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domenica 11 ottobre 2020

Il vincitore [di Alex Cox- 1996]




PER UN’OPERA DI SAGGISTICA
Premiato con Moravia
Il popolese Perri
 

Il premio letterario «Il libro dell’anno 1971», terza edizione, bandito, dall'associazione meridionale editori. per un'opera di saggistica sulle condizioni socio-economiche e politiche del mezzogiorno d’oggi, è stato assegnato a Pasquale Perri, nel corso di una riunione tenutasi presso il circolo della stampa, per il volume «Scuola e mezzogiorno» edito da «quale cultura» di Vibo Valentia.
Pasquale Perri risiede a Popoli ormai da molti anni ed è nato a Platì (Reggio Calabria). Ha 37 anni. È laureato in pedagogia presso l’università de L’Aquila. «Scuola e mezzogiorno» è la sua prima opera ma ha già in preparazione una raccolta di racconti sulla Calabria e uno studio sui movimenti contadini nell'Italia meridionale dai fasci siciliani ai nostri giorni. Il premio di lire un milione abbinato all'alto riconoscimento del premio letterario «il libro dell'anno» gli sarà molto utile appunto per la pubblicazione dei lavori in corso di stesura.
La commissione che ha attribuito al Perri l’ambito premio era così composta: Mariateresa Benincasa, Gino Geriani, Giuseppe Galasso, Mario Guida, Pellegrino Sardo, Francesco Tagliamonte, Sergio Zappi, Alberto Marotta, presidente e Romualdo Marcone.
Al vincitore è stata data comunicazione con il seguente telegramma dell’organizzazione del concorso: «Lieto comunicarle giuria della sezione meridionalistica Libro dell’anno 71, terza edizione, ha attribuito premio un milione di lire volume «Scuola e mezzogiorno». La premiazione avverrà nei saloni del Maschio Angioino di Napoli il 4 dicembre.
Nella stessa circostanza, Alberto Moravia riceverà dalla stessa associazione il premio per la narrativa per l’opera «lo e lui».
IL MESSAGGERO, 12 – 11 - 1971



A Pasquale Perri
il «Libro dell’anno» 

Lo scrittore Pasquale Perri di Popoli ha vinto il premio «Libro dell'anno 1971» per la sezione meridionalistica, bandito per la terza volta dall'Associazione meridionale editori di cui è presidente Alberto Marotta. Con Perri è stato 'premiato a Napoli con una targa lo scrittore e politico Francesco Compagna, mentre il premio «Libro dell'anno 1971» è stato attribuito ad Alberto Moravia per Io e lui edito da Bompiani.
Questa. designazione sta a significare l’importanza, del riconoscimento toccato a Pasquale Perrí per Scuola e Mezzogiorno, edito da Quale cultura di Vibo Valentia. Con un solo voto contrario, la giuria ha assegnato il premio a Perri «per il contributo che l'opera può arrecare alla conoscenza e alla divulgazione della questione meridionale e delle particolari condizioni del settore scolastico-educativo; per la validità della tesi e il suo accurato svolgimento; per lo stimolo che -- si legge nella motivazione - dalla lettura può derivare ai fini di un ulteriore approfondimento e di un rilancio dei temi, che, dopo un periodo di promettente euforia e di programmazioni e realizzazioni dell'intervento straordinario ben più cospicue di quanto non risulta dall'opera del Perri, sembra attraversare una fase di meno esplicita considerazione».

 





mercoledì 7 ottobre 2020

Il Rosario di legno [di Ewa Petelska, Czeslaw Petelski - 1965]





Alla Vergine del Rosario

 

Nei giorni trepidi - di guerra atroce
Ascolta o Vergine – dei cuori la voce
Pel tuo Rosario – ci ottieni mercè
Di pace il giubilo - chiediamo a te
 
Pei gaudii eterei – del parto santo
Sui nostri militi – stendi il tuo manto
Forza, presidio – maggior non c’è
Di pace il giubilo chiediamo a Te
 
Il Tuo Unigenito – che ci ha redenti
Gli egri fortifichi – salvi i morenti
Pel Tuo martirio – gli attiri a sé
Di pace il giubilo - chiediamo a Te
 
Per Te piissima – dal tempo triste
La gente italica – risorga in Cristo
Con nuove glorie – d’antica fe
Di pace il giubilo - chiediamo a Te
 
O rosa mistica – madre e regina
Ai prieghi, ai gemiti – dolce t’inchini
Consola il popolo – stretto ai tuoi piè
Di pace il giubilo - chiediamo a Te
 
Ernesto Gliozzi il vecchio
 

E' per tutti i Rosario, Rosi, Saro, Sarino e Sarineiu di Platì - dentro e fuori, di ieri e di oggi. A loro, buon onomastico, e a voi ricordo che la chiesa omonima in Platì è stata retta dagli zii Ernesto il vecchio, Ciccillo ed Ernesto il giovane, con il contributo delle Figlie della divina Provvidenza.

