In amaritudine
Permettetemi, o buona e bella signora, che io ricordi l’espressioni eloquenti di amarezza e di spasimo – prorompenti dal vostro cuore esacerbato …! – permettetemi che io raccolga le gemme che cadevano dagli occhi vostri nerissimi e ne componga una corona.
O Dio, Dio! …
L’umida terra spalanca le sue viscere! La nera bocca si schiude in un momento! … - Sei tu, sorella, ricchezza e mia vita, che ti nascondi? ! …
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Oh non, forse, ti ho venerato come una madre, adorato come una santa, amato più che una sorella? Tu eri la luce degli occhi miei, la gioia de la mia vita, l’istessa anima mia. .. tu eri tutto: il mondo intero … e te ne vai, perché?
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Com’è triste la terra!
Non ci produce più fiori, il sole è illanguidito, d’intorno spira una raffica come di morte! … Eri tu, dunque, che infondevi la vita e l’eterna giovinezza nelle cose?
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Ho pregato tanto, sai? Ho detto alla Vergine che mi facesse morire … Ho detto delle cose intime, delle parole appassionate a Dio, che mi ascoltasse … Stavo per credermi indegna … stavo per disperare stavo … ma poi, quando ti ho visto volare lassù, lieve, lieve, tra una turba di angioli … ho asciugato il pianto, ho rinvenuto la fede ed ho pregato ancora, o Mattia.
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Così, così … ho pregato – con le ginocchia, su la terra, che ti rinchiude cadavere, appunto losguardo ne l’alto, che ti riceve meteora, mentre tu volavi, volavi tra le curve dolci, ne le melopee soavi del firmamento! …
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Deh! Appariscimi ancora, o sorella, appariscimi nei cieli, sempre, al mio sguardo, e non ti eclissare, finché non ti raggiunge la desolata Carolina.
CRISANTEMO
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