Le immagini riaffiorano, stranamente insistenti, inframmezzate da vuoti.
Vedo ancora quei ragazzi, vedo le loro labbra mobili e i loro biondi riccioli
di discendenza nordica che smentivano la gravità del loro contegno. E rivedo lo
zio che, chino in avanti per meglio ascoltare la musica, si accarezzava i baffi
con la mano sana sulla quale brillava una pietra incastonata in oro massiccio -
uno scarabeo dell'antica Magna Grecia. Durante gl'intervalli, la sua
conversazione scorreva facile fra le formule accettate del cosmopolitanesimo,
ravvivata a tratti da una personalità capace di abbandonare i binari
convenzionali per esprimersi.
Aveva fra l'altro studiato un progetto originale per incrementare
l'industria degli agrumi del paese, progetto che, pur implicando alcune
modifiche di tariffe, mi parve straordinariamente efficace e ingegnoso,sembra che il deputato locale fosse del mio stesso parere, poiché si
era impegnato a sottoporlo al Parlamento.
Di che si trattava esattamente?
L’ho dimenticato!
Continuammo così a discutere il mondo, mentre la musica suonava nella
stellata notte del sud.
Doveva essere ormai mezzanotte quando un frenetico galop dell'infaticabile
banda annunciò la fine del programma. Feci qualche passo accanto al «proprietario››
zoppo che, sorretto dai nipoti, si trascinò faticosamente fino al posteggio
delle carrozze: i suoi reumatismi, mi spiegò, lo costringevano a servirsene
sempre. Quanto gli piaceva camminare, da giovane, e con quanta gioia avrebbe
continuato la nostra deliziosa conversazione, accompagnandomi passo passo al
mio albergo! Ma le infermità c'insegnano ad abbreviare i nostri piaceri e molte cose che sembrerebbero naturali al
fisico umano diventano impossibili. Usciva raramente di casa a causa delle
scale - le diaboliche scale! Gli avrei fatto l'onore di accettare il suo
biglietto di visita e di credere al grande piacere che gli avrebbe fatto ricevermi
in casa sua? Avrebbe fatto il possibile per rendermi la visita gradevole.
Quel biglietto è andato a finire chissà dove, insieme agli innumerevoli
altri che il viaggiatore raccoglie nel sud Europa. I-Io anche dimenticato il nome del vecchio. Ma il palazzo
in cui abitava portava un nome storico che mi era familiare, e ricordo di essermi chiesto in che modo
fosse giunto fino a Messina.
Ai vecchi tempi, naturalmente, ai tempi d’oro.
Torneranno mai?
Pensando che le sofferenze dei sopravvissuti avrebbero potuto essere
alleviare dipingendo le loro baracche in bianco o in grigio chiaro per
proteggerle dai raggi cocenti del sole, ne accennai a un sovrintendente.
«Stiamo dipingendo a tutto spiano›› mi rispose. «Ma è un lavoro
costoso. Il Villaggio Elena da solo ci è costato ventimila lire. E facendo la
massima economia, credetemi.››
Questo potrà dare al lettore un'idea delle proporzioni dell'impresa: il
Villaggio Elena è composto di circa duecento baracche - duecento su più di
diecimila.
Ma io non alludevo a questi gruppi di alloggi eretti dalla munificenza
pubblica e forniti di scuole, laboratori, orfanotrofi, ospedali e di tutto ciò
che può rendere la vita tollerabile, bensì alle baracche costruite dagli stessi
profughi: stamberghe messe insieme con corde, sacchi, latte di benzina e materiale
di scarto di ogni genere. Una mano di bianco, almeno, dentro e fuori . . .
Pensavo anche a quelle abitazioni ancora più strane, ai vagoni ferroviari fuori
uso che il governo ha messo a disposizione dei senzatetto. In molte stazioni lungo
la linea si possono vedere questi pittoreschi accampamenti affollati di
poveretti che vi si sono installati come se dovessero rimanervi in eterno.
Coltivano i loro fiori e le loro erbe in file multicolori intorno alle piattaforme,
mentre i bambini, vestiti di nero, giocano all'ombra dei vagoni. Quanto deve
soffrire questa povera gente, così pigiata sotto il sole, abituata com'era ai freschi
cortili e agli alti soffitti delle case distrutte dal terremoto! Verranno anche
le malattie: casi di tifo dovuti agli acquedotti inquinati e all'insufficiente
disponibilità d'acqua; infiammazioni agli occhi dovute agli sciami di mosche e
alle tonnellate di polvere. Le rovine sono anche invase da orde di cani e gatti
rognosi che dovrebbero essere sterminati senza indugio.
Norman Douglas, Old Calabria
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