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mercoledì 25 novembre 2015

Il grande attacco (reg. Umberto Lenzi - 1978)



Historicus racconta
Il bombardamento di Platì

Sabato 23 Agosto 1943, giorno precedente la festa della nostra Patrona Santa Maria di Loreto, gli anglo-americani, durante la 2° guerra mondiale, sferrarono un attacco aereo su Platì.
La gente cercò scampo nella fuga sulle nostre montagne, nelle case dei ricchi restarono gli uomini perché non andassero a rubare i ladri.
Fu esposta la statua della Madonna di Loreto sul sagrato della Chiesa Matrice e si racconta che, passando di là, un ufficiale del nostro esercito depose le sue medaglie sul braccio della Madonna.
I vecchi del paese, quando lo ricordano, dicono che fu un miracolo perché le bombe caddero vicinissime all’abitato e rimasero inesplose, altre, pur esplodendo vicino alle persone le lasciarono illese.
                                                                                                                                                                                                                                                                       Crea F.  3 C

Tratto da Il Giornalino
numero unico degli alunni della SC MD ST “ D.PERRI “ Platì Cirella a. s. 1997/98

lunedì 23 novembre 2015

Sono nato, ma ... (reg.Yasujiro Ozu - 1932) pt 2




                                                                           Fairfield 12 - 2 - 86

                                  Carissimo reverendo Don Ernesto
Rispondo alla vostra ed me tanta gradita notizia. Sono lieto saperve bene.
Io non dico bene però vado pian pian ...
Dunque apprendo con gioia la vostra scoverta verso la mia discendenza da i Trimboli
Sento come dite quanto faticoso fu il vostro lavoro spogliare tutte i libri parrochiale..
Reverendo. Io non trovo mode e parole per poterve ringraziare della vostra bontà verso di me per impegnarve con tanta pacenza.
Queste ricerche che voi havete fatto sono miei ricordi. Come pure vostre, che io lasciarò ai miei discendente, dato chè portano vostro nome e cognome cioé la vostra firma.
Dunque visto come dite che il primo Trimboli di cui si trova menzione è NUNZIATO, nato da Francesco Trimboli e da Mittica Rosaria il 30 marzo 1761; questo nome sconosciuto nella nostra parentere, come pure la moglie Mavrelli, come è scritto o credo forse Marvelli, qui io penso derivava da Ardore; ossia Panduri che fu terremotato nel 1783.
Francesco Trimboli sposo a Rosaria Mittica.
Non si sa se di prima fu a Platì e poi a Panduri o prima a Panduri e dopo a Platì
Secondo quanto io penso fu un coloni. O’ un brigante affavore della Famiglia del Marchese: Vito Nunziante di Gioia Tauro perché io mi credo questo. Dato ché esistono i muri  della chiesetta di S. Vito secondo il detto famigliare.
I terreni furono coltivate del nonno di mio padre Giuseppe.
Giuseppe ebbe più di 6 maschi e 2 femmene.
Tutti furono chiamati i Gaetanare dai platiesi (detto per Gaitano) un figlio della grande famiglia
Questo nome nessuno delle Trimboli l’ha portato avanti. fu saurito come quello di Nunziato,
però il nome Senoli, deriva dopo di questa famiglia o famiglie, prima il locale era forze S. Vito, unito forze a Panduri.
Ora sono un po imbarazzato, perché secondo i vostri dati trovati nei libri? Io prima cercavo la mia discendensa; adesso devo fare ricerche sulla mia nascita, perché voi mi trovate nato nel 1912. Io ho scritto e creduto della classe 1913; nato, registrato allo municipio Trimboli Bruno Antonio 24 Febraio 1913
Comunque capisco quanto difficile furono per voi queste  scutrine personale;  e si può scambiare una persona per un altra. Come pure sono in dibbio? Che alla chiesa i bambini venivano registrate subbito alla nascita; però al comune andavano quando volevano
Finisco credo che potete capire il mio maloscritto. Grazie infinite per vostro grande lavoro. Accettate il mio piccolo dono, mai per paga,ossia che voi avete bisogno della mia moneta; lo faccio di mia spontania volontà. Sono 150 dollare fatte a lere italiane
Augurandovi di trovarvi bene. mi dico vostro aff.mo
Bruno Trimboli

