Powered By Blogger
Visualizzazione post con etichetta PERRI. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta PERRI. Mostra tutti i post

domenica 22 novembre 2020

Scuola elementare [di Alberto Lattuada -1955]


Scafa 29 ottobre 1999 Venerdì
Lettera per il grande maestro –
Io sono Lorenzo De Sanctis e sono uno dei figli di Marilena Ciccotelli, la bambina che è davanti a lei nella foto –
Io frequento la scuola di Scafa e faccio la III elementare, quando ho portato la foto relativa a quando mamma era piccola, ho scoperto che lei ha insegnato anche alla mia maestra Maria Pia Astrologo -
Mamma mi ha parlato di lei e dei suoi insegnamenti e mi ha raccontato che lei era molto bravo ma anche molto severo –
Gli alunni erano un po' intimoriti dalla sua figura ma le volevano bene –
Ancora oggi, dopo tanti anni, mia mamma la ricorda con affetto –
 
In quegli anni era solo un po’ più giovane ma le caratteristiche “salienti” già si evidenziavano.
Con stima
Astrologo Maria Pia

martedì 3 novembre 2020

Il nostro direttore - ricordo imperituro




Citta S. Angelo 26 – 9 – 00

Distinti Signori,
ieri, rientrando da un viaggio, ho trovato la triste notizia della prematura scomparsa dell’Illustre Direttore. Sono rimasta attonita e sgomenta. Sono una maestra elementare in pensione da qualche anno; durante il mio servizio ho avuto la fortuna di lavorare alle sue dipendenze per periodi brevi ma sufficienti perché potessi apprezzarne la vasta cultura, la grande professionalità e le elette doti umane.
Sento il bisogno di formulare le mie più sentite condoglianze non senza assicurare che imperituro sarà in me il ricordo del grande Direttore
Giovanna Oronzo

Nella foto in apertura Pasqualino Perri è con Giacomo Mancini (1916-2002) al 37° Congresso del Partito Socialista Italiano.



 

mercoledì 28 ottobre 2020

Il nostro direttore [di Jean Georgescu -1955]

I said nothing can take away these blues
'Cause nothing compares
Nothing compares to you



Caro direttore, sei stato come un papà, buono, gentile e caro
Mi manchi tanto, vorrei che tu ritornassi ma non puoi.
Io ti ho voluto bene da quando ti ho conosciuto. Ti prego non lasciarmi mai.
Dormi bene, caro direttore.

Claudia Zagaroli  ADDIO !!!
Riposa in pace




SEI STATO PER ME
IL NONNO
CHE NON HO MAI
POTUTO CONOSCERE
Grazie per tutto quello che hai fatto e per tutta la Scuola via del Milite Ignoto

Caro direttore,
abbi cura di te li in paradiso e mi raccomando di alle maestre che sono con te di far studiare i bambini che sono stati sfortunati e non hanno potuto continuare la loro vita qui sulla terra. Salutami tanto il mio mio nonno Antonio. Digli che gli voglio tanto bene e dagli un abbraccio grandissimo da parte mia.
Grazie di tutto.
Elena Toletti
4° c
Via del Milite ignoto

mercoledì 21 ottobre 2020

A Man to Remember [di Gaston Kanin - 1938]


“Carletto! ma vui vu ricordati a don Giacomino Tassoni?”
“Si!”
“Ma sapiti a undi moriu?”
“A Platì! Ju iornu ndi vestiru i balilla e ndi levaru nta cresia.”

