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mercoledì 29 giugno 2011

Giorno di Nozze (reg. Raffaello Matarazzo - 1942)







Monastero Paola (CS) -  28/06/1958
 il matrimonio di zia Pina
 una volta tanto, tutti riuniti, tutti dimenticati.

martedì 28 giugno 2011

I Girasoli (reg. Vittorio De Sica - 1969)








Mi muovo e vivo nel caldo giorno come il frumento e i meloni. Il sole illumina solamente l'occhio dell'uomo, ma risplende dentro l'occhio e nel cuore del bambino. L'amante della Natura è colui i cui sensi interni ed esterni sono ancora in pieno accordo tra loro, chi ha saputo conservare lo spirito dell'infanzia perfino nell'età adulta. Il suo rapporto con il cielo e con la terra diventa parte del suo cibo quotidiano.

Ralph Waldo Emerson, op. cit

lunedì 27 giugno 2011

Sacrificio (reg. Andrej Tarkovskij - 1986)

L’inverno è trascorso, le rondini sono arrivate e con le rondini è arrivata la primavera, questa ha portato la fine che nessuno si aspettava, certo non in questo modo.
La casa è grande, ora è immensa per la signora, sola. Tutto può accadere, nemmeno io lo sospettavo, avevo sentito raccontare, era successo ad altri, ad altre signore sole.
La casa è come un dipinto, essa contiene i segni di quanti vi hanno trascorso parte della loro vita, o tutta la vita. Uscito l’ultimo dei fratelli la signora è rimasta circondata dal vuoto e da una pendola che però non è la stessa di prima, quella il fratello la ricaricava manualmente.
La signora ha dato la sua vita per tutti, ora attende e non sospetta. Il suo sospetto è solo per chi verrà a portarla via con sé, una altra signora, senza naso.
Rumori, strani rumori, fuori orario. Qualcuno che è venuto senza avvisare, qualcuno in possesso delle chiavi per entrare.
Affacciandosi sulla soglia della sua camera la signora capisce che non tornerà più dentro quella stanza. Due, col viso nascosto dietro delle pezze l’aggrediscono e la sospingono brutalmente sul letto che fu di sua nonna. Loro chiedono tutto, lei offre tutto, lo offre ben volentieri, lo sacrifica loro, chiede solo di  farlo con grazia, senza la costrizione delle armi, dimenticherà tutto, ha già perdonato.
Oggi la casa soffre la partenza di tutti e aspetta la sua ultima aggressione che nessuno fermerà, la pendola ha consumato le batterie.
Non ci sono colpevoli, solo una vittima, io ho armato quelle mani.
 

venerdì 17 giugno 2011

Il Rito (reg. Ingmar Bergman - 1969)



 Accostarmi alla cucina per prepararmi il pranzo diventa un rituale che si rinnova di volta in volta. Il rito propriamente sacro del ricordo. E’ il momento in cui tutte le tradizioni che riguardano l’allestimento del cibo riemergono per ricordare dei momenti trascorsi insieme a chi non c’è più.
 Tutte le donne della famiglia, dalle nonne, alle mamme alle figlie,  erano eccellenti cuoche, a volte specializzate nelle più varie pietanze della tradizione paesana. La zia Rosina la ricordo accanto al forno di casa sua  a preparare il pane o i biscotti, le “gute”,  la mamma eccelleva nel cuocere i legumi o le verdure, la zia Amalia i timballi di patate o la pasta fatta in casa. La zia Amalia e la mamma erano maestre nel fare la jiotta di pesce stocco, del tutto diversa da quella che poi ho visto preparare dalle massaie messinesi, quel sugo io lo assaggiavo come uno sciroppo. Ancora erano magiche quando per la preparazione del ragù di carne soffriggevano aglio e cipolla nell’olio d’oliva proveniente dalla Rocca o dai Ssalis. Ciò avveniva sempre di domenica: dopo la messa sapevamo che correndo a casa c’era u jancareiu i pani che ci aspettava, ammorbidito  e intinto, ancora senza pomodoro,  in quel soffritto e cosparso di cipolla e di pezzettini di carne.
 Queste donne erano le antiche sacerdotesse del passato, o ancelle accanto all’altare dove avveniva il sacrificio. Allora sedersi a tavola , in specie in quei giorni di feste con conseguente processione, per noi bambini diventava, aldilà del peccato di gola che ci veniva ricordato ogni momento, un accostamento sacro, l’approssimarsi all’altare e prendere la comunione. A questo proposito venivano anche ripetuti dei proverbi, che sarebbero tabù di popoli silvani: “ cu mangia e parla conversa ca morti” è quello che mi torna nella mente con più terrore.
 Ora alle volte, quando pulisco un bicchiere o un piatto, è anche il momento dello zio Ernesto, quando alla fine della comunione puliva la patena e il calice: la cura e l’attenzione per non lasciare tracce di particole o di vino, il suo “preghiamo”, subito dopo, detto come da chi si è nutrito di vera manna caduta dal cielo, partecipando di tutto questo i fedeli che alzandosi rendevano le lodi a Dio.

SDG Soli Deo Gloria

giovedì 16 giugno 2011

Così lontano, così vicino (reg. Wim Wenders - 1993)

Don Ciccio Zappia from gino on Vimeo.
Altri centenari

Lo ricorderò per sempre così, seduto davanti alla porta di casa, in attesa...

mercoledì 15 giugno 2011

Lonely Looking Sky - Neil Diamond


Ciccio Pino 25/07/1949 - 13/07/2010

Non abbiamo abbastanza posto nel nostro pensiero attuale, per custodire i morti accanto ai vivi.
Marcel Proust, op. cit.

