Alla celeste mensa
Alla celeste mensa
venite o care figlie
e svaghe più che gigli
col sangue vi farò.
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Di mio divino agnello
Il corpo il sangue è questo
e sugli altari impresso,
in cibo vi darò.
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Spargendo il sangue in croce
vi rese amici a Dio
or vo col sangue mio
divinizzarvi ancor.
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Venite a dissetarvi
il sangue e la lavanda
sparso per vostro amor
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In Sacramento ascoso
in terra mi lasciai
tanto desiderai
unirmi al vostro cuor.
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Il mio convito è aperto
su liete vi apprestate
le brame de appagate
del vostro Redento.
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Non vi ritragga il mondo
da me coi falsi beni
venite e vi farò pieni d’avere
i miei tesori.
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O Dio che più non reggo
sul tuo si dolce invito
mi sento già ferita
del tuo divino amor
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Vieni de presto veni
amato mio signore
donarti a questo cuore
che più non può aspettar
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Vieni colmami tutta
del tuo prezioso sangue
vedilo come langue
vieni non più tardar.
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O carne, o sangue o cibo
di Paradiso Dio
vivo ma non più io
sol Cristo vive in me.
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Or si che son contenta
or si che son felice
altro il mio cuor non dicembre
che di venir con te.
Fines
G Gliozzi
Lo zio Pepè non era certamente S. Giovanni della Croce, di questi forse non conosceva In una notte oscura e così non fu un altro prete in famiglia!
1. In una notte oscura,
con ansie, dal mio amor tutta infiammata,
oh, sorte fortunata!,
uscii, né fui notata,
stando la mia casa al sonno abbandonata.
2. Al buio e più sicura,
per la segreta scala, travestita,
oh, sorte fortunata!,
al buio e ben celata,
stando la mia casa al sonno abbandonata.
3. Nella gioiosa notte,
in segreto, senza esser veduta,
senza veder cosa,
né altra luce o guida avea
fuor quella che in cuor mi ardea.
4. E questa mi guidava,
più sicura del sole a mezzogiorno,
là dove mi aspettava 2
chi ben io conoscea,
in un luogo ove nessuno si vedea.
5. Notte che mi guidasti,
oh, notte più dell’alba compiacente!
Oh, notte che riunisti
l’Amato con l’amata,
amata nell’Amato trasformata!
6. Sul mio petto fiorito,
che intatto sol per lui tenea serbato,
là si posò addormentato
ed io lo accarezzavo,
e la chioma dei cedri ei ventilava.
7. La brezza d’alte cime,
allor che i suoi capelli discioglievo,
con la sua mano leggera
il collo mio feriva
e tutti i sensi mie in estasi rapiva.
8. Là giacqui, mi dimenticai,
il volto sull’Amato reclinai,
tutto finì e posai,
lasciando ogni pensier
tra i gigli perdersi obliato.
Per chi volesse saperne di più qui sotto il link dove c'è il commento di una vera santa e bella donna: Cristina Campo
http://www.cristinacampo.it/public/san%20giovanni%20della%20croce,%20la%20notte%20oscura%20,%20testo%20integrale..pdf
Mi sembra che GGliozzi stia per "Gemma Gliozzi", di cui mi pare anche fi riconoscere la calligrafia...
RispondiEliminaE forse per questo non capisco il riferimento a Pepé...
Mi illuminerai certamente!
Facendo anch’io il raffronto calligrafico, a questo punto, non so chi dei due sia l'autore della poesia. Tanto mi sembra un componimento giovanile. Anche se … l’ago della bilancia pende sempre verso lo zio Pepé ancora adolescente.
RispondiEliminaPS. Confronta con il post Buon Natale … Buon anno del 21.12.11
La zia Gemma a quel tempo si sarebbe firmata Fina (Serafina)
EliminaLo svolazzo di Fines che si unisce a GGliozzi mi sembra una traccia evidente!
RispondiEliminaconsentimi di dissentire... ma da monaca si firmava MGemma ... MariaGemma
EliminaE vabbé....anche Pepé dissente e non si riconosce nel post del 2011!
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