Quella mattina del 3 febbraio 2020, san Biagio, era stata spesa nella ricerca di un documento che attestasse la morte e una possibile sepoltura di don Giacomo Tassoni, tra un curiale canonico che, come la tonaca, il canone l’ha messo da parte, una addetta all’anagrafe sidernese poco socievole e la scoperta che se andate al Comune di Locri sono tutti a vostra disposizione, anche ad ascoltarvi, dall’addetto alla manutenzione floreale come al dirigente dell’Anagrafe.
Una prima succinta biografia sul poeta platiese più nominato, in queste pagine era già apparsa. Col tempo e per altre esigenze, essa appariva lacunosa. I ricordi di Carletto hanno indirizzato le ricerche a partire dall' Anagrafe del Comune di Platì.
Ora quella stessa, redatta allora con Francesco Violi (1), è riveduta e a voi consegnata.
Don Giacomino Tassoni nacque a Siderno l’1 gennaio del 1887 a ore pomeridiane dieci e minuti quindici da don Giuseppe di Domenico farmacista, vedovo,  e Oliva Giuseppina casalinga. Don Giuseppe proveniva da Fabrizia, donna Giuseppina era pratiota e a Platì i due celebrarono il matrimonio il 22 agosto del 1874, un mese esatto da che furono affisse e registrate le pubblicazioni presso la casa comunale e quella spirituale di Platì. Alla nascita di don Giacomino, il farmacista di Fabrizia di anni ne aveva quarantanove, donna Giuseppina trentotto. La loro primogenita era Maria Angelina Giuseppina nata a Siderno il 3 ottobre 1882.
Don Giacomo trascorse la sua esistenza per buona parte a Platì dove venne adottato dagli zii don Saverio Oliva (2), arciprete, e dalla di lui sorella, per cui al cognome del padre aggiunse quello di Oliva. Alla morte degli zii divenne erede dei beni degli stessi, che non erano pochi, motivo questo della sua assidua permanenza in paese. Studioso colto e preparato allacciò amicizia con gli intellettuali dell’epoca, da Vincenzo Papalia a Ernesto Gliozzi sen.
Don Giacomino sposò l’8 luglio 1908 Carolina Migliaccio nata il 24 dicembre 1885 da Domenico e Rosina Scaglione, geracesi. Da quella unione nacquero due figliole: Maria di Polsi e Giuseppina. In Platì fu legato alla famiglia Furore per via della signora Mattia Migliaccio (3) moglie di Giosafattino, sorella di Carolina e del canonico Ettore Migliaccio, morta prematuramente di parto.
Poeta fecondissimo ed autore di una tragicommedia, non riuscì a raccogliere i manoscritti in una pubblicazione nemmeno a proprie spese come era consuetudine a quei tempi. Delle sue composizioni si occupò Michele Fera e venne ricordato da Pasqualino Perri (4), Antonio Delfino (5)  e Gianni Carteri.
Don Giacomino Tassoni Oliva, a Platì dal 30 ottobre 1934, abitò dapprima in via Fratelli Sergi e successivamente al numero 14 di via Cesare Battisti, dove la morte lo colse il 19 ottobre del 1941, anno XX° dell’era fascista, podestà don Ferdinando Zappia. Nei ricordi di Carletto don Giacomino fu tumulato a Platì e qualche anno dopo la salma fu trasportata dai familiari nel cimitero di Gerace dove a tutt’oggi riposa accanto alla moglie.
Delle due figlie, la prima, Maria, nacque a Gerace il 15 giugno del 1913. Sposò il dottor Filippo Fimognari e da loro nacque Giuseppe Beniamino che è stato amato e ancora celebrato sindaco di Gerace e senatore della Repubblica. Di Maria, a pochi giorni dalla nascita, si ricorda un curioso episodio legato all’olio della giara della cucina del Santuario di Polsi che si riempì per intercessione della Madonna, in epoca di carestia: “Nel 1913 si svegliò istantaneamente a Gerace una bambina per più giorni, dalla nascita, in coma, dopo essere stata toccata con l'olio benedetto: si chiamò Maria di Polsi (Tassone in Fimognari) e l’avvenimento fu tanto strepitoso che nel 1919 il Card. Giustini, da Polsi, spedì un telegramma alla miracolata e, venendo a Gerace, la volle conoscere; il contenuto del telegramma: «A Maria di Polsi - Gerace. Polsi 3 settembre. Ti assista sempre la protezione della Vergine e la mia benedizione. Filippo Cardinale Giustini (6)La piccola, ancora, è citata dal can. Oppedisano a pag. 29 della sua Cronistoria per aver deposto una pergamena sottoscritta dal Vescovo Chiappe e dal clero nelle mani del Cuore di Gesù, era l’Anno di Grazia 1926. Si spense il 2 aprile del 1996. 
Giuseppina Maria nacque a Gerace l’8 settembre del 1916 ed in prime nozze sposò Antonio (Ante) Zizanovic di origini croate, il loro matrimonio fu celebrato a Pompei. Il 27 agosto del 1939 a Platì nacque Pasquale il loro unico genito. Antonio ritornato in patria fu assassinato dai nazisti nel 1943 all’età di 29 anni. In seguito Giuseppina Maria contrasse nuove nozze. Si spense l’1 agosto 1986.
Fuori dal matrimonio, don Giacomino ebbe un’altra figlia (era destino che non avesse eredi maschi), Giulia, nata a Platì il 28 aprile 1928. Riconosciuta all’anagrafe dalla madre e dal di lei sposo, alla morte di don Giacomino fu mantenuta agli studi dai coniugi Fimognari già citati.
 



Debitore di quanto sopra riportato sono a Carletto Zappia (classe 1928), al senatore Giuseppe Beniamino Fimognari e a Pasquale Zizanovic, nonchè agli addetti all'anagrafe del comune di Platì.
Il testo è stato riveduto con Rosalba.

    https://iloveplati.blogspot.com/2013/09/corpo-celeste-pt-4_19.html

(3)  https://iloveplati.blogspot.com/2012/12/lacrime-damore-reg-pino-mercanti-1954.html

(4) https://iloveplati.blogspot.com/2016/04/lettera-aperta-ad-un-giornale-della.html

(5) https://iloveplati.blogspot.com/2016/10/another-time-another-place-reg-michael.html

(6)  Salvatore Gemelli, Storia tradizioni e leggende a Polsi d'Aspromonte, Gangemi ed. 1992

mercoledì 14 ottobre 2020

Il vincitore - pt. 2 - Un Saggio





 
Un saggio di P. Perri
Mezzogiorno
e scuola


Una precisa valutazione politica della situazione attuale del Mezzogiorno d'Italia, sorta da una vigile esplorazione delle tappe storiche del nostro sud, permette a Pasquale Perri in Scuola e Mezzogiorno, di analizzare il problema del rapporto scuola-società, inquadrandolo in un più fertile campo di prospettive e soluzioni concrete. Perri riconosce che l'attuale evoluzione delle strutture scolastiche e il superamento della tradizionale distinzione tra scuola umanistica e tecnica, sono le premesse per una adeguata soluzione politica; ritiene tuttavia che tali provvedimenti suonano come insistenti campanelli d'all’arme perché vi avverte il delinearsi di nuove discutibili forme della programmazione neocapitalista.
Quale protagonista e testimone di una vicenda economicamente drammatica e socialmente angusta, ecco Perri appellarsi al carattere fondamentale delle direttive della scuola moderna: operare su tutto il corpo sociale. Ma il fine preciso di porre tutti i cittadini nella condizione di affrontare i problemi della vita individuale e associata, trova nel Sud la secolare opposizione di reminiscenze storiche tuttora condizionanti ogni sforzo; da qui, per la scelta delle soluzioni, la base storica dell’indagine del Perri. «Se prima dell’unità mano allo strapotere clericale, che incoraggiato dalle autorità esercita il suo dominio indiscusso, il nuovo Regno d’Italia non prenderà certamente adeguati provvedimenti alla questione meridionale». 
Oggi il problema della scuola si pone in maniera ancora più pressante, allorquando alla trasformazione sociale ed economica basata sull'industrializzazione, costringe le zone meridionali ad un rivolgimento completo effettuato a tappe forzate. «Il problema dell’adeguamento, va inoltre collocato in una prospettiva anticapitalista, per non ritrovare il popolo meridionale rigettato in un sistema che è, l'erede del sistema feudale nei termini moderni di sfruttamento sistematico e alienazione» M. S.
PASQUALE PERRI: «Scuola e Mezzogiorno», pref. di Franco Gaeta, ediz. Quale cultura, pagg. 246, l. 1.500
Avanti!, 7 – 11 - 1971

NOTA - Nella foto d'apertura Pasqualino Perri alla premiazione napoletana con lo zio Mimì (1909-1999), acclamato sarto romano, e la moglie, Anna Pitone, locrese (1931-2008).

