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domenica 13 marzo 2016

A sud rullano i tamburi (reg. William Cameron Menzies -1951)

La foto ritrae Michele Trimboli alias Giamba, con altri suoi colleghi ad Acquaro. E' inserita nel volume Le figure inquiete, Franco Angeli del 1989. Autore del libro come della fotografia è Francesco Faeta.

giovedì 10 marzo 2016

Il colore della menzogna (reg. Claude Chabrol - 1998)




PLATI’ – Perché criminalizzare un intero paese?
Dove nasce la ‘ndrangheta
Troppo facile per gli inviati del Nord fare di tutte le erbe un fascio

Platì --- E’ nato un caso Platì. Fiumi di inchiostro descrivono ormai da cima a fondo questo paesello abbarbicato sui contrafforti aspromontani. Chi come noi è attaccato visceralmente a questo paese, lavorandovi in esso come segretario della locale scuola media da otto anni, sente il bisogno di evitare, con qualche riflessione, che si compia un orrendo crimine. E‘ facile asserire Platì è mafia, Platì è delinquenza dedita ai sequestri di persona. Platì droga. E’ semplicistico. Il mio maestro mi insegnava a cogliere in ogni aspetto della realtà le cose più apparentemente più insignificanti, per leggere meglio gli accadimenti. Un dubbio mi assale leggendo tutti quesii articoli: chi ha interesse a criminalizzare questo centro aspromontano. Certo il sequestro di persona è un crimine orrendo che va perseguito con severità, specie se consumato su vittime indifese e bambini innocenti. Siamo stati i primi a chiedere giustizia per Marco Fiora. Ma scrivere che il parroco è piccoletto, tozzo e dall’aspetto contadino (quando questi, tra l’altro, è alto e di aspetto distinto) senza offendere la suscettibilità dei contadini, è per lo meno ridicolo, denota dilettantismo nella ricerca giornalistica che spesso si affida a soffiate sbagliate che generano solo confusione di uomini e cose. Se si vuole rendere un utile servizio al paese di Platì, bisogna starci almeno due o tre giorni e sforzarsi di capire perché esso oggi sale agli oneri della cronaca nazionale. In campo ci sono erbe cattive ed erbe buone; allora cerchiamo di capire perché da una piccola società sana, amante delle lettere e della musica, dove il mestiere di sarto e falegname erano diffusissimi e la pastorizia e l’agricoltura fonti di lauti guadagni, è nata, a sentire i giornali, una contadina mafiosa e dedita a ogni sorta di traffico illecito.  E’ naturale poi, che i platioti si chiudano a riccio e affermino che la ’ndrangheta non esiste! Quali servizi sociali sono stati creati in questo paese? Lo Stato si è posto il problema del ruolo che la scuola deve esercitare in questo paese aspromontano? Sanno i giornalisti delle grandi testate che gli insegnanti della scuola media per sette anni non hanno avuto una lavagna e una cattedra e solo quest'anno hanno ricevuto questo premio, dopo la visita del signor Provveditore? Perché poi lamentarsi se lo Stato è visto come un nemico? Perché non si perseguono con identica e rabbiosa mordacia i centri del malaffare politico, i nuovi ricchi che prosperano indisturbati? Perché solo la gente semplice, indifesa e non protetta, quando si consumano giornalmente soprusi che restano impuniti? Aveva ragione da vendere Sant’Agostino quando affermava che “quando ne sia bandita la giustizia che altro sono i regni se non ladronerie”? Se questa compagnia si accresce fino ad occupare un paese, a impadronirsi di città, soggiogare i popoli: allora essa prende ii titolo di regno; titolo che gli assicura non la rinuncia alla cupidigia ma l’acquisto delle impunità.
Questo sta accadendo a Platì: il ladrone è definito corsaro perché ha una piccola e fragile nave che lo proteggere; le consorterie partitiche che hanno occupato lo Stato e hanno una grande flotta sono chiamati imperatori! Restituiamo perciò le giuste dimensioni ad un paese che non presenta pericolose forme di delinquenza, ma ha in sé energie sufficienti che vanno coraggiosamente tirate fuori.
Sono andati a leggersi i signori giornalisti le poesie di un poeta del luogo, un certo Tassone? O i famosi carteggi del maestro Rosario Fera commissario in Platì ai tempi del fascismo? Con debito di riconoscenza a questo figlio di Platì voglio citare il tratto terminale di una delle sue epistole datata 14 marzo 1924: “Avremo modo di vedere e documentare da quale parte stanno le azioni turpi”.
Allora sì, egregio signor maestro, che potremmo divertirci e sollazzarci; allora sì che la predica sarebbe stata proficua in questa Santa Quaresima e gli amici ne avrebbero tratto ammirazione.
Perciò cari politici e giornalisti, prima di assumere atteggiamenti schizofrenici con inutili e dispendiose parate sull'Aspromonte, cerchiamo di non assumere decisioni che poi sono destinate a tramutarsi in vere e  proprie disfatte. Platì non può conoscere solo le manette come presenza dello stato. Ha bisogno di un grosso intervento sul piano occupazionale, sul piano delle strutture scolastiche, ricreative e culturali. Solo così si eviterà l’incancrenirsi del male e si renderà giustizia ad una popolazione che non merita la criminalizzazione indiscriminata.
Gianni Carteri, Giornale di Calabria, venerdì 12 agosto 1988

