Platì, 24 marzo
1917
Mio adorato Papà
Non vi ho scritto, perché sono un po’ occupato con la scuola ed anche
lo zio è occupato in questi giorni. E pure vi ò mandato un mio biglietto quando
eravate a Messina e credo che non l’abbiate ricevuto. Sto molto bene in salute
e solo mi dispiace che voi stiate in pensiero che io sia ammalato, ché anzi mai
come ora ebbi tanta florida salute sebbene il pensiero che voi siete lontano mi
addolora notte e giorno. Vado a scuola e sto attento a quello che mi dice il
maestro, a casa voglio molto bene le sorelline e il fratellino – tanto che lo
zio e la mamma sono ben contenti di me. Vorrei essere vicino a voi per dirvi
tante cose e farvi stare tranquillo; vorrei darvi tante carezze quante voi meritate
ma non posso fare altro che pregare Iddio che vi voglia fare ritorno nelle
nostre braccia. Perciò il giorno di S. Giuseppe mi feci la Comunione e pregai
tanto per voi e spero che il Signore mi ascolterà, perché Egli è pietoso e si
intenerisce delle preghiere dei bambini. Questa sera mi commossi a quella
parola della cartolina e vorrei trovarmi costà di presenza o almeno che questa
mia lettera vi arrivasse prestissima per mettervi il cuore in pace. Vi acchiudo
un caldo bacio con le carezze che vi mando per Rosina, Caterinuzza ed
Ernestino. Anche la mamma vi bacia con me e lo zio Ernesto fa lo stesso.
Vogliatemi sempre bene
Vostro aff mo
figlio
Ciccillo
Mi commuovo a leggere le parole affettuose e pensare allo zio Ciccillo come ad un bammbino.Mi commuove pensare a quelle parole dette quasi 100 anni fa da un bambino così consapevole della guerra, della famiglia e del valore degli affetti.
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