L'articolo sopra riportato è forse a tutt'oggi il più vicino alle idee dell'autore di «Scuola e Mezzogiorno». Qui conviene ancora ribadire che libro ed autore sono sconosciuti al 90% dei calabresi e dei platiesi in particolare. A tutt'oggi, e a vent'anni dalla sua scomparsa, Pasqualino ha ricevuto solo mi piace e le faccine sorridenti per via delle foto apparse nel social(ismo) più frequentato.



giovedì 24 settembre 2020

Assolutamente famosi [di Dominique Deruddere - 2000]


I’ve nothing much to offer
There’s nothing much to take
I’m an absolute beginner
And I’m absolutely sane
David Bowie


 

DOTT. FRANCESCO ANTONIO PERRI
Viale della Libertà, 16 A Tel. 26997
PAVIA
 
9 OTTOBRE 1971
 
Egregio Professore,
il suo libro “Scuola e Mezzogiorno”, mi giunse oggi, e mi trovò in condizioni di salute non buona.
Tuttavia, un po' per il suo casato e il suo paese natale, dove noi avevamo un lontano parente – Don Fortunato Furore il vecchio, mi misi a leggerlo.
Lessi l’introduzione.
La lessi tutta affascinato dallo stile robusto, dalla prosa energica e chiarissima, in bella lingua italiana senza neologismi inutili e presuntuosi.
Lo leggerò tutto, quanto più presto me lo permetteranno il mio lavoro consueto e i miei anni, che sono molti!
Per adesso posso dirle che lei scrive magnificamente, con chiarezza ed energia, e solo per questo deve essere tratta con serietà e rispetto.
Le scriverò a lettura finita.
Le stringo la mano con amicizia e stima. Suo
Francesco Perri



Bovalino M. 21 – 1 – 1971
Sig. Prof. Pasquale Perri,
 
vi ringrazio degli auguri che mi avete mandato per il nuovo anno e ve li ricambio cordialmente. Ho spesso vostre notizie da vostro padre e mi rallegro dei vostri successi.
Se venite in Calabria, mi farete piacere se vi ricorderete di passare da casa mia.
Saluti e auguri
Mario La Cava


Difficile al giorno d'oggi trovare un illustre letterato, un famoso scrittore anche calabrese, uno che dice di esserti vicino, il quale dia una spinta all'absolute beginner, altri tempi, altri uomini e Francesco Perri (in queste pagine talvolta trattato male, oggi scopriamo che era imparentato con la casata Furore ) e Mario La Cava non si facevano pregare. Eppure a tutt'oggi Pasqualino Perri è tra gli absolute beginners, e la sua pubblicazione, accolta con favore alla sua uscita, giace dimenticata. Così ricorro a David Bowie per celebrarlo:

sabato 19 settembre 2020

Addio Mr Harris [di Anthony Asquit - 1951]



God from afarlooks graciously upon a gentle master
Michael Redgrave, The Browning Version (Addio Mr. Harris), 1951



PESCARA. Amore per la famiglia, attaccamento alla propria terra e attenzione ai bisogni del prossimo. Sono stati questi i tre capisaldi della vita di Pasquale Perri, il direttore didattico del terzo circolo, morto a 66 anni martedì scorso, di cui è stato celebrato il funerale ieri pomeriggio. L’omelia di don Pino Sorrentino - anche lui calabrese come Perri - ha messo in luce l’umanità della sua figura, che è stata salutata da quasi mille persone nella chiesa del Cuore immacolato di Maria in viale Vespucci.

La chiesa non ce l'ha fatta a contenere la folla che ha voluto rendere l'estremo omaggio a Perri. Tantissimi i bambini, tutti alunni delle scuole elementari di viale Regina Elena e via del Milite ignoto, e tantissimi anche i maestri e i non docenti. Ma ieri nella parrocchia dei Padri Oblati si è ritrovato l’universo della scuola pescarese al completo. Insieme al v, Sandro Santilli, c’erano i colleghi di tutta la provincia, il personale del provveditorato, i docenti del liceo classico dove insegna il figlio Giuseppe, oltre ad amici e semplici conoscenti. Tra volti noti anche quelli dell’assessore comunale alla pubblica istruzione, Carlo Masci, dei docenti universitari, Pino Mauro e Nando Filograsso, e del gallerista Veniero de Giorgi. Un discorso a parte meritano i suoi conterranei: Perri, nato a Platì in provincia di Reggio Calabria, aveva contribuito a fondare l’associazione di calabresi in Abruzzo a cui teneva moltissimo. E molti di quelli che ieri affollavano le navate della chiesa erano calabresi di origine.
L’amore per la propria terra e un tratto distintivo della vita di Perri, e lo testimonia la volontà da lui espressa di essere seppellito in Calabria. L’omelia di don Pino -- con citazioni dell’Apocalisse di San Giovanni e del Vangelo di San Luca - ha tratteggiato la figura di un uomo molto legato alla famiglia. Il sacerdote ha ricordato quanto Perri desiderasse fargli conoscere i quattro figli avuti dalla moglie Anna: Rosalba, Giuseppe, Fabio e Isabella. Ma il colpo d’occhio della chiesa di viale Vespucci lasciava anche immaginare la dedizione del direttore didattico alla scuola in generale e, in particolare, alla «sua›› scuola, quel terzo circolo che ieri ha indetto una giornata di lutto per onorare l'uomo che ne aveva retto le sorti negli ultimi dieci anni. La parte finale della messa è stata riservata alle testimonianze. Sono intervenuti per primi tre bambini delle elementari “Illuminati”, che hanno recitato il testo di alcune lettere dedicate al loro ex direttore («Più padre che direttore››) consegnandole poi alla moglie Anna. Hanno poi preso la parola l'ispettore scolastico, Contardo Romano, e il direttore del circolo di Pianella, Rocco Ruscitti. Per ultima ha parlato la sorella Maria Carmen, madre generale delle “Figlie della divina provvidenza”, che ha salutato il fratello tra gli applausi.



