Powered By Blogger

domenica 23 novembre 2014

Heaven - The Psychedelic Furs





Con voluta lentezza, ritardando con molto sentimento, Messina non mi era mai parsa così bella.
Norman Douglas, Old Calabria

Le foto sono di Alba " http://o-cool-world.tumblr.com/post/103260892729/nel-regno-di-luigi " Gagliano


mercoledì 19 novembre 2014

La spada e la croce (reg. Carlo Ludovico Bragaglia - 1958)



Autore di questo poema incompiuto è G. Fuggiasco poeta di San Luca (l'antica Potamia) amico dello zio Ernesto il vecchio di cui ho già pubblicato Inaugurazione ( Allegoria futuristica in veste passatisteggiante )All’Amico Grantassa. Sicuramente siamo in pochi a conoscerlo, visto che nel suo paese si sono perse le tracce del poeta come dei suoi componimenti. La composizione dovrebbe risalire agli anni venti o trenta del secolo scorso.



Polsiade

_____________////___________
Argomento
____.____

  Al tempo dello storico potamese, Don Antonio Zigàla de’ Scalamoginis, visse in Potamia l’eroe di questa leggenda, Nababbo Barbasotto.
Costui aveva fatto voto, mentr’era nelle lande d’oltremare, di recarsi a Polsi e fare delle fotografie della Madonna e del Santuario. Rimpatriato, infatti, dopo tanti anni, mantenne la parola, e si recò con un aiutante e colla camera oscura, a Polsi.
La fama del suo viaggio tosto si sparse, e il Guardiano del Convento l’attendeva ansioso. Appena egli lo vide coll’aiutante e con quell’incomprensibile arnese, lo scambiò per un miliardario che fosse ivi giunto con un tesoro chiuso in quella specie di scrigno. Ma, deluse le speranze, non volle sapere di fotografie e  mise fuori fotografo e aiutante! Questi, andando via, giurò di vendicarsi; ma al primo attacco frontale, siccome le truppe del Padre Guardiano furono guidate dal famigerato Papà Candela, egli perdette la pugna; ma non disperò, ritentando, con leve di malcontenti, l rivincita.

Canto I.
____.____
1

  Canto i monti, ed il silvano
Convento che da Polsi prende il nome:
le foreste che avvolgono l’arcano
santuario nel fitto di lor chiome:
le grasse mandrie e il Padre Guardiano, (1)
e i questuanti (2) con le opime some:
l’acqua delle viole … (3) e, pian pianino,
il chiuso in botti e fusti ottimo vino! … (4)
____.____

 O Musa, o tu che assisti ogni cantore
che a Marte, o Bacco, o a Venere s’inchini,
prendi sull’ali tue questo mio core
ed issalo con te sugli Appennini ! …
Fagli gustare il gaudio del pastore
E la fede che muove i pellegrini ...
Onde, all’ombra d’un tempio cotanto,
alto rimbombi l’umile mio canto!

1)   A quel tempo, era Padre Guardiano il Rev. Franco Galàpan, uomo austero, che non amava gli
       Scherzi. Ecco, la causa delle complicazioni avvenute
(2)  Questuanti ce n’eran molti, ma chi veramente si distinse fu Fra Rosario. Il quale visse in
       Odor dio santità, pur fra le tentazioni di Zane I e Zane II tiranni di S. Luca.
(3)  Celebre fontana dall’acqua profumata, che il citato guardiano costruì pei forestieri astemii.
(4)  Si allude alle varie specie di eccellente vino, custodito dal convento. Lo storico de’ Scalamoginis, che ne era un buon intenditore, l’à
       ripetutamente gustato e decantato! V. sue opere minori.






2

  Fu già dal tempo del buon Re Ruggero
Che questi luoghi apparvero fatati:
si genuflesse il bove (1) in sul sentiero
e accosservi i pastori costernati! … (2)
Una croce era al fondo del mistero
e i monaci si son quindi adunati!
ecco perché risale a quel momento
la fondazion del celebre convento! (3)

____.____

 Da quel dì sempre fur beati e puri
questi monti; e l’Abbate don Vitale
aiutò i Potamesi in tutti i duri
travagli con la fé che non ha eguali  …
Vi stette in saio irsuto Fra Mercuri,
e vi tornò la Vergine; cui l’ale
aveano messo per portarla via
al Santo Salvator di Potamia

(1)  Si allude alla miracolosa adorazione del bove.
(2)  I pastori, come si vede, si mostrarono da meno del bove, perché si
       costernarono. I pastori attuali non tralignano dai loro antenati.
(3)  Su tale fondazione si ‘possono leggere altri storici locali, più antichi e
       accreditati dello de’ Scalamoginis.
(4)  C’è la leggenda che la Vergine era stata portata altrove, ma
       Essa è tornata, di sorpresa e nascostamente al primo posto.



