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sabato 23 gennaio 2016

Je vous salue, Marie (reg. Jean-Luc Godarrd, 1975)

"GORGOEPEKOOS"
Collegamento Iconografico  tra Loreto – Platì – Polsi – Messina

(uno studio di p. Stefano De Fiores, monfortano,pubblicato sulla  rivista
"Il Messaggio della Santa Casa" del Santuario di Loreto-n° 2-Febbraio 1994)

    Il restauro della statua cinquecentesca della Madonna di Loreto, conservata nella chiesa parrocchiale di Platì (RC), è avvenuto nel corso del 1992 a Firenze per interessamento del parroco can. Ernesto Gliozzi e con  la partecipazione di tutto il popolo. Esso ci offre l' occasione di decifrare il tipo iconografico rappresentato dalla statua e il suo significato teologico.
     Tale statua aveva subìto nell' Ottocento un restauro che ne aveva in parte modificato i connotati. Essa era stata interamente ricoperta di uno strato di gesso che ne addolciva le linee ma insieme velava il primitivo modello ligneo. In particolare Gesù Bambino risultava spostato verso destra e adagiato con il gomito sul petto di Maria, mentre la mano sinistra sorreggente il mondo ( in greco oikoumenikòn) veniva capovolta.
     Questi accorgimenti avevano ovviamente lo scopo di rendere meno esposta ad urti la piccola statua di Gesù Bambino. Giustamente il restauratore fiorentino, per motivi intrinseci alla statua, ha raschiato lo strato di gesso che la ricopriva ed ha spostato in avanti il Bambino, capovolgendogli la mano sinistra in modo da sorreggere con essa l' oikoumenikòn.
     Con queste modifiche la statua ha riacquistato la somiglianza con il prototipo da cui trae popolarmente il nome, cioè Madonna di Loreto (in calabrese " A Madonna du Ritu").
Il prototipo lauretano
                A questo punto si pone il problema dell' icona venerata a Loreto nella Santa Casa nei primi secoli dell' esistenza della chiesetta di S. Maria (1294): un dipinto o una scultura?
                E' risaputo che nell' incendio del 1921 è andata distrutta l' antica statua del secolo XIV, la quale venne sostituita un anno dopo con una di uguale struttura in cedro del Libano dei giardini vaticani dallo scultore Leopoldo Celani su modello di Enrico Quattrini. Le caratteristiche di questa statua, di solito soggiacenti alla ricca dalmatica di cui è rivestita, consistono nell' atteggiamento del Bambino che benedice con la destra mentre con la sinistra sostiene il globo e nella posizione eretta della Madonna, che a sua volta con una mano sorregge il Bambino e con l' altra accompagna la falda del manto.
                Questo ultimo particolare è una probabile contaminatio o modifica della mano della Madre che dovrebbe indicare il Figlio, secondo il modello iconico della Hodigitria (=colei che indica la strada, cioè Cristo). Tale gesto appare chiaramente in un' antica statuetta della Vergine con il Bambino in rame dorato (sec. XIV) conservata nel Museo Pinacoteca di Loreto. Gesù Bambino è raffigurato mentre con la destra benedice e con la sinistra tiene un libretto. E' importante notare con gli studiosi che la statuetta considerata "la più antica immagine della Madonna di Loreto" reca i "segni d' arte bizantina, emergenti dall' arcaismo della figurazione, specie dal sorriso del Bambino e della ieraticità di matrice orientale. Tali indizi sono ancor più evidenti nelle lettere greche incise sul petto della Madonna e sul petto del Bambino, e intessute nell' ampio nimbo di quest' ultimo".
                Siamo così rinviati ad un' icona bizantina dipinta su tavola secondo norme fissate dalla Chiesa d' oriente che avrebbe preceduto la statua, come si evince da alcune testimonianze. Un atto processuale del 1315 documenta che dei ladri asportarono "tutte le ghirlande d' argento con perle e senza sopra l' immagine della Beata Vergine e della sua icona e sopra l' immagine di nostro Signor Gesù Cristo che stava sopra la detta icona". Un altro riscontro si trova nel libro dell' umanista G. Ricci Virginis Mariae Loretae historia (1468-69), scoperto e pubblicato nel 1987 da G. Santarelli, dove l' autore afferma di aver ammirato alla sommità dell' altare una "parva tabella", una "pittura tanto dolce e bella" dal volto "un poco nero, con color rosso". Sia il Ricci che il Teramano e il Mantovano attribuiscono l' immagine di Maria a s. Luca Evangelista, che secondo un' antica tradizione è considerato pittore. Non mancano altri documenti o indizi che sono recensiti da G. Santarelli.
                Mentre la primitiva icona di Loreto era probabilmente del tipo Hodigitria, la tipica composizione attribuita a S. Luca, l' antica statua (e tutta una serie di stampe e di dipinti, a cominciare dalla xilografia dei primi decenni del '500 conservata nel Castello Sforzesco di Milano e raffigurante la traslazione della S. Casa) presenta un sottotipo iconografico da identificare. Il dettaglio più importante apportato da questo modello è il globo sormontato dalla croce, che sostituisce nella mano sinistra il libro o rotolo presente nella Hodigitria.