Fabrizio Santamaita 
Testo e foto: IL CENTRO, 22 settembre 2000

Nota - Potrà sembrare fuori zona il titolo del film (in originale The Browning Version - la citazione d'apertura "O dio lontano guarda benevolo un gentile maestro" è tratta dall' Agamennone di Eschilo secondo la versione del Browning) con Pasqualino Perri, a vent'anni dalla sua prematura scomparsa, ma non c’è accostamento migliore tra lui e l’interprete di quel film, Michael Redgrave, docente di lettere classiche, cui gli allievi tributano una finale standing ovation riconoscendolo il loro vero Master.

martedì 15 settembre 2020

Prova di memoria - Il Festival

Oh, I’m so young, so goddamn young.
And I shall dwell in the house of the Lord forever.
Mel London and Mike Leander
 

A causa il prolungarsi le misure di sicurezza atte alla prevenzione il diffondersi del noto virus e le problematiche individuali che hanno colpito il comitato Santa Pulinara il Pasqualino Perri Memorial Day previsto per il 19 settembre 2020 si ripresenta sotto forma di Festival Mediatico: ecco a voi il Pasqualino Perri Festival. Stessa data di avvio ma questa volta nel web e in diverse giornate tutte per celebrare la figura di Pasqualino Perri l’educatore platiese venuto a mancare il 19 settembre di venti anni fa in Pescara e sepolto nel cimitero di Platì. L’evento è reso possibile grazie all’ espansiva partecipazione di Pino Perri.

lunedì 24 agosto 2020

Prova di memoria [di Marcello Aliprandi - 1994]

Pasqualino Perri
1934 - 2000

Un fremito di orgoglio sta scuotendo i promotori di quello che sarà un evento che non prevede sequel: il Pasqualino Perri Memorial Day. Gli organizzatori lavorano senza concedersi soste malgrado l’estate non conceda rinfreschi di sorta. Soltanto un momento dell’evento si è riusciti ad estorcere, la sfida all'ultima rima fra i giovani poeti platiesi. Data e luogo saranno comunicati non appena i promotori scioglieranno i dubbi fra chi dovrà sedere al tavolo dei non pochi invitati.

lunedì 17 agosto 2020

Immagini del Vecchio Mondo [di Dusan Hanák - 1972]



L' Associazione Entoculturale "Santa Pulinara" di Platì
presenta

Della Grecìa perduta
il nuovo libro 
di Ettore Castagna
edito da Rubettino 

presso
la Scuola Materna
voluta da Umberto Zanotti Bianco
in via San Pasquale
ore 21,30


--------------

Un mondo fatto di fiumare, sole cocente, spiagge e canneti, ripidi pendii, esseri umani ma anche spiriti benigni e maligni, greggi e formaggi. Protagonista è l’Aspromonte grecanico ed i suoi paesi: nel villaggio al centro della vicenda si possono riconoscere tratti di Africo o Roghudi, ma anche di Platì o di Canolo. È la Calabria della civiltà pastorale che è sempre cruda e crudele come i suoi governanti, siano essi spagnoli o francesi, che si ricordano dell’esistenza degli agglomerati umani solo nella repressione mentre la Storia distrugge le vite di alcuni protagonisti o passa sopra la testa di altri senza conseguenze sulla loro vita quotidiana. E poi: l’italiano misto al greco di Calabria e al calabrese; le leggende; la Chiesa primitiva o anch’essa potere opprimente; la solidarietà e l’ostilità; la musica degli strumenti e dei telai. Tutto questo e tanto altro troverete in questi due libri da leggere uno dietro l’altro. Sanno di Calabria e di Mediterraneo (di cui ricordano gli scrittori come Ben Jelloun), descrivono una possibile realtà seicentesca e favoleggiano di misteriosi esseri ancestrali, “utilizzano numerosi elementi antropologici” ma “anche molte invenzioni e ucronie” *. Sono:
Del Sangue e del Vino” e “Della Grecìa perduta” di Ettore Castagna, ed. Rubettino.

* - in corsivo le parole dello stesso autore.
  - confesso di aver dovuto cercare ucronia sul vocabolario Treccani:
ucronìa s. f. [dal fr. uchronie (voce coniata dal filosofo Charles Renouvier nel 1876), der., con u- di utopie «utopia», dal gr. χρόνος «tempo, periodo di tempo»], raro. – Sostituzione di avvenimenti immaginari a quelli reali di un determinato periodo o fatto storico (per es., la situazione europea se Napoleone avesse vinto a Waterloo).
Testo e foto: Rosalba Perri





Immagini del Vecchio Mondo (in slovacco Obrazy starého sveta) è un più che originale documentario di un regista poco conosciuto: Dusan Hanák, semplici storie con al centro contadine e contadini anziani usciti da un mondo già arcaico all'epoca della sua realizzazione. Vedendolo la mente è andata subito ad Ettore Castagna. 

In apertura la Rocca del Drako nei pressi di Roghudi.
Si ringrazia la Diocesi di Locri-Gerace per la gentile collaborazione.

sabato 8 agosto 2020

The Master [di Paul Thomas Anderson - 2012]

