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domenica 17 gennaio 2016

Un ragazzo di Calabria (reg. Luigi Comencini - 1987)


Pasqualino Papalia 
30 maggio1973 -  03 gennaio 1993

” Nel camposanto del mio paese uno scolaretto morto nei primi  anni del secolo se ne sia in piedi vestito d'una marinara di pietra.
Quando lo vidi la prima volta avevo i suoi stessi anni decisi di essergli amico, di giocarci in sogno la notte. Per qualche tempo mi riuscì, poi cominciai a sognare me stesso, da solo, in piedi sul medesimo piedistallo, col medesimo volume sigillato sotto l’ascella.
Allora con spavento capii che quel libro era la vita - non vita di entrambi e che nessuno lo avrebbe aperto .
  (Da Gesualdo Bufalino, scrittore siciliano)
  Carissimo  Pasqualino
   la gita di fine anno l’abbiamo anticipata. Un viaggio mesto  e silenzioso, senza la tua presenza allegra e scanzonata, ponderata e piena di vita. Un pellegrinaggio amaro come l'amaro miele, in questo tuo paese dove dai fianchi rovinosi dell'Aspromonte in una gelida mattina di gennaio, sgorgano polle d'acqua che sono stille di lacrime senza fine.
  Ci siamo tutti. Alla partenza i professori hanno fatto l'appello.
  Per te nessuno ha risposto "assente" perché sei "presente", in ogni istante nei nostri cuori, nei pensieri, negli affetti e nelle memorie che ci portiamo addosso lungo il difficile ed effimero sentiero
della vita.
   Tu eri l’ambasciatore delle nostre istanze, problemi, richieste che nascono ma non trovano mai soluzioni in una comunità scolastica emarginata ed avevi trovato nel Preside, tuo conterraneo, un fratello con cui parlavi gestualmente ed in dialetto, che poi - come dice il Manzoni - è la vera lingua, la lingua dei poveri.
    La tua bontà d'animo, il tuo altruismo, il tuo servizio per un’umanità  sofferente che si affida al prossimo per lenire pene e ferite. La raccolta per gli ammalati di distrofia muscolare.
Ognuno aveva svuotato le tasche in una sorta di gara di solidarietà  senza fine, in una scuola popolata da ragazzi d'Aspromonte e non a caso intestata a Corrado Alvaro.
   Caro Pasqualino,
   Con la tua morte a scuola siamo raccolti come “ stormo di rondini che seguono la guida nel loro volo triangolare “.
    Ed il tuo paese tutto qui riunito. 
    “ Il paese abbandonato – scrive Alvaro – intorno si sfascia rapidamente, le piazze e le strade deserte sono amplificate dai meandri che si aprono nelle case crollanti, di dove hanno portato sia le porte e le finestre, con polverio minuti. Tutto è divenuto bianco come se i respiri e le parole trascorse fossero raggelati e incanutiti nell’aria.
    La chiesa è spalancata, l’altare disadorno, e qui il muro che si sfalda è pieno di dramma: sembra che qui sia un perpetuo Venerdì Santo; quando si manomettono gli altari e se ne abbattono le suppellettili “.
    Ma la tua morte è resurrezione. La croce di Cristo è gemmata con il gesto di tuo padre che ha voluto affidare a chi soffre il sorriso dei tuoi occhi e la bontà del tuo cuore. Ed il vecchio cuore di Platì che torna nuovamente a pulsare in un paese non spento ma vivo, sempre incudine mai martello.
  Si, tuo padre!
  Quel volto livellato da ragazzo, dal vento, dal gelo di queste montagne e poi  dalle sofferenze di una giustizia ingiusta. Le sentenze – diceva Leonardo Sciascia – sono scritte dal popolo, tra le mura, nella piazza del paese, agorà di ogni vicenda umana.
  E poi, caro Pasqualino, tua madre!
  “ Comu si comporta Pasqualino ? “
  Ed i professori: Bene.
  Questa povera donna, novella Niobe che tiene aggrappata i figli al grembo per strapparli alla morte.
  Una morte ingrata.
  Caro Pasqualino, giovedì riprenderanno e lezioni. Sul tuo banco accanto alla lavagna deporremo un cespo di fiori. Fiori di campo che spuntano come i bucaneve dalla terra gelata.
   E' primavera, caro Pasqualino il ritorno alla vita.
   Addio!
                                                                                                  VITTORIA PISCIONERI
                                                                                                        a nome della Scuola
Platì, lì 5 gennaio 1993

Istituto Professionale di Stato per i Servizi Commerciali “ Corrado Alvaro “ Bovalino  In Memoria di Pasquale Papalia



1 commento:

  1. Non sono un lettore accanito di Corrado Alvaro e tralascio le mie considerazioni sulla sua opera, ma questa memoria lo innalza al livello dei grandi scrittori meridionali.
    Oggi Pasqualino sarebbe stato un padre di famiglia, chissà, forse nonno, vista la giovane età cui i giovani del paese si presentano all’altare, con una sua pagina personale e tanti ricordi su Facebook. Da emigrato mi piace pensare anch’esso emigrato che periodicamente ritorna e per prima cosa vuole andare a vedere la montagna.

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