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venerdì 4 agosto 2017

The Times They Are A Changin' - Bob Dylan

… e quello che facevano era il frutto del maggio ’68. Jean-Luc Godard, Tout va bien, 1972




ABBIAMO SCOPERTO
(DEDICATA A TUTTE LE PSEUDO-PERSONE PERBENE)

Abbiamo scoperto quello che non va
è tutto quello che ci avete insegnato voi
Abbiamo scoperto che le scuole dove voi ci mandate
Non sono tutte uguali
Abbiamo scoperto che tutti quegli uomini
che ci avete citato come esempio erano
disposti “a tutto” per diventare “persone perbene”
Abbiamo scoperto che tutta quella gente
che alla domenica andava a Messa  non
ci andava perché era cristiana
Tutto questo abbiamo scoperto e non vi abbiamo
più voluto seguire: avevamo troppa
vergogna di voi
Ora voi ci disprezzate, per le nostre idee,
per i nostri capelli lunghi, per i nostri
vestiti, per le nostre canzoni …  
Ma quelli che smerciano la droga,
non sono dei nostri …
Quelli che violentano e uccidono i bambini
non sono dei nostri.
Sono dei vostri quelli che speculano sul povero,
sulla disoccupazione, sulla morte  …
sono dei vostri quelli che hanno inserito
l’aborto, la mafia, la prostituzione, la violenza, la guerra
E voi ci continuate a disprezzare, e la
fame, la guerra, la violenza continuano ad esistere,
e i bambini continuano a morire, di fame, uccisi
violentati, e voi ci parlate di patria, di diventare
persone “perbene”, illustri
E noi abbiamo tanta, ma tanta pietà di voi.

                                                                                                Franca J.

L’Ombrello Bucato Numero unico – 2 A Liceo-Ginnasio – Locri – dicembre 1971. £. 100


Noi della II A abbiamo deciso di fare questo giornale in cui trattiamo argomenti  di viva attualità. Non ci prefiggiamo scopi rivoluzionari, ma vogliamo esprimere le nostre idee che ci auguriamo siano le idee degli altri giovani, su alcuni problemi della nostra società che ci riguardano direttamente.

La Redazione

Nota:
In quegli anni lo zio Ernesto il giovane era Professore di Religione presso il Liceo – Ginnasio “Ivo Oliveti” di Locri.


lunedì 31 luglio 2017

Saluti e baci (reg. Giorgio Simonelli - 1953)








Platì, 22 - 8 - 1926
Ricordo del giorno dell'oreto
Mittiga Rosario

... quella storpiatura del nonno ... 

Ordet - versione originale



Gli autori dell'omaggio murario al mitico Padre Ambrogio furono Domenico Papalia e Domenico Catanzariti, anche loro figli platioti sparsi e spersi per il mondo: il primo in Piemonte, il secondo in Francia.

Nota
L'autore della foto e del relativo commento vuole l'anonimato e lo rispettiamo, quello che dovremmo chiedere al Consiglio Pastorale e all'Amministrazione Comunale è di preservare il murales.

mercoledì 26 luglio 2017

Ordet - La Parola (reg. Carl Theodor Dreyer - 1955)


Padre Ambrogio Gandolfi - alla vostra sinistra -
(1938-2014)

* Nascita: 04.06.1938 a Ponte San Pietro (Bg)
* Professione: 28.09.1963 a Roma-Via Prenestina
* Ordinazione: 06.03.1971 a Roma-Via Prenestina
* Morte: 22.05.2014 a Redona di Bg-Villa Montfort
* Sepoltura: Ponte San Pietro (Bg) 

