mercoledì 1 settembre 2021
Anime in tumulto [di Giulio Del Torre - 1941]
Francesco Taliano d’an 36
martedì 24 agosto 2021
La piscina [di Jacques Deray - 1969]
Platì, 26 luglio
(M. F.) — II forte caldo di questi giorni ha determinato nel nostro centro, un insolito fortissimo afflusso di cittadini verso il piccolo bacino idroelettrico del Ciancio, e altri luoghi del fiume dove l'acqua forma delle profonde polle adattissime per il bagno e per il nuoto.
I bagni fluviali non sono nuovi nella storia del nostro centro: già moltissimi anni addietro c'era l'usanza di fare i bagni nei profondi gorghi del fiume Ciancio e del fiume Sanello.
sabato 21 agosto 2021
Diritto di cronaca [di Sidney Pollack - 1981]
(M. F.) Mentre si eseguivano alcuni scavi In contrada «Stabilimento» di Platì, sono venuti a un tratto alla luce numerose pipe grezze di radica. Non si tratta però, come penserà qualche lettore, di una scoperta archeologica del tipo di quella delle «gragne» rinvenute ad es. a Locri.
Le pipe rinvenute si trovavano evidentemente in una fabbrica di pipe sbozzate, che si trovava in contrada Stabilimento, e che scomparve nella notte dell'alluvione del 1951. Le pipe erano in perfetto stato di conservazione.
GAZZETTA DEL SUD 4 agosto 1956
Platì, 20 agosto
torretta di cemento armato che sarà posta sull'altissimo massiccio di granito che domina l'abitato di Platì, a Nord. Il trasferimento tornerà a tutto vantaggio della visibilità e audìbilità a grandissime distanze dell'orologio e della sirena su mensionati.
Quali siano state le cause del provvedimento non sapremmo dirlo con precisione ma è certo che sull'alta torretta di cemento l'orologio assolverà la sua funzione molto meglio che su quella specie di campanile-nano di cui è purtroppo dotato il nostro Duomo.
GAZZETTA DEL SUD 21 AGOSTO 1956
Platì, 20 agosto
(M. F.) - A causa del fortissimo caldo della stagione, si era verificato in molte abitazioni del nostro centro il quasi totale disseccamene delie fontane, male alimentate dall'acquedotto comunale.
Con un opportuno provvedimento il Sindaco Zappia ha fatto limitare in tutte le abitazioni il flusso dell'acqua, fino all'indispensabile, in modo che in tutte le abitazioni cittadine scorre adesso l'identico quantitativo di acqua corrente, regolarmente alimentato dall'acquedotto che ha visto nuovamente
pieni i suoi serbatoi.
GAZZETTA DEL SUD 21 AGOSTO 1956
Le cronache sono di MICHELE FERA
- Della contrada «Stabilimento» si sono perse le tracce, forse sorgeva a monte della fiumara d’Acone.
martedì 17 agosto 2021
Un uomo ritorna [di Max Neufeld - 1946]
Platì, 1 agosto
GAZZETTA DEL SUD 2 agosto 1956
MICHELE FERA
giovedì 12 agosto 2021
L'ultimo viaggio [di Malcom St. Clair - 1929]
Al dramma dell'emigrazione si aggiunge il dramma del disastro dell’Andrea Doria che cola a picco il 26 luglio del 1956. Gianni Carteri
Emigranti
plaliesi sull'«Andrea Doria»
Platì. 1 agosto
(M. F.) Ore
di drammatica attesa hanno vissuto le famiglie di numerosi nostri concittadini
che si trovavano a bordo della nave «Andrea Doria» il giorno in cui questa è
naufragata.