Mr Bruno Trimboli
1 stella st
Fairfield west
Sidney 2165
N S W Australia

Sarebbe stato più divertente e avvincente ricostruire la storia del paese con la competenza del signor Bruno Trimboli e le conoscenze zio Ernesto. E nella risposta del signor Trimboli si va dalla Storia Patria alle origini dei nuclei familiari.

domenica 22 novembre 2015

Sono nato, ma ... (reg.Yasujiro Ozu - 1932) pt 1


                                                                                          Platì, 21.1.1986
Gent.mo Sig. Trimboli,
giusta vostra richiesta con lettera
del 19.9.1985, ho fatto ricerche sulla Vostra discendenza, e dopo lunghe e faticose ricerche, perché ho dovuto scorrere quasi tutti i libri parrocchiali, sono arrivato ai seguenti risultati, che credo siano esatti.
Il primo TRIMBOLI di cui si trova menzione è NUNZIATO, nato da Francesco Trimboli e da Mittica Rosaria il 30 marzo 1761; non si dice da dove provenga. Nunziato sposò, in data imprecisata, Mavrelli Caterina (neanche questa si sa da quale paese proveniva) ed ebbe, fra gli altri figli FRANCESCO, nato il 24 luglio1790, e GIUSEPPE, di cui non si trova la data di nascita (forse tra il 1790 e il 1800). GIUSEPPE sposò il 24 novembre 1823 Stalteri Domenica di Domenico, ed ebbe, fra gli altri, ANTONIO (nato verso il 1848) che sposò Fera Francesca, e FRANCESCO (o FRANCESCO BRUNO). FRANCESCO (o Francesco BRUNO) sposò il 20 settembre 1852 Trimboli Maria ed ebbe, fra gli altri, il figlio DOMENICO, nato l'8 aprile 1868, il quale sposò Parisi Rosa ed ebbe i figli: Francesco, Michele,Rosario, Antonio, Giuseppe, Maria e BRUNO (che siete Voi). Voi avete sposato il 30 dicembre 1937 Sergi Caterina di Domenico e di Catanzariti Caterina (chiamata invece Santa).
Quindi la Vostra discendenza si può cosi ricostruire:
nato ? TRIMBOLI FRANCESCO sposa Mittica Rosaria
nato             1761: NUNZIATO = sposa Mavrelli Caterina
nato             1790: GIUSEPPE   =  sposa Stalteri Caterina
nato             1825: FRANCESCO sposa Trimboli Maria
nato             1868: DOMENICO  = sposa Parisi Rosa
nato             1912: BRUNO = sposa Sergi Caterina
Se in seguito potrò fare altre ricerche e trovare altre notizie, sarò lieto di comunicarvele.
Lieto di corrispondere con Voi e con l'augurio di ottima salute, Vi porgo ì più distinti saluti.
Vostro

(sac. Ernesto Gliozzì)


giovedì 19 novembre 2015

La tavola dei poveri (reg. Alessandro Blasetti - 1932)






Ah, come tagliava a mezzo i pomodori, come li annusava per saziarsene all’odore, come li affettava delicatamente e li disponeva nel piatto, rossi e verdi come smalti coi semi rugiadosi e dorati, e poi versava l’olio a filino dalla bottiglia, sminuzzava un rametto di basilico quasi bruno, li incipriava d’origano, li abbelliva con frammenti di aglio, li salava con parsimonia, e poi mescolava, faceva una montagnola d’essenze che stecchiva all’odore, mentre noi inghiottivamo a vuoto, avendo davanti i piatti nei quali egli versava i pomodori prendendoli con un cucchiaio, li umettava dell’olio rimasto e infine ci diceva di mangiare. “ Mangiate, figli, e divertitevi, perché l’estate è tra noi ... “ D. Zappone, Il mio amico Hemingway e altri racconti citato da Vito Teti ne Il colore del cibo, 1999, Meltemi.