3

 D’allora in poi la fè sempre più crescente
sempre più folto popolo qui aduna:
e vengon su dalla Trinacria ardente (1)
e dalla Sila giù discendon bruna! …
Questa devota e multiforme gente,
 abbia propizia o avversa la fortuna,
altro che qui prostrarsi non agogna
salmodiando in cembali e zampogna.

____.____

Ma un dì, l’alpestre pace qui, di botto,
urlava un pellegrin di foggia strana:
da strani lidi giunto, chiotto, chiotto,
s’incamminava alla sagra montana,
nol ravvisate ormai? _ gli è Barbasotto, (2)
l’ardito e prode figlio di Lucana,(3)
che dalle Pampe ancor dell’Argentina
scioglie un voto di Polsi alla Regina! (4)

(1)  Fra i celebri pellegrini giuntivi dalla Sicilia, ci fu un tal Don Luigi. Di lui Zane I
       diceva che fu sparato a Troina e cadde a Potamia.
(2)  Eroe della leggenda qui cantata. Di lui c’è larga messe d’informazioni
       nello storico de’ Scalamoginis, suo contemporaneo  che lo fa discendere da Cesare.
(3)  Qui alcuni storici dissentono dallo Zigàla: essi presumono altro paese al posto di
       Lucana _ che suona meglio dopo figlio di …
(4)  Questo voto fu la causa di tutti i guai per Barbasotto. Come vedrassi
       nel corso della narrazione


4

  Il  Padre Guardian, quando avvisando
esservi giunto un pellegrin straniero,
smise sue preci, e in men ch’io non vi parlo,
andò incontro all’illustre forestiero!
E l’assillava tormentoso un tarlo,
e il tormentava assillante un pensiero:
“ chi sa che ricco don, s’io non mi gabbo,
asconde, in suo forestier, (1) questo Nababbo! …”
____.____

 E non cessava mai d’ir contemplando
del nababbo il magnifico forziere:
( una scatola cupa e, a un lato, un blando
vetro chiudente le tenebre vere!) (2)
Il maggiordomo (3) del nababbo, quando
si vide intorno così oneste ciere, (4)
pensò: “ qui, certamente e senza affanno,
felici passerem qualche buon anno!”

(1)  Il P. Guardiano, scambiò la macchina fotografica di Barbasotto con un forziere, e da
       questo fatale errore seguirono gli altri avvenimenti.
(2)  Circonlocuzione per indicare la camera oscura O, meglio, la camera oscura
       vista da chi la scambia con un forziere.
(3)  L’aiutante del fotografo che, visto dal P. Guardiano, appare maggiordomo.
(4)  Si allude al primo entusiasmo con cui furono accolti quando furono creduti
       miliardari.

5

 Ma, mentre il Guardiano ebbe allestito
coll’alloggio un pranzetto ricco e ghiotto,
per cementare (1) il nobile appetito
all’illustre nababbo Barbasotto,
il maggiordomo, ahi duolo inaudito! …
senza volerlo, avea l’incauto rotto,
confessando (2) non essere il gitante
che un modesto fotografo ambulante! …
____.____

 E allora addio pranzetto, e alloggio addio.
Che il Padre Guardian, da furor preso, (3)
decise far pagar bentosto il fio
all’intruso che sì si fea paleso.
E giva ripetendo : _“ Santo Iddio,
guardate che solenne malinteso ! …”
… e, masticando … mirra e cinnamomo,  (4)
scacciò via Barbasotto e il maggiordomo!

(1)  Cementare =  rinforzare Alcuni malignamente sostengono che la cementazione dell’appetito
       fosse stato un metodo culinario per far mangiar poco, in seguito, gli ospiti … lunghi.
(2)  La confessione fu involontaria. Il povero aiutante non poteva aver capito ch’erano  stati
       creduti Cresi, percò parlò sinceramente, e ciò fu la loro ruina.
(3)  Ecco provato che Padre Galàpan non amava gli scherzi! …
(4)  Maniera eufemistica per indicare i moccoli che talora accendono
       Gli ecclesiastici, in maniera, però, dolce e sommessa.


