IL PIATTO DELLA MEMORIA
Il 26 dicembre Peppe faceva il compleanno, la madre si alzava presto perché, cascasse il mondo anche se l’intera famiglia stremata da cenone e pranzo boccheggiava, quello era il giorno del timballo di riso,il piatto di Peppe.
La preparazione era laboriosa, il risultato maestoso, il finale edilizio nel senso che il detto timballo ti si piazzava a mò di pietra tombale sullo stomaco come a chiudere a ogni altro elemento estraneo che avesse voluto avere accesso allo stomaco.
Per Ginevra,la madre, tutti i compleanni erano un piatto particolare preferito dal festeggiato e siccome la famiglia era numerosa e le ricorrenze personali si intrecciavano sempre armoniosamente con le festività e le ricorrenze generali si può dire che nella casa quasi ogni giorno c’era un impegno gastronomico da osservare.
E così i giorni e i mesi e gli anni si susseguivano tra ragù con l’agnello, parmigiana, pasta al burro, patate bollite,nocatili e pignolata, guti, e fagioli con le cicorie(minestra fumante a pranzo e passati in padella col pane a pezzi la sera).
Per non dimenticare gli apporti esterni alla cucina di Ginevra che di solito erano falsi magri imbottiti col sugo, funghi trifolati.
Tutto era rituale ,il brodo( che si mangiava anche d’estate) era arricchito con polpettine di pollo.
Anche i funerali diventavano un rito culinario sia che il trapassato appartenesse alla famiglia( e in quel caso il pranzo completo veniva portato per più giorni da amici e parenti e si approfittava per criticare, scambiarsi ricette e avere anche problemi di stomaco oltre al dolore della perdita) sia che ne fosse estraneo in quel caso spettava a Ginevra e&c preparare portare apparecchiare.
Fidanzamenti ,matrimoni,nascite, battesimi,giornate di purghe, febbri, mestruazioni, dolori di cuore, promozioni o bocciature , partenze e arrivi, giornate di mare, serate di bufera, Pasqua, Natale, Ferragosto, I morti ognuno aveva il suo piatto di Casa non scritto ma tramandato come una storia cucinata che la matriarca alimentava, le altre donne : figlie e nuore assimilavano nella certezza che tutto sarebbe sempre rimasto uguale a se stesso che i giorni si sarebbero susseguiti e con essi i piatti in una storia ciclica nuova e vecchia sempre.
Non si era considerata una cosa: la morte, che piano piano, avrebbe portato via le donne della casa e con esse i piatti la lingua e la storia.
Foto e testo di mia sorella Maria. Una scrittura che la Agnello Hornby manco si sogna.