a togliere
dall’attuale isolamento la frazione Cirella del Comune di Platì in provincia di
Reggio, il Ministro Campilli ha fatto sapere, in risposta ad una interrogazione
dell’On. Capua, che il progetto presentato alla « Cassa per il Mezzogiorno» non
ottenne la approvazione della delegazione speciale del Consiglio Superiore dei
Lavori Pubblici per “mancata giustificazione della sistemazione idraulico -
montana dei torrenti interessati”. Sopralluoghi fatti eseguire dalla « Cassa ›› constatarono «I’assoluta
mancanza di opere di sistemazione dei bacini, tale da compromettere la
stabilità dei terreni e la vita stessa della futura strada, che avrebbero
dovuto attraversare zone franose e zone in alveo soggette a forti portate
liquide e solide in occasione delle piene stagionali”. Emersero inoltre “tali
oneri di spesa da far dubitare che fossero proporzionati alle finalità» .
La « Cassa ›› ha in atto studi per un diverso collegamento della frazione
Cirella, sia al capoluogo del Comune che agli scali ferroviari del litorale
jonico.
Ma l’importante dopo tanto tempo perduto in studi e sopralluoghi, è di
far presto. Ed anche, di far conoscere nei particolari il « diverso collegamento ›› che si intende attuare.
LA TRIBUNA DEL MEZZOGIORNO, Venerdì 1 gennaio 1954
martedì 27 giugno 2017
Una giornata particolare (reg. Ettore Scola - 1977)
DA CASIGNANA
Solenne inaugurazione del Gagliardetto
Questo Fascio di Combattimento, risorto a nuova vita mercé l’opera
epuratrice e ricostruttrice del Comm. Boattini – il reggitore sapiente ed
insuperabile delle sorti del Fascismo nella nostra Provincia . volle celebrare
domenica, 10 corr., il battesimo del suo gagliardetto di cui fu madrina
prescelta la vezzosa fanciulla Maria Naim, figliuola amatissima del Dottor Pasquale,
medico condotto del Comune.
La cerimonia si svolse sotto un bel sole autunnale in un’atmosfera
satura di entusiastica fede patriottica ed ebbe un carattere di eccezionale
solennità per l’intervento personale del Comm. Boattini, dell’On. Bennati e del
Cav. Oddone Sottoprefetto di Gerace.
Assistettero alla cerimonia coi singoli Gagliardetti le rappresentanze
dei Fasci di Bianco, Bovalino, Brancaleone, Ardore, Ferruzzano, Caraffa e Samo
in numero di circa centocinquanta camice nere e molte altre personalità fasciste
e politiche, fra le quali, oltre del Podestà di questo Comune, Sig. Francesco
Sergio, notammo: il Barone Del Balzo Squillaciotti, l’Avv. Scali Salvatore del
foro di Gerace, il Cav. Pietro Mezzatesta, Podestà per i tre Comuni di Caraffa,
S. Agata e Samo, il Cav. Barillari Podestà di Bianco, il Dottor Giuseppe
Salvadori, il Cav. Giulio Mezzatesta, il Dottor Giuseppe Gemelli, il Sign.
Pietro Fragomeni, Podestà di Antonimina, l’Avv. Girolamo Spagnolo, il cui nome
ricorda le tre giovinezze immolatesi alla Patria, il Capitano Sig. Rocco
Mezzatesta, valoroso mutilato di guerra, il Ten Scuncia, il Ten. Iofrida Rocco,
decurione della Milizia di Caraffa, il Sign. Borgia Francesco, il Dottor
Giuseppe Scordo, l’Avv. Cauvolo di Ferruzano e parecchi altri di cui ci sfugge
il nome.
Aderirono l’egregio Avv. Stefano Stranges, Giudice del Mandamento di
Bianco ed il Dottor Barletta, Segretario Politico del Fascio di Careri. Il
servizio per l’ordine pubblico fu andato alla cura intelligente ed enegica del
Ten. Dei RR. CC. Sig. Meoli Camillo, della Tenenza di Bianco, e fu molto bene
designato dal Brigadiere Sig. Cucci Francesco e dalla Milizia Nazionale.
Fin dalle prime ore del pomeriggio tutte le camice nere, intervenute
per l’occasione si sparsero a gruppi nelle principali vie del paese cantando
“Giovinezza” ed altri inni patriottico mentre il popolo le acclamava festante
ed entusiasta dalle porte e dalle finestre imbandierate. Dappertutto appariva
manifesta la solennità della ricorrenza, dappertutto si notava una comunione ed
un affratellamento commovente di uomini, di donne e di fanciulli della stessa
fede.
Alle ore 15 poi, per il ricevimento delle Autorità, si formò un corteo
imponentissimo con in testa le scuole comunali, i Balilla, gli Avanguardisti e
la banda musicale.