L' icona della Gorgoepekoos
                Per stabilire l' identità della icona riprodotta dalla statua della Madonna di Loreto (e più ancora da quella di Platì in cui la Vergine indica Cristo con il gesto della mano sinistra), passiamo a un' icona conservata nel Santuario di Polsi in Aspromonte. A parte alcuni particolari propri, come il rotolo spiegato che la Theotokos stringe nella mano sinistra e la scritta Regina coeli laetare alleluja sull' aureola maggiore, la Madre e il Bambino presentano le stesse caratteristiche della Madonna di Loreto. Omologata dallo storico Salvatore Gemelli al tipo della Platitera, l' icona è stata più esattamente ritenuta dall' iconografo Gaetano Passarelii come una Hodigitria, con parecchie varianti e con il titolo Gorgoepekoos (=Veloce ascoltatrice). In realtà questo titolo è scritto in lettere greche sotto i monogrammi MR  QU sotto la forma seguente: H GORGO EPHKOOS.
                Secondo Passarelli l' icona sarebbe stata dipinta nel 1715, data scritta alla base, ma "su un' immagine precedente, più antica, del tipo iconografico dell' Odigitria" e risalente al XIV secolo. La scritta sul rotolo in mano da Maria contiene l' incipit, la datazione e la chiusura della famosa lettera di Maria ai messinesi, per cui siamo rimandati alla Madonna della Lettera di Messina se vogliamo capire l' icona di Polsi e infine la Madonna di Loreto.
                Se prendiamo in mano l' Atlas marianus del Gumppemberg troviamo una bella incisione della Imago B.V. miraculosa de Littera Messanae corredata da notizie riguardanti la tradizione della Lettera che Maria avrebbe indirizzato ai messinesi mentre ancora viveva a Gerusalemme.
                Circa questa icona, che presenta i tipici connotati della mano destra della Madre di Dio che indica il Figlio e del medesimo che benedice con la mano sinistra e sorregge il globo con la destra, l' autore gesuita Gumppenberg asserisce che "è antichissima ed è oggetto di grande venerazione. Comunemente si crede che sia opera di S.Luca, insignita di questa scritta: H GORGO EPHKOOS:Veloce ascoltatrice"
                Nessun commento teologico abbiamo finora trovato che prenda in esame questo titolo mariano. G. Musolino attinge al vol. IV del Nuovo Lessico Enciclopedico, edito in greco ad Atene per offrire alcune notizie storiche: "La devozione alla Gorgoepikoos è di origine bizantina, si fregiavano infatti dello stesso titolo l' attuale tempietto di Santo Eleuterio ad Atene, un monastero del territorio di Mantinea e il monastero di Docheiario, sul monte Athos. Anche a Costantinopoli nel secolo XIV vi era un cenobio che prendeva il nome di Gorgoepikoos".
                A noi viene in mente una frase di Saveriano di Gabala che offre il fondamento del titolo dato alla Madre di Dio, in quanto la presenta non già nello sheol in condizione umbratile, ma dotata delle funzioni vitali di ascolto delle lodi e preghiere dei fedeli: "Maria ogni giorno si sente dire da tutti: "Beata! (...) Ma certo che ode, perché si trova in uno splendido luogo, perché  è nella regione dei vivi, lei che è madre della salvezza, lei che è la sorgente della luce percettibile".
                Del resto anche nella sua vita terrena Maria è stata la "Vergine in ascolto"(MC 17), poiché ha ascoltato la Parola di Dio e anche i desideri perfino inespressi degli uomini, come ha fatto a Cana. Ella è l' attualizzazione personificata dello Shemà Israel: Ascolta Israele. Ora in cielo continua a prestare orecchio sopratutto al clamore umano, perché partecipa all' atteggiamento del Dio d' Israele che sente il clamore degli ebrei in Egitto e decide d' intervenire per liberarli dalla schiavitù (Es.3,7-8).
                Maria resta  orientata essenzialmente verso Cristo, che indica con il gesto della mano come colui che è la Via di accesso al Padre(Gv.14,6), secondo il significato teologico del  tipo fondamentale dell' Hodigitria. Contemplando Gesù tenuto in braccio da Maria occorre sottolineare la sua mano destra benedicente, che non solo ricorda la fonte trinitaria da cui promana ogni dono per gli uomini, ma anche la ricchissima teologia biblica della benedizione. Infatti in Cristo il Padre "ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli" (Ef 1,3). La destra del Bambino che sorregge il mondo indica il suo potere Pantokrator nonostante la sua fragile condizione umana. E' il paradosso del Dio trascendente che nell' incarnazione si fa condiscendente. Adesso la Genitrice del Verbo di Dio secondo la natura umana partecipa al potere misericordioso del Figlio, avendo portato nel grembo colui che tiene il mondo nel piccolo pugno della mano (cf. inno Quem terra, pontus, sidera).
           Sono accenni di una teologia dell' icona che dovrebbe essere portata a maggiori approfondimenti.
           L' icona della Gorgoepekoos, con o senza l'iscrizione, è assai diffusa nel mondo. G. Musolino riporta l' icona della Madonna con Bambino sopra descritto venerata ad Aieta (sec.XIV) e quella della Madonna della Lettera offerta dai messinesi agli abitanti di Palmi nel sec.XVI in riconoscenza per gli aiuti da loro inviati in tempo di carestia. G. Cocchiara da parte sua recensisce per quanto concerne la Sicilia tre immagini di S. Maria Lauretana specificando che il Bambino "tiene sulla manina destra un globo mentre coll' altra fa il segno della s. Benedizione". Inoltre pubblica una Madonna della Lettera del tutto simile a quella di Polsi, ad eccezione del rotolo nella mano sinistra di Maria. Simile come tipo, ma con il Bambino sul braccio sinistro è Maria V. del Bosco di Niscemi, in cui un globo molto evidente è sostenuto dalla mano della Madre e da quella del Figlio. Ricordiamo anche un simulacro ligneo a mezzo busto (che sarà poi affiancato poi da una statua intera) raffigurante la Madonna della Lettera, che dalla Dogana di Messina dove era esposto è finito in mare nel terremoto del 1783, è approdato alla baia di  S. Margherita Ligure e quindi è venerato nella chiesa di S. Giacomo di Corte. Del resto anche la celebre icona del santuario di Jasna Gora (Czestokowa) presenta i connotati della Gorgoepekoos, anche se non ha l' iscrizione.
Sintesi conclusiva                   
                Siamo partiti dal restauro della statua della Madonna di Loreto venerata a Platì e potevamo pensare che si trattasse di una raffigurazione isolata in quel remoto paese della diocesi di Locri-Gerace. Il nostro itinerario iconografico ci ha mostrato una rete di collegamenti in Italia e fuori che rendono la statua di Platì un crocevia di relazioni che comprende Loreto, Messina, Polsi, ma anche Gerusalemme e il  Monte Athos.
                La statua di Platì non è neppure una figurazione generica, ma è veramente la Madonna di Loreto secondo le caratteristiche che essa presenta nell' antica e nella nuova statua venerate nella Santa Casa. Un risultato inedito su cui tacciono le fonti lauretane consiste nell' identificazione del tipo iconografico cui la statua di Loreto si richiama. Non si tratta soltanto del prototipo fondamentale dell' Hodigitria, ma anche del tipo meno noto anche se assai diffuso della Gorgoepekoos, che presenta la Teotockos come colei che è pronta ad ascoltare le preghiere dei fedeli per intercedere per loro le grazie della salvezza: Veloce ascoltatrice, e Gesù come colui che sorregge il mondo e benedice. Si tratta di temi plausibili di approfondimento teologico ricchi di applicazioni vitali.