6

 Barbasotto che già tanta acquolina
s’era sentito in bocca scioglier pia
è rimasto di sasso, e la dottrina
l’abbandonò nell’evenienza ria … (1)
Il maggiordomo, in vista a tal ruina,
per poco venir men non si sentia … (2)
Fu così che i due grandi pellegrini
si cangiano in due semplici tapini!
____.____

 Allor che Barbasotto “ della Luna
all’albergo” si vede esser ridotto,
volle tentare  ancor sua fortuna,
a al Padre Guardian volse tal motto:
“ O capo del Convento, in cui s’aduna
ogni ben, (3) de permetti a Barbasotto,
prima di comandarlo all’abbandono,
ch’ei possa meritarsi il tal perdono! (4)

 (1)  In un primo tempo egli ammutolì, né lo soccorse la vasta dottrina. Così gli storici antichi
        Lo Zagàla, però, afferma che Barbasotto non era dotto, e spiega questo passo così:  “ in quel frangente
        Egli si dimenticò della dottrina cristiana i cui argomenti l’avrebbero aiutato “ Ciò calza col seguito.
(2)  Perché involontaria causa del proprio male.
(3)  Secondo lo Zagàla ogni ben si riferisce al P. Guardiano. Secondo gli antichi, invece, al convento.
(4)  Ecco che la Dottrina Cristiana ripiglia possesso di Barbasotto.


7

 “ Util vedrai che al santuario anch’io,
col mio amico, rendermi tosto: (1)
divulgherò pel mondo il luogo pio,
e doppio pioverà qui l’olio e il mosto! .
Una lastra ch’io elabori nel mio
gabinetto, è ben giunta in ogni posto
Infatti, mercé l’arte, da “ tramwista “, (2)
mi fer capo d’azienda, a prima vista!
____.____

 “  E tel può dire l’” Officiale Herréro “ (3)
quanto ben visto io fossi agli alti lochi:
quand’ei mi ripuliva il pozzo nero,
e, a viver da signori, eravam pochi …
colle posate tutte argento vero …
col “ mate “ tutto il dì su cento fochi … (4)
Oh Padre Guardian, se m’eri allato
vagliavi allor la forza del mio stato! …

(1)  Qui gli antichi sostengono la interpretazione allegorica: “ egli prometteva rendersi utile subito …”
       Invece lo Zigàla propende per l’interpretazione realistica : “ egli , coll’aiutante, volevano “ mpistonarsi “!
(2)  Si allude ai trionfi, dell’altro mondo, di quello cioè argentino.
(3)  E’ il nome di battaglia di un celebre avversario di Barbasotto, detto “ Licinio di ostéra “
       Costui, prima, usufruì della protezione di B. e, poi, gli si mise contro. Secondo
       altra versione pare che B. usufruì prima, della protezione di Licinio e, poi, lo combatté.
(4)   Riscontrare le narrazioni dello Zigàla riguardo “ Le posate d’argento “  ovvero “ Sbucciando patate ..”        
        ecc. …


8

 “ Per or ti dico sol che, in tanti modi
gaia ci sapevan rendere la vita:
era quello un paese di “ Bengodi “
e passavamo il dì fra “ zita “ e “zita “! (1)
Io, una volta, così come tu m’odi,
conquistai la più nobil “ senorita “
del luogo, che fu quella donde il motto
mi venne di Nababbo Barbasotto! (2)
____.____

 “ Insomma io non ti espongo altro argomento
per provarti il mio senno e l’arte mia:
dargli un lustro saprò che mai s’oblìa …
Or  tu perché d’inedia mi vuoi spento? …
che mi neghi fin gl’infimi fagioli? … (3)
E, se non piangi, di che pianger suoli? …”(4)

(1)  Metodo argentino di far lucrar poco argento in cambio di molto svago.
(2)  L’aneddoto è alquanto piccante. Rimandiamo il lettore allo storico Zigàla, o agli altri
       antichi, che lo riferirono in modo concorde.
(3)  Nella gerarchia delle vicende del convento, i fagioli pare occupino l’ultimo
       posto. Dal giorno che li à maledetti S. Luciano, il protettore dei funghi velenosi.
(4)  Il B. per muovere gli affetti, non  isdegna le avvedutezze retorico - letterarie
       come qui può vedersi. E ne avrebbe auto frutto se avesse trovato un osso
       meno duro di P. Galapàn.


9

 Dice, e il Guardian per nulla intenerito (1)
“ Che farci non sappiam dell’arte vostra”
Risponde; e, verso le “ Tre Arie “ (2) il dito
steso, la via del paésel gli mostra!
Il Nababbo avvilito, annichilito
s’avvede che perduta è ormai la giostra …
Onde, gli ordini dati al maggiordomo,
con essolui si squaglia tomo, tomo ! …
____.____

 Squagliossi, è vero, allor; ma dentro il
cor  di trar terribile vendetta ..
E, assente il Guardian, a cielo sereno,
un bel dì vi piombò come saetta …    
Ei di lanzichenecchi tenea a fren
un’orda (3), ma il Cugino di Zuppetta, (4)
che, allor, del Guardian sedeva al posto,
decise fronteggiarlo ad ogni costo!