Ambrogio Gandolfi nasce il 4 giugno 1938 a Ponte San Pietro (Bg). Nel 1959, all'età di 21 anni, lascia la professione di barbiere ed entra dai Padri Monfortani. Dopo tre anni di studi medi e ginnasiali, nel 1962 viene ammesso al noviziato di Roma, dove il 28 settembre 1963 emette i primi voti. Prosegue, quindi, il suo cammino di formazione, con gli studi liceali e poi di teologia presso la Pontificia Università Lateranense. Fa la professione perpetua il 29 settembre 1970 e viene ordinato sacerdote il 6 marzo 1971 nella chiesa dello studentato di Roma, dedicata a san Luigi Maria di Montfort.
Giovane sacerdote, padre Ambrogio è destinato alla comunità di Treviglio (Bg) per la predicazione, rimanendovi fino al 1976. Successivamente, l'obbedienza lo chiama a Napoli, dapprima nella comunità che risiede presso la chiesa dei Santi Severino e Sossio e, in seguito, nella parrocchia di Santa Maria di Ogni Bene ai Sette Do-lori.
Dopo un anno sabbatico trascorso nella Fraternità cappuccina di Santa Margherita Ligure (Ge), nel 1979 padre Ambrogio ritorna a Treviglio (Bg). Si apre all'esperienza del cammino neo-catecumenale e, come catechista itinerante, insieme ai laici dell'équipe, evangelizza in Sicilia e in Sardegna. Anche negli anni successivi padre Ambrogio non mancherà di dare la sua gioiosa collaborazione al Cammino, trovando in esso la possibilità di rispondere alle sue aspirazioni di missionario monfortano.
Nel 1983 raggiunge la comunità di Roma-Via Cori 4. Nella parrocchia di Santa Maria Mediatrice si dedica, in particolare, alla cura pastorale della zona del Sacro Cuore. Quando l'Istituto nel 1989 lascia la parrocchia, padre Ambrogio riceve l'obbedienza per il Centro Mariano Monfortano. Successivamente, unito alla comunità di Bianco (Rc), per un anno (1993-1994) assicura la cura pastorale della parrocchia di Platì (Rc), per poi rientrare a Roma, nella comunità Regina dei Cuori.
Padre Ambrogio svolge il suo ministero in diverse diocesi italiane sia con la predicazione itinerante, sia a sostegno delle presenze missionarie monfortane. Ama il contatto con la gente dalla quale sa farsi voler bene e, nonostante una personalità, uno stile di vita e di lavoro apostolico singolari, con il suo fare sem-plice e giocoso riesce a trasmettere l'amore di Dio, la devozione a Maria e la fi-ducia nella Provvidenza. 
Nel 2008, per problemi di salute, viene accolto nella comunità di Redona-Villa Montfort. Qui, quasi improvvisamente, il 22 maggio 2014 chiude il suo cammino terreno. I funerali, celebrati nella chiesa Maria Regina dei Cuori di Redona, vedono la partecipazione di numerosi confratelli e di una significativa rappresentanza delle comunità neo-catecumenali. Ora è sepolto nel cimitero di Ponte San Pietro (Bg), suo paese natale.

Sin qui la nota biografica di Padre Ambrogio che viene da qui:

Per parte mia devo notare che il Datore di lavoro d Padre Ambrogio e dello zio Ernesto non ebbe uno dei suoi intuiti migliori affiancando due personalità già distanti geograficamente, aggiungete la formazione e la Cultura di provenienza ed il botto è servito.
Padre Ambrogio fu il primo – siamo nei primi anni novanta del secolo della Bomba Atomica – Amministratore Parrocchiale mandato dalle gerarchie a sostituire lo zio già avanti con gli anni, ne aveva ben settantacinque, e dalle infermità. Egli si aspettava mari e monti invece arrivò un sacerdote che per quanto missionario era fuori dal suo ambiente naturale … e le incomprensioni non tardarono a presentarsi.
Resta oggi, ancora, un’epigrafe – GRAZIE PADRE AMBROGIO – affianco il duomo, apposta da generosi ignoti a testimonianza di un fugace splendore che attraversò Platì.




martedì 11 luglio 2017

Donna pagana (reg. Cecil B. DeMille - 1929)



La donna presso la quale mi mandavano a “maistra “, Donna Bice, teneva in casa tanti bambini d’ambo i sessi. Raccontava favole, insegnava, anche ai maschietti, a fare la calza (cosa che suscitava l’ilarità degli adulti i quali ci prendevano in giro) e quando non stavamo buoni minacciava di chiamare “ u Ncasatu “, personaggio leggendario dalle lunghe gambe, che molti vecchi giuravano di aver visto e che divorava i bambini. E questo accadeva ancora in Calabria, nel 1938!

