Platì
1753, regnante Carolus Dei Gratia
Rex utriusque Siciliae, Hyerusalem, &c Infans Hispaniarum, Parmae, Placentiae et
Castri &c. Ac Magnus Princeps
Hereditarius Etruriae.
Questa è una storia vera.
In quel tempo Platì era definito
una Mocta, Motta: secondo la Treccani
per "motta" si intende un rialzo di terreno. A questo punto è lecito domandarsi
dove effettivamente sorgeva quell’agglomerato di fuochi, per molti era laddove
oggi è sita l’Ariella, alla destra del Ciancio, sulla via che conduceva a Xstina come era chiamata in quel tempo
l’attuale Santa Cristina d’Aspromonte. Se Carlo III di Borbone (Dio Guardi)
regnava, il padrone effettivo, il Signore Feudale, era il Principe di Cariati,
nella persona di Scipione III, 6° Principe, Duca di Seminara, Conte di Santa
Cristina, Signore di Palmi. A lui l’istorosofo
dottor Vincenzo Papalia dedicò un’ode
non troppo benevola, già apparsa su queste pagine: per questa pubblicazione né
il dottore né io siamo stati ancora tacciati (taggati) di miscredito o
strumentalizzazione. Se Carlo regnava e Scipione spadroneggiava, la casata
Oliva li rappresentava. Nel 1753 era Sindaco di Platì Giuseppe Oliva per
l’appunto. In quell’anno “riflettendo sempre
più la Real mente della Maestà del Re il Supremo che Dio sempre conservi il
sollievo de’ suoi fedelissi Vassalli, ha stimato sempre più necessario” la
formazione del “General Catasto”.
Tale compito ricadde sulle
spalle, si fa per dire, di Don Giuseppe Oliva, sindaco, e Don Francesco
Musitani Cancelliere. Primi collaboratori erano Domenico Lentini e Paolo
Michea. A loro successivamente furono aggregati Don Francesco Perre, sacerdote,
quale rappresentante ecclesiastico con Mastro Giovanni Fera e Antonio Celonise,
cirellese; quindi per deputati del ceto civile: Michele Oliva, Cipriano e Domenico
Zappia; del mediocre: Michele Mittica fabbro, Giovanni Battista Morabito e
Paolo Virgara; per l’inferiore: Baldassarre Perre, Assunto Romeo e Giuseppe
Trimboli. A redigere il tutto fu chiamato Domenico Calipareo dell’ordines serviens. Tutti dovettero tenere
conto degli atti, delle rivele, degli apprezzi come delle once, appartenenti ai
cittadini residenti, dei forestieri residenti e dei bonateneti, che abitavano
in altri territori: Palmi, Oppido, Lubrichi, Bovalino, Ardore, Bombile, Natile,
Careri, Cirella, Santa Cristina e Santa Eufemia. Ne uscì fuori un compendio, un
manoscritto da decifrare, che alcuni facinorosi oggi si sono messi a copiare. Un
regalo di Natale devoluto da tutti i Signori prima citati. Robba, con due bi,
da pazzi!
In apertura un negativo colliquato che ritrae Caterina Fera, madre dell'autore della foto, il medico Giuseppino Mittiga: guardate ben il volto e le mani, la mamma sembra quasi biasimare il figlio.
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