You must always be willing to truly
consider evidence that contradiots
your beliefs, and admit the
possibility that you may be wrong.
Anonimous*
NONOSTANTE GLI ANNI
IL PAESE NON E’ CAMBIATO
Nel corso degli anni Platì non ha subito alcun segno di sviluppo e di adeguamento. Ma davvero a Platì non esiste lo Stato? Ed e proprio vero che a Platì non esista una forma di controllo sociale? Forse sarebbe il caso di affermare che a Platì esiste un potere particolare che esercita un effettivo controllo a ogni livello. Se è così la domanda stringente cui dare risposte serie è: come uscire da questa difficile situazione?di
ROCCO TURIPer chi arriva a Platì l`impatto non è certo piacevole. Una strada sconnessa, antiquata e con tanti rifiuti ben in vista ai suoi margini, dà l'annuncio che il luogo è triste e malinconico. Lo scenario e anche tetro, a causa di quei necrologi che tappezzano i muri del paese. Poi un triste silenzio e qualche automobile, con targa lombarda, parcheggiata ai margini della strada che taglia il centro abitato. Finalmente un uomo a cui poter richiedere informazioni sulla qualità della vita in questo ormai celebre paese aspromontano. Le risposte sono essenziali e sfuggenti ed il silenzio di chi gli sta accanto è d'obbligo. La scuola elementare è a due passi. Delle forze dell'ordine neanche l’ombra. Un asino e due donne vestite di nero che si allontanano silenziosamente dal paese sono le altre forme animate che si incontrano.
Ma c'è una ragione.
Più avanti si scorgono alcune decine di donne - in rigoroso lutto - in compagnia di pochissimi uomini, di ritorno dal cimitero, dopo aver reso omaggio ad un congiunto recentemente ucciso. Giovanissime ragazze, quasi bambine, con abiti rigidamente neri, sollecitano riflessioni sulla severità dei costumi e delle tradizioni platiesi.
Tradizioni ancestrali
Agli antichi viaggiatori inglesi, veri scienziati della conoscenza, era noto che l’attraversamento della Calabria avrebbe costituito una impresa del tutto rischiosa. Così, prima di intraprendere l`esplorazione, molti di loro redigevano addirittura il testamento per indicare i destinatari della loro eredità. Tanta era l'angoscia di non ritornare vivi da questa regione, ma tanto era il desiderio e la curiosità scientifica di scoprirne i suoi aspetti primitivi e i risvolti culturali. Non si trattava di fisime, ma di vere preoccupazioni scaturite dalla lettura dei precedenti viaggiatori.
Attraversando la Calabria sarebbe stato possibile perdere la vita anche a seguito di banali contatti con la gente del luogo, del tutto ostili ad aperture con occasionali viandanti. Macché parlare di ospitalità e di senso dell'accoglienza da parte dei calabresi!
L`unica precauzione dei viaggiatori, che fino ai primi del secolo attraversarono la Calabria, era di farsi accompagnare da guide locali che meglio avrebbero potuto sostenere e dirimere eventuali controversie con gli indigeni.
A Platì vivevano tanti carbonai chiusi ciclicamente e selvaggiamente riprodotti; attraversare Platì - o altri luoghi dell'entroterra calabrese - cercando un semplice contatto con la gente sarebbe stato davvero rischioso. Uno dei viaggiatori, infatti, dovendo provare il proprio archibugio e l'efficacia della polvere da sparo, a Platì mirò ad un gatto. Certo, probabilmente esagerò, ma la reazione della gente fu superiore ad ogni aspettativa e così solo per poco sfuggì al linciaggio ed alla sua uccisione. Ecco, solo una società chiusa come questa può reagire in maniere estreme; una società che non ha scambi culturali rimane una società che conduce vita del tutto arretrata.
Naturalmente Platì non è l'unico luogo della Calabria su cui additare, per il passato, gli strali del sottosviluppo. Fino ai primi anni del secolo, la Calabria era tutta così e solo i più coraggiosi raggiungevano la Sicilia attraverso la nostra regione, evitando il passaggio navale dal porto di Napoli.
Ma nel corso degli anni, Platì non ha subito alcun segno di sviluppo e di adeguamento. Il motivo esiste di certo e da qui non si sfugge. Sarebbe plausibile una seria ricerca etno antropologica per risalirne alle cause; magari Platì trova origine da un particolare gruppo etnico da cui sarebbe possibile ipotizzarne scientificamente i motivi ed i tratti della sua radice culturale e biologica. Tuttavia Platì è solo la punta
di un iceberg retrogrado tipicamente calabrese; in questa regione vi sono ben altri paesi dell`entroterra reggino e catanzarese - senza escludere alcune località del cosentino che non hanno nulla da invidiare a Platì.
Platì, come pure altre località di questa regione, non ha mai subito alcuna immigrazione. In tal modo la gente è rimasta chiusa nel proprio guscio e nel proprio mondo, fatto di egoismi e della presunzione culturale che i rapporti con gli altri debbano essere esclusivamente di ostilità e caratterizzati unicamente da conflittualità e violenza ritualizzate. E una verità cruda che è necessario riconoscere, com'è pure necessario riconoscere - ma appare inutile - che Platì presenta anche i tratti, sia pure limitati, della civilizzazione, della cultura e della modernità. Non se la prendano perciò gli intellettuali e gli uomini di cultura di questo simpatico e antico paesino aspromontano.