 


 

martedì 6 ottobre 2020

Il Frate [di Francisco Lara Polop - 1990]



Frate Antonio: chi è costui?
Si presenta di buon mattino, come un familiare come uno che conosci da tanto tempo, non ti declina le proprie generalità; ti fa intuire, ma non ti dice lo scopo della sua visita; senza che tu lo inviti, ti annunzia che mangerà con te, dormirà in casa tua; non è letterato, ma ricorda con straordinaria lucidità fatti luoghi e persone; ha ottant’anni suonati, eppure sulla strada non riesci a tenergli il passo; parla con reverenza di padri guardiani e di eccellenze; se lo accogli, ti è grato, se lo scacci non se la prende...
Potresti sospettare di lui, ma le tue apprensioni vengono subito smantellate; qualche giornalista lo direbbe un mattacchione; qualche altro un ingenuo...
Ecco: le sue testimoniali sono in questo album scritto ed illustrate da migliaia di persone di ogni ceto.
Perché tanti hanno voluto testimoniare (a volte senza volerlo o volendo il contrario) stupore ed affetto per lui?
Mi sembra di poter scoprire un simbolo in quest’umile questuante: in un mondo di sofisticatori, di falsari, di violenti, di ribelli l’umanità brama un ritorno alla semplicità, al rispetto, alla verità e vi si aggrappa con tenacia quando crede di poter scoprire questi beni mancanti in una persona, quale che sia.
Anche in questo fraticello si scoprire il disegno di Dio che sceglie le cose deboli e stolte per confondere i forti e i sapienti.
In tal senso, frate Antonio potrebbe essere un segno dei tempi …

Platì, 20-28 sett. 1978 E. Gliozzi il giovane

(sull’album di frate Antonio Faruolo, questuante dell’Istituto orfanotrofio "S. Maria della Vigna" di Pietravairano (Caserta)

venerdì 2 ottobre 2020

Appassionatamente [di Giacomo Gentilomo - 1954]



Sono qui riunita, nel rinnovare un dolore infinito. Io figlia adulta,
ma così bambina, che nello smarrimento del vuoto chiamo MAMMA.
Cosa dire di questa grande donna che è stata due volte madre per me figlia,
e madre per i miei figli. Che nelle vicissitudini della vita hai saputo accudire
con amore, una donna che anche nell’ultima sofferenza mi dava coraggio.
Sei stata strappata alla vita tu che alla vita eri legata con i pugni e con i denti.
Tu che eri la persona più coraggiosa, solare, generosa, umile e pura che
abbia mai conosciuto … ora tutto è diventato un silenzio che mi lacera
il cuore e l’anima … mi hai lasciato preziosi ricordi e altrettanto preziosi insegnamenti.
Cara mamma riunita in questo momento ti chiedo un linguaggio nuovo,
quello silente che parla al cuore. Ora più che mai ho bisogno di te,
e che dall’alto del cielo mi proteggi ancor di più.
Mamma mi hai insegnato l’amore più puro, un more che va
oltre la vita. Ogni notte mi addormento sperando di svegliarmi
il giorno dopo e vederti di nuovo lì con me … ma ogni volta il risveglio è sempre
più amaro e sempre più doloroso … in questo momento le lacrime scendono
sul mio viso ti dico ti amo e ti amerò per tutta la vita …
… GRAZIE MAMMA
                                                                                                                Tua Figlia Rosa


venerdì 25 settembre 2020

Storie sospese [di Stefano Chiantini - 2015]

 

Vedeva gente che negava e seppelliva e, con tristezza improvvisa, vedeva cambiare anche sé stessa.

Renato stava per fargli notare che almeno aveva attraversato la Storia. *


Ci sono libri che sono delle partenze, o meglio un ricominciare. Sono libri fondati sulle coscienze di chi scrive. Chi riparte? Platì e Mara!
Non c’è niente che accomuni Nadia Terranova e Michele Papalia. Se vogliamo calcolare la distanza che c’è tra di loro il risultato è di 115 km. La distanza che c’è tra lo Stretto e quel paese del primo Aspromonte per chi risale dalla statale 106 confluendo nella sbarrata 112. Il racconto della prima è aperto come lo Stretto, quello di Michele chiuso, come la forra in cui si dimena Platì. Ancora: chiude la prima con la sua infanzia ed apre il secondo il futuro del nostro paese.
Il primo romanzo di Nadia Terranova e il primo di Michele Papalia, due quasi coetanei, sono una rivisitazione di un passato ancora prossimo. Letti casualmente di seguito io che ho lasciato Platì e mi sono trapiantato nella città di cui lo Stretto porta il nome, che ho attraversato una parte di quanto nelle loro opere viene raccontato, non posso fare a meno di unirle col confronto. La causa è senz’altro una: l’istintiva, banale ricerca in quelle storie rivisitate di quanto ci sia con personaggi esistiti e fatti realmente accaduti che hanno attraversato la mia vita.
Una volta letti, i libri appartengono al lettore più che all’autore e nella sua testa, un lettore che non sia passivo, li può rimescolare.
E così la distanza tra Platì e lo Stretto, quella tra Nadia Terranova e Michele Papalia accorciate di netto.
*
Nadia Terranova, Gli anni al contrario, 2015


