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domenica 24 gennaio 2016

Acque amare (reg. Sergio Corbucci - 1954)



Guizzan solchi di fanghi d’ogni parte
.............                   E giù a rovescio
Pioggia rovina con ampio fragore

( Scene d’un’ alluvione )

Il cielo s’era coperto di nuvole: qua e la fra gli strappi brillava qualche stella, e tratto tratto il notturno silenzio veniva rotto da l’abbaiare d’un cane.
Ero stato per molte ore a casa di un mio maestro, e me ne ritornavo tardi, in compagnia della mia anima, gittando dietro di me, coi buffi del sigaro, rimembranze, impressioni, pensieri. Ero appena entrato nel portone di casa mia che un rombo cupo e prolungato mi gela il sangue ... seguito da un fragore assordante come scoppio improvviso di musica.
Le cataratte del cielo si sono aperte ... l’acqua vien giù a secchioni come il ciel ce la manda, e un lampeggiar continuo, un continuo rumoreggiare ti fa tremare le gambe.
Il paese dorme. Desti alcuni dall’improvviso frastuono, cacciano la testa fuori dalle lenzuola ... tendono l’orecchio ... piove ... e di bel nuovo la ricacciano sotto per dormire i dolci sonni ... Altri, vedendo luccicare fra gli spiragli delle chiuse imposte il lampo, si coprono la testa con le lenzuola mormorando preghiere. E intanto la pioggia fitta e continua pesta sul tetto ... sui vetri ... sul suolo. Io mi accingevo ad una magnifica descrizione, vedendo il cielo denso, quanto l’anima dell’omicida, fesso, tratto tratto da solchi di fuoco
Un grido mi ferì l’orecchio: La china! la china!
Afferro il lume, m’affaccio alla finestra, ed oh spettacolo! ... Un torrente precipitoso viene giù per la china, sfondando usci, diroccando case, e portando dietro con sé la rovina e la distruzione.
Tutte le finestre s’illuminano, un vociar continuo da tutte le parti: “ Gesù Maria che diluvio ! ... Ci porta a mare! ... I nostri peccati ... Santa Barbara Santa Barbara! “ Un lampo impone loro silenzio. Tutti si segnano invocando la Vergine. Già asciutto dalle loro pettegolezze, stavo per chiudere la finestra e riprendere la descrizione, quando, un nuovo grido, più prolungato e doloroso m’inchioda a vedere ... Vidi ...
Una donna con un bambino al collo, forsennata dibattersi fra le acque che l’avvolgevano, e la trascinavano furiosamente giù per la china. Un giovine contadino, il più bello del paese ... - che io, non so perché, guardavo con occhio torvo - vidi sfidare le vincitrici acque strappar loro la preda e portarla in salvo. Lo vidi, alla giallognola luce della folgore, con la testa alta, col bambino al collo, la donna salva ai suoi piedi, guardare le acque vinte con un sorriso
Meravigliato stavo per continuare la descrizione quando un  pensiero terribile quanto un fulmine mi passò per la mente.. Presi lo scritto lo feci a pezzi e lo gettai sul fuoco dicendo: Quegli è una santa creatura, più nobile, più coraggioso di me; io non sono degno di baciargli le mani
E, andando a letto, gli mandai mille baci con la mente, col cuore, con tutta l’anima mia.

5 Novembre 1899

Ernesto Gliozzi sen




1 commento:

  1. Lo zio quando scrisse questo piccolo bozzetto aveva appena sedici anni. Leggendolo, e qui dovete scusarmi, mi vengono in mente le piccole prime grandi cose del giovane Tolstoj,Infanzia - Adolescenza - Giovinezza, la sua vigile attenzione per quanto succede darà vita alla maturità artistica.
    La scrittura che commenta la foto del grande Brancatisano è del nonno Rosario.

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