(1)  Ormai è una verità solare: P. Galapàn non amava gli scherzi! Figurarsi che egli non ammetteva la teoria 
       dei funghi, quando discutevano con S. Luciano intorno alla vita eterna!
(2)  Giogaia di monti a mezzodì del Santuario, nella direzione di S. Luca. Da questa cacciata ebbe origine
       il canto dei pellegrini: “ Torna al tuo paesello – ch’è tanto bello! “
(3)  Squadre di filibustieri al comando di Barbasotto.
(4)  Prelato trappista, chiamato a sostituire temporaneamente P. Galapàn. Mercé la sua avvedutezza
       e tenacia, gli sforzi militari di Barbasotto quella volta fecero fiasco.                


10

 Era già l’alba e, alle turrite mura
di Polsi, s’appressava Barbasotto,
per cingerla d’assedio e di paura,
e guastar del nemico il pianto rotto …
Ma di Zuppetta il consanguineo (1) cura
ben mise alla difesa del ridotto,
chiamando a capo di sua truppa anela
chi in pace e in guerra val, Papà Candela! … (2)

 Papà Candela, ch’à già superato
_____ le astuzie e Cacusenno,
guardò di Polsi il campo trincerato
e, coll’abitual scettro, (3) ai suoi fé cenno:
“ Sieno aperti i valichi, e sia dato
libero ingresso a quei ch’entrar qui denno! …
Fu il lor capo d’alloggio un dì qui scemo?
Or non son io se succo a lui non spremo! … (4)

(1)  Il Prelato Trappista cugino del celebre giureconsulto: Il quale scrive pure intorno agli avvenimenti
       di cui ci occupiamo. Vedere il suo trattato: “ Questi le fatte “.
(2)  Parente del precedente. Egli, come Cincinnato, era prode in pace e prode in guerra; per cui non
       rifiutava nulla, “ fussero frutti di agricoltura, o d’industria, o di guerra “.
(3) Bacchetta magica che Papà Candela portava sempre seco: Lo Ziggàla riferisce che i montanari
      del posto la credevano fatata. Sembra siagli stata regalata dall’amico Gattamelata.
(4)  Papà Candela, fra le altre vittorie, registra anche quella così detta del limone di Carnéra.
       Per maggior schiarimenti rivolgersi ai cronisti del tempo. Si vedrà chiaramente
       essere stato Papà Candela uomo d’azione, tanto ch’ei  dispregiava i libri e coloro
       che li acquistavano. Sostenne in proposito brillanti dispute col Padre Trappista.

11

 Intanto Barbasotto in luccicanti
bardature, e fra eroi dal piglio fiero,
ingresso fé, tra cembali sonanti,
nel turrito convento di Ruggero.
Papà Candela e i suoi, con gai sembianti,
fraternizzaron tosto col Guerriero …
lo quale, in sommo giubil, per più giorni
poggiava le razzìe fatte in quei torni …

____________
Manca il seguito
12

E pur che faccia, per la congrua lotta,
leve dei malcontenti più vicini:
ha già con sé il Prelato “ Mezzabotta “,
che ancora aspetta i Polisan suini,
insieme con lui che va, a quest’otta,
a la spiaggia di Motta Bovalini …
… poi ci à d’ingengneri una dozzina
dal Citarista al Santacatterina …


________________
Manca il seguito

Interruzione del manoscritto






lunedì 17 novembre 2014

Calore in provincia (reg. Roberto Bianchi Montero - 1975)



Casignagna
E’ distinta dall’altra Casignana, antica città vescovile presso Morgeto, oggi S. Giorgio, patria di S. Eusebio Sommo pontefice, martirizzato il 310.

