Powered By Blogger

mercoledì 16 luglio 2014

Tutti a tavola (reg. Richard Thorpe - 1952)

Maria e Saro
Gino,ancora ricordi......( da Maria)


La mattinata era stata per Ciccillo faticosa ma si era conclusa presto , il caldo di luglio veniva mitigato nella grande casa da persiane socchiuse e corretto studio delle correnti che, per chi come lui decideva una pennica preprandiale, ne conciliava immediatamente il sonno.
Gli piaceva in quelle occasioni un angolo riparato della stanza da pranzo dove c’era un comodo divano.
In paese il mercoledì e il venerdì arrivava il pescivendolo dalla marina e di conseguenza è facile immaginare cosa si mangiasse in quei giorni,quel mercoledì avevano comperato triglie e ope la cui morte naturale era di venire infarinate e fritte, cosa che Cata aveva  fatto prestino giacchè erano buone anche un tantino fredde e poi friggere d’estate non era cosa facile.
Il piatto da portata con i pesci pronti per il pranzo era stato messo dentro il buffet ed emanava un piacevole odore a cui Ciccillo si era imposto di resistere. Non la pensava allo stesso modo Saro che credendo di non essere visto fece per tante volte la spola tra la porta e il buffet di quella stanza dove il padre senza essere visto assisteva, con le mani che gli prudevano, alla scena.
All’ora di pranzo, pasta e ceci di primo, il piatto dei pesci appare mutilato in tavola, Saro avrebbe voluto  scappare alla prima occhiata del padre ma l’arrivo inatteso di un fumante e inatteso vassoio di frittelle di neonata che sapevano di mare e prezzemolo affievolì la tensione e predispose tutti ad affrontare sereni il riposino pomeridiano.



lunedì 7 luglio 2014

Quell'estate meravigliosa (reg. Lewis Gilbert -1961)


L'Estate 
Ci si alzava la mattina presto e si prendeva la corriera per il  mare.
L’odore di nafta di cui il mezzo era impregnato si posizionava presto alla bocca dello stomaco rendendo difficile il trattenimento del latte di capra col pane inzuppato o dell’uovo sbattuto col caffè lungo: alimenti indispensabili contro la fatica: si sa che il mare debilita.
In spiaggia donne coperte da camicie da notte che dovevano coprire le vergogne ma che in effetti da bagnate le accentuavano, già verso le otto-nove, sempre per il principio di cui sopra mangiavano spezzatino di pecora con le patate, anche li era difficile non vomitare per i bambini, ma la scintillante acqua del mare d’oro e blu li attirava a tuffarsi e giocare rincorrersi e saltare abbracciare la mamma e lasciarsi cullare dall’onda.
Si riprendeva accaldati la corriera verso le undici, il mezzo imboccava un rettilineo con una certa velocità che faceva svolazzare le tende dei finestrini, per fermarsi poco dopo, Cata scendeva e comperava quattro panini al burro, di forma allungata ,morbidi e caldi diventavano la ricompensa della mattinata ginnica ma anche un rito quotidiano delle giornate di mare.

Questo è un contributo di Maria, nella fotografia


mercoledì 2 luglio 2014

Marcia nuziale (reg. Marco Ferreri - 1965)




