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mercoledì 20 luglio 2011

L'uomo del west (reg. William Wyler - 1940)

Cormac McCarthy (20/07/1933) con i fratelli Coen

La scoperta del più grande scrittore dei nostri tempi è avvenuta proprio a Platì, leggendo una recensione su Famiglia Cristiana di Cavalli Selvaggi alla sua prima pubblicazione italiana.
Lo ricordo con queste parole di Alessandro Baricco tatto da una sua raccolta citata spesso da Marilisa su questo blog.
«E adesso ci starebbe bene un bel paragrafo per spiegare cosa secondo me bisognerebbe portare in salvo nella mutazione. Ma il fatto è che non ho le idee molto chiare, al proposito. So che c’è sicuramente qualcosa, ma cosa, è difficile dirlo, adesso, con esattezza. Difficile. L’unica cosa che mi viene in mente è una pagina di Cormac McCarthy. E’ proprio al fondo di quel libro che già vi ho citato nelle epigrafi, ve lo ricordate? La storia dello sceriffo e del killer. “Cosa si dice a uno che per sua stessa ammissione non ha l’anima?” Ve lo ricordate? Bene. Quello è un libro davvero senza speranza, sembra la resa incondizionata a una mutazione rovinosa, nessuna speranza, nessuna via d’uscita. Però ad un certo punto lo sceriffo passa vicino a una strana cosa, una specie di abbeveratoio scavato nella dura pietra a colpi di scalpello. E’ proprio nell’ultima pagina. Vede l’abbeveratoio e si ferma. E lo guarda. Una cosa lunga quasi due metri, e larga mezzo, e profonda altrettanto. Nella pietra si vedono ancora i segni dello scalpello. Sarà stato lì da cento, duecento anni, dice lo sceriffo. Così, dice, mi è venuto da pensare all’uomo che l’aveva fabbricato. Si era messo lì con una mazza e uno scalpello e aveva scavato un abbeveratoio che sarebbe potuto durare diecimila anni. Ma perché? In che cosa credeva quel tizio? Dovete pensare che a quel punto lo sceriffo è davvero stanco, non crede più in niente, e sta per chiudere la sua stella in un cassetto per sempre. Dovete immaginarvelo così. Mentre si chiede perché diavolo uno si dovrebbe mettere a scavare un abbeveratoio di pietra con l’idea di fare qualcosa che dura diecimila anni. In cosa bisogna credere, per avere idee del genere?
In cosa crediamo per avere ancora questo istinto cieco a mettere al sicuro qualcosa?
McCarthy, lui l’ha scritta così: “penso a quel tizio seduto lì, con la mazza e lo scalpello, magari un paio d’ore dopo cena, non so. E devo dire che l’unica cosa che mi viene da pensare è che quello aveva una sorta di promessa dentro al cuore. E io non ho certo intenzione di mettermi a scavare un abbeveratoio di pietra. Ma mi piacerebbe essere capace di fare quel tipo di promessa. E’ la cosa che mi piacerebbe più di tutte.

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