Nota: l'antipasto, la base è con i biscotti di Platì, è mio; il primo, tagliatelle, è di Antonella che sta a Barcelona; il secondo, baccalà fritto con peperoni ciurrameschi, mio; i cannoli, di vera ricotta a chilometro sotto zero, de Il Fienile che sta a Floresta nel cuore dei Nebrodi. buonappetitoegraziedell'invito 

mercoledì 18 novembre 2015

lunedì 16 novembre 2015

Ricorda il mio nome

Amici, in questo elenco di oggi mi pare che ci siamo un po tutti


-Perre Domenico Antonio(21.6.1936/74-76)di Francesco cicerca e Lentini Maria di DomenicoAntonio.
-Sergi Anna(25.6.1936/75-79)di Rocco petru e Calabria Francesca di Antonio tizzuni.
-Sergi Rosario(25.6.1936/75-80)di Michele 'mbilli e Murabito Elisab.di Dom.
-Sposato Giuseppe(28.6.1936/76-82)di Antonio zingareju e Giordano Caterina di Giuseppe.
-Papalia Francesca(28.6.1936/76.83)di Fr. carciutu e Trimboli Cater.di Franc.
-Perre Pasquale(28.6.1936/77-85)di Rocco Rosario ciucia e Catanzariti Francesca di Pasquale.
-Trimboli Michele(28.6.1936/77-86)di Salvatore judici e Romeo Maria di Dom.
-Barbaro Pasquale(239.6.1936/78-87) di Dom. pìllari e Agresta Maria di Pasq
-Stalteri Caterina(31.12.1935/78-88)di Gius. caccianti e Papalia Cater.di Dom
-Violi Emilia(5.7.1936/78-89)di Pasquale cocciularu e Ciampa Maria di Vinc.
-Mittiga Elisabetta(5.7.1936/79-90)di Agostino cinnarella e Sergi Maria di Br.
-Mittiga Anna(2.12.1935/79-92)di N e Mittiga Anna di Giuseppe cinnarella.
-Pangallo Bruno(5.7.1936/80-93)di Franc.facciuja e Romeo Giuseppa di Pasq
-Zappia Anna(12.7.1936/80-94)di Gius. cirejotu e Zappia Immacolata di Pasq.
-Mittiga Rocco(1.8.1936/82-99)diAntonio savarè e Tripepi Eugenia di Rocco.
-Carbone Francesca(5.8.1936/82-100)di Pasq. ranco e Catanz.Cater.di Dom.
-Ielasi Antonio(9.8.1936/82-101)di Franc. carvuneju e Catanz.Rosa di Saver.
-Trimboli Giuseppe Antonio(20.8.1936/83-103)di Saverio nicìa e Perre Maria Annunziata di Saverio.
-Catanzariti Giuseppa(14.8.1936/84-107)di Domenico giarruni e Papalia Maria Orsola di Sebastiano.
-Catanzariti Michele(30.8.1936/85-108)di Saverio e Perre Anna di Ant. ciucia.
-Portolesi Saverio(31.8.1936/85-109)di Francesco scarpanova e Sergi Rosa di Giuseppe bellumassaru.
-Papalia Francesco(6.9.1936/85-110)di Giuseppe carciutu e Barbaro Serafina di Francesco zumpanu.
-Pangallo Giuseppe(13.9.1936/86-111)di Domenico facciuja e Trimboli Assunta di Giuseppe.
-Ielasi Domenico(17.9.1936/86-112)di Rosario carvuneju e Catanzariti Caterina di Saverio.
-Trimboli Maria(27.9.1936/87-114)di Antonio furnari e Trimboli Rosa di Antonio furnari.
-Garreffa Guglielmo(27.9.1936/87-115)di Michelangelo Francesco Pasquale barabba e Bartone Maria di Francesco.
-Perre Antonio(11.120.1936/88-117)di Adamo Gilardo ciucia e Treccasi Giuseppa di Giuseppe.
-Demarco Serafina(8.11.1936/89-119)di Francesco miscita e Barbarto Maria di Francesco.
-Zappia Caterina(12.11.1936/89-120)di Giuseppe e Mittiga Maria di Antonino barba.
-Violi Francesco(15.11.!936/89-121)di Antonio francuni e Trimboli Anna di Fr.
-Portolesi Caterina(2.11.1936/90-122)di Pasq. lucìu e Spagnolo Maria di Fr.
-Pangallo Marianna(21.11.1936/90-124) di Franc.jemiju e Pangallo Caterina di Domenico batazzu

domenica 15 novembre 2015

Il conto è chiuso (reg. Stelvio Massi - 1976)