In questo solitario e romantico paese della Calabria, il quale diede il
suo bel contributo di eroi per la grandezza della Patria, nessun corteo ebbe
mai tanta grandiosa magnificenza; le anime rudi e buone di questi umili
lavoratori della terra ne gustano ancora l’affascinante bellezza.
L’arrivo delle autorità suscitò un entusiasmo indimenticabile. Al
saluto romano seguì un ovazione così delirante come soltanto le camice nere di
Benito Mussolini sanno fare oggi nelle loro marce trionfali. E Dante Bottini –
il battagliero e intrepido campione del Fascismo che consacra all’amore per la
Patria il suo diuturno e faticoso lavoro – fu condotto in trionfo al suono
dell’inno reale e di “Giovinezza” fino alla Piazza S. Rocco ove questo Fascio
aveva fatto costruire una tribuna molto semplice ma abbastanza artistica e
significativa.
E la cerimonia ebbe luogo in modo solenne di fronte ad una folla
entusiasta e commossa. Il Rv. Arc. Ernesto Gliozzi, dopo la benedizione del Gagliardetto, pronunziò un
discorso politico patriottico che riscosse applausi fragorosi e generali
congratulazioni.
Parlò quindi il Podestà del Comune Sig. Francesco Sergio, anima
intrepida di combattente più volte decorato e fregiato di medaglia di argento
per i suoi atti di coraggio ed eroismo, e con parola facile e vibrante di fede,
quale fascista della prima ora portò il saluto della cittadinanza alle Autorità
ed ai Fasci che vollero intervenire alla cerimonia ed inneggiò in fine alla
salute del Re e del Duce per la grandezza d’Italia.
Al discorso del Podestà seguì quello del Segretario politico di
Casignagna Sig. Micchia Domenico, il quale dopo aver rivolto un ringraziamento
ed un saluto fervido e commosso alle Autorità, ai Fasci, alla Milizia e
all’Arma Benemerita invitò le camice nere ad inneggiare alla salute del Re e
del Duce per l’avvenire glorioso dell’Italia fascista.
Parlarono quindi molto applauditi l’Avv. Scali come oratore ufficiale
di questa Sezione, l’on Bennati, il Dottor Naim Pasquale, il Sig. Francesco
Borgia, Segretario Comunale di S. Agata il quale fu molto festeggiato per le
sue ben note qualità d’improvvisatore di rime ed il Balilla decenne, Ciccillo
Naim il quale seppe con molta disinvoltura declamare alcune brevi quartine
scritte per l’occasione e che ci piace portare.
Eccole:
Gagliardetto, Gagliardetto
Fiamma ardente del mio cuore,
tu il mio sogno prediletto
sei sempre, sei l’amore.
Sei l’amore che consola,
che m’inebria di dolcezza;
sei la fede, unica e sola
che conquide, che accarezza.
Dolce fiamma dolce speme
Della Patria rinnovata,
tu mi guidi sull’estreme
vette eccelse, immacolata.
Pura fonte, pura luce
Salve a te cui il Fato arride,
salve ogn’ora al sommo Duce
che alla gran Patria sorride.
Chiuse infine la cerimonia il discorso del Comm. Dante Boattini. Egli
svolse in sintesi chiara ed eloquente tutta la opera grandiosa del Fascismo dalla
Rivoluzione ad oggi e con parola persuasiva ed affascinante seppe strappare
all’uditorio fremiti di commozione ed un interminabile scroscio di applausi
quando, magnificando il lavoro del Duce, auspicò al più grande avvenire
d’Italia.
Il Comm. Boattini al termine del suo discorso fu fatto segno ad una
imponentissima dimostrazione di affetto non solo da parte delle camice nere, ma
anche da parte dell’immensa folla che assistette alla cerimonia. Ci è grato
riferire a proposito questo episodio degno di nota: due popolane, staccatesi
dal corteo, riuscirono a raggiungerlo mentr’egli scendeva dalla tribuna ed
offrendogli due mazzi di fiori selvatici, vollero baciarlo in atto di ammirazione.
Il Comm. Boattini ricambiò loro il bacio ricevuto e, vivamente commosso,
ringraziò e per la manifestazione di simpatia ed affetto.
Quindi accompagnato dal’On. Bennati, dal Sottoprefetto e dalle altre
Autorità, si recò al Municipio e alla sede del Fascio ove fu servito un
Vermouth alle rappresentanze dei Fasci e a tarda ora proseguì in automobile
verso la vicina Caraffa dove fu ospite gradito per pochi minuti del Cav. Pietro
Mezzatesta, operoso ed intelligente Segretario politico di quel Fascio, nonché
Podestà del Comune.
La giornata del 10 Ottobre rimane indimenticabile perché segna una
pagina gloriosa ed epica della storia patriottica di queste popolazioni.
CORRIERE FASCISTA DI CALABRIA 21 ottobre 1926
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