La Chiesa si vuole sia stata edificata verso la fine del secolo VIV ed era di forma orientale-greca. In essa vi era il soccorso ed un beneficio annesso detto di S. Maria dell’Itria ( oggi contrada Iuditria ) con beni proprii e quello di S. Giuseppe.
Vi  era in essa l’altare del  AS. S. Rosario di pertinenza della Congrega omonima e da essa mantenuto. I sodali dopo morte avevano diritto a n. 20 messe. Vi era inoltre l’altare di S: Michele Arcangelo eretto dal Sac. Tomaso Borgia con l’onere di una messa settimanale per l’anima sua. Nel 744 essendo crollato il campanile venne riedificato dai fedeli. Nelle catacombe della chiesa vi era pure l’altare dell’Immacolata e di S. Giuseppe di pertinenza del Sac. Stefano Piteri, esaminatore sinodale, rettore del Seminario e poi !° Arcip. Di Casignana. Vi era in essa l’onere di una messa  settimanale. Nel 1751 in occasione della S. Visita il Vescovo Rossi ha dovuto interdire la Chiesa per lo stato indecente in cui l’avevano lasciata le piogge.
Vi era inoltre la Chiesa della S. S. Annunziata con rendite proprie amministrata da un procuratore e la Chiesa di S. Rocco nella quale dopo il terremoto del 183 per essere entrato in capriccio l’Arciprete pro tempore  vi proibì la celebrazione delle Messa nonostante la necessità impellente per il popolo, specie pei vecchi, i quali essendo la chiesa parrocchiale all’estremità del paese non potevano andare per l’improbabilità delle vie.
Nel 1852 dopo la visita dell’Intendente della provincia con volontaria sottoscrizione si son raccolti 618 ducati e con questi si ingrandì e riedificò la chiesa di S. Rocco che era posta in luogo centrale del paese esistente ancora ed in buone condizioni. In essa vi era la confraternita di S. Rocco, fondata nel 1873, il cui statuto fu approvato dal Vescovo Mangeruva nel 1894. Essa venne sciolta in seguito alle giornate rosse del 1922 ed ancora non si è riorganizzata.
In territorio di Casignana sono situati i fondi che appartengono all’Abbazia di S. Nicola di Butrano annessi poi all’Abbazia di Pugliano e che appartennero alla Cappella del Presepe di Roma. Vi sono pure i latifondi che appartennero all’Abbazia di Polsi, un tempo appartenente ai basiliani. La chiesa esisteva fino al 1750 e vi si celebrava la festa di S. Nicola. Vi era un’altra chiesa detta del S. S. Salvatore che un tempo apparteneva ai basiliani pure. Vi era inoltre una chiesetta rurale detta di S. Maria di Calamona, la cui festa si celebrava il martedì dopo  Pasqua di resurrezione. Era stata eretta nel 1622 a devozione di D. Martino De Napoli come si rileva da uno scritto; non aveva rendite, ma solo un giardinetto e di celebrava per devozione una volta la settimana. Il Sac. Giuseppe Medici aveva restaurato i muri che erano caduti, ma è crollata in seguito al terremoto del 1783.
L’Arcipr:  di Casignana per antica consuetudine gode il privilegio di stabilire il prezzo delle vendite del grano che pubblica in chiesa il giorno della festa di S. Rocco sempre il 16 Agosto.
Sac. Ernesto Gliozzi il vecchio

domenica 16 novembre 2014

Lacrime d'amore, un commento

Di solito i lettori fissi dei blog difficilmente vanno a rivedere i post pubblicati precedentemente, quindi scoprire se vi sono nuovi commenti. Quando io scopro questi commenti mi glorio (u gloriusu era un soprannome molto popolare a Platì, come molto popolare era il suo proprietario) di farli diventare post del giorno. Questo vale da incitamento all'anonimo di svelarci il suo nome, senza timore; a gloria di quanti in Platì videro la luce.

Ho trovato questo blog per caso e devo farle i miei complimenti perché è davvero interessante.. Questo articolo mi ha incuriosito poiché essendo di Platì mi sono sempre chiesta chi ci fosse in quella tomba così grande e diversa dalle altre..e da quel che ho letto in quella grande tomba c e una grande donna !

la tomba  cui si riferisce l'anonimo è questa (per dovere ripeto qui  che la foto è di Francesco di Raimondo)


ed il link del post col commento è questo:

venerdì 14 novembre 2014

Ettore lo fusto (reg. Enzo G. Castellari - 1971)






