Delle catastrofi che hanno colpito Platì si ricordano solo le alluvioni. Una è stata posta nel dimenticatoio: parlo del cataclisma dei cataclismi, il terremoto di Reggio e Messina del ventotto dicembre millenovecentotto. Platì ebbe ha patire un duro colpo che si impresse certamente nella mente di quanti lo vissero ed oggi sono venuti a mancare. Questa lettera parla di ricostruzione. A leggerla viene in mente quanto succederà nel Belice, in Irpinia e in Abruzzo: il malcostume di abusare dei soccorsi, a differenza di quanto accadde nelle località da cui questa lettera proviene.
Signor
Gliozzi Ernesto
Sacerdote
Platì
(prov. Reggio Calabria)
Cividale del Friuli 27 -3 – 1910
Egregio Signor Gliozzi
E’ Pasqua di Resurrezione e in primo luogo auguro a Lei alla sua famiglia le buone feste. Vorrei come lo scorso anno essere costì per poter essere utile al paese a cui sono tanto e tanto affezionato e che tutti ricordo specie la povera gente con vero piacere, orgoglioso di essere cittadino onorario della bella e sorridente Platì ove tanti cari e indimenticabili ricordi mi legano col sventurato paese, colpito si duramente dalla sventura del 28 Dicembre 1908. Dio voglia che il mio paese (perdoni il termine)non abbia più a subire danni così enormi, e preservarlo ridente e florido pe sempre.
Le sarei grato, egregio Sacerdote, che Ella nelle sue prediche volesse ricordarmi ai suoi parrocchiani, ed augurare loro per parte mia tutte le felicità che desiderano, che sebbene lontano un cuore Piemontese, palpita e vive pei buoni e generosi Platioti che tanta riconoscenza ebbero verso di me, e che quel poco che ho fatto, l’ho fatto pel bene che porto per la sventurata Calabria alla quale auguro un avvenire prospero e rigoglioso e felice. Dica a tutti, anche in chiesa se lo crede, che il Capitano Audino ora all’8° Alpini non potrà mai dimenticare Platì i suoi buoni abitanti l’amore che hanno dimostrato, e il bene benevolo che hanno fatto si tanto amare Platì.
Ho la certezza di avere fatto il mio dovere da uomo di cuore, da cittadino italiano e da buon cristiano. Non ero ricco ne capitalista, perché altrimenti avrei beneficiato più di quello che ho fatto. Quel poco che di tasca mia ho dato l’ho dato per carità, perché ho cuore di uomo, e conosco a fondo il bisogno dei poveri. Avrei voluto essere miglionario e signore per poter colla mia tasca soccorrere in parità tutti. Ma lei comprenderà, se io lavoro è perché lo devo, e che le mie finanze non permettono fare differentemente. Prego lei, se lo crede opportuno far interprete i suoi buoni e devoti diocesani di questi miei sentimenti affettuosi presso la popolazione di Platì, che non potrò mai dimenticare, e che un giorno non lontano verrò a vedere e a salutare.
Ed ora vengo da lei per quanto Ella mi domanda ed ha ragione.
La questione del trasporto del materiale Americano fatto da una persona a Bovalino M. mercé la mia intromissione è già stato edotto il Dottor Zappia, al quale ebbi a scrivere più di una volta sul fatto del non pagato trasporto, dei poveri mulattieri e bovari di codesto comune.
Quando, mercé mia il Comitato Americano stabiliva di inviare a Platì il materiale per la costruzione di baracche pel sventurato Platì dichiararono tassativamente al comune per mezzo mio che avrebbe pensato alla spedizione del materiale, col patto che il comune pensasse al pagamento del trasporto da Bovalino a Platì, ed ala costruzione delle baracche non potendo il detto filantropico comitato pensare alle opere del trasporto e della costruzione delle baracche.
Bene, io saputo ciò feci nota la cosa al Sindaco del paese il quale formalmente dichiarò in presenza del Tenete Banuzzi che al trasporto avrebbe pensato il Comune.
Cominciato il trasporto del materiale occorrevano uomini per la costruzione delle baracche. Orbene siccome il comune mi fece capire che troppa sarebbe stata la spesa, potei ottenere il permesso delle mie autorità superiori che le baracche venissero costruite dai soldati ai miei ordini e per come avrà veduto le baracche furono costruite dai soldati, coll’aiuto solo di 1 operaio borghese che il comune pagava regolarmente. Adoperandomi io stresso quando ero senza soldati.
Si giunse così al termine delle baracche occorsero i listelli, mercé mia potei averli, e siccome nessuno, ed a ragione, voleva andarli a prendere a Bovalino ove li avevo ordinati per conto del Comitato Americano, perché non erano stati pagati dei viaggi precedenti, il Sig. Sindaco mi consegnò L. 250 pel pagamento del trasporto dei listelli ciò che feci ed ho tutt’ora le ricevute.
Ora non mi so capacitare perché il comune non voglia pagare i vetturali e bovari dopo le promesse fatte. Promesse che sono avvalorate dalle L. 250. Che a me consegnarono pel pagamento diretto dei listelli.
Lei sia compiacente legga i buoni che io ho rilasciato e vedrà che si parla tassativamente, che è il Comune di Platì che deve pagare il trasporto e nessun’altra autorità- prova ne sia quello che il Comune a me consegnò denari per pagare i listelli, i quali erano pure del comitato Americano, se non voleva pagare nessuno non doveva pagare neppure i listelli. Per conto mio visto che il Comune non vuol saperne del pagamento dei poveri conducenti, facciano pure citare me ed il Tenente Banuzzi, e vedremo chi avrà torto il comune od io. Io ho carte abbastanza importanti, non solo, ma ho giornali che dicono il vero. Vorrei io poter liquidare tutto, ma come Lei vede io sono a posto e vorrei che fosse risolta al più presto la questione che tanto mi sta a cuore. Alla quale io, solo per avere fatto del bene, ne ho delle seccature.
Si figuri un po’ se non avessi avuto l’assicurazione del Comune se mi sarei preso tante seccature. Ho fatto del bene e questo bene l’ho fatto con coscienza. Io le ho setto tutto. Lei cerchi di fare del meglio, e non tema di farmi citare perché da uomo onesto voglio che le cose siano chiare. Forse ciò sarà meglio perché non ho voluto favorire chi non aveva diritto. Ho fatto il mio dovere, avanti i giudici saprò dimostrarlo apertamente. Solo mi rincrescerebbe che qualcuno potesse pensare male di me
Saluti tutti e mi ricordi a tutti. Mi dica qualcosa e facciamo quello che io ho detto se non vengono soddisfatti. Una stretta di mano amica.
A. B Audino cap. d’Alpini
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