Alla presenza di noi qui sottoscritti testimoni D. Francesco Gliozzi del fù D. Carlo a ceduto a suo Nepote Sacerdote D. Filippo Gliozzi la valuta di docati ventitre di terra nella contrada Boschetto, cominciando dal pezzetto di terra cosidetto Colicchiata, che fù periziata dal perito massaro Antonio Trimboli Judice eletto di comune consenso per una stoppellata e mezzo, e il rimanente poi fù assignato di terra boscosa, che si estende sino alle pietre grandi che sono a direzzione di acqua pendente. Gli altri tre limiti poi sono dalla parte di oriente lo stesso compratore, da mezzogiorno il Sig.r Furore, e da ponente gl eredi del fù D. Domenico Gliozzi. La suddetta somma di docati ventitre a compimento dei docati sessanta che una volta erano dritti che avea acquistato D. Francesco Fera coll’istromento dei sei novmbre 1833 fatto dal Notaro Palumbo di Oppido, e che poi furono acquistati dal suddetto Sacerdote D. Filippo Gliozzi a di 7 Luglio 1858. Ed a cautela
Platì li 30 Marzo 1862
Sacerdote Giuseppe Fragomeni testimone
Diacono Saverio Mittica testimone

Giuseppe Gliozzi

Nota: per merito di Francesco di Raimondo recentemente è venuto alla luce che il diacono testimone Saverio Mittica, zio della nonna Lisa, a Napoli pubblicò due novelle, Il tesoro dei carcerati del 1878 e La casa dello speziale del 1879. 

giovedì 12 novembre 2015

La città dolente



Le immagini riaffiorano, stranamente insistenti, inframmezzate da vuoti. Vedo ancora quei ragazzi, vedo le loro labbra mobili e i loro biondi riccioli di discendenza nordica che smentivano la gravità del loro contegno. E rivedo lo zio che, chino in avanti per meglio ascoltare la musica, si accarezzava i baffi con la mano sana sulla quale brillava una pietra incastonata in oro massiccio - uno scarabeo dell'antica Magna Grecia. Durante gl'intervalli, la sua conversazione scorreva facile fra le formule accettate del cosmopolitanesimo, ravvivata a tratti da una personalità capace di abbandonare i binari convenzionali per esprimersi.
Aveva fra l'altro studiato un progetto originale per incrementare l'industria degli agrumi del paese, progetto che, pur implicando alcune modifiche di tariffe, mi parve straordinariamente efficace e ingegnoso,sembra che il deputato locale fosse del mio stesso parere, poiché si era impegnato a sottoporlo al Parlamento.
Di che si trattava esattamente?
L’ho dimenticato!
Continuammo così a discutere il mondo, mentre la musica suonava nella stellata notte del sud.
Doveva essere ormai mezzanotte quando un frenetico galop dell'infaticabile banda annunciò la fine del programma. Feci qualche passo accanto al «proprietario›› zoppo che, sorretto dai nipoti, si trascinò faticosamente fino al posteggio delle carrozze: i suoi reumatismi, mi spiegò, lo costringevano a servirsene sempre. Quanto gli piaceva camminare, da giovane, e con quanta gioia avrebbe continuato la nostra deliziosa conversazione, accompagnandomi passo passo al mio albergo! Ma le infermità c'insegnano ad abbreviare i nostri piaceri e molte cose che sembrerebbero naturali al fisico umano diventano impossibili. Usciva raramente di casa a causa delle scale - le diaboliche scale! Gli avrei fatto l'onore di accettare il suo biglietto di visita e di credere al grande piacere che gli avrebbe fatto ricevermi in casa sua? Avrebbe fatto il possibile per rendermi la visita gradevole.
Quel biglietto è andato a finire chissà dove, insieme agli innumerevoli altri che il viaggiatore raccoglie nel sud Europa. I-Io anche dimenticato il nome del vecchio. Ma il palazzo in cui abitava portava un nome storico che mi era familiare, e ricordo di essermi chiesto in che modo fosse giunto fino a Messina.
Ai vecchi tempi, naturalmente, ai tempi d’oro.
Torneranno mai?
Pensando che le sofferenze dei sopravvissuti avrebbero potuto essere alleviare dipingendo le loro baracche in bianco o in grigio chiaro per proteggerle dai raggi cocenti del sole, ne accennai a un sovrintendente.
«Stiamo dipingendo a tutto spiano›› mi rispose. «Ma è un lavoro costoso. Il Villaggio Elena da solo ci è costato ventimila lire. E facendo la massima economia, credetemi.››
Questo potrà dare al lettore un'idea delle proporzioni dell'impresa: il Villaggio Elena è composto di circa duecento baracche - duecento su più di diecimila.
Ma io non alludevo a questi gruppi di alloggi eretti dalla munificenza pubblica e forniti di scuole, laboratori, orfanotrofi, ospedali e di tutto ciò che può rendere la vita tollerabile, bensì alle baracche costruite dagli stessi profughi: stamberghe messe insieme con corde, sacchi, latte di benzina e materiale di scarto di ogni genere. Una mano di bianco, almeno, dentro e fuori . . . Pensavo anche a quelle abitazioni ancora più strane, ai vagoni ferroviari fuori uso che il governo ha messo a disposizione dei senzatetto. In molte stazioni lungo la linea si possono vedere questi pittoreschi accampamenti affollati di poveretti che vi si sono installati come se dovessero rimanervi in eterno. Coltivano i loro fiori e le loro erbe in file multicolori intorno alle piattaforme, mentre i bambini, vestiti di nero, giocano all'ombra dei vagoni. Quanto deve soffrire questa povera gente, così pigiata sotto il sole, abituata com'era ai freschi cortili e agli alti soffitti delle case distrutte dal terremoto! Verranno anche le malattie: casi di tifo dovuti agli acquedotti inquinati e all'insufficiente disponibilità d'acqua; infiammazioni agli occhi dovute agli sciami di mosche e alle tonnellate di polvere. Le rovine sono anche invase da orde di cani e gatti rognosi che dovrebbero essere sterminati senza indugio.