Platì, 22 Novembre 1895.
Nel N. 328 del giornale “Il Pungolo Parlamentare” ho letto una corrispondenza da Platì, non firmata e
sotto lo pseudonimo di Ettore.
In essa si dice,fra I' altro, che da certuni si è cercato denigrare I' assistente Scaramuzzini , dipingendolo quasi un Nerone. Non varrebbe proprio la pena di riandare al tempi antichi per pescare un personaggio tanto terribile! E che ci entra Nerone incendiatore di Roma, caro e più terribile Ettore... non Fieramosca?  Vorreste dire forse Silla o Giulio Cesare, non è vero?  Oh! che perla di storico, letterato e critico!
D' altronde chi ha cercato denigrare il vostro Scaramuzzino, e chi vi ha dato occasione di ficcare l! naso e fare l' avvocato delle cause perdute dove non vi appartiene?
Se si è  fatta qualche denunzia sulla imparzialità dello assistente in parola, essa è stata firmata e si sono
raccontati fatti veri, indiscutibili, e che si è sempre pronti a provare, non dinanzi ad un Ettore in erba, storico, letterato e critico... nascosto sotto l' ombra di un pseudonimo, ma dinanzi a persone rispettabili e competenti, quale si è il Maggiore Comm. Chiarle, il quale non andrebbe certamente a confidare le lagnanze ricevute da onesti cittadini ad un Ettore qualsiasi, più o meno terribile.
 Infatti lo Scaramuzzino ebbe lo incarico dl fare restaurare le case dei poveri , danneggiati dal terremoto, con equanimità e imparzialità senza guardare ne amici , né conoscenti , nè compari di sorta.  Se ciò fece o pur no, potranno giudicare le Autorità competenti.
Intanto invito formalmente il corrispondente Ettore a farci sapere chi dopo sia , e poi sarà padrone di sfogare la sua bile , senza ragione, contro questi o quel gentiluomo , di lodarlo oggi e di biasimarlo domani, senza curarsi né di carattere, nè di figure grottesche che si possono fare in tali occasioni.
Lo invito ancora, quando scrive corrispondenze, di fare i nomi di coloro  i quali intende parlare, senza parlare, senza servirsi di frasi strampalate  e di luoghi comuni, quali sarebbero: “ il primo venuto e coloro i quali ” ecc. Soltanto così gli si può rispondere, a viso aperto, senza maschera e senza pseudonimi.
Se poi non persuadessero queste ragioni, ci sono altre ancora più persuasive, e che si è sempre pronti di dare al terribile Ettore, in ogni tempo e in ogni luogo.
Metta costui la sua firma, e mandi il giornale alle persone che crede di offendere che per altro sono
sempre i superiori a qualsiasi insinuazione.
Diavolo , ci vuol tanto ad essere leali gentiluomini?
FRANCESCO OLIVA fu ROSARIO


Pubblicato sulla Gazzetta di Messina e delle Calabrie

giovedì 13 novembre 2014

lunedì 3 novembre 2014

Fiorina la vacca (reg. Vittorio De Sisti - 1972)


Alla prisenza do oi qui sottoscritti il massaro Salvatore Napoli fu Giovanni a dichiarato di aver vinduto alli nostro Arciprete D. Filippo Gliozzi fu D. Giuseppe la sua vacca che dede associata all massaro Michele Starteri fu Giuseppe nel giorno 18 del mese di ottobre 1886, e propriamente quella che cambiò col suo Giovenco, e la dede associo come sopra per ducati trentadue, ed ora per lo stesso prezzo e condizioni la vinduto all suddetto Sigr. Gliozzi, dico con quella condizione che l’avea dato allo stesso Starteri prisenti i Fratelli D. Francesco e Ferdinando Callipari di antonio, non che Antonio Murdica fu Rocco, per cui si dichiara ben contento e soddisfatto, e ora e per sempre cedi i soi diritti al ripetuto Gliozzi, e per conseguenza il detto Starteri dovrà riconosserlo per padrone della vacca suddetta.
  Natile al 9 Maggio 1887, dice 9 Maggio 1887
Paolo Callipari testimone
X segno di croci di antonio Pangallo testimone

Giuseppe Brizzi testimone

domenica 2 novembre 2014

I soliti ignoti (reg. Mario Monicelli - 1958)


A Plati la stessa notte del 25 al 26, ignoti ladri mediante scoperchiatura del tetto entrarono nel  mulino dl Miceli Antonio e gli rubarono N.6 galline del valore di L. 18.

Pubblicato sulla Gazzetta di Messina e delle Calabrie il 31 – 3 - 1897


giovedì 30 ottobre 2014

Conosci il tuo coniglio (reg. Brian De Palma - 1972)



Echi calabresi
Platì, 14 marzo.
Dichiarazione  
Non son uso discutere con chi non sa pagare di persona. Lascio al mio avversario la proprietà letteraria (letteraria) di un vocabolario d'insolenze raccolte nel trivio e nella suburra.
Ho fatto il mio dovere di gentiluomo: miei egregi amici, incaricati a rappresentarmi mi hanno riferito che l’infelice ciarliero coraggioso nel pronunziare insolenze diventa un consiglio (coniglio) quando lo si invita a fare il suo dovere.
Chiudo la polemica perché non voglio inzozzarmi nei bassi fondi dei libellisti che non sentano la dignità di uomini.
                                                                                                                                                             OLIVA FRANCESCO
            fu Rosario                                                                                                                             