Questa foto mi è stata fornita gentilmente da Orazio, ora il custode di tutta la memoria di Ciccio. 


martedì 14 giugno 2011

Oltre il giardino (reg. Hal Ashby, 1979)



   Poetica
Ho una casa sul mare, “casetta” la chiamo.  Ma la MIA casa è nel cuore di questa montagna aspra e terribile.  I vicoli stretti che non ho mai percorso, allontanata per essere protetta da un male che io non ho mai vissuto, la cascata vigorosa e le case lungo l’argine della fiumara, protette da un muraglione alto che non è mai riuscito a cancellarne la poesia, le strade del quartiere più alto, che ho attraversato solo in processione, e quelle della parte bassa, vissute quotidianamente tra la chiesa e l’asilo, unico luogo di ritrovo della mia infanzia. Case senza giardini. E che ricchezza il mio, con quel glicine straripante che mi ha strappato l’anima, tenendola con sé. Case che si aprivano sempre con un sorriso e che, anche poverissime, avevano sempre da offrire una fetta di pane (il più buono del mondo!) con olio e zucchero, il dolce più buono che io abbia mai mangiato. Le olive nere, piccole e salate, negli anni si sono sbiadite, prendendo il colore rossastro del sangue indurito. Anche la terra ha pianto per questi trent’anni di abbandono, in cui si è cercato solo il denaro, nel bene e nel male, ma mai l’affermazione o la fama.
Il mio paese aveva solo se stesso da offrire, a tutti noi che lo abbiamo lasciato. Noi, che eravamo la sua forza e la sua gloria, lo abbiamo consegnato alle mani di chi, più debole, forse, si è abbandonato alla ricchezza facile e di chi, sgomento, non ha avuto la forza di opporsi a quanto andava accadendo.
E’ stato un paese solo e lo è ancora. I bambini, additati a vedette, oggi bevono una speranza che non ha radici. Nessuno che gli faccia amare quei luoghi dove noi abbiamo lasciato il nostro sogno. Nessuno che gli racconti più delle fate o dell’abisso.
Non interessa più a nessuno.
Siamo i cattivi. Ci comportiamo da cattivi.
Eppure l’acqua ancora scorre e quelle mani che si alzano dal fiume, a valle della cascata, non sono le mani di chi è stato travolto. Sono le mani di ancora qui vive e chiede aiuto. OGGI. Perché l’alluvione di oggi sta facendo più vittime di quella passata che, nonostante il terrore, accarezzò il paese, protetto, allora, dalla benevola rocca.
L’alluvione di oggi siamo noi, i lontani, che continuiamo a tacere davanti alle ingiurie gratuite e che mai avremo il coraggio di mollare tutto quanto abbiamo costruito fuori e ripartire da qui.  Rischiando il lavoro e la vita e forse anche l’onestà.

Ancora un gioiello di Marilisa

lunedì 13 giugno 2011

Ritorno al futuro (reg. Robert Zemeckis, 1985)

 Il nostro compito più importante consiste nell'abbandonare l'attuale linea di collisione. E chi deve assicurarsi questo compito? Ognuno di noi, penso, vecchio o giovane che sia, potente o senza potere, ricco o povero, influente o no. Parlare del futuro è utile solo se ci porta ad agire ora.
 E che cosa possiamo fare ora, mentre ancora siamo nella situazione di non essere mai stati bene? Come minimo,che è già tanto, dobbiamo comprendere a fondo il problema e cominciare a intravvedere la possibilità di sviluppare un nuovo stile di vita progettato per durare stabilmente.
 Piccolo è bello, Ernst Friedrich Schumacher16/08/1911 - 04/09/1977

Per Beatrice e Francesco,a margine di un dibattito. 

mercoledì 8 giugno 2011

Ho sognato un angelo (reg. George Stevens - 1941)

08/06/1911 - Don Umberto Romeo senza dimenticare Tota


Nel giorno del suo centesimo compleanno
"in segno di OMAGGIO e di Augurio"
a don Umberto
amico fraterno di papà e nostro fraterno amico 
sempre

(Marilisa, attraverso Gino, custode attento di tutti i nostri ricordi)

mercoledì 1 giugno 2011

Something wild (Jonathan Demme - 1986)

The peace of wild thing

When despair for the world grows in me
and I wake in the night at the least sound
in fear of what my life and my children's lives may be,
I go and lie down where the wood drake
rests in his beauty on the water, and the great heron feeds.
I come into the peace of wild things
who do not tax their lives with forethought
of grief. I come into the presence of still water.
And I feel above me the day-blind stars
waiting with their light. For a time
I rest in the grace of the world, and am free.
La pace delle cose selvatiche

Quando la disperazione del mondo mi cresce dentro
mi vado a sdraiare dove l'anitra si posa sull'acqua in tutta la sua bellezza
e lo splendido airone si specchia.
E lì trovo la pace delle cose selvatiche
che non hanno tensioni nella vita pensando al dolore che verrà.
Mi fermo davanti alle acque tranquille
e sento sopra di me le stelle che attendono l'oscurità
per poter risplendere.
E in quei momenti io riposo nella pace


Wendell Berry