I. M. I.

Nelle bene auspicate nozze di Luigi Ambrosi – Ermenegilda Nicita

Signori,
Una notte primaverile: mite, argentea, profumata, incantevole. Sull’Olimpo.
Son qui, a profferire il giudizio sui vecchi Dii, le venerande figure di Pietro di Galilea e Paolo di Tarso. _ - ----  - Passarono e sprofondarono nella buia voragine L’Adunanubi, Nettuno e Marte; il corteo sfrontato di Bacco, agitante tirsi e bicchieri: In dolce atto modesto, sta il Dio della poesia a piè degli Apostoli e le nuove muse, in torno, intuonano canti soavi. – Viene ora la volta di lei, la bellissima, l’adorata. Si appressa, incantevole, alla sua desolazione. Le batte il cuore sotto il seno di neve come ad un uccellino e le labbra le tremano come ad un fanciullo cui incombe minaccioso il castigo.  Lo so – dice ella tendendo le braccia agli apostoli – lo so, son peccatrice … è vero … ma voi, o grandissimi uomini, non mi condannate! Io … son la felicità del genere umano! …  I gemiti e i singhiozzi le ruppero la parola: Pietro stese la scarna mano sul biondo capo di lei, Paolo colso un giglio del prato, la toccò con esso e disse: “ Sii, da oggi, come questo fiore, ma vivi, o felicità del genere umano “. E l’amore si levò purificato a quel tocco, Venere l’incantevole, s’appressò a Maria; la terra si destò gioconda e radiosa, poiché non le erano morte la canzone e la felicità: - Viva, dunque, o novelli sposi, nei vostri petti l’amore. Ma che cosa è l’amore? Io lo domando a voi, o giovani, cui scorre tumultuosamente il sangue nelle vene, lo domando a voi, padri e madri di famiglia, che vi sentite palpitare le viscere a l’appressarsi d’un figlio, lo domando a voi, vecchi ottuagenari, a tutti a ricchi e poveri a tristi e lieti – se lo sapete . che cos’è l’amore?
E’ palpito, m rispondete, d’un cuore gentile, è balsamo che molcisce l’anima, essenza che inebria, incendia che divora. E’ tutto l’amore. Niente senza l’amore si opera: “ la primavera, senza l’amor non germina, né s’innalza al Signore inno o preghiera.” Infatti, aprite per poco il libro dei libri e voi trovate in esso una splendida epoca di amore. Nel cantico dei cantici di Salomone, le frasi più tenere e vezzose servono a descrivere l’idillio di quella sposa divina, quale tipo superiore, come quella che simboleggia la Chiesa, e voi trovate il mistico imeneo intessuto di tenerezze caste, di soavi accenti ispirati.
Avanti ancora: non vedete l’industriosa Rebecca? La vecchia Sara fedele ?. E di Rachele per cui tanto fé – come dice Dante – Israel, il forte nell’amore? E le nozze del giovinetto Tobia quale profumo non spirano d’una delicata, intima unione, voluta da Dio? Oh, si, mi rispondete, lo so, l’amore di queste creature è grande, è vero, è santo, ma è lontano lontano: si perde nella notte dei tempi, mentre noi si vuole qualche cosa ci parli più da vicino al cuore, come sarebbe: la parola augusta del Maestro Divino, oppure l’esempio autorevole delle nostre mamme.
Ebbene, signori,
Vedetelo. “ Ora che del Giordano ai freschi rivi
                      trae le turbe una gentil virtù,
                        e ascende alle città, fresche d’ulivi
                        giovin Messia del popolo, Gesù.”
Vedetelo – dico- e seguitelo per la cittadina linda e pulita di Cana Galilea, dalle strade festanti per un lieto avvenimento, e più festanti ancora per il passaggio di Lui, del Biondo Maestro, dalla capigliatura spiovente sopra gli omeri, invitato oggi, da un carissimo giovine, suo amico, a presiedere, con i discepoli e la Madre, al suo banchetto di nozze. Ed Egli, il Nazzareno bellissimo, dal volto d’aquila e dalla voce soave, assistere per benedire con la sua presenza il legame di due giovani vite, e comandare che quell’amore purificato, debba rimanere indissolubile, duraturo, eterno. Vuole che due anime si uniscano, si fondino, si trasformino e siano de in una; (ma non due corpi soltanto). Intendete? A conferma del sacramento che la istituisce opera il primo miracolo: la conversione dell’acqua in vino. E non è questo miracolo il significato di ciò che stanno per diventare le nozze? Lei, la sposa, limpida e chiara come acqua cristallina di fonte, che disseta e rinfresca; l’acqua che ora, al suo comando divino, si muta in vino generoso, non è la