Pasquale (Pasqualino) Perri, Scuola e Mezzogiorno, Qualecultura editrice, Vibo Valentia 1971

Nota
L'autore della foto, all'asilo, dovrebbe essere lo zio Ciccillo, o forse, lo zio Ernesto il giovane.

venerdì 7 luglio 2017

Two Mules for Sister Sarar - reup


         I Trimbuli e li Violi
       partiru na matina e jovi.
    Quandu passaru la randi via
        salutaru lu poeta Papalia.
       Vertula pronta e cori mpisi
         si salutaru cu lu natalisi.
       Tozzulu i pani, maru lu feli
           si salutaru cu lu Miceli.
   Conzata la tràstina, pigghjati li ferri
           si salutaru cu lu Perri.
   Pochi tornisi sannò non si campa
si salutaru cu lu Ciampa.
Certi calaru di santa varvàra
si salutaru cu lu Virgara.
Ciancianeji mpicciati e varda misi
si salutaru cu lu Parisi.
Poca rrobba, mancu du sardi
si salutaru cu lu Vilardi.
Di lu vignali attri partiti
e salutaru lu Catanzariti.
Attri calaru di la foresta
e salutaru puru l'Agresta.
Dassaru arretu lu paisi
e lu segretariu Portulisi.
Cu fici fici, cu ndeppi ndeppi
salutaru a lu Massaru Peppi.
Vanzi a la cruci si cungedaru
cu lu canonicu Gliozzi si cunpessaru.
Quandu rrivaru o laccu i tornu
pe mulatteri sonaru lu cornu.
Tutti cogghjiru a chija locata
pi la grandi traversata.
All'attru latu di la muntagna
era la meta e senza lagna.
A mula mbardata e la calandreja misa
speranzusi pa la randi spisa.
Intantu passandu pa la campagna
cogghjendu brivera e cacciandu gramigna.
Già a la famigghja vaju u penzeru
ma longu e duru esti u senteru.
Pascali l'anzianu porta lu passu
di li periculu arrassu arrassu.
Cu lu pappùa mparau lu mesteri
chi lu fici capu di li mulatteri.
A lu vaticali guida la stija
notti cu notti è sempri chija.
Furu li spaji di li cavaleri
furu potenti li mulatteri.


Nota
L'inno, potete appellarlo anche lode, ai mulattieri è di Francesco di Raimondo. Circuita nella rete già da tempo, qui serve per affiancare il novello poetatore con i già acclamati vernacolari platioti noti per via di questo bolg.
Il titolo è già stato utilizzato qui
per via di un testo di Vincenzo Padula attinente con i mulatteri ed oggi mi sembra commentare bene i versi dell'erede di Raimondo.
La foto di oggi invece riporta alla mente un divo del Cinema Loreto di Platì: Francis il mulo parlante; il tema del Maestro riferito al titolo commenta, altre si bene, poesia e muli

lunedì 3 luglio 2017

La Cassa Sbagliata (reg. Bryan Forbes - 1966)

        La strada di allacciamento
             di Cirella di Platì

In merito alla progettazione della strada destinata a togliere dall’attuale isolamento la frazione Cirella del Comune di Platì in provincia di Reggio, il Ministro Campilli ha fatto sapere, in risposta ad una interrogazione dell’On. Capua, che il progetto presentato alla « Cassa per il Mezzogiorno» non ottenne la approvazione della delegazione speciale del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici per “mancata giustificazione della sistemazione idraulico - montana dei torrenti interessati”. Sopralluoghi fatti eseguire  dalla « Cassa ›› constatarono «I’assoluta mancanza di opere di sistemazione dei bacini, tale da compromettere la stabilità dei terreni e la vita stessa della futura strada, che avrebbero dovuto attraversare zone franose e zone in alveo soggette a forti portate liquide e solide in occasione delle piene stagionali”. Emersero inoltre “tali oneri di spesa da far dubitare che fossero proporzionati alle finalità» .
La « Cassa ›› ha in atto studi per un diverso collegamento della frazione Cirella, sia al capoluogo del Comune che agli scali ferroviari del litorale jonico.
Ma l’importante dopo tanto tempo perduto in studi e sopralluoghi, è di far presto. Ed anche, di far conoscere nei particolari il « diverso  collegamento ›› che si intende attuare.