Cercatemi per favore il giornalista che ha descritto lo zio Ernesto piccoletto, tozzo e dall’aspetto contadino  vorrei dirgli che lo zio per ben due volte ha ricevuto la visita, entravano dal balcone, dei Reparti Operativi Speciali, per incarico del Grande Inquisitore, terrorizzando la zia Amalia. Al galantuomo voglio mandare una pignolata messinese o una cassata palermitana ogni anno.
Questo vecchio articolo dell’ormai compianto Gianni Carteri lo potete non condividere o aggiustarlo a piacere vostro, rimane fresco l’omaggio e l’incitamento al paese per spianarsi un futuro a testa alta, con le proprie forze, senza interventi forestieri.


mercoledì 9 marzo 2016

Cuori nella tormenta (reg. Carlo Campogalliani - 1941)

 
                                                   


Sperdute per le campagne, piccole casupole sono albergatrici di tanta povera gente che, vive lontana dal mondo e dalla civiltà, priva di ogni bene e talvolta anche di sostentamento. E laggiù, tra quei sentieri, per gli erti colli, e le anguste vie noi raggiungiamo i tuguri, cui l’idea non potrebbe costruire nell’immaginazione, e se gli occhi non si posano a guardare, se la pietà non spinge i passi fin laggiù.
Quanto è provvidenziale il nostro sacrificio! Come quella infelice umanità ci tende la mano con un volto stirato dal dolore ed un fievole lamento sulla bocca = ed accoglie la pasta e la farina per il fisico sfinito, ma crederemmo ancora molto opportuno poter offrire dei formaggi e dei biscotti a quei bambini, il cui sorriso innocente e imploratore penetrando, commuove il nostro cuore. E non senza difficoltà da parte nostra, ma tanto sacrificio ci costa tal missione, poiché sotto il sole e la pioggia, il vento oppur la bora, noi raggiungiamo instancabilmente e senza mezzo di trasporto i più reconditi e lontani borghi, appunto poiché la nostra coscienza di cristiane e la nostra tenerezza di donna comprende l’opportunità di continuare questo umanitario compito.
Dapprima la povera gente giungeva al nostro ufficio per prelevare il materiale loro diretto, ma ormai attendono alle proprie case, ove ci accolgono e, con una lacrima di gratitudine, che vela il senso vivo del loro ringraziamento, ripetono commosse: ritornate!


Questa breve commovente prosa anonima era tra le carte conservate dallo zio Ernesto il giovane. Leggendolo viene alla mente lo stile letterario e la partecipazione di Umberto Zanotti Bianco. La  femminile scrittura  fa pensare ad una suora con un cuore infinito.

Leggetela con sottofondo questa bella canzone di Mavis Staples


lunedì 7 marzo 2016

Fuochi d'artificio (reg. Gennaro Righelli - 1938)



s. anna 9
Carissimo Don luigi noistiamo tutte beni
 lostesso auguriamo da voi Dunque
Caro Don luigi se voi voleti  e paessaere
Dopo tanti anni veramenti volevamo
Sparari i fuochi artificiale sevoleti
E così noi vifaremo di stare atutta la
Popolazione contenti tanti saluti la
Ditta Manfre Carmelo Pirotennico
S. Anna di Seminara

domenica 6 marzo 2016

La fine dell'innocenza (reg. Massimo Dallamano - 1975)


Negli anni del secondo dopoguerra, alle occupazioni contadine diffusesi nelle campagne del sud il governo reagisce con l'invio di reparti di polizia. Alcuni contadini vengono uccisi, numerosi altri feriti, centinaia altri arrestati. Inizia il declino della cultura contadina.
Così termina Il ponte di San Giacomo, l'ideologia della morte nella società contadina del Sud di Luigi M. Lombardi Satriani e Mariano Meligrana, Rizzoli, 1981  finito di leggere appena stamattina. Subito la mente è andata  ad un articolo della Gazzetta del Sud del 1988 in cui venivano elencati tutti i sequestri di persona avvenuti in Calabria  a cominciare dal 1963.
Facile pensare che tutto quadra. Mi sbaglio?