donna, quest’essere delicato e gentile, uscita dal costato dell’uomo, perché nell’uomo s’immedesimasse? Ed il vino generoso, inebriante, che rinforza e riscalda, che anima e dona l’allegrezza , non è lo sposo, l’uomo, che deve  sorreggere, assorbire, sollevare la donna e camminare insieme sul sentiero della vita? Quando io penso che questo miracolo Gesù ha operato, per santificare le nozze, per nobilitare la donna … quando io penso che a tanto L’ha determinato l’intercessione della sua dolcissima Madre … oh allora mi accorgo a quale altezza fu sollevata la donna dal cristianesimo, perché Lei sola la Madre di Gesù, comprendeva qual’era la missione di quest’essere Madre, Sorella, Sposa, ed ha voluto nobilitarla in maniera da farla diventare l’angelo tutelare nelle famiglie cristiane.
Non così era prima però, quando si riteneva la donna oggetto di lusso, si barattava con qualche animale più o meno immondo …  e si discuteva dai filosofi di Grecia e di Roma, se quest’essere inferiore, così la chiamavano, fosse dotato di anima! … Non è così tuttora presso i popoli barbari o paganeggianti in cui una civiltà corrotta da basso impero, fa della donna un cencio, una tazza di voluttà inebriante, un manichino della moda più o meno scollacciata! Ma basta per carità, capitemi: “ Vi ha un angelo dunque nella famiglia , che rende con una misteriosa influenza di grazia, di dolcezza e di amore il compito dei doveri meno arido, i dolori meno amari. L’angelo della famiglia è la donna.” A quest’angelo l’infelice poeta di Recanati si rivolgeva dicendo: “ Donne da voi non poco la patria aspetta”.
Si, o novelli sposi, grande è la vostra missione! Voi tenete nelle vostre mani l’avvenire di una generazione ventura, da cui la patria aspetta, la religione domanda, la famiglia vuole il suo contributo. Voi, nel santuario della famiglia, educherete, con mano assidua, le giovani piante – i figli – di cui i fiori saranno la speranza del frutto per il vostro più tardo avvenire. La fiaccola che porrete nelle loro mani, sarà il sole che vi riscalderà nell’inverno degli anni.  Ma badate di mettere davvero nelle anni dei vostri figli la fiaccola e la fiaccola di cui vi parlo è la Fede. Sentite: a somiglianza di certi animali domestici, che hanno fretta di procreare, vi ha delle famiglie ultramoderne che regalano al mondo dei figlioletti orbi. Non hanno il tempo queste donnine, della moda parigina, di lavare gli occhi cisposi dei loro figlioli con le acque delle verità sacrosante della fede.
-  Che siano in difetto anche loro? – Chi sa! – Invece, oh le nostre mamme buone! Che ci addormentavano sulle ginocchia alla nenia di un canto religioso … che ci facevano balbettare mattina e sera le parole sante della preghiera e ci conducevano – festanti – all’altare per fare la prima comunione! E le nostre mamme benedette, si che rispecchiavano le virtù delle sante donne dell’Evangelo! Erano cioè fedeli e caste, amabili e prudenti, vereconde e gravi, erano erudite nelle celesti dottrine, feconde nel lavoro, disciplinate in casa; in una parola: venerabili! E la generazione uscita da queste sante donne vanta cinquecento mila madri di eroi; portò l’Italia a Vittorio Veneto e la croce sul Campidoglio:
ho detto. – Intanto,
Oggi due cuori si unirono; oggi in qualità di Sacerdote ho comandato che questi cuori si amassero ed essi coi palpiti più accelerati son qui a dirmi che sono pronti a mantenere la promessa.
Salvete, o sposi!
Da parte mia tre regali vi porgo. Un saluto col cuore, un plauso con l’anima, ed un consiglio con la mente serena.
Il saluto è che nella vita vi sorrida sempre l’amore, come in questo giorno stupendo: e sia dolce, come il miele d’Ibla, sereno, come una melodia, costante, come il sole.
Il plauso è che questo amore trionfale percorra le vie della vita più lunga, sotto una pioggia di rose, che cadano lentamente sopra le vostre teste sempre giovani.
Il consiglio è di educare le future pianticelle secondo il codice di Cristo.
Ed ora: Amatevi! Il vostro amore è benedetto. Affrettatevi a colmarvi di amore: le gioie della famiglia son tante … Avanti sempre, per il sentiero della vita.
“ il mondo è bello e santo l’avvenire! “
       Salvete!
                 Sac: Ernesto Gliozzi
                          Arciprete


