lunedì 8 febbraio 2021
giovedì 4 febbraio 2021
L'impiegato [di Gianni Puccini -1959]
COMUNE DI PLATI’=======Il SindacoVista la Prefettizia N.3/U del 4.6.1945 circa la nomina del Segretario
del Comitato di assistenza alimentare ai bambini gestanti nutrici.ORDINA L’incarico di Segretario del Comitato Comunale di Assistenza all’Impiegato
Sig. Mittiga Michele fu Rocco il quale avrà la competenza che determinerà la
Prefettura per lavoro straordinario e dovrà attenersi alla osservanza delle
disposizioni prefettizie e del comitato. Dato a Platì lì 16
gennaio 1946IL COMMISSARIO PREFETTIZIO(G. Delfino)
In apertura un ritratto artistico dello zio Michele (1893-1962) da giovane attribuibile al fratello Giuseppino. Il documento riportato è di interesse per la rara coabitazione di SINDACO e COMMISSARIO PREFETTIZIO in un'unica figura e se poi la figura risponde al meglio conosciuto massaru Peppi l'interesse triplica. In effetti, e lo sapete, il Massaro resse il Comune per un breve periodo all'indomani della fine del Secondo Conflitto Mondiale.
mercoledì 3 febbraio 2021
10 [di Blake Edwards -1979]
Ridiventare se stesso in un tempo nuovo
A.Baricco via Bettina
In apertura l'immagine - nessuna immagine, se non quella - con cui debuttavano in sordina queste pagine, il 4 febbraio del 2011. Il lavoro era tutto da impostare, il blogger quasi tutto da sperimentare: foto, citazioni di autori in lettura, la decisione di avere il cinema come punto di riferimento per svolgere in dramma storie e documenti che riguardavano la prima parte della testata, quel Platì, assurto a luogo mitico. La seconda parte, Ciurrame, era solo un pre testo, per definire l’altra metà in cui mi dibattevo allora. Quella metà col tempo è andata dissolvendosi per l’lasciare il campo libero di Platì. La benevolenza di quanti hanno cominciato a seguirmi non è mancata e le visualizzazioni sempre in crescita. Il lavoro ha portato riscoperte e nuove amicizie - last but not least il sen. Giuseppe Beniamino Fimognari - forse anche qualche inimicizia. A poco a poco le entrate quasi tutte italiane lasciavano il posto a quelli che stavano in quell’altrove, in particolare di lingua inglese, in cui si erano trasferiti i platiesi. Grazie a quelle pubblicazioni, il luogo d’origine è stato rivissuto. Se c’è un merito quello è stato il vizio di famiglia a conservare tutto, tutto è stato spolverato e rimesso alla luce del sole, o se preferite, del monitor. Negli ultimi tempi, per finirla con questa autocelebrazione, la collaborazione con Rosalba Perri ha dato un nuovo corso, dove il confronto è diventato un maggior impulso alla ragione del lavoro.
Data l'occasione annuncio in anteprima l'imminente pubblicazione di un volume antologico che raccoglie alcuni tra i più significativi momenti della vita di questo blog per i tipi della reggina Leonida Edizioni.
P.S.: La foto è di Luigi Gliozzi
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Ernesto Gliozzi Jun
lunedì 1 febbraio 2021
La prova del fuoco [di John Huston - 1951]
Quando passa trionfante il carro falcato della MORTE, i nostri cuori tremano, le nostre fronti s'incurvano.
Lacrime e gemiti accompagnano il rombo del carro funesto che s'invola dietro la soglia misteriosa d’un camposanto dove l’Angelo della Fede conforta i superstiti con la dolce musica della speranza. Perché si piange, perché si geme quando una creatura chiude gli occhi al sole per riaprirli alla luce eterna di DIO?
Si piange e si geme perché la nostre debole natura è così fatta: sgorga irresistibile il sangue da una ferita corporale, sgorgano irrefrenabili le lacrime da una ferita ideale.
Ma, l'anima nostra deve rimanere ferma e serena nella sublime certezza che il trapasso non rappresenti la fine ma solo il principio dell'immortalità.
Signori,
noi siamo qui per onorare un uomo prematuramente scomparso che condusse la sua non lunga esistenza nel sacro tempio della famiglia, lavorando tenacemente amando fedelmente soffrendo crudelmente ma confortato da quella pacata rassegnazione che sorregge i credenti e che deriva dalla profonda convinzione che la vita terrena altro non sia che un periodo di prova per meritarsi una vita migliore e imperitura.