PS, post scriptum, non polizia di stato: la foto in alto non ha niente a che vedere con quanto scritto. Riconosco soltanto lo zio Michele fratello della nonna Lisa, il primo in basso alla vostra sinistra con baffi e occhiali cerchiati scuri, con altri amici supra o serru, una domenica primaverile nell'immediato dopoguerra.

giovedì 3 marzo 2016

Morti e sepolti (reg. Gary Sherman - 1981)

PERSONALE

all’Illustre Cav. G. BASILE
Commissario Prefettizio
  Platì


Al Signor Commissario Prefettizio
dell’Alpestre Comune di Platì,
chiedo con la presente un armistizio
sull’ordinanza di cui parlo qui:

Pria che a Battaglia il rio, macabro ruolo
del Cimitero passi, o Commissario,
sappia che al Cimitero io già ci ò un suolo
con deliberazion ch’è nell’ossario.

S’intenda per ossario un certo vaso
ov’è deposta la sapienza antica
dei Satrapi di un tempo ormai lontano
a cui memoria non ci lega amica.

Il fatto andò così: mio nonno Oliva
Giacomo fu Saverio, ebbe concesso
pel suo terreno al camposanto annesso
(e che il Comune allor gli requisiva,

Per dare al luogo pio forma quadrata
qual’oggi la si vede) un’area uguale
dentro il recinto e prossima all’entrata
per costruir la casa sua tombale.

E il Sindaco del tempo, un altro Oliva,
cosa rara a Platì, pur n’ebbe cura,
per il visto di rendere estensiva
tal deliberazione in Prefettura.

Tal documento come avanti ho detto,
trovasi seppellito nell’ossario,
posto nella magion “ dell’INTERDETTO
per voler di Dionigi ... il segretario.

Soltanto può ordinar l’esumazione
del documento, Vostra Signoria
per sincerarsi della posizione
ch’io la prospetto in brutta poesia.

Io non potrei, mio Commissario Egregio,
frugar di carte in tal cataste immane
per far valere tal mio privilegio,
di D. Camelo a ciò varran le mani.

Capirà, commissario, i miei parenti
furon tutti sepolti per mia cura
chi di quà, chi di là. si o no,contenti,
ma io voglio un posto fisso a sepoltura.

Perciò, la prego, Illustre Commissario,
di voler ordinar ricerca attiva
del documento tanto necessario
per tal sistemazione definitiva.

Ma se di ciò che fu, Vossignoria
niente più ne volesse sapere,
il ruolo passi a questa Esattoria
ch’io tosto farò ossequi al Suo Volere.


Pagherò all’Esattor con le altre Imposte
pure questa, ma sol quando le brume
scenderan nel Novembre per le coste
della montagna, e ingrosserà qui il fiume ...

Ma senta, e questa è cosa necessaria,
ch’Ella qui sappia, a patto che niun guasto
le ulive avran da mosca “ GIUDIZIARIA
che ogni anno ingoia, ahimé in suo FIERO PASTO.

Or mi consenta, Illustre Commissario,
di dirle i sensi della mia osservanza
con l’augurio che ancor per tempo vario
Ella ponga tra noi Sua ambita stanza.

E con indefettibil devozione,
mi ritengo il suo: Giacomo Tassone.

il dì ventiquattro di agosto
dell’anno sedicesimo dei Fasci
che l’Italia e il Mondo han messo a posto
onde il nemico in rabbia sua si accasci !!!