Rosario Barbaro
1910 - 1955

Hi Rosalba, I have read the post about Italian tailors in Adelaide https://iloveplati.blogspot.com/2019/05/il-filo-nascosto-phantom-thread-di-paul.html
Rosario Barbaro is also worthy of a mention. He immigrated to Australia before the war (1939). He was a tailor in Griffith NSW. He left behind in Platì his wife Maria and four children. He was interned as a Prisoner of War and during his time in the camps made suits for the Australian officers*.  He later moved to Adelaide, brought his family out to Australia in and opened a shop in Melbourne Street, North Adelaide. He was much respected as a tailor and made suits for dignitaries, judges, lawyers, and parliamentarians as well as members of Italian community. I also believe he may have trained Joe Ielasi in the craft. Joe respected him and often told us what a remarkable tailor Rosario was. Many people who had suits made by him would say he was like an artist because his suits were so perfectly made and fitted that they seemed painted on the client.
Rosario had a beautiful singing voice and sang in the choir at St Laurence Church at North Adelaide. He also belonged to the Brotherhood of St Laurence a group that did a lot of charity work in the community.
Maria, Rosario’s wife, often told what a generous person he was. One day he saw a man walk pass the shop that looked poor and destitute. It could well be he had noticed this man before, but this day Rosario invited him in the shop, and he dressed him from top to toe in new clothes and a suit. He called his wife Maria in the shop and she said “Well done, but there is a problem: what about his shoes? He has no shoes!” That was no problem to Rosario got a pair of his own shoes and gave them to the man. In another occasion he gave food to a distressed neighbour, Mr Marcano, who had recently migrated and did not know that at the time shops were closed on weekends. They became very good friends.
He died at the age of 45 in 1955 due to health issues and left behind his wife with four young children which were born here in South Australia, the youngest being a year old, and the four older siblings who were born in Italy and had married
Kind Regards
Lisa Barca**

* – in fact he spent only 4 months in the camp as he was released on parole probably thanks to his ability in tailoring.
** - Lisa is the niece of Rosario’s wife Maria and is married to a grandchild of Rosario.


Ciao Rosalba, ho letto il post sui sarti italiani ad Adelaide.
Sarebbe degno di menzione anche Rosario Barbaro. Emigrò in Australia prima della guerra (1939). Si stabilì a Griffith nel NSW dove esercitò il mestiere di sarto. Aveva lasciato a Platì la moglie Maria e quattro figli. Fu internato come prigioniero di guerra ed in quel periodo cucì abiti per gli ufficiali australiani*. Si stabilì poi ad Adelaide dove richiamò la famiglia e aprì un negozio in Melbourne Street a North Adelaide. Era molto rispettato come sarto e confezionò abiti per dignitari, giudici, avvocati e parlamentari come pure per i membri della comunità italiana. Credo sia stato il maestro di Joe Ielasi nell’arte della sartoria. Joe ne parlava sempre con rispetto dicendo che era stato un sarto eccezionale. Molti di coloro che si erano rivolti a lui per un abito dicevano che era un come un artista perché i suoi completi erano fatti così bene da sembrare dipinti addosso al cliente.
Rosario aveva una bella voce intonata e cantava nel coro della Chiesa di San Lorenzo in North Adelaide. Faceva anche parte della Confraternita di San Lorenzo che si occupava di beneficenza.
Sua moglie Maria raccontava spesso di quanto fosse generoso. Un giorno vide un uomo dall’aspetto miserevole passare davanti al suo negozio. È probabile che lo avesse notato in precedenza, ma quel giorno lo invitò ad entrare in negozio e lo rivestì da capo a piedi. Chiamò la moglie che gli disse: “Ben fatto, ma c’è un problema: e le scarpe? Non ha scarpe!” E Rosario ne prese un paio delle proprie per darle all’uomo. In un’altra occasione rifornì di cibo un vicino, il Sig. Marcano, che era arrivato da poco e non sapeva che i negozi a quel tempo erano chiusi nei fine settimana. Diventarono ottimi amici.
Morì all’età di 45 anni nel 1955 a causa di problemi di salute lasciando la moglie, quattro bambini piccoli, l’ultimo di appena un anno, ed i quattro maggiori nati in Italia e già sposati.
Tanti saluti
Lisa Barca**

* – in effetti Rosario rimase nel campo di internamento solo quattro mesi, fu rilasciato sulla parola forse proprio grazie alla sua arte di sarto.
** - La moglie di Rosario è zia di Lisa, mentre Rosario è il nonno di suo marito.


giovedì 4 giugno 2020

Per un pugno di pecore [di Michele Lupo, 1967]


La Illustrissima Casa Cariati ed i contratti con Massari di Platì, Careri e Natile, ex feudi.


 A seguire dal post del 24 maggio 
ecco un secondo contratto fra la casa Cariati ed un Massaro di Platì con i suoi foresi.
Ogni volta che ho preso in mano un fascicolo degli atti notarili nell’Archivio di Stato a Locri, mi sono persuasa di essere la prima da anni, se non persino dalla sua archiviazione, a sfogliare quegli atti redatti nei primi decenni del 1800. Questa consapevolezza mi ha emozionata. A volte le pagine erano appiccicate ai bordi a causa dell’azione del tempo e dovevo staccarle con delicatezza per non rovinarle. L’emozione è stata più forte quando ho letto il contratto che segue perché oltre all’interesse come pezzo della storia di Platì, era anche un pezzo della storia della mia famiglia. Il Massaro Domenico Perre fu Francesco, detto Banto, è stato un mio antenato diretto risalendo indietro di sette generazioni. Nato nel 1773, sposò Francesca Caruso ed ebbe undici figli: nove maschi e due femmine. Nel 1824 aveva 51 anni.
Il nostro cognome è stato, nei registri delle Anagrafi del 1800, indifferentemente scritto come Perre e Perri. A volte, addirittura nello stesso atto, padre e figlio venivano indicati in maniera differente.

Torniamo al contratto. Come già detto nel post di cui sopra, la Casa Cariati stipulava contratti per la cura degli allevamenti, delle terre e delle macchine (mulini e trappeti). Quello che segue riguarda un gregge di ovini e caprini di proprietà dell’Illustre Casa Cariati a Soccio 1, cioè a custodirlo a metà frutto e guadagno, per un semplice anno, principiato dal dì primo Agosto di questo anno e terminando nel dì trentuno Luglio mille ottocento venticinque
Oggi che si contano li diciassette del mese di settembre dell’anno mille ottocento ventiquattro, in questo Comune di Platì. 