lunedì 30 giugno 2014

Paul - Intramontabile - Weller - Sunflower




Anche ciò che è bello al mattino
si tramuterà in ossa alla sera.
Il mondo sta cambiando senza pietà.
Kenji Mizoguchi  Vita di Oharu donna galante

venerdì 27 giugno 2014

Papà ma che cosa hai fatto in guerra Pt.7


Platì, 24 marzo 1917
Mio adorato Papà

Non vi ho scritto, perché sono un po’ occupato con la scuola ed anche lo zio è occupato in questi giorni. E pure vi ò mandato un mio biglietto quando eravate a Messina e credo che non l’abbiate ricevuto. Sto molto bene in salute e solo mi dispiace che voi stiate in pensiero che io sia ammalato, ché anzi mai come ora ebbi tanta florida salute sebbene il pensiero che voi siete lontano mi addolora notte e giorno. Vado a scuola e sto attento a quello che mi dice il maestro, a casa voglio molto bene le sorelline e il fratellino – tanto che lo zio e la mamma sono ben contenti di me. Vorrei essere vicino a voi per dirvi tante cose e farvi stare tranquillo; vorrei darvi tante carezze quante voi meritate ma non posso fare altro che pregare Iddio che vi voglia fare ritorno nelle nostre braccia. Perciò il giorno di S. Giuseppe mi feci la Comunione e pregai tanto per voi e spero che il Signore mi ascolterà, perché Egli è pietoso e si intenerisce delle preghiere dei bambini. Questa sera mi commossi a quella parola della cartolina e vorrei trovarmi costà di presenza o almeno che questa mia lettera vi arrivasse prestissima per mettervi il cuore in pace. Vi acchiudo un caldo bacio con le carezze che vi mando per Rosina, Caterinuzza ed Ernestino. Anche la mamma vi bacia con me e lo zio Ernesto fa lo stesso.
Vogliatemi sempre bene            

Vostro aff mo figlio
             Ciccillo  
 
 Lo zio Ciccillo quando scrisse questa lettera aveva da pochi giorni compiuto i nove anni. Qui la sua affettuosità ce lo riconsegna fratello più che zio.

mercoledì 25 giugno 2014

Ballata di un soldato ( reg. Grigori Chukhrai - 1959)





                                                                            Bari 19 maggio 1942 XX

Mio caro zio,
la vostra cartolina-lampo mi raggiunse alla stazione di Noci, allorché stavo pigliando il treno per recarmi a Bari. Mi avete tolto dall’incubo che mi tormentava da tanti giorni. Era un susseguirsi di cattivi pensieri che mi  assillava. Ma ora mi sono tranquillizzato completamente, anche perché ho pure ricevuto posta sia da Platì, che da Locri. Ernesto mi dice che si sente male per  “risentimenti appendicolari”. Ditemi voi effettivamente di cosa si tratta, perché ciò che lui mi scrisse mi fa stare in pensiero.
Stamattina ho pure ricevuto il vaglia che mi avete mandato a Locri. Non vi nascondo che esso è arrivato molto a proposito, perché devo fare delle spesuccie in vista della mia partenza.
Siamo qui n attesa di imminente imbarco per raggiungere il distretto di Argirocastro. Non sono affatto preoccupato per questa partenza, che del resto era nelle previsioni. Non so precisamente quando si parte, ma pare che non ci si tratterrà molto qui. Magari la posta me la potete indirizzare  a Noci oppure all’indirizzo che c’è sulla busta.
Allorché sono partito da Noci, sia dai superiori che dai compagni, ho ricevuto un vero plebiscito d’affetto. Il mio capo-ufficio, al momento del commiato stava quasi per piangere e mi disse parole che mai dimenticherò. Mi fece un elogio di fronte ai compagni dicendo che in me perde il suo braccio destro e il suo più fido e capace collaboratore. Perfino l’Aiutante Maggiore in “I” mi rivolse bellissime parole, incitandomi a compiere sempre il mio dovere, siccome ho fatto fin’ora, e che lui sa quello che valevo al Comando.
Tutte queste manifestazioni di affetto, caro zio, mi hanno riempito di orgoglio mi hanno commosso.
Esse son valse a rifondere in me maggiore coraggio ed incitarmi a compiere sempre e dovunque il mio dovere di italiano e fascista, in questo momento che la patria ha bisogno dei nostri maggiori sforzi per il raggiungimento della immancabile vittoria. Ed io vi prometto, zio, che il mio dovere lo farò sempre ed a tutti i costi. Anzi mi spiace che da me si richiede così poco sacrificio.
Sto benone e il morale è altissimo.
Vi abbraccio unitamente alla zia e vi bacio la mano.
                                                                                                                             Vostro aff.                      Peppe                         