Giacomo Tassoni Oliva


Come sempre nelle poesie di don Giacomino (nella foto) troviamo il ritratto della vita platiota con allegati fatti, luoghi e persone da tempo... sepolte.




mercoledì 2 marzo 2016

Et in terra pax ( reg. Matteo Botrugno, Daniele Coluccini - 2010 )



Arcipretura di “ S. Maria di Loreto “
Platì ( Reggio Cal. )                                                                            lì, 10 Ottobre 1967
CONTRATTO
ààààààààààààààààààààààààààààààààà

Tra il rev/do arciprete monsignor Giuseppe Minniti e il rev/do don Francesco Gliozzi, con l'approvazione di Sua Eccellenza Monsignor Michele Arduino, s'é stabilito il seguente contratto che avrà valore non appena firmato dalle due parti :
Don Franesco Gliozzi accetta di essere l'economo coadiutore dell'arciprete Minniti, di collaborare fraternamente,osservando quanto appresso:
1° Non assentarsi mai dalla parrocchia senza previa intesa con l'arciprete.
2° Assistere gli ammalati ,anche di notte, quando la necessità lo richieda.
5° Prendere a cuore l'azione cattolica maschile per la quale c'é tanta necessita di assistenza .
4° Essere sempre disposto per le confessioni dei fedeli .
5° Impartire con puntualità le venti lezioni nelle scuole elementari, secondo le disposizioni dell’Ufficio Catechistico Diocesano.
6° Svolgere nella chiesa del Rosario soltanto le seguenti funzioni ed in orario che non rechi disturbo a quelle celebrate nella Matrice :
Funzione alla sera per tutto il mese di ottobre , novena dell’Immacolata al mattino, una sola santa messa nelle domeniche e feste dell’anno, il 2 novembre, il giovedì santo e nei primi lunedì del mese.
Nei giorni feriali é vietata la celebrazione anche da parte di altri sacerdoti;don Francesco Gliozzi darà la preferenza  alla chiesa matrice, quando la necessità lo richiederà, nei giorni liberi  celebrerà nella cappellina dell'Asilo sempre previo accordo con la madre superiora .
L'arciprete don Minniti, oltre ai proventi di stola che consegnerà ogni fine mese a don Gliozzi,secondo la tabella diocesana;corrisponderà il compenso annuo di £ire centomila pagabile alla fine di ogni trimestre in trimestre in ragione di £ire venticinquemila ogni trimestre.
In caso di inadempienza a quanto sopra stabilito, il presente contratto potrà essere dichiarato nullo, sempre dopo aver sentito il parere del Vescovo diocesano .

Nostru Signuri dissi
               a S. Micheli
Cu pili russi non fari cumpari
Orbu di nocchiu e zoppu di nu pedi
sunnu li nimici capitali. 


giovedì 25 febbraio 2016

Poor Old Dirt Farmer - Levon Helm


Oh the poor old dirt farmer,
He's lost lost all his corn
And now where's the money
To pay off his loan


Queste foto mi danno l'occasione di ricordare Levon Helm il cantante batterista della Band, gruppo mitico del rock americano. Martin Scorsese quando diresse The Last Waltz nel 1976  gli girava attorno isolandolo da  tutti i suoi colleghi on stage. In quell'occasione Levon Helm solcava il palco quando cantava The Weigh e The Night They Drove Old Dixie Down. Il testo di Poor Old Dirty Farmer è di  Tracy Shwarz, un altro grande cantante dell'area Cajun.









mercoledì 24 febbraio 2016

Stasera piango - Pino Trimboli




STASERA PIANGO
Stasera piango pensando a te che sei lontana, tanta lontana da me. Stasera piango pensando agli altri che sono felici, mentre io sono tanto triste e sono senza te.

Il sole non avrà più il suo calore, la luna non avrà più il suo colore, il mare non mi fa più sognare se tu, se tu non sei, non sei più qui con me.

Stasera piango pensando a te, le mie lacrime saranno triste come la pioggia che viene giù.........

LASCIA CHE QUALCUNO PIANGA
Lascia che qualcuno pianga ma tu vieni con me,
dammi la tua mano stringiti forte a me,
Lascia che qualcuno pianga
dammi i tuoi baci, prenditi le mie carezze
la vita ti sembrerò più triste senza di me,
il mondo ti apparirà sempre più crudele lontana da me
e vorrai, vorrai tornare accanto a me
lascia che il vento porti via le sue parole ma tu vieni con me
lascia che il sole asciughi le sue lacrime ma tu vieni con me
dammi il tuo amore, prenditi la mia vita ed io per sempre t'amerò.

Nella foto Pino Trimboli è il portiere, alle sue spalle in alto Pasqualino Violi e la squadra era la Folgore.