LA TRIBUNA DEL MEZZOGIORNO, Venerdì 1 gennaio 1954

martedì 27 giugno 2017

Una giornata particolare (reg. Ettore Scola - 1977)



                                           DA CASIGNANA
                 Solenne inaugurazione del Gagliardetto

Questo Fascio di Combattimento, risorto a nuova vita mercé l’opera epuratrice e ricostruttrice del Comm. Boattini – il reggitore sapiente ed insuperabile delle sorti del Fascismo nella nostra Provincia . volle celebrare domenica, 10 corr., il battesimo del suo gagliardetto di cui fu madrina prescelta la vezzosa fanciulla Maria Naim, figliuola amatissima del Dottor Pasquale, medico condotto del Comune.
La cerimonia si svolse sotto un bel sole autunnale in un’atmosfera satura di entusiastica fede patriottica ed ebbe un carattere di eccezionale solennità per l’intervento personale del Comm. Boattini, dell’On. Bennati e del Cav. Oddone Sottoprefetto di Gerace.
Assistettero alla cerimonia coi singoli Gagliardetti le rappresentanze dei Fasci di Bianco, Bovalino, Brancaleone, Ardore, Ferruzzano, Caraffa e Samo in numero di circa centocinquanta camice nere e molte altre personalità fasciste e politiche, fra le quali, oltre del Podestà di questo Comune, Sig. Francesco Sergio, notammo: il Barone Del Balzo Squillaciotti, l’Avv. Scali Salvatore del foro di Gerace, il Cav. Pietro Mezzatesta, Podestà per i tre Comuni di Caraffa, S. Agata e Samo, il Cav. Barillari Podestà di Bianco, il Dottor Giuseppe Salvadori, il Cav. Giulio Mezzatesta, il Dottor Giuseppe Gemelli, il Sign. Pietro Fragomeni, Podestà di Antonimina, l’Avv. Girolamo Spagnolo, il cui nome ricorda le tre giovinezze immolatesi alla Patria, il Capitano Sig. Rocco Mezzatesta, valoroso mutilato di guerra, il Ten Scuncia, il Ten. Iofrida Rocco, decurione della Milizia di Caraffa, il Sign. Borgia Francesco, il Dottor Giuseppe Scordo, l’Avv. Cauvolo di Ferruzano e parecchi altri di cui ci sfugge il nome.
Aderirono l’egregio Avv. Stefano Stranges, Giudice del Mandamento di Bianco ed il Dottor Barletta, Segretario Politico del Fascio di Careri. Il servizio per l’ordine pubblico fu andato alla cura intelligente ed enegica del Ten. Dei RR. CC. Sig. Meoli Camillo, della Tenenza di Bianco, e fu molto bene designato dal Brigadiere Sig. Cucci Francesco e dalla Milizia Nazionale.
Fin dalle prime ore del pomeriggio tutte le camice nere, intervenute per l’occasione si sparsero a gruppi nelle principali vie del paese cantando “Giovinezza” ed altri inni patriottico mentre il popolo le acclamava festante ed entusiasta dalle porte e dalle finestre imbandierate. Dappertutto appariva manifesta la solennità della ricorrenza, dappertutto si notava una comunione ed un affratellamento commovente di uomini, di donne e di fanciulli della stessa fede.
Alle ore 15 poi, per il ricevimento delle Autorità, si formò un corteo imponentissimo con in testa le scuole comunali, i Balilla, gli Avanguardisti e la banda musicale.
In questo solitario e romantico paese della Calabria, il quale diede il suo bel contributo di eroi per la grandezza della Patria, nessun corteo ebbe mai tanta grandiosa magnificenza; le anime rudi e buone di questi umili lavoratori della terra ne gustano ancora l’affascinante bellezza.
L’arrivo delle autorità suscitò un entusiasmo indimenticabile. Al saluto romano seguì un ovazione così delirante come soltanto le camice nere di Benito Mussolini sanno fare oggi nelle loro marce trionfali. E Dante Bottini – il battagliero e intrepido campione del Fascismo che consacra all’amore per la Patria il suo diuturno e faticoso lavoro – fu condotto in trionfo al suono dell’inno reale e di “Giovinezza” fino alla Piazza S. Rocco ove questo Fascio aveva fatto costruire una tribuna molto semplice ma abbastanza artistica e significativa.
E la cerimonia ebbe luogo in modo solenne di fronte ad una folla entusiasta e commossa. Il Rv. Arc. Ernesto Gliozzi, dopo  la benedizione del Gagliardetto, pronunziò un discorso politico patriottico che riscosse applausi fragorosi e generali congratulazioni.
Parlò quindi il Podestà del Comune Sig. Francesco Sergio, anima intrepida di combattente più volte decorato e fregiato di medaglia di argento per i suoi atti di coraggio ed eroismo, e con parola facile e vibrante di fede, quale fascista della prima ora portò il saluto della cittadinanza alle Autorità ed ai Fasci che vollero intervenire alla cerimonia ed inneggiò in fine alla salute del Re e del Duce per la grandezza d’Italia.
Al discorso del Podestà seguì quello del Segretario politico di Casignagna Sig. Micchia Domenico, il quale dopo aver rivolto un ringraziamento ed un saluto fervido e commosso alle Autorità, ai Fasci, alla Milizia e all’Arma Benemerita invitò le camice nere ad inneggiare alla salute del Re e del Duce per l’avvenire glorioso dell’Italia fascista.
Parlarono quindi molto applauditi l’Avv. Scali come oratore ufficiale di questa Sezione, l’on Bennati, il Dottor Naim Pasquale, il Sig. Francesco Borgia, Segretario Comunale di S. Agata il quale fu molto festeggiato per le sue ben note qualità d’improvvisatore di rime ed il Balilla decenne, Ciccillo Naim il quale seppe con molta disinvoltura declamare alcune brevi quartine scritte per l’occasione e che ci piace portare.
Eccole:
Gagliardetto, Gagliardetto
Fiamma ardente del mio cuore,
tu il mio sogno prediletto
sei sempre, sei l’amore.