L'emigrazione ed i mass media, poi, hanno fatto il resto: dopo gli anni del boom economico la situazione è peggiorata a causa di un furioso allettamento del denaro. La pubblicità ha concluso l'opera.
A chi non piace un bell'oggetto? La casa bella è uno status symbol, la villa, i viaggi, i locali dove ingozzarsi di prelibatezze e calorie costituiscono il miraggio per chi si rende conto di essere vissuto sempre nella assoluta precarietà economica. Cosi l'inconscio collettivo per la volontà di arricchirsi risulta maggiore in questo tipo di società che non nei luoghi benestanti e ricchi. Per rendersene conto basta guardare le favolose auto, gli occhiali da sole da 400 mila, gli orologi da cinque milioni, i bracciali e le catene d`oro al collo di chi - all'interno delle realtà socio culturali degradate - ostenta ai propri ex simili l'obiettivo raggiunto. Il sottoproletariato marginale si comporta così nella maggior parte dei casi.
Non importa conoscere la via per la quale gli obiettivi siano stati raggiunti, ma bastano solo questi comportamenti per scatenare l'emulazione e l'imitazione in chi intenda raggiungere l'identico risultato, interpretato come momento di riscatto da una esistenza di emarginazione e incolore. Non importa neanche qui selezionare le vie opportune: importa l'obiettivo. E una reazione a catena che si innesca soprattutto nelle società più povere e nelle aree più escluse. Platì è una di queste e non c'è di che meravigliarsi.
Oggi a Platì non esistono vie per innescare un processo inverso di civilizzazione, perché in questa località, ma anche in tutte le altre piccole aree culturalmente chiuse della Calabria, il controllo sociale capillare da parte di chi intenda conservare lo status quo è assoluto.
Allora non desta nessuna sorpresa che a causa di tale controllo si riesca a mantenere un grado di civiltà antica e retrograda, da attirare l'attenzione del mondo intero allorché se ne parli. L'escalation continua, il miraggio dell'arricchimento illecito e i comportamenti illegali divengono tanto acquisiti nella mentalità e tanto normali. Non a caso, allora, sorgono le difficoltà nel formare un consiglio comunale che gestisca Platì e queste appaiono insuperabili.
Accetteresti di formare una lista per le elezioni comunali sotto il giogo delle intimidazioni? Non si tratta allora di una protesta popolare nei confronti dello stato «che non c'è». Questo e un dato riferito anche per il passato, ma nel passato non vi furono grosse difficoltà nel formare un'amministrazione comunale. Se qualcosa oggi e cambiata, ciò appare attribuibile alla constatazione che per alcuni e meglio che da ora in poi lo Stato non esista neanche in tali sembianze, affinché si possa dimostrare la sua assenza non per volontà dell'elettorato, ma per volontà di gruppi di pressione, ad esso ostili, che detengono il controllo della situazione e degli equilibri locali.
Ma davvero non esiste lo Stato? E’ certo che a Platì non esista una forma di controllo sociale? Forse sarebbe il caso di affermare, al contrario, che esista un potere particolare - non riconosciuto solo da chi non vi abita – e questo esercita un effettivo controllo ad ogni livello ed anche coercitivo sugli altri. Se così fosse, più che non esistere lo Stato, sarebbe forse meglio dire che la gente di Platì non riconoscerebbe lo Stato reale ma, al contrario, quello che viene chiamato antistato.
Come uscirne? Non certo solo attraverso il controllo militare o delle forze dell'ordine; questo non e un luogo affinché tali autorità possano da sole ottenere risultati decisamente positivi.
L'Aspromonte non è paragonabile alla montagna silana, nella quale è possibile e anche molto facile esercitare un controllo sociale sulle popolazioni e una sorveglianza geografica capillare. L'Aspromonte pare avere nelle sue viscere catacombe inesplorabili. Ben altre appaiono le vie da seguire. (continua)
Testo e foto: CALABRIA – A. XX – N. S. - n 83 – giugno 1992
continua qui:
https://iloveplati.blogspot.com/2020/11/dimentica-il-mio-passato-pt-4-da.html
Propongo questo vecchio articolo del Signor Rocco Turi, cittadino di Amendolara(CS), in più parti data la lunghezza. Vi dico subito che a lui un certificato di onestà intellettuale lo si può francamente negare. Come molti altri calabresi ha fatto di tutto per sbucare nella notorietà. Nel 1992 la rivista CALABRIA pubblicò un numero unico tutto su Platì. Da quel cartaceo ho già bloggato un pezzo "onesto" di Gianni Carteri. Ora è la volta di questo, il quale dubito che qualche platiese abbia sfiorato con gli occhi. Le conclusioni sono libere in clima covidiano. Io all'egregio signore vorrei chiedere solo dove pescò quella storia del gatto sparato, visto che da Platì non è passato nessun viaggiatore, lasciando qualche frase in un ricordino.
* Rubato a Namrata Singh Gujral, America's Forgotten, 2020