E questa prova, che per tutti è dura, per Francesco Miceli fu durissima.
Due stelle accompagnarono sempre senza mai velarsi i 64 anni del suo terrestre pellegrinaggio: la stella del dolore, la stella del dovere!
Dolore
Quando ancora è bambino, scoppia sul suo capo la folgore della sventura, perché gli occhi di sua madre si chiudono, perché il cuore di sua madre si spegne e il piccolo resta nel buio nel freddo - solo - all' inizio di une strada che sarà un calvario!
Le necessità dell'esistenza costringono il padre e sposare un'altra donna, la carezza della matrigna acuisce nel cuore dell’orfano il tormento della mamma perduta. Perché se ogni altro vuoto può colmarsi, il vuoto che lascia una madre è un abisso che nessuno immensità potrebbe riempire.
Quando e appena adolescente, in una notte di terrore, sopra uno sfondo di tenebre impenetrabili, tra gli urli di una moltitudine impotente, la sua casa arde come una fornace.
Un essere umano è sottratto a quel rogo crepitante.
II povero corpo affumicato e nero vien deposto all'aperto sulla piazza ...
Ma l'aria fresca, ma l’aria pura della notte non trovano più la via …
Nota di Rosalba
Francesco Miceli nacque il 4 giugno 1873 da
Giuseppantonio Miceli (classe 1827) e Rosa (Mariangela) Zappia (classe 1847).
Era il terzo dei 4 figli della coppia ed unico a
sopravvivere. La madre morì a trent'anni ed il padre si risposò con Marianna
Pangallo da cui ebbe 3 figlie: Rosa, Anna (deceduta a 1 mese) e Francesca. Rosa
sarebbe diventata monaca di casa e "santona", Francesca sposò un
Trimboli (perlinu).
Giuseppantonio, che nei documenti ufficiali risulta
come sartore, morì tragicamente cercando di spegnere l'incendio (doloso?) che
stava distruggendo il suo allevamento di bachi da seta.
Francesco si sposò una prima volta nel 1895 con Maria
Treccasi da cui ebbe un figlio, Giuseppe, detto "u Tonga". Rimasto
vedovo, sposò in seconde nozze Giuseppa Caruso (vedi https://iloveplati.blogspot.com/2020/12/the-grandmother-di-david-lynch-1970.html)
da cui ebbe 9 figli.
Di mestiere era macellaio e abitava in via San
Pasquale sopra il proprio negozio. Lo chiamavano "u sordateju".
Sviluppò una malattia, la gotta, che gli impediva di
camminare e di fare le scale. Era la moglie a portarlo sulle spalle giù fino
alla bottega di cui si occupavano i figli Antonino e Domenico. Morì nel 1937.Il testo pubblicato in apertura è stato concesso gentilmente da Pina Miceli
figlia di Nino e Maria Strangio. Di padre in figlia è attribuito a don Giacomo
Tassoni Oliva, ma ad un’attenta lettura - sebbene dattiloscritto e tronco - equiparandolo
ad altri dello stesso genere e tenore, il testo potrebbe essere legittimamente
ricondotto ad Ernesto Gliozzi il vecchio.
Il testo pubblicato in apertura è stato concesso gentilmente da Pina Miceli
figlia di Nino e Maria Strangio. Di padre in figlia è attribuito a don Giacomo
Tassoni Oliva, ma ad un’attenta lettura - sebbene dattiloscritto e tronco - equiparandolo
ad altri dello stesso genere e tenore, il testo potrebbe essere legittimamente
ricondotto ad Ernesto Gliozzi il vecchio.
Conviene ricordare ancora una volta, al di là delle attribuzioni
autoriali, la vivacità intellettuale che attraversava il paese in quel periodo
storico che va dai primi del secolo all’inizio del secondo conflitto mondiale.
Francesco Miceli di recente è apparso qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2020/12/the-grandmother-di-david-lynch-1970.htmlNella foto: alla vostra sinistra sul davanti Cata, Francesco Miceli, Cristina e Pasqualino; alle loro spalle Peppina Caruso e Maria.
domenica 31 gennaio 2021
La linea di demarcazione [di Claude Chabrol -1966]
Platì 14 ottobre 1923
Luigi Gliozzi fu Francesco
Involontariamente il nonno tracciò per noi un racconto breve, seppur pieno di nomi e notizie.
venerdì 29 gennaio 2021
È permesso maresciallo? - arriva fra cercone
Tre frate cercone: i primi due, originali, con la patacca argentata del convento di Polsi, il terzo, non ha bisogno di presentazioni.