 Ferdinando primo Regnante, per la grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie, di Gerusalemme, Infante di Spagna, Duca di Parma, Piacenza, Castro “e Gran Principe Ereditario della Toscana””.
Avanti a noi Saverio Gliozzi, Figlio del fù Carlantonio notaio pubblico residente nel comune d’Ardore col nostro studio, Strada Pittellari, oggi in questo di Platì di passaggio, e de’ sottoscrivendi testimonj a noi ben cogniti, richiesti, ed aventi tutte le qualità prescritte dalla Legge; si sono personalmente costituiti il Signor Don Francescantonio Stillisano del fù Antonio proprietario domiciliato in questo sudetto Comune di Platì, Strada Chiesa Madre, bene a noi cognito, ed ai testimonj, il quale age nella qualità di attuale Agente, ed Amministratore de’ beni del Patrimonio Giudiziario dell’Illustre Casa Cariati, pe’ Comuni di Platì, Natile, e Careri, ed interviene alle cose infrascritte per se e per l’Agente suo successore, dell’una parte.
E dell’altra, il Massaro Domenico Perre del fù Francesco, e suoi foresi Domenico di Marco del fù Antonio, Francesco Molluso del fù Pasquale, Saverio Iermanò del fù Giuseppe, e Domenico Romeo di Rocco, proprietari, domiciliati in questo sudetto Comune di Platì, del pari a noi notajo e testimonj bene cogniti, li quali aggono ed intervengono alle cose infradicende per loro stessi, loro eredi e successori.

Restituito dal Massaro Domenico Staltari che deve aver deciso di cambiare occupazione in quanto nello stesso anno, con altro atto, riceve delle terre sempre dalla casa Cariati, il gregge è così composto:
Pecore grosse numero centosessantotto, per ducati dugentottanta cinque e grana sessanta;
montoni numero dodeci, per ducati venti e grana quaranta;
capre numero centosessantasette per ducati dugentottantatre e grana novanta;
caproni numero trenta, per ducati cinquantuno;
castrato numero uno, per ducato uno e grana settanta;
agnelli ed agnelle numero sessantacinque, per ducati cinquantotto e grana cinquanta;
capretti e caprette numero quarantacinque, per ducati quaranta e grana cinquanta;
in tutto numerano quattrocentottantotto, per ducati settecento quarantuno e grana sessanta
Secondo il calcolo che vuole un ducato corrispondere a circa 50 euro (basandosi sul valore dell’oro), il valore del gregge è di 37.000 euro, cifra inferiore alla mandria di bovini, ma sempre considerevole.

Compresi sono gli utensili: caccavo numero due, un caccavo di rame di circa libre trenta, un altro di circa libre quindici, una caldara di rame di circa libre sette, due cagne ed una cagnola, tavole per ripostarci il cacio, numero sei; scanni numero quattro, perché gl’altri inrecivibili consumati dall’uso.

Guadagni e perdite:
- se nel tempo della riconsegna precedente perizia da farsi di comune consenso, risulterà un numero di animali maggiori all’epoca in cui se l’han ricevuto, allora il detto Signor Agente fosse obbligato pagare alli detti Domenico Perre, Domenico di Marco, Francesco Molluso, Saverio Iermanò e Domenico Romeo e ai di loro eredi, per ogni animale grosso d’avanzo la somma  di grana cinquanta e sopra gli avanzi degli animali piccoli di quelli cioè meno di un’anno, la somma di grana diciassette
- il prodotto de’ latticini della lana, e dello stabio2 si dovesse dividere per mettà in favore della Casa Cariati e mettà a favore delli detti  Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo.

- in caso di perdita de’ sudetti animali, nascente da morte naturale, fossero obbligati detti Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo pagargli a grana cinquanta per ciascheduno, all’infuori de’ casi fortuiti, per li quali si rimettono al disposto della Legge.

- siccome le pecore e capre che si riceverono li cennati Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo sono affette dal morbo chiamato vucculo superiore a qualunque rimedio, se mai per l’avvenire continuasse il detto morbo, allora tutti gli animali che verranno a perire collo stesso dovranno andare a carico del Patrimonio. In tal caso però dovranno ativarsi due Periti per conoscersi la causa della morte; indi si dovrà formare un foglio annotandosi in esso tutti gli animali giudicati morti col vucculo3, un tal foglio firmato da esso Signor Agente per ogn’animale morto, dovrà conservarsi da esso Perre per presentarlo nella riconsegna.

Erbaggi.
- gli erbagi per popolare la sudetta gregge4 si dovessero pagare per mettà fra le parti, di unit’a tutte le altre spese che occorreranno nel corso dell’anno, e che potessero mettere le capre di detta gregge nel carruso pagando quant’è giusto
- Dichiarano ancora essi Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo di aversino ricevuto del mentovato Signor Agente gl’erbaggi de’ fondi chiamati Santa Barbara e Bollarino, siti nel Territorio di Platì, per poter pascolare la mentovata gregge nel corso dell’anno, per la mercede di ducati settanta, restando a carico di esso Signor Agente di pagare la rate de’ pascoli ai Coloni di detti fondi coll’obbligo a detti Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo di pagare a tutt’il mese di luglio venturo anno, la mettà degl’erbagi sudetti.

Anticipo.
Dichiarano ancora essi Perre, di Marco, Melluso, Iermanò e Romeo aver sino ricevuto da esso Signor Agente docati dieci di contante moneta d’argento5 corrente in Regno, a titolo di soccorso, per restituirli nella fine dell’anno.

Firme
Franc. Ant. Stillisano Ag. Contraente
Giovanni Mittiga sono presente Testimonio
Pasquale Zappia son Testimonio
Saverio Gliozzi, figlio del fù Carlantonio


Ricerche svolte presso l'Archivio di Stato di Locri, Atti notarili, Notaio Saverio Gliozzi fu Carlantonio di Ardore, atto n. 61, Anno 1824.

