E' di questi ultimi tempi la notizia secondo la quale si intende mettere mano, per farlo risorgere, al Santuario di Bombile. Per quanti - studiosi, ingegneri, giornalisti aspromontani, lettori curiosi, prossimi architetti a Reggio impegnati a fare rilievi, ma soprattutto per i platioti devoti di quel luogo di culto - ecco un bel testo dello zio Ernesto il giovane. Il libro che lo contiene era da me considerato irrevocabilmente perduto, causa l'esodo familiare. Invece ...
invece è custodito con cura gelosa da Bettina. Io la ringrazio e vi invito ad esserLe grati per averlo riportato alla luce.
IL SANTUARIO DELLA GROTTA DI BOMBILE
Bombile sorge su uno di quegli Schienali che, alle falde
dell'Aspromonte, declinano, a linee quasi parallele, verso il mare, aprendosi in
una piccola, ma ubertosa pianura, piantata di aranci e di ulivi, che erano l'anfiteatro
dell'antica Locri.
Dai fianchi di detti schienali, nettamente divisi l'uno dall'altro, da
torrenti e fiumare, si affacciano, sul mare, cittadine e contrade ridenti:
Patarriti, Portigliola, S. Ilario, Condojanni, Bovalino. Bombile, a differenza
degli altri abitati, sorge proprio nel punto in cui lo schienale sul quale si
adagia, come nido d'uccello, discende bruscamente a picco, dal lato Nord, su un
torrentello che si va a perdere nella fiumara dl Condojanni, e specialmente dal lato Ovest e Sud-Ovest, sul vallone della
Grotta o Ciccia, anch’esso affluente della fiumara di Condojanni. L’abitato è
così piccolo, che appena si intravede dalla zona costiera, da cui dista non più
di cinque chilometri; conta 650 anime ed è una frazione del Comune di Ardore
nella cui amministrazione ha
due consiglieri.
Vi si accedeva, fino a pochi anni or sono per una mulattiera tortuosa
ed irta di sassi, che serpeggiava lungo la collina, fino a raggiungere i duecento
sessanta metri di altezza, su cui è situato il paesetto; ora, invece, è in funzione
una rotabile, comoda ma non ancora rifinita, che lascia la statale 106 Jonica,
all'altezza di Km.91 e 800 metri. Tale rotabile attraversa, nel primo tratto di
due chilometri, la fiorente pianura della Marina di Ardore; poi, negli ultimi
tre chilometri, si inerpica, alquanto ripida, per vari tornanti, da cui
magnifico si slarga, tutt'intorno, l'orizzonte: dapprima è Condojanni, con la
sua torre quadrata, ultimo residuo di un antico castello; più in su, Ciminà,
distesa su una giogaia, come un panno messo ad asciugare al sole; da una parte
e dall'altra della strada, si allineano, a perdita d'occhio, ulivi verdeggianti
e mandorli, aranci e querce secolari, mentre l'aria è profumata dagli effluvi delle
erbe odorose, dei mentastri, delle nepitelle, della ginestra e della camomilla
che vi cresce abbondante.
Nei tempi trascorsi, non era difficile scorgere, nei cavi tronchi degli
alberi, sciami di api ronzanti intorno al loro alveare, tanto da giustificare in
pieno il nome di Bombíle, che si vuole derivato dal greco, e che significa appunto,
« ape ronzante ››.
Oscure ed incerte sono le origini del paese, sebbene lo stile delle
dimore più antiche, la foggia delle stradette, i ruderi di antiche abitazioni
che ancora affiorano dal terreno, assegnino a Bombile, un'origine molto antica,
mentre il sito dove sorge l'abitato fa supporre che esso sia stato rifugio
contro le incursioni dei Mussulmani di Sicilia, che, nel secolo X d.C.,
devastarono e distrussero la città di Locri, costringendo i suoi abitanti a
rifugiarsi sulle alture circostanti, dove fondarono, intorno a Gerace, discendente
diretta di Locri, numerosi altri centri abitati di varia importanza, come
Condojanni, Ardore, S. Nicola, Bovalino. Distaccato dall'egemonia di Gerace,
nel 1546 continuò a far parte della baronia di S. Nicola, seguendone le vicende,
passando cioè, via via, sotto la giurisdizione di Giovanni Ramirez, di Tommaso
De Marinis, di Scipione di Bologna, di Giovanni Capecelatro, di Carlo Gambacorta
e nel 1696, dei principi di Ardore.
Ma non interessa tanto la storia di Bombile, quanto, invece, l'oggetto
per cui il paese va giustamente nominato, specialmente nei circondari di Locri
e di Palmi, e cioè il caratteristico Santuario della Grotta, che, come dice lo
stesso nome, è costruito in una grotta scavata nel lato Ovest della roccia
sottostante al paese.
Anche le origini del Santuario sono circondate da fitte tenebre; nè
vale, in qualche modo, a diradarle, la leggenda che qui si riferisce sommariamente,
a titolo d'informazione, e che narra di un mercante, il quale, trovatosi in gravi
difficoltà in alto mare, fece voto alla Vergine di dedicarLe una statua, in
caso di salvataggio; eseguito il lavoro da un valente artista, esso fu affidato
dapprima alle sorti del vento, sul mare, poi, sulla terra, a due giovenchi
selvatici, i quali lo portarono fino al luogo dove ora sorge il Santuario. Tale
leggenda, che pure è consacrata in un canto popolare, non merita, in realtà,
alcun credito storico.
Si sa di certo, però, che sulla spianata della roccia dove sorge
Bombile, non molto distante dal paese, nella località detta «lo sperone ››, sorse,
nel 1502, ad opera dell'eremita Fra Giacomo da Tropea, compagno del B.
Francesco Zumpano, un Monastero di Agostiniani, di cui sono ancora visibili
alcuni ruderi. Si può pensare che la pietà di quei frati che vivevano nei Cenobi
li abbia portati a fare orazione e penitenza in una piccola grotta, scavata
nella roccia sottostante, e che tale grotta sia stata, a poco a poco, ampliata, adornata di altare e
di qualche statua o immagine della Vergine.
Un documento del 1507, custodito nell'archivio del Capitolo di Gerace,
reca che « sotto la timpa di Bombile … in
piedi la ditta timpa Frati Jacobo have comenzato a fare la grotta dove vole
stanziare esso et appresso voli fare la Ecclesia di S. Maria de la Grotta ››.
La statua di alabastro che oggi si venera nel Santuario, vi fu posta,
come dice il Sinodo di Mons. Mangeruva, nel 1625; ma poiché, sulla base di
questa statua si legge la scritta: S. Maria
della Grutta MDVIII, si deve arguire che essa fosse stata prima proprietà
degli Agostiniani e che la scritta sia di epoca posteriore.
Quando, nel 1653, papa Innocenzo X soppresse quel convento, non fu però abbandonata la chiesa della Grotta, la quale dapprima rimase affidata alle cure dei monaci del convento soppresso, finché vissero; poi, verso il 1700, fu aggiudicata alla giurisdizione del Seminario di Gerace.
continua ...
ERNESTO GLIOZZI
Tratto da:
STORIA E CULTURA DELLA LOCRIDE,
a cura di G. Calogero, Editrice LA SICILIA Messina, 1964