Norman Douglas, Old Calabria

mercoledì 11 novembre 2015

Viva Maria (reg. Louis Malle - 1965)


S. Agata d.(del) Bianco 10 . 7 . 73
 Sono andato a vedere la annunciata apparizione della Madonna
Io come altri 15 mila quel pomeriggio afoso arrivati con migliaia di macchine e a piedi
La cicala ha smesso il suo frinire spaventata dal vocio di tanta gente affollata sullo spiazzo, sulla via, o che si riparava dal sole sotto la nera ombra di qualche olivo, pigiandosi come quando ci si si vuol riparare sotto uno stretto ombrello da un improvviso acquazzone.
Lo spettacolo era piacevole: molti attorno all’edicola pregavano, gli altri chiacchieravano scambiandosi opinioni sull’evento preannunciato o parole di saluto in un incontro inaspettato dopo tanto tempo, mesi e forse anche anni, che non ci si vedeva.
Io ho rivissuto i giorni del mio lavoro parrocchiale a Casignana, a Samo, ad Ardore M., a Careri, a Locri, rivedendo migliaia di persone di cui ricordavo perfettamente le sembianze, anche se forse non ricordavo più il nome, ed ho rivissuto in un momento i giorni più belli della mia vita.
Come è naturale i sentimenti di tutti noi erano diversi.
Vi era chi dall’apparizione voleva trovare solo un premio della sua fede.
Vi era chi tentennava e voleva una prova dimostrativa
Vi era pure chi scettico o miscredente ( ma erano i pochi ) volevano trovare un occasione per deridere chi credeva.
Vi era la devota che era talmente assorta nella preghiera, che non udiva tutto quel mormorio
Vi era il cristiano che magari in chiesa non va mai, ma è sempre il primo dinanzi a questi fenomeni, come è il primo a gridare “ Viva Maria “ sotto la bara della processione.
Vi erano suore a dozzine, preti a decine quali arrancati sotto lo svolazzare della lunga zimarra, quali anonimati dell’abito più borghese.
Vi era, purtroppo, anche il prete che mancando della più elementare prudenza, scandalizzava le donnette più devote col mostrare scetticismo e derisione per le pretese apparizioni.
Io sono andato per conoscere di persona le cose, lieto se non avessi potuto osservare un fatto straordinario, soprannaturale, non mortificato se tutto si sarebbe concluso con un nulla di fatto.
E un nulla di fatto veramente è stato
Ma lo spettacolo più commovente è stato questo: il vedere quella immensa folla che si commoveva, si elettrizzava al pensiero di Maria, della Madre celeste.
Diciamolo chiaro: lo Sculli non aveva ancora dato una prova autentica della realtà delle sue visioni; anzi lui personalmente ha deluso eclissandosi fin dal giorno innanzi. Nessuno osava aggiungere un tantino di audacia, di speranza alla probabilità di vedere un miracolo, ma il fatto è questo: Maria è stata sentita più vicina ad ognuno di noi, abbiamo sentita ravvivarsi la nostra devozione a Lei, ed anche se non l’abbiamo vista, le abbiamo creduto beati qui non viderunt et non crediderunt.
La suggestione dello spettacolo ha avuto il culmine alla sera, quando, calate le tenebre, dalle alture di Caraffa si vedeva nastro tinteggiato di rosso e di bianco, tortuoso come una collana, bellissima, buttata a caso su un tavolo, che si partiva da noi e raggiungeva le evanescenze della costa marina: erano i 10 chilometri di strada da Caraffa a Bianco occupati da una catena di macchine, di quelle macchine arrivate alla spicciolata fin dal mattino e posteggiate qua e là …