               La statua di Platì e le raffigurazioni affini collegano le chiese d' occidente e quelle d'oriente, in quanto il loro prototipo è greco-bizantino. Esse invitano la Chiesa "a respirare pienamente con i suoi 'due polmoni': l' oriente e l' accidente" (RM 34) ed a sintonizzare con le Chiese orientali "profondamente unite dall' amore e dalla lode della Theotokos(RM 31). Questo orientamento ecumenico deve essere più intimamente sentito dal popolo calabrese, per vari secoli popolato da monasteri basiliani, centri di preghiera, di cultura e di carità. Sono i monaci basiliani gli iconoduli che hanno promosso il culto alle icone della Madre di Dio. Un monaco del monte Athos scrivendo ai geracesi dopo l' XI incontro di studi bizantini (6-9 maggio 1993) esprime meravigliosamente la comunione che lega la Grecia alla Calabria: "Per noi la Calabria è una parte della nostra storia e un luogo dove rifulsero i santi, e così ogni angolo di questa terra, ogni sentiero, ogni insenatura ed ogni roccia sperduta sono per noi cose tutte venerande e sacre. (...) Abbiamo sentito che qui accanto spadroneggia la cieca violenza. Ma siamo certi che il luminoso e  possente soffio dello Spirito di Pentecoste è capace di trasfigurarla. Ogni Liturgia è una 'Pentecoste', basta che noi sforziamo e  purifichiamo noi stessi uccidendo le nostre passioni a maggiori approfondimenti.


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