Le prime due foto sono contenute nella rivista POPSIS del 1912
giovedì 28 gennaio 2021
È permesso maresciallo? [di Carlo Ludovico Bragaglia -1958]
LE AVVENTURE DI MASSARU PEPPI
raccontate da suo figlio Antonio
Giuseppe Delfino era nato a Bova il 26 marzo 1888 in una casa colonica di contrada Guardiola di proprietà del barone Nesci.
A vent’anni, per un furto di bestiame subito si arruola nei carabinieri. Non ha il tempo d’indossare la divisa che è già all’opera, nell’operazione di soccorso a favore della popolazione per il terremoto di Messina. Riceve la prima medaglia d’argento. Per venticinque anni (sino al 1933) è presente nei punti più nevralgici della Calabria per combattere la criminalità organizzata e bande di disertori, con missioni delicatissime in altre regioni.
Rifugge spesso dalla divisa. Si travisa da frate cercone alle dipendenze di don Ciccio Pangallo, priore del Santuario di Polsi che gli fornisce una mula ed un saio con la patacca argentata del convento, da massaro (da qui il nome di Massaro Peppe), da carrettiere, da mastro di ballo, sensale ed accattone. Per scoprire un’organizzazione mafiosa diventa latitante ed infiltrate nella cosca. Fa il «pentito» e smaschera tutta l'organizzazione. L'avvocato dei mafiosi chiede l’incriminazione in corte d’assise per aver partecipato effettivamente ad un furto. Aveva fatto da palo.
Massaro Peppe è entrato nella leggenda ed a cento anni dalla sua nascita, il figlio Antonio, giornalista ed autore del libro «Gente di Calabria» rievoca i fatti più significativi e clamorosi partendo con le «testimonianze letterarie» di Corrado Alvaro, Mario La Cava e Saverio Strati.
Testo apparso su Calabria Sconosciuta
NOTE
frate cercone era un frate cappuccino, molto spesso laico, questuante, che umilmente si presentava con l’esclamazione "pace e bene" di paese in paese, da porta a porta, per chiedere l’elemosina. Era una figura che spesso appariva in paese. La zia Amalia e lo zio Ernesto lo ricordavano ancora quando si parlava della Polsi che non c'è più.
Francesco Pangallo, Platì 1876 – 1939, già vice superiore di Mons. Giosofatto Mittiga, resse il Santuario di Polsi dal 1927 all’anno della sua morte.
Francesco Pangallo, Platì 1876 – 1939, già vice superiore di Mons. Giosofatto Mittiga, resse il Santuario di Polsi dal 1927 all’anno della sua morte.
Giuseppe Delfino - nella foto a Polsi con il precedente - morì a Platì il 14 agosto del 1954.
mercoledì 27 gennaio 2021
Orizzonti senza fine [di Jean Dréville -1952]
QUELLE CLASSI A RISCHIO
«FORMATIVO»
Chi come me vive ed opera nel contesto di Platì da ormai
quindici anni sa bene quanto la scuola possa contribuire a creare le condizioni
per orizzonti nuovi, diversi, ed affrancare le giovani generazioni da condizioni
di vita non certamente adeguate alle loro aspettative.
Da più parti si sostiene che la qualificazione degli
interventi formativi sul territorio necessitava di risorse umane aggiuntive oltre
che finanziarie, per avvicinare le famiglie ad una scuola «diversa», dove l’impegno
di tutti gli operatori scolastici che vi operano è straordinario ed
encomiabile.
E anche una scuola che a livello amministrativo tutti ci
invidiano per efficienza e la trasparenza nella gestione.
Qualcosa, in verità, incomincia a muoversi. Le famiglie si interessano
maggiormente ai problemi scolastici, la scuola è vista come seria palestra di
vita.
Il rapporto scuola-famiglia, rigenerato su basi nuove, ha
invogliato ancora di più gli insegnanti, pur nelle difficoltà operative che
innegabilmente esistono: non pochi bambini, passati attraverso la scuola
materna ed elementare, non appaiono, spesso, del tutto scolarizzati.
Forse la continuità educativa che in passato è sempre
mancata tra i vari ordini di scuola, canne di organo e non vasi comunicanti, ha
fatto sì che venissero meno importanti momenti di scambio tra gli operatori ed
hanno reso gli interventi più occasionali, meno mirati su progetti «individualizzanti»
per gli alunni in difficolta.