Ernesto Gliozzi, il giovane




lunedì 9 novembre 2015

La pietra filosofale (reg. Satyajit Ray - 1958)



Tra le Pietre dell’Aspromonte
Lasciando la S. S. 106 all’altezza di Bovalino, ricadendo lungo la S. S. 112 che porta a Platì si può intravedere l’inconfondibile sagoma di alcune pietre famose: Pietra Cappa, Pietra Castello, Pietra Lunga ecc. Sono queste alcune  rocce insolite che si ergono solitarie e misteriose nel versante orientale dell’Aspromonte. Ognuna di esse ha delle origini molto lontane e diverse, sembra che siano conglomerati di sabbia, ciottoli modellati dalla forza erosiva degli agenti atmosferici. Ciò non toglie nulla alla suggestione di queste pietre che essendo poste in ambiente dib rara bellezza paesaggistica si prestano come mete turistiche molto interessanti.
Particolarmente suggestivo è visitare questi luoghi di incomparabile bellezza che hanno tutti una storia. Secondo alcuni documenti Medievali, Pietra Cappa va a indicare pietra vuota, scavata. Formata da 2 piani sovrapposti e comunicanti, attorniata da piccole grotte ormai irriconoscibili che sovrastano una zona pianeggiante dove anticamente sorgeva un monastero e qui sarebbero giunti numerosi eremiti. In epoca romana Pietra Cappa venne popolata da schiavi fuggitivi, in seguito arrivarono dall’oriente i monaci basiliani. La Rocca di San Pietro dove ancora sono visibili i giacigli degli asceti sorgono sul vallone “ Memica” alle spalle di Natile Vecchio e qui anticamente esisteva un monastero di origine greca. In cima a Pietra Cappa sembra che ci siano resti di antiche costruzioni mentre in basso si trovano i ruderi del tempio di San Giorgio. Dell’antica chiesa resta solo qualche spezzone di colonna della parte centrale ed era questo il punto di riferimento per i monaci che vivevano eremiti nei dintorni e si riunivano per le funzioni religiose. A ricordare la laboriosità dei monaci restano alcuni castagni millenari che arricchiscono di fascino un luogo che già di per se stesso è così singolare.  Pietra Castello invece secondo notizie storiche è un’altura rocciosa con tracce di fortificazioni medievali. Sembra che qui ci sia ancora una torre e all’interno i resti di una cappelletta . Inoltre è ben visibile un’ampia grotta, una cisterna, una gradinata intagliata nella roccia. La sua importanza è dovuta principalmente al ritrovamento di alcune monete bizantine risalenti al X secolo. In tutta la zona erano visibili fino a poco tempo fa i resti di costruzioni romane che fanno credere v
esistesse un abitato di notevoli dimensioni. Resta da dire che la bellezza di questi posti induce senz’altro a visitarli nel tentativo di scoprire qualcosa di nuovo e di particolare.
Pietra Cappa infatti rimane sempre la regina dell’Aspromonte che con la sua mole enigmatica e carica di leggende troneggia nella vallata delle grandi pietre.
                                                                                                                                2C
Tratto da Il Giornalino
numero unico degli alunni della SC MD ST “ D.PERRI