Stavo camminando, ed
ecco non camminavo più
Giunti a metà del cammino, Maria gli disse: - Fammi scendere
dall'asina, perché quello che è in me mi fa forza per venire alla luce.
Egli la fece scendere dall’asina e le disse: - Dove ti
condurrò per nascondere questa tua sconvenienza? Qui il luogo è deserto.
Ma trovò là una
grotta e ve la condusse dentro,
lasciando presso di lei i suoi figli, ed egli usci a cercare una levatrice
ebrea nel paese di Betlemme.
E io Giuseppe stavo camminando, ed ecco non camminavo più.
Guardai per aria e vidi che l’aria stava come attonita, guardai la volta del
cielo e la vidi immobile e gli uccelli del cielo erano fermi. Guardai a terra e
vidi posata li una scodella e degli operai sdraiati intorno, con le mani nella
scodella: e quelli che stavano masticando non masticavano più, e quelli che
stavano prendendo del cibo non lo prendevano più, e quelli che stavano portandolo
alla bocca non lo portavano più, ma i visi di tutti erano rivolti in alto. Ed
ecco delle pecore erano condotte al pascolo, e non camminavano, ma stavano
ferme; e il pastore alzava la mano per percuoterle col bastone, e la sua mano
restava per aria. Guardai alla corrente del fiume e vidi che i capretti
tenevano il muso appoggiato e non bevevano;
e insomma tutte le cose, in un momento, furono distratte dal loro corso.
Dal Protovangelo di
Giacomo, Einaudi Tascabili, 1969
Fino a pochi anni indietro, nel paese, l’immaginetta di sopra era
ancora visibile sulle vecchie porte delle vecchie case. Era stata incollata
negli anni della mia infanzia per la novena di natale e serviva da segnale di
sosta per il trio musicale che faceva il
giro del paese nel buio dell’alba. Ovvio che quella sosta era stata
precedentemente rimunerata, ma davanti la nostra putiga (bottega) papà offriva loro un bicchierino di anice, e la
tonalità su cui era eseguito Tu scendi
dalle stelle passava dall’andante bachiano al moto con brio vivaldiano.
Ricordo che la persona che aveva incollato le immaginette era la stessa a capo
del trio, o quartetto; veniva da fuori e nei miei ricordi,fissati in quel tempo
come il racconto di Giacomo protovangelista, era il sacrestano che sostituiva
Micuzzu, allora migrante come i magi di Sergio Citti.
Nessun commento:
Posta un commento