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lunedì 9 agosto 2021

Il grande cocomero [di Francesca Archibugi - 1993]




DIVAGAZIONI SU DI UN FRUTTO DI STAGIONE

E’ giunto il tempo dei cocomeri

Si mangia si beve e ci si lava la faccia... gridano i venditori del saporoso mellone dinnanzì alle loro caratteristiche bancarelle su cui troneggiano grosse fette porporine



II cocomero pare che sia originario dell'India, ma noi lo avremmo preferito dell'Italia. E sapete perché? Perché ha la buccia verde e, tra questa e la polpa rossa, una striscia bianca, quindi i colori della bandiera italiana. Però possiamo essere contenti lo stesso, perché ne ha avuto la cittadinanza fin dai tempi più antichi; da quando cioè i romani cominciarono ad apprezzarlo per le sue buone qualità nutritive.
Parlare di questo gustosissimo frutto non guasta, anche perché è di stagione e ogni frutto che si rispetti è sempre il benvenuto, dopo che l'abbiamo atteso, e magari desiderato, per un anno intero. Infatti già lo vediamo rosseggiare invitante sulle bancarelle dei Moschetti allestiti a bella posta nelle vie cittadine.
Questo proletario cocomero è particolarmente gradito all'uomo, perché arriva proprio d'estate, a puntino per rabbonirgli l'ugola asciutta e dissetarlo con una succosa fetta zuccherina.
Di quella proprio gigante che pare una caravella di Colombo e che quando si mangia, lava la faccia, disseta e sazia ch'è un piacere...
Il cocomero, per le sue qualità zuccherine, diuretiche e nutritive, è diventato oggetto di vera e propria coltivazione su vasta scala, oramai tanto diffusa in Italia, da offrire un proficuo e attivo commercio.
Particolarmente poi in Calabria, per l'adattabilità del suo ottimo clima, vi sono estese e ricche coltivazioni che danno eccellenti frutti d’un bel rosso acceso, eccezionalmente grossi e saporosi. Infatti: Crotone, Curinga, S. Eufemia Lamezia, Rosarno, tanto per citarne alcuni, sono i centri maggiori di produzione dai quali i frutti vengono avviati in treno, o in autocarro sui vari mercati cittadini. Dove, come dicevamo più sopra, li vediamo sistemati a mucchi sulla paglia, o tagliati a fette falcate e fiammeggianti, bene allineate sulle bancarelle dei tipici cocomerai che si affannano a gridare la loro succosa e dolce mercanzia alla gente che passa: «... Scialativi u cori c'un muluni a prova, duci comu u zuccuru!...».
Questo «slogan» d'occasione, lo smaltiscono senza posa dalla mattina a notte fatta; vociando, scalmanandosi, scegliendo questo o quel cocomero da consigliare al cliente difficile e glielo palleggiano davanti agli occhi battendolo col palmo della mano, facendoglielo perfino crocchiare allo orecchio per garantirgli la perfetta maturazione del frutto...
Oppure tagliano «u tasseddu»  che pare un ombelico mostruoso, da dove però si può vedere il rosso fuoco dell'interno. E s'arrochiscono, gesticolano, sudando le famosissime sette camicie, fin quando non riescono a metterlo in bilancia. Allora con quella vittoria finale, si placano, soddisfatti...
A sentire loro fanno tutto ciò a fin di bene, per deliziare cioè i palati rinsecchiti della gente accaldata e arsa di sete... E forse non hanno torto...
Benvenuto, dunque, al dolce cocomero! Sopratutto perché, umile di nascita, si prodiga con particolare attenzione ad allietare l'umile, cioè il semplice lavoratore, che lo gusta non solo come un saporoso frutto provvidenziale, ma addirittura come se fosse un buon gelato, o che so io, un classico dissetante estivo...
Lo abbiamo definito umile, perché non sa distaccarsi dalla terra, sulla quale rimane adagiato, affezionato e buono, quasi a ripagarla con la sua compagnia per quello che gli dona. E mentre cresce, maturandosi, il pacioccone, fa lunghi colloqui, traendone.... «dolce» saggezza. Ama la terra che gli dà la vita ed essa lo ricompensa, con sincero e caldo amore di madre affettuosa; e lo nutrisce addolcendolo, e lo satura di umori preziosi, spennellandolo perfino, da insuperabile artefice, dei tre graditi colori: verde, bianco e rosso, colori che c'inducono ancora di più a guardarlo con simpatia.
GIUSEPPE CASCIANO
GAZZETTA DEL SUD 2 agosto 1956



In apertura ciurramiche angurie.
Tennessee Ernie Ford è stato un cantante di country & western, Leo Kottke è n maestro riconosciuto di fingerpicking

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