Sei l’amore che consola,
che m’inebria di dolcezza;
sei la fede, unica e sola
che conquide, che accarezza.

Dolce fiamma dolce speme
Della Patria rinnovata,
tu mi guidi sull’estreme
vette eccelse, immacolata.

Pura fonte, pura luce
Salve a te cui il Fato arride,
salve ogn’ora al sommo Duce
che alla gran Patria sorride.

Chiuse infine la cerimonia il discorso del Comm. Dante Boattini. Egli svolse in sintesi chiara ed eloquente tutta la opera grandiosa del Fascismo dalla Rivoluzione ad oggi e con parola persuasiva ed affascinante seppe strappare all’uditorio fremiti di commozione ed un interminabile scroscio di applausi quando, magnificando il lavoro del Duce, auspicò al più grande avvenire d’Italia.
Il Comm. Boattini al termine del suo discorso fu fatto segno ad una imponentissima dimostrazione di affetto non solo da parte delle camice nere, ma anche da parte dell’immensa folla che assistette alla cerimonia. Ci è grato riferire a proposito questo episodio degno di nota: due popolane, staccatesi dal corteo, riuscirono a raggiungerlo mentr’egli scendeva dalla tribuna ed offrendogli due mazzi di fiori selvatici, vollero baciarlo in atto di ammirazione. Il Comm. Boattini ricambiò loro il bacio ricevuto e, vivamente commosso, ringraziò e per la manifestazione di simpatia ed affetto.
Quindi accompagnato dal’On. Bennati, dal Sottoprefetto e dalle altre Autorità, si recò al Municipio e alla sede del Fascio ove fu servito un Vermouth alle rappresentanze dei Fasci e a tarda ora proseguì in automobile verso la vicina Caraffa dove fu ospite gradito per pochi minuti del Cav. Pietro Mezzatesta, operoso ed intelligente Segretario politico di quel Fascio, nonché Podestà del Comune.
La giornata del 10 Ottobre rimane indimenticabile perché segna una pagina gloriosa ed epica della storia patriottica di queste popolazioni.
CORRIERE FASCISTA DI CALABRIA 21 ottobre 1926

mercoledì 21 giugno 2017

Corrispondente X (Reg. King Vidor - 1940)


