Primo tempo
Mio veneratissimo amico sig. Arciprete
Venendo superiormente chiamato a riferire quale sia, sottogni riguardo, la condotta del Sacerdote Don Antonio Vottari Economo della chiesa di San Luca, ricorro da voi che conosco eminentemente coscienzioso ed incapace di amentire , onde vi compiacciate, con tutta riservatezza e con la maggior sollecitudine che vi è possibile, favorire dirmi della di lui condotta, e sotto tutti i riguardi. Egli viene accusato presso la S. Sede come disonesto, intrigante, usurajo ed ambizioso. Gli si da l’accusa di disonesto, perché dicesi essere di pubblica cognizione i suoi amori con una donna, che poi fece sua cognata; d’intrigante, perché non lascia via a fine d’introdursi nelle famiglie e disturbare la pace: d’usurajo perché si approfitta senza o con poca mercede la robba del misero e la negozia a suo pro, vendendola al quintuplo di più della compra, ed in fine di ambizioso, perché vole ed intende dominare in quel paese, e perché ha stimato necessaria una qualche protezione appo le autorità civili che egli è uno di quei che hanno dei sentimenti opposti alla Chiesa. In tale attenzione vi anticipo i miei ringraziamenti e pregandovi a ricambiarvi di tanto incomodo con molti pregiati comandamenti, vi stringo al cuore e pieno di tutta venerazione, mi pregio essere sempre vostro devotissimo servo Giuseppe Maria Bova Parroco
Gerace 23 maggio 1869
Secondo tempo
Mio veneratissimo amico sig. Arciprete
L’autorevole personaggio che mi chiedeva con pressura l’esatto informo sulla condotta del Sacerdote che fu il soggetto della riservata che vi diressi da più di otto giorni dietro, mi raccomandava di riscontrarla colla massima sollecitudine, dovendo rispondere in Roma dove il Sacerdote fu accusato di tutt’i capi che vi trascrissi nella detta mia. E’ perciò che vi prego caldamente favorirmi subito del suo desiderato riscontro onde possa senza ulteriore differimento riscontrare ancora io l’uffizio che mi ebbi riservato su l’oggetto . Scusate la mia importunità, comandatemi in che valgo a servirvi e credetemi quale stringendovi al cuore mi preggio di essere vostro devotissimo servo Giuseppe Maria Bova
Gerace 2 giugno 1869
Terzo tempo – Fine
Platì 7 Giugno 1869 –
Veneratissimo Sig. Parroco – Nel ringraziarvi disinteressatamente della fiducia di cui mi onorate colle due venerate vostre, vi prego compatirmi se non ho potuto pria di ora servirvi, attese le difficoltà che incontrai a scoprire il vero in un paese pieno di partiti, ove niente potea vedere cogli occhi propri e tutto dovea rilevarlo dalla testimonianza altrui. La missione ingiuntami era molto difficile in un tempo brevissimo, sicché io medesimo non son sicuro di aver scoverto il vero, uomo onesto ed indipendente dagli intrighi dei partitiro, e raggiuntomi lo scopo prefissomi. Mi son da primizio diretto dal Sig. Don Domenico Stranges mio stretto congiunto, e lo stesso con sua riverita lettera mi assicura essere una nera calunnia tutto ciò che s’addebbita al Reverendo Sacerdote Don Antonio Vottari. Indi mi diressi ad altro onesto personaggio, e senza rivelargli lo scopo mi feci segnare otto persone le più morali ed oneste del paese conoscitrici dei fatti pubblici, le quali interrogate separatamente l’una dall’altra sopra i fatti si addebitano al predetto Sac. Vottari, previa monizione sull’importanza di dire il vero e sotto la santità del giuramento; le stesse unanimemente hanno deposto nel modo seguente cio è: 1° inquanto alla illecita corrispondenza si dice tenuta dal suddetto Sac. Vottari con Antonia Giampaolo che poi fece sua cognata, dissero questa diceria a loro non costare affatto, e conoscono essersi derivata e propagata da persone sue nemiche tra le quali particolarmente figura D. Bno Zappia fu D. Sebastiano il quale desiderava avere per moglie la suddetta Sig.ra Antonia Giampaolo, sorella del fu Arciprete e non avendola potuta avere, vedendo nella persona del Sacerdote Vottari , l’ostacolo principale a conseguire il suo fine, incominciò a sparlare contro il prelodato Sac. Vottari e disprezzando la Sig.ra Antonia Giampaolo dicendo che erano tra loro in illecita corrispondenza: certo che lo Zappia non l’avrebbe desiderata per moglie s’era convinto di tanta sua immoralità, mi fecero pure osservare che la suddetta Giampaolo conviveva con il fratello arciprete ed allora solo il Vottari frequentava la casa dell’ Arciprete, ora nonostante ch’è sua cognata abita in distinta e lontana casa e con tutta la indifferenza da non destare menomo sospetto di sua onestà. 2° In quanto al negozio s’imputa di comprarsi il genere del Sac Vottari a prezzo vile e si vende poi a carissimo prezzo: mi risposero questo mestiere non esercitarsi personalmente dal Sac Vottari, ma sibene da persone di sua famiglia cioè fratello e sorella e dippiù che si praticava in S. Luca comprassi con anticipato impiego di denaro, un tomolo di grano per Ducati 1.20 che ora dalla famiglia di Vottari si compra per Ducati 1.80 e che le altre persone industriansi del mestiere hanno dovuto uniformarsi a questa cifra ed invece di Ducati 1.20 ad imitazione della famiglia del Sac Vottari danno anticipati Ducati 1.80. 3°. In quanto all 3° imputazione imputatagli nella quale si dice il Vottari intrigante, che s’immischia negli affari amministrativi del Municipio del Comune, asseriscono non aver mai veduto il Sac Vottari in mezza al municipio nella Segreteria Comunale, ma si bene essendo il paese di S. Luca una terra d’ignoranti e trovandosi l’amministrazione comunale nelle mani di Massari di campagna, esclusi i Signori Stranges per la gran lite, che pende col Comune, godendo il Sac . Vottari la fiducia del pubblico, avviene spesso che persone del municipio e dell’aministrazione Comunale accedono alla casa del Prelodato Sac. Vottari per riscuotere qualche consiglio, ed essere dirette nelle loro faccende. Conchiusero in fine essere uomo grazioso, che compie lodevolmente la sua missione e senza la menoma ingerenza nel politico. Questo è quanto ho potuto raccogliere dalle indagini sul conto del Sac. Vottari ed in onore del vero ed in esecuzione dei pregiatissimi vostri comandi dei quali vi prego onorarmi sempre donandomi il massimo piacere, mentre baciandovi la mano col vostro Cantore zio mi offro a servirvi e con segni di stima e riverenza mi dico
Vostro obbligatissimo servo ed amico Filippo arciprete Oliva
Per la cronaca, ritengo questa lettera, ritrovata nella raccolta di corrispondenze in casa del nonno Luigi, scritta dall’arciprete Filippo Gliozzi, prozio del nonno , per conto dell’altro arciprete Filippo Oliva, allora parroco di Platì, la scrittura e la mano sono indiscutibilmente sue.
Il Sacerdote economo Don Antonio Vottari nel 1886 fu elevato ad Arciprete di San Luca, carica che conservò fino al 1918.
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