Guizzan solchi di fanghi d’ogni parte
............. E giù a rovescio
Pioggia rovina con ampio fragore
(
Scene d’un’ alluvione )
Il
cielo s’era coperto di nuvole: qua e la fra gli strappi brillava qualche
stella, e tratto tratto il notturno silenzio veniva rotto da l’abbaiare d’un
cane.
Ero
stato per molte ore a casa di un mio maestro, e me ne ritornavo tardi, in
compagnia della mia anima, gittando dietro di me, coi buffi del sigaro,
rimembranze, impressioni, pensieri. Ero appena entrato nel portone di casa mia
che un rombo cupo e prolungato mi gela il sangue ... seguito da un fragore
assordante come scoppio improvviso di musica.
Le
cataratte del cielo si sono aperte ... l’acqua vien giù a secchioni come il
ciel ce la manda, e un lampeggiar continuo, un continuo rumoreggiare ti fa
tremare le gambe.
Il
paese dorme. Desti alcuni dall’improvviso frastuono, cacciano la testa fuori
dalle lenzuola ... tendono l’orecchio ... piove ... e di bel nuovo la
ricacciano sotto per dormire i dolci sonni ... Altri, vedendo luccicare fra gli
spiragli delle chiuse imposte il lampo, si coprono la testa con le lenzuola
mormorando preghiere. E intanto la pioggia fitta e continua pesta sul tetto ...
sui vetri ... sul suolo. Io mi accingevo ad una magnifica descrizione, vedendo
il cielo denso, quanto l’anima dell’omicida, fesso, tratto tratto da solchi di
fuoco
Un
grido mi ferì l’orecchio: La china! la china!
Afferro
il lume, m’affaccio alla finestra, ed oh spettacolo! ... Un torrente
precipitoso viene giù per la china, sfondando usci, diroccando case, e portando
dietro con sé la rovina e la distruzione.
Tutte
le finestre s’illuminano, un vociar continuo da tutte le parti: “ Gesù Maria
che diluvio ! ... Ci porta a mare! ... I nostri peccati ... Santa Barbara Santa
Barbara! “ Un lampo impone loro silenzio. Tutti si segnano invocando la
Vergine. Già asciutto dalle loro pettegolezze, stavo per chiudere la finestra e
riprendere la descrizione, quando, un nuovo grido, più prolungato e doloroso
m’inchioda a vedere ... Vidi ...
Una
donna con un bambino al collo, forsennata dibattersi fra le acque che
l’avvolgevano, e la trascinavano furiosamente giù per la china. Un giovine
contadino, il più bello del paese ... - che io, non so perché, guardavo con
occhio torvo - vidi sfidare le vincitrici acque strappar loro la preda e
portarla in salvo. Lo vidi, alla giallognola luce della folgore, con la testa
alta, col bambino al collo, la donna salva ai suoi piedi, guardare le acque
vinte con un sorriso
Meravigliato
stavo per continuare la descrizione quando un
pensiero terribile quanto un fulmine mi passò per la mente.. Presi lo
scritto lo feci a pezzi e lo gettai sul fuoco dicendo: Quegli è una santa
creatura, più nobile, più coraggioso di me; io non sono degno di baciargli le
mani
E,
andando a letto, gli mandai mille baci con la mente, col cuore, con tutta
l’anima mia.
5
Novembre 1899
Ernesto Gliozzi sen
Lo zio quando scrisse questo piccolo bozzetto aveva appena sedici anni. Leggendolo, e qui dovete scusarmi, mi vengono in mente le piccole prime grandi cose del giovane Tolstoj,Infanzia - Adolescenza - Giovinezza, la sua vigile attenzione per quanto succede darà vita alla maturità artistica.
RispondiEliminaLa scrittura che commenta la foto del grande Brancatisano è del nonno Rosario.