1 -  dal vocabolario Treccani.
sòccio s. m. [lat. sŏcius «compagno, socio»]. – 1. Chi prende il bestiame a soccida, soccidario. 2. tosc. a. Soccida: dare, pigliare a soccio. b. Il bestiame dato o preso a soccida.
sòccida (ant. sòccita) s. f. [lat. sociĕtas «società» (nella variante pop. sòcietas)]. – Contratto diretto a costituire un’impresa agricola di natura associativa, nella quale si attua una collaborazione economica tra colui che dispone del bestiame (soccidante, concedente) e chi deve allevarlo (soccidario, allevatore), al fine di allevare e sfruttare una certa quantità di bestiame ed esercitare le attività connesse, ripartendo spese e utili inerenti sia all’accrescimento del bestiame sia ai prodotti (latte, formaggio, ecc.) che ne derivano. Si distinguono tre tipi di soccida: s. semplice, in cui il soccidante conferisce il bestiame e il soccidario presta l’attività necessaria all’allevamento, dividendo tra loro gli accrescimenti, i prodotti, gli utili e le spese secondo le proporzioni stabilite dal contratto o dagli usi; s. parziaria, in cui il bestiame è conferito da entrambi i contraenti, mentre il soccidario presta in più l’attività necessaria all’allevamento; s. con conferimento di pascolo, in cui il soccidante conferisce il terreno per il pascolo, e ha la direzione dell’impresa, il soccidario conferisce il bestiame e il lavoro necessario, con il diritto di controllare la gestione.

2 - dal vocabolario Treccani.
stàbbio s. m. [lat. stabŭlum «dimora, alloggio», e in partic. «dimora, recinto per animali, stalla», der. di stare «stare, dimorare»]. – 1. Spazio, recinto in un terreno a pascolo, dove si tengono gli animali all’addiaccio per concimare il terreno (v. stabbiatura). 2. Stalla, ricovero per animali: Belan le capre ne lo s. pien (Carducci); sul tetto di latta della sua abitazione che pareva uno s. per le pecore (Pasolini). 3. Sterco di animali da allevamento; letame, concime costituito da sterco animale: fumava lo s. in mezzo alle vie, ammassato fuori delle scuderie

3 – vucculo = ipotiroidismo spesso con gozzo

4 - fra le curiosità linguistiche di questi testi, oltre ad un’abbondanza di virgole e di quelli che oggi sarebbero errori grammaticali, vi è anche la gregge che giustifica il plurale le greggi.




5 -  le monete d’argento di solito erano: la piastra (120 grana, cioè 1,20 ducati), la mezza piastra (60 grana), il carlino (10 grana), il tarì (2 carlini). In un ducato vi erano 100 grana.
ROSALBA PERRI

Nota. La foto introduttiva: per quanto possa fare riesco a distinguere in costume calabrese la zia Amalia, al centro, con il braccio appoggiato sulla zia Iola; il resto sono una nebulosa, the location and the young boys, il primo alla vostra sinistra mi pare il giovane Totò Delfino, e, forse, uno degli Spadaro accanto alla zia Amalia.
Alla foto allego questo brano della virtuosa dell'organetto celtico:

domenica 24 maggio 2020

Roba da ricchi [di Sergio Corbucci,1987]



La Illustrissima Casa Cariati ed i contratti con Massari di Platì, 
Careri e Natile, ex feudi.

La casa Cariati, ossia la famiglia dei principi Spinelli, possedeva i Feudi di Platì, Careri e Natile con i relativi pascoli e foreste. Dopo l’abolizione del sistema feudale in epoca napoleonica, la proprietà rimase comunque agli ex baroni che possedevano le terre e il bestiame. Dei contratti furono stipulati con i Massari per la cura degli allevamenti o con “industrianti” per la gestione dei mulini. I contratti venivano stipulati per mezzo dei notai della zona: da Ardore a Santa Cristina.  Questi contratti sono interessanti in quanto testimoniano la ricchezza e l’economia di Platì e dell’area intorno.
Ve ne propongo uno, altri seguiranno, che riguarda una Masseria di Vacche in uso già da tempo: - Anche se in genere il padrone degli animali preferiva godere interamente del loro “frutto”, in alcuni casi, invece, sappiamo che poteva affidarli in rapporto di Soccida, dandoli “in guadagno” ad un altro, che s’impegnava a custodirli “a mita”, ovvero “in medietatem lucri”. – (*)
Atto nr 37, Anno 1822, Notaio Saverio Gliozzi fu Carlantonio di Ardore
Regno delle due Sicilie
Oggi che si contano li due del mese di Agosto dell’anno mille ottocento ventidue in questo Comune di Platì.
Regnando Ferdinando primo, per la grazia di Dio Re del Regno delle due Sicilie, di Gerusalemme, Infante di Spagna, duca di Parma, Piacenza, Castro “Gran Principe Ereditario della Toscana”.
Avanti a Noi Saverio Gliozzi, figlio del fù Carlantonio Notaio pubblico domiciliato in quel Comune di Ardore col nostro Studio Strada Pittellari, Provincia della Prima Calabria Ulteriore oggi di passaggio in questo sudetto Comune di Platì, e dei sottoscritti letterati testimoni richiesti ed aventi tutte le qualità ordinate dalla Legge; si è personalmente costituito il Signor Don Muzio Lacava, Dottor Fisico, figlio del fù Don Pasquale domiciliato in questo sudetto Comune di Platì Strada La Chiesa Madre, Agente ed Amministratore dei beni dell’Illustre Casa Cariati in questi ex feudi di Platì, (ill), Careri, da noi Notaio e testimonj ben conosciuto, da una parte.
E dall’altra, il massaro Domenico Pangallo fu Diego ed il massaro Francesco Catanzariti fu Antonino, domiciliati in questo sudetto Comune di Platì da noi notaio, e da testimonj ben conosciuti.

