Erba!
Il ragazzo è di famiglia nobile, ma la sua casa essendo ridotta a un
cumulo di macerie sotto il quale giacciono
ancora genitori e fratelli, denaro, documenti e mobili, si guadagna ora
da vivere portando cassette di frutta e
di verdura dal porto fino a quel gruppo di capannoni che viene onorato col nome di mercato. Più tardi, quello stesso giorno, ci capitò di passare davanti alla sua casa, situata nei pressi del molo. «La mia casa e la mia famiglia» mi disse, indicando con un gesto di atavica rassegnazione un mucchio di macerie.
Poco distante, fra le rovine, una giovane donna sca-pigliata cantava,
estatica. «Ha perso il marito e il Suo cervello ha ceduto ››
spiegò il giovane. «È strano: non facevano che litigare, ed ora lei lo chiama giorno e notte col suo
canto, supplicandolo di ritornare.››
L'Amore, secondo i greci, era figlio del Caos. In
questa parte della città sorge il museo civico, che tutti i
lettori delle armoniose pagine di Gissing: «By the Ionian Sea
›› ricorderanno certamente. È crollato, come
tutto il resto che egli visitò a Reggio, come l’albergo in cui prese alloggio,
come la cattedrale la cui fiera iscrizione «Círcumlegentes devenimus Rhegium» gli fece una
così profonda impressione, come «quel singolare pezzo di avanzata civiltà che
mi diede la strana sensazione di essere capitato nel mondo di
quei romanzieri che prevedono il futuro: un macello pubblico di armoniose
linee, situato in un boschetto di limoni e di palme, che faceva pensare
all'ideale sognato da un riformatore il cui palato rifugga dal
vegetarianismo ››. Facemmo il giro di tutti quei luoghi, senza dimenticare la casa che porta la lapide commemorativa di un giovane
soldato, caduto combattendo contro i Borboni. Dalle
sbarre di ferro contorte del suo balcone pende una corda con la quale
gl'inquilini hanno tentato di calarsi.
Un mio amico, il barone C . . . di Stilo, appartenente a quella stessa famiglia di patrioti, mi narrò un caso davvero strano. Il giorno della catastrofe, lui era assente da
Reggio, ma tre suoi parenti erano in casa. Alla
prima scossa si riunirono tutti, terrorizzati, in una sola
stanza; il pavimento cedette e, improvvisamente, si trovarono seduti nella loro
automobile, l'autorimessa essendo situata sotto a quella
stanza. Se la cavarono con poche insignificanti
contusioni.
Su di una rovina vicina, un'iscrizione dice che «il palazzo essendo
stato gravemente danneggiato nel terremoto del 1783, il suo proprietario
l'aveva ricostruito in maniera appositamente studiata per
resistere ad eventuali futuri terremoti». Chissà se lo
ricostruirebbe ancora?
Ritengo, comunque, che Reggio abbia possibilità di risorgere: la sua prognosi non è senza speranza.
Ma Messina è un caso disperato.
Quel superbo lungomare con la sua lunga fila d'imponenti edifici ... Immaginate
uno scenario teatrale di cartone attraverso il quale un mostro di
enormi proporzioni e di tendenze sportive abbia
saltato con frenetica allegria. Ecco com'è ridotto. E,
dentro, tutto è desolazione. Le macerie arrivano fino
all'altezza delle finestre e bisogna arrampicarsi per
passare. Quale interessante deposito post-terziario per le generazioni future,
per l'abile archeologo che decifra la storia dell'umanità
da credenze di cucina e da deformi mucchi di cianfrusaglie dimenticate! Tutta
la vita sociale dei cittadini, la loro arte, la loro economia
domestica, i loro svaghi giacciono sepolti in quei
rifiuti. «Una vera gara musicale» concluderà l'archeologo,
osservando le numerose vestigia di pianoforti, chitarre e
mandolini venute alla luce. Il clima di Messina, dichiarerà poi, deve essere stato molto umido, poiché ovunque si trovano ombrelli infilati tra le macerie, sconsolatamente
appoggiati ai muri in rovina, sepolti nella povere. Piovve molto durante quei
giorni terribili e gli ombrelli erano ricercatissimi. Ma cinquanta
ombrelli non avrebbero acquistato una pagnotta. Goethe ebbe a dire che, delle grandi catastrofi che afflissero l'umanità, nessuna più di quella di Pompei ha procurato piacere ai posteri. Altrettanto non potrà mai dirsi di Messina, le cui reliquie sono in gran parte squallide e meschine. Lo stesso Goethe visitò la città dopo il disastro del 1783 e ne descrive la zackige Ruinenwiiste - parole il cui suono evoca immagini di distruzione e di morte. Tuttavia, la città risorse.
Ma che fu il 1783?
Una semplice prova generale, una rappresentazione da dilettanti.
Norman Douglas, Old Calabria
continua
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