Napoli 24 giugno 1917
R.mo Amico
   Nel numero di domani, il “Guelfo-Indipendenza” pubblicherà la sua corrispondenza da San Luca.
   Son dolente di non poterla accontentare per la pubblicazione se’ sui versi. Ella ben sa che il giornale non ha che una sola colonna dove poter accogliere qualche poesia: quella dei mosconi, la quale deve servire per tutto ciò che non fa parte della politica. Lo spazio riserbato ai versi è molto ristretto: appena, appena qualche sonetto, per quattro o cinque quartine, una ventina di righe al massimo. Come posso pubblicare i suoi 68 versi? – Avrei volentieri fatto una eccezione per i suoi che sono bellissimi, ma ne avrei avuto rimprovero da altri abbonati e collaboratori, ai quali ho dovuto respingere le loro poesie. Speriamo che aumentando il numero degli abbonati – ed in questo fido sul concorso di tutti gli affezionati alla santa causa della Religione e del Dritto possa questo giornale pubblicarsi almeno due volte la settimana ed allora vi potrà essere maggiore spazio per la parte letteraria ed io sarò in grado di contentare gli abbonati.
   Se mi manderà dei sonetti o delle brevi poesie, di venti, ventiquattro versi al più, glieli pubblicherò volentieri.
   E potrà fare, se vuole, ancora un’altra cosa. Scriva una corrispondenza riguardante la inaugurazione del telegrafo al santuario di Polsi e dica che Lei ha composto, per l’occasione, dei versi, dei quali riporteremo le ultime quattro quartine che sono veramente sublimi.
Sin qui posso servirla.
   Le ritorno la poesia con i francobolli.
   La saluto e mi creda
Dev.mo Servo
Nicola Montalbo

Nota
L'Amico a cui era indirizzata la lettera (ora giusti cento anni),corrispondente da San Luca, era lo zio Ernesto il vecchio.
   

Oggetti smarriti (reg. Giuseppe Bertolucci- 1979)


Municipio di PLATI’

 Deliberazione del Commissario Prefettizio

N. 9.

  OGGETTO.
Nomina del Cardinale Giustini a protettore del Santuario di Polsi.

   L’anno 1917 il giorno 24 del mese di marzo nell’ufficio Municipale di Platì.
   Il Commissario Prefettizio Sig. Rag. Domenico Aricò, assistito dal sottoscritto Segretario Comunale.
   Considerato che con recente disposizione Sua Santità Benedetto XV si è benignata nominare l’E.mo Cardinale Filippo Giustini, decoro e lustro della chiesa cattolica per le sue eccelse doti di virtù e sapere, a protettore del celebre santuario di Polsi, sito nella storica valle del nostro gagliardo Appennino;  
   Considerato che tale nomina riesce di sommo gradimento alle popolazioni della Calalria tutta e particolarmente ai cittadini di questo paese, che ha il vanto di aver dato i natali all’Egregio superiore sig Mittiga Giosafatto che con tanta abnegazione regge le  sorti del Santuario famoso, il quale con la sua operosità costante e zelo indefesso è rinato a novella vita ;
   Considerato che il detto santuario per la sua posizione topografica, seguendo sue remote tradizioni è da considerarsi anche come asilo sicuro per i viandanti che attraversano in ogni tempo l’aspro massiccio dell’Aspromonte;
   Interpretando i sentimenti di questa laboriosa e pia popolazione

DELIBERA

   Umiliare a Sua Santità Benetetto XV i voti più fervidi di ringraziamento per la speciale predilezione usata al celebre santuario.
    Inviare al degnissimo Cardinale Giustini l’augurio più sentito e riverente, nella piena fiducia che il santuario di Polsi si avvii verso un più fulgido avvenire mediante l'opera Sua illuminata e dotta.

                                         Il Commissario - firmato: ARICO’
                                           Il Segretario - firmato:  PORTOLESI

   Il sottoscritto Segretario Comunale certifica che la suestesa deliberazione venne pubblicata all’albo Pretorio del Comune nel giorno festivo 25 marzo 1917 senza seguito di opposizioni.

 Il Segretario - firmato:  PORTOLESI

   Platì 13 Aprile 1917

Il Segretario - firmato:  PORTOLESI

V. Il Commissario: ARICO’