Dunque, siamo nel 1822 e questo contratto ne rinnova uno precedente stipulato presso il Notaio Brancatisano di Santa Cristina. I Massari Pangallo e Catanzariti (ri)prendono in carico una masseria di vacche. Viene eseguita una perizia sul valore affidata a Domenico Portolese, di Vittorio, e a Rocco Lacava entrambi di Platì e quindi si fanno i calcoli con il valore dell’anno precedente. La masseria ha acquisito ben duecentotredici ducati di valore da dividere fra la Casa Cariati ed i Conduttori. In effetti finirà tutto alla Casa Cariati poiché i Massari sono debitori dell’affitto del Carruso, pascolo sempre di proprietà della Casa Cariati. Interessante è l’inventario delle bestie e del loro valore:
Vacche figliate a maschi numero venti per lo valore di ducati trecento novanta tre
Vacche figliate a femmine numero diciannove per lo valore di ducati quattrocento undeci
Vacche stirpe numero trentacinque per lo valore di ducati cinquecento novanta
Genche di tre anni numero due per lo valore di ducati trentaquattro;
Ienturi di due anni in tre numero quattro per lo valore di ducati sessanta,
Giovenche di due in tre anni numero sedici per lo valore di ducati duecento sessantatre.
Annicchie di un’anno in due numero quattordeci per lo valore di ducati centosessanta.
Annichi di un’anno in due numero quattordeci per lo valore di ducati centosedici
e finalmente due tori per lo valore di ducati cinquanta
che in una formano numero centoventisei per lo valore di ducati duemila settantasette.

Una breve digressione sul valore della Masseria di Vacche:  benché sia difficile ottenere una corrispondenza precisa fra il valore del ducato in quel periodo e l’euro, essendo molte le variabili che concorrono a determinarlo (non comparabili ad esempio il costo della mano d’opera o quello del mercato immobiliare), ci possiamo basare su due dati di fatto: il valore che venne dato al ducato all’Unità d’Italia ed il valore dell’oro materiale di cui era fatto il ducato. Se consideriamo il primo, 1 ducato napoletano = 4,25 lire (nel 1861). 1 lira del 1861 = 13 euro quindi un ducato circa 50 euro. Più o meno lo stesso risultato si ottiene considerando il suo peso in oro: 3,53 gr. Quindi 2077 ducati corrisponderebbero a circa 103.000 euro.
Oltre al bestiame, vengono consegnati ai Massari anche degli attrezzi:
Da vantaggio li sudetti Pangallo, e Catanzariti dichiarano di aversino ricevuto li seguenti utensili di masseria. Primo: tavole d’abeto numero sette usate. Secondo un caccavo (**) grande di rame da circa libre cinquanta. Terzo simile di libre trentadue i quarto, simile di libre ventisette; quinto una caldaja di rame del peso di libre venticinque, sesto un’altra di peso di libre nove; settimo, campane numero sette; ottavo, cani numero quattro cioè Turco, Palombella, Rosa e Berettone, essendo morte Schiavella e Marchesa. Oggetti che si riceverono nell’anno scorso dal Signor Passarelli, che si riconsegnano e si ricevono di nuovo per restituirli ai trentuno di Luglio dell’anno venturo milleottocentoventitre, unitamente alla masseria.
In cosa consistono i guadagni delle parti?
Si è convenuto che li sudetti massari Domenico Pangallo e Francesco Catanzariti fussero obbligati a custodire la sudetta Masseria delle Vacche da diligente Padre di Famiglia e tenerla a mettà guadagno tanto per gli animali che il frutto dei Latticini.
Alla riconsegna,
… conosciuto il valore degl’animali allora esistenti, si dovessero togliere i ducati duemilasettantasette, importo della masseria che si ricevono, quindi il rimanente tolta la spesa dei pascoli, sale, ed altro, dovesse dividersi per mettà tra ambe le parti contraenti.
Ma, restando ad arbitrio del Patrimonio di pagare in danaro contante cioché gli spetterà di avanzi sopra i sudetti animali.
Eventuali perdite sul capitale, non imputabili all’incuria dei Massari, saranno anche prese in carico dalle parti.
La Casa Cariati pur concedendo che la Masseria potesse pascolare nelle montagne di Alati e Fricuri appartenenti a detto Patrimonio senza chiedere nulla, li pascoli della Foresta nomata Carruso esistente nel territorio di Careri, dovessero restare per servizio della Masseria per l’estaglio(***) di ducati duecentosettanta, siccome si è praticato per lo passato.
A carico dei Massari vi è anche un compenso per l’Agente di Casa Cariati: i sudetti Massari siano obbligati di corrispondere al sudetto Signor Agente ed al suo fattore quei latticini freschi che secondo il costume si è pratticato per lo passato. Come si può leggere non è quantificato e si va per consuetudine.

I nostri massari non sapevano leggere e scrivere, ma letterati sono i testimoni che firmano insieme all’Agente ed al notaio. L’atto (o instrumento) viene redatto e letto in presenza dei sottoscritti testimonj  il Signor Don Giosafatto Furori del fù Francesco domiciliato in questo Comune di Platì e del Signor Don Pasquale Lentini del fù Antonio domiciliato in questo medesimo Comune, amendue possidenti, testimonj richiesti ed aventi le qualità prescritte dalla Legge, alla presenza dei quali, e di me notaio stipolatore li sudetti massari Domenico Pangallo e Francesco Catanzariti hanno dichiarato di non saper scrivere per non aver mai imparato.

Negli anni seguenti ci saranno altri contratti di rinnovo e l’Agente sarà Don Francescantonio Stillisano sposato ad una Oliva. Il terzo luogo del Feudo, illeggibile nel contratto del 1822, sarà in questo nuovo contratto nominato come Natile.

(*) Note per una storia dei bovini del ceppo Calabrese della razza Podolica (sec. XVI-XVII) di Pino RENDE Arsac Centro Divulgazione Agricola n°11
(**) CACCAVO, CACCAVELLA
Parliamo di grandi o più piccoli recipienti di rame e/o di coccio. il cui nome deriva dal latino caccabus, contenitore, a sua volta dal greco χαχχαβίς caccabios,  con la solita mutazione della b in v

(***) ESTAGLIO dal lat. mediev. extalĭu(m), comp. di ex-“fuori, da” e di un der. di taliāre “tagliare”. tipo di contratto a cottimo in uso nell’Italia meridionale


Ricerche svolte presso l' Archivio di Stato di Locri, Atti notarili, Notaio Saverio Gliozzi, atto n. 37 del 1822.
ROSALBA PERRI