lunedì 23 giugno 2014

Un dollaro d'onore - repost


Mishawaka 8 - 6 – 1963

Carissimo Giovannino
Ti scrivo queste poche righe per dirti che noi stiamo molto bene e che qui attualmente fa molto caldo, ci auguriamo che anche voi state tutti bene, se Saro e Maria anno finito la scuola e se sono stati promossi, Maria, Elisa,José e Richy hanno finito la scuola e sono stati promossi, Maria nella sesta, Elisa nella quinta, José nella quarta e Richy nella prima classe, tu sei stato promosse? Scrivimi e dimmi tutto, dimmi come sta la mamma e papà, come stanno i tuoi nonni e zii, la nonna e zii.
Termino e ti accludo un dollaro per il tuo compleanno ti comperai un gelato e lo mangi assieme a Gino, in seguito manderò anche a lui un regalino.
Ti mando tanti baci assieme a Maria, Elisa, José, Richy e Rosanna anche per Saro, Maria e Gino, baci per la mamma e saluti al papà.
Tua affma

                           zia Jola

domenica 22 giugno 2014

Acqua alla gola Pt. II




                                                                                                        Addì 25 Ottobre 1928 Anno VI

Versamento per concessione acqua
Gliozzi Luigi fu Francesco Platì
Tenuta presente l’istanza avanzata dalla S. V. per la concessione dell’acqua in casa, inviatiamovi a voler versare entro il corrente mese con le modalità che vi saranno date dall’Ufficio di Segreteria la somma di L. 500,00, quale anticipo per garanzia di attacco.
                           Il Podestà
                        (Dott. G. Galatti )


Illmo
Sig. Podestà del Comune di
Platì

   Il sottoscritto prega V. S. Illma di volergli concedere l’autorizzazione per l’attacco ai tubi del civico acquedotto per avere in casa una fontanina.
   Si sottopone alle spese di attacco e si obbliga di pagare il relativo canone annuo nella misura che verrà stabilità.
    Con osservanza.
     Platì: 3 gennaio 1936. XIV
     Gliozzi Luigi fu Francesco

V°. Nulla Osta
Il Podestà
F. Perone


mercoledì 18 giugno 2014

Stephen Malkmus - Tigers

 Tutto made in Ciurrame, la cucina
Fave, segale e cipolle


Piselli e cosciotto di agnello

Ragù di trippa

 Da parte sua l'uomo di fatica è troppo oppresso e  troppo sgomento dell'avvenire per godere la bellezza  della campagna e le delizie della vita rustica. Anche  per lui i campi dorati, le amene praterie, gli animali  maestosi, rappresentano sacchi di scudi di cui egli non  avrà che una minima parte, insufficiente alle sue necessità, e che tuttavia bisogna riempire ogni anno, per  pagare il diritto di vivere stentatamente e miserevolmente.
 George Sand, op. cit.