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giovedì 21 luglio 2011

Il pranzo di Babette (reg. Gabriel Axel 1987)





IL PIATTO DELLA MEMORIA



Il 26 dicembre Peppe faceva il compleanno, la madre si alzava presto perché, cascasse il mondo anche se l’intera famiglia stremata da cenone e pranzo boccheggiava, quello era il giorno del timballo di riso,il piatto di Peppe.
 La preparazione era laboriosa, il risultato maestoso, il finale edilizio nel senso che il detto timballo ti si piazzava a mò di pietra tombale sullo stomaco come a chiudere a ogni altro elemento estraneo che avesse voluto avere accesso allo stomaco.
Per Ginevra,la madre, tutti i compleanni erano un piatto particolare preferito dal festeggiato e siccome la famiglia era numerosa  e le ricorrenze personali si intrecciavano sempre armoniosamente con le festività e le ricorrenze generali si può dire che nella casa quasi ogni giorno c’era un impegno gastronomico da osservare.
E così i giorni e i mesi e gli anni si susseguivano tra ragù con l’agnello, parmigiana, pasta al burro, patate bollite,nocatili e pignolata, guti, e fagioli con le cicorie(minestra fumante a pranzo e passati in padella col pane a pezzi la sera).
 Per non dimenticare gli apporti esterni alla cucina di Ginevra che di solito erano falsi magri  imbottiti col sugo, funghi trifolati.
Tutto era rituale ,il brodo( che si mangiava anche d’estate) era arricchito con polpettine di pollo.
Anche i funerali diventavano un rito culinario sia che il trapassato appartenesse alla famiglia( e in quel caso il pranzo completo veniva portato per più giorni da amici e parenti e si approfittava per criticare, scambiarsi ricette  e avere anche problemi di stomaco oltre al dolore della perdita) sia che ne fosse estraneo in quel caso spettava a Ginevra e&c preparare portare apparecchiare.
Fidanzamenti ,matrimoni,nascite, battesimi,giornate di purghe, febbri, mestruazioni, dolori di cuore, promozioni o bocciature , partenze e arrivi, giornate di mare, serate di bufera, Pasqua, Natale, Ferragosto, I morti ognuno aveva il suo piatto di Casa non scritto ma tramandato come una storia cucinata che la matriarca alimentava, le altre donne : figlie e nuore assimilavano nella certezza che tutto sarebbe sempre rimasto uguale a se stesso che i giorni si sarebbero susseguiti e con essi i piatti in una storia ciclica nuova e vecchia sempre.
Non si era considerata una cosa: la morte, che piano piano, avrebbe portato via le donne della casa e con esse i piatti la lingua e la storia.

Foto e testo di mia sorella Maria. Una scrittura che la Agnello Hornby manco si sogna.

5 commenti:

  1. Le piante che introducono il testo, con la loro superba fioritura, hanno destato - ovviamente, come sai - la mia più profonda e solenne invidia, l'ammirazione anche ma è secondaria.
    a dire il vero, appena aperta la pagina, l'unica cosa che avrei voluto scriverti - con la promessa di non farlo mai più - era: "ma allora ditelo che mi volete male!!!!!!!!!".
    poi ho letto....
    queste piante si sono nutrite per anni, oltre che di carne umana naturalmente, e non potrebbe essre altrimenti!, di tutto il ricettario completo di cui parla maria.
    siccome, però, io sono una figlia degenere, per non dire nuora, ché per quello ho già la scomunica, facendomi accarezzare dal pensiero di essere stata una nipote, almeno, "capace ma che non si applica" - come i bambini a scuola -, ho assorbito tutto questo ben di dio di tradizioni, accumulandole - ahimé - tutte sui fianchi.
    le mie piante alternano brevi periodi di splendore a più numerosi periodi di carestia e tristezza ed io mi rodo, pensando a quelli che mi dicono che le lasciano lì abbandonate e quelle, stronze, gli regalano questi fiori.
    e a me niente. se non è invidia questa....

    comunque sia, a scanso di equivoci riferiti a ciò che penso dei miei fianchi, informo chi legge che seguo la scuola di pensiero secondo la quale "un uomo senza pancia è come un cielo senza stelle" (proverbio cinese)e, soprattutto, "na fimmina senza manigghj, non 'ndai i undi m'a pigghj" !!!!

    ps - le piante che mi hai portato mi hanno regalato i miei colori preferiti, ma con te niente è per caso. ho gioito giusto il tempo di pensare di spedirti una foto per ringraziarti: il vento le ha bruciate ed io non so come si fa a resuscitarle...
    posso enumerare un pò di sane parolacce che chiariscano definitivamente il mio stato d'animo?????????

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  2. Comunque: le piante sono mie, crescono su un terrazzo che guarda le Alpi verso l'ex Jugoslavia, stanno sempre fuori anche nel gelido inverno e poi, specie la prima mi regala da anni una splendida e temporanea fioritura che mi commuove anche nel modo in cui i fiori si donano ai mille insetti volanti che vengono ad amarli.

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  3. Gino grazie del paragone, io invidio te e Marilisa per le citazioni continue che fate, ma come vi ricordate? Io che sono un lettrice , anche se settoriale, non mi ricordo mai le cose boh!

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  4. Marilisa, fallo per tutti, fai parlare la zia Amalia e Pina, registra o fai trascrivere alle gio.ja, prima che sia troppo tardi. Le piante ricresceranno e i ricordi devono ricrescere in altri corpi.

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  5. No gino. Quando vorrai la mia casa è la tua. Vieni tu a "farle parlare" per farci rinascere altrove, se tu credi sia questa la strada.
    Non la mia.
    Mi dispiace che tu mi creda capace di farlo. Forse lo sono, o forse, più semplicemente, non voglio.,,

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