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venerdì 27 giugno 2014

Papà ma che cosa hai fatto in guerra Pt.7


Platì, 24 marzo 1917
Mio adorato Papà

Non vi ho scritto, perché sono un po’ occupato con la scuola ed anche lo zio è occupato in questi giorni. E pure vi ò mandato un mio biglietto quando eravate a Messina e credo che non l’abbiate ricevuto. Sto molto bene in salute e solo mi dispiace che voi stiate in pensiero che io sia ammalato, ché anzi mai come ora ebbi tanta florida salute sebbene il pensiero che voi siete lontano mi addolora notte e giorno. Vado a scuola e sto attento a quello che mi dice il maestro, a casa voglio molto bene le sorelline e il fratellino – tanto che lo zio e la mamma sono ben contenti di me. Vorrei essere vicino a voi per dirvi tante cose e farvi stare tranquillo; vorrei darvi tante carezze quante voi meritate ma non posso fare altro che pregare Iddio che vi voglia fare ritorno nelle nostre braccia. Perciò il giorno di S. Giuseppe mi feci la Comunione e pregai tanto per voi e spero che il Signore mi ascolterà, perché Egli è pietoso e si intenerisce delle preghiere dei bambini. Questa sera mi commossi a quella parola della cartolina e vorrei trovarmi costà di presenza o almeno che questa mia lettera vi arrivasse prestissima per mettervi il cuore in pace. Vi acchiudo un caldo bacio con le carezze che vi mando per Rosina, Caterinuzza ed Ernestino. Anche la mamma vi bacia con me e lo zio Ernesto fa lo stesso.
Vogliatemi sempre bene            

Vostro aff mo figlio
             Ciccillo  
 
 Lo zio Ciccillo quando scrisse questa lettera aveva da pochi giorni compiuto i nove anni. Qui la sua affettuosità ce lo riconsegna fratello più che zio.

1 commento:

  1. Mi commuovo a leggere le parole affettuose e pensare allo zio Ciccillo come ad un bammbino.Mi commuove pensare a quelle parole dette quasi 100 anni fa da un bambino così consapevole della guerra, della famiglia e del valore degli affetti.

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