Solo il
giorno dopo l'affondamento della nave, i parenti dei nostri sfortunati
concittadini hanno ricevuto la notizia del loro... felice arrivo a destinazione
GAZZETTA
DEL SUD 2 agosto 1956
<> <> <>
NON SI HANNO PIÙ' NOTIZIEUn'intera famiglia di Platìperita sull'Andrea Doria?Concettina
Sergi si era imbarcata con i 4 figlioletti
per raggiungere in USA il marito, che ancora li attende tutti
Platì, 21 agosto
(M. F.) —
E' quasi certo, ormai che la famiglia Sergi, partita dal nostro centro e
imbarcatasi sull'«Andrea Doria» alla volta degli USA sia perita a bordo della
nave. In un primo tempo i Sergi (la madre Concettina Sergi e quattro figli tra
gli otto e i quindici anni) erano stati dati per dispersi, e si sperava che si
sarebbero fatti vivi, che si fossero trovati su qualche scialuppa sbarcata
chissà dove; ma ormai troppo tempo è trascorso e i familiari, straziati non
hanno più speranza di rivedere i loro cari.
Le ipotesi
fatte sulla tragedia sono tante, ma non si sa quale sia la più fondata: forse i
Sergi si trovavano chiusi dentro la cabina la cui porta a causa del potente
urto non poté più essere aperta?
Era a bordo
dell'Andrea Doria, insieme con gli scomparsi ma in altra cabina, l'Italo
americano Sergio Paul, cognato di Concettina Sergi e zio dei suoi figli, il
quale si è prodigato con tutti i suoi mezzi per la ricerca degli scomparsi. Ma
il fratello Nino, che attendeva allo sbarco la moglie e i figli, ha visto
arrivare soltanto lui, disfatto e senza più speranze.
Nino Sergi
avrebbe cosi perduto tutti assieme la moglie e i quattro figli. Unico conforto
che gli resta, è il figliolo Antonio di venti anni, che era partito per
raggiungerlo, qualche mese prima degli
altri, e che adesso si trova con lui, come lui inebetito dal dolore.
Il
cordoglio di Platì per i concittadini così tragicamente scomparsi è stato
immenso: per molti giorni dopo il disastro della grande nave italiana tutti
speravano che si trattasse di una falsa notizia, o che i dispersi sarebbero
stati ritrovati da qualche parte. Ma adesso la speranza ha incominciato ad
abbandonare un po' tutti.
Per tre
giorni nelle case dei partenti, i concittadini sono sfilati per le visite di
condoglianze.
GAZZETTA DEL SUD 22 AGOSTO 1956
(M. F.) Michele Fera
Nino
Sergi al fonte battesimale Rosario Gerardo Antonino, nato a Platì il 10 ottobre
1909, era figlio di Antonio e Anna Velardi. Concettina allo stesso fonte
battesimale registrata Maria, nata a Platì il 10 febbraio 1913, era figlia di
Giuseppe e Giuseppa Zappia. I due si sposarono felicemente nel duomo lauretano
di Platì l’11 luglio del 1936. I figli periti a bordo dell’Adrea Doria il 25
luglio del 1956 con Concettina erano stati tutti battezzati al fonte appena
citato: Giuseppe nato il 16 gennaio del 1943; Anna Maria nata il 3 marzo del
1946; Domenica nata il 18 dicembre 1949 e Rocco nato il 20 ottobre del 1952.
L’unico superstite Antonio abitante col padre a Mishawaka IN era nato a Platì
il 18 novembre del 1938. Fino al 1952 la vita di Rosario Gerardo Antonino è
stata un continuo ritorno al paese dove aveva lasciato la moglie; e a
testimonianza di ciò sono i figli che venivano al mondo durante questi periodici
soggiorni, tanta era la speranza di riunirsi un giorno che ahimè ebbe termine
quel tragico 26 luglio a meno di un giorno da New York dove Nino attendeva
fiducioso. Come testimoniato da Michele Fera sulla stessa nave viaggiava anche
Paul Sergio, battezzato Paolo, fratello di Nino e cognato di Concettina. E oggi
sorge spontaneo domandarsi se il viaggio di Concettina e dei quattro figli non
sia stato concertato da Nino e Paolo in America vista la concomitanza della
venuta a Platì di quest’ultimo. Per inciso Paolo aveva sposato in precedenza la
sorella di Concettina, Domenica convertita in Margaret Domenica.