Questo è l’originale contenuto nella Gazzetta di Messina del 14/03/1896 ANNO XXXIV N. 66,

citato dal dottor Vincenzo Papalia a pag. 83 e 84 del suo Lividure Eteroclite.


mercoledì 29 ottobre 2014

Narciso nero (reg. Emeric Pressburger Michael Powell - 1947)


La ragazza della porta accanto
di Caterina Mittiga
Sicilia,‭ ‬estate‭ ‬2014.‭ ‬Grandi navi commerciali depositano a intervalli regolari il carico umano dei barconi che vengono da lontano.‭ ‬I tg ci aprono le edizioni della sera,‭ ‬con le notizie degli sbarchi,‭ ‬e dei recuperi,‭ ‬e dei morti galleggianti,‭ ‬e degli scafisti dannati.‭ ‬In tutta onestà,‭ ‬eviterei le immagini del personale sanitario che affronta l‭’‬emergenza con la mascherina di carta sul muso.‭ ‬Chissà se è necessaria.‭
I porti turistici della Sicilia aprono le braccia alle valanghe con trolley e Birkenstock.‭ ‬I porti delle più o meno grandi città schierano eserciti di pullman per gente senza valigia e certamente senza Lonely Planet.‭ ‬Niente templi di Agrigento,‭ ‬Teatro Antico di Siracusa,‭ ‬stazione termale di Taormina‭; ‬niente spiaggia di Montalbano,‭ ‬scavi di Selinunte,‭ ‬cannolo di Messina,‭ ‬pane cunzato di Salina‭; ‬niente casa di Pirandello,‭ ‬cioccolato di Modica,‭ ‬cous cous di San Vito Lo Capo‭; ‬niente Scala dei Turchi,‭ ‬manna di Castelbuono,‭ ‬costa saracena,‭ ‬Orecchio di Dioniso,‭ ‬per loro.‭
Uomini dalla pelle scura e lucida camminano lungo ampi viali alberati di una città che dal loro punto di vista non è poi così male.‭ ‬Non gli resta altro da fare che puntellare gli incroci delle strade,‭ ‬conquistandosi un posto al semaforo,‭ ‬quartier generale di un‭’‬avventura senza speranza.‭ ‬A ogni semaforo,‭ ‬tre o quattro di loro assalgono le auto‭ ‬che‭ ‬si fermano per il rosso.‭ ‬È luglio e sono ben coperti:‭ ‬piumino,‭ ‬giacca di lana,‭ ‬maglione a collo alto.‭ ‬Qui per loro non è caldo.‭
La mia abitudine a chiedermi in ogni circostanza della vita dove siano mai le donne mi porta a cercare sguardi femminili tra quegli enormi occhi neri coperti di smalto.‭ ‬Non ce ne sono,‭ ‬di donne ai semafori.‭
Un giorno,‭ ‬però,‭ ‬vado al supermercato.‭ ‬All‭’‬ingresso,‭ ‬accoccolata quasi a guardia delle porte scorrevoli,‭ ‬c‭’‬è una ragazza nera come la notte.‭ ‬Ha i capelli molto corti e una gonna colorata.‭ ‬E gli occhi abissali.‭ ‬Ha preso il posto della coppia di polacchi sorridenti che da sempre aspettava un gesto di elemosina dai clienti del supermercato.‭ ‬La guardo poco perché mi vergogno,‭ ‬con la mia bella borsa della spesa in materiale bio che uso per paraculissime motivazioni ecologiche.‭ ‬Le darò un euro quando esco,‭ ‬penso,‭ ‬e vado dentro a recuperare un carrello.‭
Latte,‭ ‬cereali,‭ ‬uno sgrassatore universale,‭ ‬questo è in offerta,‭ ‬una torta pronta per la colazione,‭ ‬Umberto vuole lo yogurt,‭ ‬troppa fila in salumeria,‭ ‬le teglie usa e getta,‭ ‬un balsamo per capelli mossi,‭ ‬oddio la cassiera lenta,‭ ‬ho preso la carta Nectar‭? ‬Mentre sono in coda,‭ ‬vedo al di là delle porte la ragazza.‭ ‬È chinata su una borsa che non avevo visto entrando.‭ ‬Pago la mia spesa e vado verso l‭’‬uscita,‭ ‬contando il resto che la cassiera più lenta del mondo mi ha dato.‭ ‬Un euro e venti.‭ ‬Li darò alla ragazza,‭ ‬ma comincia a battermi forte il cuore perché so che non riuscirò a guardarla negli occhi quando allungherò il braccio per far cadere nella sua mano quelle due monete che adesso nella mia bruciano come fuoco.‭