Il tutto con il contributo di Mimmo Perre 

lunedì 22 febbraio 2016

La storia infinita (reg. Wolfgang Petersen - 1984)



   

NON SI AFFRONTANO NEANCHE I PICCOLI PROBLEMI

Lo Stato è latitante: allora provvediamo noi


NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE

PLATI', 28. Avevano persino avvisato' Michele Giamba a tenersi pronto,con il tamburo di pelle d'asino a suonare il tam tam della contestazione. Ma Michele Giamba, preso dai suoi studi danteschi si è addormentato. Avrebbe fatto senza dubbio la parte di “ Fronte di Rocca “ che capeggiava i careresi quando al grido di " viva il re e viva la regina ", come dice Francesco Perri, andando ad occupare le terre di Ancona, Carruso, Angelica e Flavia usurpate dai grossi e pingui agrari. Qualcuno avrebbe voluto vedere, come nel dipinto « Fragalà » di Ernesto Treccani la scena dell’ occupazione delle terre del marchesato.
Ma questo non è successo.
All’alba quando l’ultima stella scompariva dietro il Calvario dai vicoli dell'Ariella al Vignale, ai Giardinello sino alla chiesuola si sono trovati tutti in piazza. C'era da scalare l”Aspromonte, dall’aria un po'corrucciata, con la siepe di nubi a grondaia su Monte Scorda.
Si riempirono i camion, ogni mezzo si stipò come nei vecchi autobus di linea quando, nel secondo dopoguerra, le persone si accovacciavano persino sul tetto si utilizzarono persino gli asini, mancò all’appuntamento soltanto uno, il più vecchio, falcidiato tempo fa, ahimè, dai colpi di mitra e lupara.
L’ appuntamento era al Fonte di Cromatì sulla statale 112 impropriamente detta strada. Qualche buontempone intrecciò con oleandri, ginestre e mirti una corona con la scritta” ANAS “. Fu buttata fra la commozione generale nel ruscello sottostante. La commemorazione fu significativa. Quindici anni fa il ponte fu coperto da una montagna di detriti a qualche giorno dal collaudo. L'ANAS era arrivata,come si disse, a “tumulazione avvenuta “.
Al passo della Rondinella 660 persone erano precedute dalla ruspa rumorosa di Peppe “ u maistru “, allegro e scanzonato. Spesso si ride per non piangere. Dietro con badili e picconi tutti gli altri ad aprire al traffico una strada statale su cui da tempo l’ANAS, aveva steso un certificato di morte. Un’ amara storia di intrallazzi, beghe, progetti scomparsi e poi riapparsi come nel cilindro del più bravo prestigiatore.
Questa volta a Platì hanno detto basta.
Si sono sostituiti alle carenze dello Stato,hanno offerto le proprie braccia per garantire un pubblico servizio che una burocrazia borbonica e lontana un anno luce ha sempre negato.
La strada Statale 112 di Aspromonte è persino scomparsa dalla più aggiornata cartografia europea. Chiusa al traffico dopo l’alluvione del 1951, fu ripristinata per garantire soltanto un sicuro rifugio a branchi di capre e pecore allo stato brado che vi dimoravano fra i colpi assordanti dei clacson degli automobilisti. E' stata sempre considerata come il termometro della strafottenza burocratica e del pressapochismo politico. Una volta si bruciava il municipio o l’ufficio delle tasse, oggi i cittadini di Platì hanno messo in mostra una nuova forma civile di contestazione. Ci sostituiamo allo Stato, dicono contenti.
In due giorni di lavoro si sono fatti miracoli. Le previsioni catastrofiche di miliardi che si dovevano spendere, per ridare una strada decente ai due versanti dell'Aspromonte sono state smentite. Si è rifatta una strada con pane ed olio. Un pane duro e raffermo, tagliuzzato a dadi di cui i platiesi non buttano neppure le briciole. Una lezione di coraggio e dignità che fa meditare tutti.
Antonio Delfino

Articolo apparso sulla GAZZETTA DEL SUD il 28 luglio 1972. All'epoca dello scritto di Antonio Delfino erano passati ottantanove anni dalla firma del contratto tra l'impresa Rescigno e don Filippo Gliozzi pubblicato qualche giorno addietro. Aggiungete altri quaranta quattro anni per arrivare ad oggi e l'unica novità è l'incompiuta strada, arrestata iaffora a ntinna, che doveva sostituire la 112.Comunque non demoralizzatevi la strada è percorribile, bellissima così com'è ... pericolante.



Delle due ultime foto a colori la prima è di Carannante, la seconda di Michele Papalia.