Ma è questo il problema che si sta cercando di superare.
L'intervento del Provveditore agli Studi di Reggio Calabria
appare nuovo e diverso rispetto al passato recente e non. Sono state assegnate
alla scuola risorse aggiuntive ed ha consentito una maggiore flessibilità
nell’orario per il forte numero di alunni che provengono dalle frazioni del
Comune.
A questo va aggiunto lo sforzo progettuale della Regione
Calabria con il finanziamento di progetti didattici finalizzati ad un «nuovo
sistema formativo integrate» che consenta, nell’ottica pedagogica di «Educazione
allo sviluppo» il coinvolgimento di tutte le forze impegnate sul territorio.
Dall’anno prossimo funzioneranno tre prime a tempo
prolungato che dovrebbe estendere nel giro di qualche anno tale esperienza
didattica alla totalità dell’utenza scolastica della Scuola Media di Platì.
Saranno comprati agli allievi delle prime, con i fondi
regionali, i libri di testo e si potranno utilizzare nuovi sussidi didattici
per far partire «laboratori didattici», pur nella scarsissima disponibilità di
locali idonei.
Di certo, gli operatori scolastici di Platì, consapevoli di
lavorare in scuole a «rischio formativo» chiedono con forza l’estensione di
adeguati benefici economici e giuridici come per chi opera nelle piccole isole
e nelle zone di confine (raddoppio del punteggio).
E una richiesta giusta che può essere accolta vincolando il
personale in sede per un minimo di tre anni.
Tutta la comunità scolastica e in fermento positivo, si
hanno risorse tali che è possibile tramutare tante idee nuove in azioni
educative incisive e feconde.
Perché in fondo — diceva un filosofo inglese — «un’idea che
non si tramuta in azione e sempre una cattiva idea».
La forza creativa dei ragazzi, la loro intelligenza, unita
al dinamismo di chi nella scuola opera con abnegazione, è un segnale semplice,
ma di sicuro leale, realistico e sincero.
E un segnale forte a cui vanno date risposte ben precise!
Emilia Paglia
Preside Scuola Media
Statale «Perri» Platì (RC)
Testo e foto: Calabria – Anno
XX – Nuova Serie - N. 83 - giugno 1992
martedì 26 gennaio 2021
Proposta conveniente [di Alberto De Martino -1962]
Platì, 11 luglio 46
Rev.mo Cancelliere
Di passaggio a Casignana,
ho trovato la Vs. lettera con la proposta per me di una delle Parrocchie libere in diocesi. Rispondo io stesso, e Vi faccio sapere che prendo in considerazione tale proposta, ma vorrei pochi giorni di tempo, giacché si tratta, per riflettervi meglio, di cosa di non lieve importanza. Anzi data la possibilità d’incontrarci a Polsi il 21 c. m. lì potremo parlarne meglio.
Fin d’ora vi posso precisare che la mia preferenza sarebbe per S. Giovanni Samio, paese vicino a mio zio, che ha bisogno di tanto in tanto del mio aiuto. Di tutto questo avevo pregato di darvi comunicazione orale il Rev. Can. Elia.
Distinti ossequi
Nota. Missiva di Ernesto Gliozzi il giovane al Cancelliere diocesano Mons. Oppedisano, già ricordato da poco. Nella foto un momento della vita pastorale samese dello stesso Ernesto Gliozzi il giovane.
lunedì 25 gennaio 2021
La questura, il questore e la questua [di Sergio Grieco -1951]
R. Questura di Reggio Calabria
Carta di riconoscimento che si rilascia al Signor Fera Antonio fu Michele e Jeraci Concetta, nato a Platì il 18 marzo 1909, ivi domiciliato, munito di carta d’identità, incaricato di effettuare la questua in detto Comune a beneficio della Chiesa di S. Rocco, giusta licenza rilasciata in data odierna all’Arciprete Pipicchi Antonio.Reggio Cal. 17 settembre 1930 VIII
Il Questore
Nota. Per Chiesa di S. Rocco è da intendere il Duomo di Platì intitolato alla Vergine del Loreto come per Arciprete Pipicchi Antonio è da intendere Mons. Antonio Pipicelli già "comparso" qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2016/05/e-venne-un-uomo-re-ermanno-olmi-1965.html
Antonio Fera era fratello del più famoso Colonnello Mimì.
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