O Cummari chi disgrazia
Veninu certi avvenimenti …
Faci u nomu cca Sor Grazia
Ed eu mancu u sacciu nenti …
Ca non jiti pe ddu jhuri.
Mu facimu ddu mazzetti?
Vu, curriti prima u chiuri
Llocu a fora a Pauletti.
Nci ordinati ddu gelati,
Nu biscottu .. caramelli …
Anzi, mejju, lu pregati
Mu prepara ddu ciambelli.
Quanti cosi nta sta testa:
Vorria u fazzu milli cosi,
Pammu facimu na bella festa
Tutta luci e tutta rosi.
Ca sor Grazia, in confidenza,
Tanti cosi a nu nd’insegna:
Canti, soni: a tuttu pensa,
E pe tutti illa s’impegna.
Ma non veninu ssi jhuri?
Ssi gelati squagghiaru?
Tuttu a nenti si cunchiuri?
Facimu armenu n’auguriu caru.
Dunca, sor Grazia, sentiti cca:
Tanti auguri e felicità.
Gioiti, goditi, siti sempri cuntenta,
Comu cumanda la santa ‘bedenta.
E quando a cent’anni la vita si chiuri
In celu v’accogghi lu caru Signuri.
E lla m’Paradisu sonamu e cantamu:
Chilli su canti, e non chistu scramu!
E. G. Ernesto Gliozzi jr
Agosto ai primi giorni protende con vigore i suoi artigli infuocati, giorno e notte, silenzioso prepara l’artiglieria pesante per la seconda quindicina e soffocare cellule animali e vegetali. Reprime sul nascere ogni alito di boriella e a fatica si può trovare ristoro nella sera sugli alti pianori. Le marine affollate di marmitte e pelli esibite come slogan a nulla servono se non a chi ha impiantato un lauto guadagno su quelle e quelli, o a quanti cercano di dimenticare precarie esistenze.
C’è invece chi lavorando nell’ombra ha preparato qualcosa che va aldilà delle aspettative e che passerà inavvertita e isolata. E’ una serata insolita per una cornice insolita: Platì, le mie origini.
Un “ evento “, qui la si può esprimere questa parola, e non strombazzarla dove c’è tanto pubblico.
E’ un incontro scontro tra poeti che non hanno nessuna voce su wikipedia, la Treccani dei poveri. Il loro è un poetare antico quanto le origini della parola, con questa sola hanno a che fare, per giunta la parola dialettale, a volte esibendo mani incallite dal lavoro faticoso.
Per trovare loro una correlazione bisogna risalire ai cantori ambulanti e più indietro, qui vado direttamente al centro di quanto vi voglio dire con questi giri e rigiri: Omero, l’unico che perdurerà fino all’ultima fiammella del padrone di questo mese: il sole.
Quello di cui parlano è vita di tutti i giorni, sono ricordi dolci o dolorosi,in un tutt’uno tra lo spostarsi dal tavolo congressuale al tavolo dove si sfoggeranno pane e formaggio che escono da quella terra ospitale.
Vincenzo Cordì, Mario Fabriano, Gianni Favasuli, Pasquale Favasuli, Agata Mazzitelli, Francesco Perre, Antonio Zurzolo: applauditi per la veemenza della loro recitazione.
C’è però un particolare, quello che rende la serata per me indimenticabile: il pubblico. I residenti giovani e meno giovani che con cortesia e calore stringono la mano quanti vengono dai paesi della locride, ma soprattutto ai paesani che risiedono fuori e non dimenticano, con la loro presenza concorrono a ricostruire la memoria del paese per la sua rinascita culturale.