Esco dal supermercato,‭ ‬cerco il suo sguardo,‭ ‬sorrido,‭ ‬lei non ride,‭ ‬anzi è serissima,‭ ‬allungo il braccio che rimane sospeso perché lei sembra non aver capito cosa sto facendo,‭ ‬ma poi prende le monetine e dice qualcosa che sicuramente è grazie.‭ ‬Solo allora vedo un fagottino accanto a lei.‭ ‬È una bambina piccolissima che dorme su un passeggino basso e scolorito,‭ ‬avvolta in vestitini colorati,‭ ‬con i capelli corti e ricci.‭
La mia borsa della spesa pesa come un macigno mentre mi trascino verso la macchina.
Torno al supermercato dopo due giorni,‭ ‬e le trovo ancora lì,‭ ‬madre e figlia,‭ ‬davanti alle porte scorrevoli.‭ ‬Due euro,‭ ‬e un sorriso‭ ‬alla bambina.‭ ‬Altri quattro giorni e sono ancora lì.‭ ‬La ragazza guarda i piedi delle persone,‭ ‬la bambina è in piedi e non si dà pace:‭ ‬c‭’‬è un cagnolino legato con il guinzaglio a un paletto.‭ ‬Da che mondo è mondo,‭ ‬cane e bambina piccola devono giocare assieme.‭ ‬Un euro e ottanta.
Dopo qualche giorno,‭ ‬due euro e un pacchetto di biscotti mi lavano la coscienza per cinque minuti.‭ ‬Ma quegli occhi non mi lasciano.‭ ‬Ho deciso,‭ ‬le parlerò.‭ ‬La prossima volta.‭ ‬Where are you from‭? ‬Do you need anything for the baby‭? 
Forse dei pannolini,‭ ‬o una crema lenitiva perché fa caldo e la pelle di un bambino è delicata e chissà di che tessuto sono fatti i vestiti che le danno al palazzetto dello sport che funge da centro accoglienza per migranti.‭ ‬Sì,‭ ‬le parlerò.‭ ‬Voglio sapere come‭ ‬si chiamano,‭ ‬lei e la bambina.‭ ‬E se lei ha un marito che nel frattempo sta al semaforo.‭ ‬E come è stato il viaggio.‭
Fine agosto,‭ ‬si ritorna dalle ferie.‭ ‬È arrivato il momento di avvicinarmi.‭ ‬Quasi spero di non trovarle davanti alle porte del supermercato.‭ ‬Ma ci sono e adesso hanno anche i capelli più lunghi,‭ ‬con le treccine.‭ ‬Dovrei parlare alla ragazza prima di entrare al supermercato,‭ ‬così se le serve qualcosa posso comprarla e dargliela all‭’‬uscita.‭ ‬Ma se non parla italiano,‭ ‬come fa a farmi capire cosa le serve‭? ‬Arrivo davanti alle porte scorrevoli e la guardo come se ormai ci conoscessimo da mesi,‭ ‬ma tutto quello che riesco a dirle è buonasera,‭ ‬e neanche a un volume decente.‭ ‬Buonasera.‭ ‬Dico sempre buonasera agli indiani che vendono collanine,‭ ‬ai magrebini‭ ‬che vendono fazzoletti,‭ ‬ai nigeriani che vendono cover per smartphone.‭ ‬Per anni ho pensato che fosse rispettoso,‭ ‬invece di quel ciao odioso che la gente pensa di potersi permettere ché tanto‭ ‬“questa è gente che non si formalizza‭”‬.‭ ‬Con grande ingenuità penso che il mio rispetto passi da un buonasera.
Buonasera,‭ ‬ragazza che forse ha meno dei miei anni ma già una bambina al collo.‭ ‬Buonasera,‭ ‬ragazza stanca ché stare seduti per terra a chiedere l‭’‬elemosina dev‭’‬essere la più grande fatica di una vita.‭ ‬Buonasera,‭ ‬ragazza che mi fa vergognare della mia borsa bio-rispetta-ambiente.‭ ‬Buonasera a te,‭ ‬che non mi fai trovare il coraggio di rivolgerti la parola per chiederti come ti chiami e come stai e come sta tua figlia e dove dormite e dove volete andare,‭ ‬in questo lungo viaggio.

Buonasera,‭ ‬due euro e cinquanta e vado oltre,‭ ‬verso la mia macchina,‭ ‬verso casa.‭
L'originale è qui:
http://www.abbiamoleprove.com/2014/10/27/sicilia/
nella foto: la costa calabra vista da Ciurrame di notte