- In apertura un'immagine dell'Andrea Doria posta su un calendario del 1956.
- Della famiglia Sergi si era già scritto qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2016/04/italoamericani-reg-martin-scorsese-1974.html
- un accenno al
disastro dell’Andrea Doria era apparso qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2017/03/lagente-confidenziale-reg-herman.html
https://iloveplati.blogspot.com/2020/05/agonia-una-mini-serie-su-plati-di_36.html
lunedì 9 agosto 2021
Il grande cocomero [di Francesca Archibugi - 1993]
DIVAGAZIONI SU DI UN FRUTTO DI STAGIONE
E’ giunto il tempo dei cocomeri
Si mangia si beve e ci si lava la faccia... gridano i venditori del
saporoso mellone dinnanzì alle loro caratteristiche bancarelle su cui
troneggiano grosse fette porporine
II cocomero pare che sia
originario dell'India, ma noi lo avremmo preferito dell'Italia. E sapete
perché? Perché ha la buccia verde e, tra questa e la polpa rossa, una striscia
bianca, quindi i colori della bandiera italiana. Però possiamo essere contenti
lo stesso, perché ne ha avuto la cittadinanza fin dai tempi più antichi; da
quando cioè i romani cominciarono ad apprezzarlo per le sue buone qualità
nutritive.
Parlare di questo
gustosissimo frutto non guasta, anche perché è di stagione e ogni frutto che si
rispetti è sempre il benvenuto, dopo che l'abbiamo atteso, e magari desiderato,
per un anno intero. Infatti già lo vediamo rosseggiare invitante sulle
bancarelle dei Moschetti allestiti a bella posta nelle vie cittadine.
Questo proletario
cocomero è particolarmente gradito all'uomo, perché arriva proprio d'estate, a
puntino per rabbonirgli l'ugola asciutta e dissetarlo con una succosa fetta
zuccherina.
Di quella proprio gigante
che pare una caravella di Colombo e che quando si mangia, lava la faccia, disseta
e sazia ch'è un piacere...
Il cocomero, per le sue
qualità zuccherine, diuretiche e nutritive, è diventato oggetto di vera e
propria coltivazione su vasta scala, oramai tanto diffusa in Italia, da offrire
un proficuo e attivo commercio.
Particolarmente poi in
Calabria, per l'adattabilità del suo ottimo clima, vi sono estese e ricche
coltivazioni che danno eccellenti frutti d’un bel rosso acceso, eccezionalmente
grossi e saporosi. Infatti: Crotone, Curinga, S.
Eufemia Lamezia, Rosarno, tanto per citarne alcuni, sono i centri maggiori di
produzione dai quali i frutti vengono avviati in treno, o in autocarro sui vari
mercati cittadini. Dove, come dicevamo più sopra, li vediamo sistemati a mucchi
sulla paglia, o tagliati a fette falcate e fiammeggianti, bene allineate sulle
bancarelle dei tipici cocomerai che si affannano a gridare la loro succosa e
dolce mercanzia alla gente che passa: «...
Scialativi u cori c'un muluni a prova, duci comu u
zuccuru!...».
Questo «slogan» d'occasione, lo smaltiscono senza posa dalla mattina a notte
fatta; vociando, scalmanandosi, scegliendo questo o quel cocomero da consigliare
al cliente difficile e glielo palleggiano davanti agli occhi battendolo col
palmo della mano, facendoglielo perfino crocchiare allo orecchio per garantirgli
la perfetta maturazione del frutto...
Oppure tagliano «u tasseddu» che pare un ombelico mostruoso, da dove però
si può vedere il rosso fuoco dell'interno. E s'arrochiscono, gesticolano,
sudando le famosissime sette camicie, fin quando non riescono a metterlo in
bilancia. Allora con quella vittoria finale, si placano, soddisfatti...
A sentire loro fanno
tutto ciò a fin di bene, per deliziare cioè i palati rinsecchiti della gente
accaldata e arsa di sete... E forse non hanno torto...
Benvenuto, dunque, al
dolce cocomero! Sopratutto perché, umile di nascita, si prodiga con particolare
attenzione ad allietare l'umile, cioè il semplice lavoratore, che lo gusta non
solo come un saporoso frutto provvidenziale, ma addirittura come se fosse un buon
gelato, o che so io, un classico dissetante estivo...
Lo abbiamo definito
umile, perché non sa distaccarsi dalla terra, sulla quale rimane adagiato,
affezionato e buono, quasi a ripagarla con la sua compagnia per quello che gli
dona. E mentre cresce, maturandosi, il pacioccone, fa lunghi colloqui, traendone....
«dolce» saggezza. Ama la terra che gli dà la vita ed essa lo ricompensa, con
sincero e caldo amore di madre affettuosa; e lo nutrisce addolcendolo, e lo
satura di umori preziosi, spennellandolo perfino, da insuperabile artefice, dei
tre graditi colori: verde, bianco e rosso, colori che c'inducono ancora di più
a guardarlo con simpatia.
GIUSEPPE
CASCIANO
GAZZETTA
DEL SUD 2 agosto 1956
sabato 7 agosto 2021
Paradiso perduto [di Abel Gance - 1939]
Immagini non del tutto inedite per queste pagine. La prima alla sua apparizione non recava l'autore del dipinto: il dottor Giuseppino Mittiga, con il suo solito sguardo di Ὀδυσσεύς [odysse͜ús].
martedì 3 agosto 2021
I racconti della luna pallida d'adosto [di Kenji Mizoguchi - 1953]
C’era Danilo
Dolci. C’è Racconti Siciliani. C’era
Platì. C’è Sull’onore nostro. C’è I Love Platì cento piccoli film intorno un paese
dell’Aspromonte. Danilo Dolci sta alla Sicilia, il Golfo di Castellammare
come Umberto Zanotti Bianco sta alla Calabria, la provincia di Reggio. Il loro
agire è tra “la perduta gente”. Racconti Siciliani è un flusso continuo
di coscienza. E’ questo che lega il libro di Dolci alle più recenti opere
letterarie uscite da Platì. Sono testi su un mondo marginale come lo sono Platì,
Terrasini, Trappeto, Partinico. La letteratura che ne esce è trascendentale - e
qui il riferimento si unisce al trascendente nel cinema di Bresson, Ozu, Dreyer
secondo Paul Schrader – in un trasporre il valore intimo legato all’essere in qualche
modo in sintonia con quei luoghi e storie che ne escono.
- DANILO DOLCI Racconti siciliani, Sellerio, 2008
- MICHELE PAPALIA, Sull'onore nostro, Città del sole Edizioni, 2020
- I LOVE PLATI' cento piccoli film intorno un paese dell'Aspromonte, Leonida Edizioni, 2021
domenica 1 agosto 2021
The Mask of Dimitrios [di Jean Negulesco - 1944]
A book
is a lovely thing, a garden stocked with beautiful flowers.
A magic
carpet on which to fly away to unknown climes.
Un
libro è una cosa adorabile, un giardino pieno di bellissimi fiori.
Un
tappeto magico su cui volare via verso climi sconosciuti.
Jean
Negulesco, The Mask of
Dimitrios, 1944
Sono trascorsi sei mesi dalla nascita di I LOVE PLATI'. Come i girasoli in questa stagione non smette di germinare, Danilo Dolci avrebbe detto "fermentare". Conviene qui ringraziare il dott. Domenico Polito di Leonida Edizioni che ha accettato di pubblicarlo in una edizione senza precedenti per Platì. Nel film citato a pronunciare il testo riportato in apertura è il grande attore di film noir made in USA Sidney Greenstreet al suo rivale di sempre, il non meno accattivante, Peter Lorre.