Il Lou Reed che segue non dispiace a Mara e Giovanni Santatorre

giovedì 24 settembre 2020

Assolutamente famosi [di Dominique Deruddere - 2000]


I’ve nothing much to offer
There’s nothing much to take
I’m an absolute beginner
And I’m absolutely sane
David Bowie


 

DOTT. FRANCESCO ANTONIO PERRI
Viale della Libertà, 16 A Tel. 26997
PAVIA
 
9 OTTOBRE 1971
 
Egregio Professore,
il suo libro “Scuola e Mezzogiorno”, mi giunse oggi, e mi trovò in condizioni di salute non buona.
Tuttavia, un po' per il suo casato e il suo paese natale, dove noi avevamo un lontano parente – Don Fortunato Furore il vecchio, mi misi a leggerlo.
Lessi l’introduzione.
La lessi tutta affascinato dallo stile robusto, dalla prosa energica e chiarissima, in bella lingua italiana senza neologismi inutili e presuntuosi.
Lo leggerò tutto, quanto più presto me lo permetteranno il mio lavoro consueto e i miei anni, che sono molti!
Per adesso posso dirle che lei scrive magnificamente, con chiarezza ed energia, e solo per questo deve essere tratta con serietà e rispetto.
Le scriverò a lettura finita.
Le stringo la mano con amicizia e stima. Suo
Francesco Perri



Bovalino M. 21 – 1 – 1971
Sig. Prof. Pasquale Perri,
 
vi ringrazio degli auguri che mi avete mandato per il nuovo anno e ve li ricambio cordialmente. Ho spesso vostre notizie da vostro padre e mi rallegro dei vostri successi.
Se venite in Calabria, mi farete piacere se vi ricorderete di passare da casa mia.
Saluti e auguri
Mario La Cava


Difficile al giorno d'oggi trovare un illustre letterato, un famoso scrittore anche calabrese, uno che dice di esserti vicino, il quale dia una spinta all'absolute beginner, altri tempi, altri uomini e Francesco Perri (in queste pagine talvolta trattato male, oggi scopriamo che era imparentato con la casata Furore ) e Mario La Cava non si facevano pregare. Eppure a tutt'oggi Pasqualino Perri è tra gli absolute beginners, e la sua pubblicazione, accolta con favore alla sua uscita, giace dimenticata. Così ricorro a David Bowie per celebrarlo:

lunedì 21 settembre 2020

London calling - The Clash

 London calling to the faraway towns
Forget it, brother, you can go it alone
The Clash





London, summer 1970

Saro (alias Paolo) è stato dapprima un beat, successivamente passò attraverso i Mod, i Rocker e gli Hippies. Il punk non l'ha sfiorato. Quello di Londra fu il suo viaggio iniziatico-lisergico. Partì da Messina ma Platì ancora non l'aveva rimosso.

sabato 19 settembre 2020

Addio Mr Harris [di Anthony Asquit - 1951]



God from afarlooks graciously upon a gentle master
Michael Redgrave, The Browning Version (Addio Mr. Harris), 1951



PESCARA. Amore per la famiglia, attaccamento alla propria terra e attenzione ai bisogni del prossimo. Sono stati questi i tre capisaldi della vita di Pasquale Perri, il direttore didattico del terzo circolo, morto a 66 anni martedì scorso, di cui è stato celebrato il funerale ieri pomeriggio. L’omelia di don Pino Sorrentino - anche lui calabrese come Perri - ha messo in luce l’umanità della sua figura, che è stata salutata da quasi mille persone nella chiesa del Cuore immacolato di Maria in viale Vespucci.

La chiesa non ce l'ha fatta a contenere la folla che ha voluto rendere l'estremo omaggio a Perri. Tantissimi i bambini, tutti alunni delle scuole elementari di viale Regina Elena e via del Milite ignoto, e tantissimi anche i maestri e i non docenti. Ma ieri nella parrocchia dei Padri Oblati si è ritrovato l’universo della scuola pescarese al completo. Insieme al v, Sandro Santilli, c’erano i colleghi di tutta la provincia, il personale del provveditorato, i docenti del liceo classico dove insegna il figlio Giuseppe, oltre ad amici e semplici conoscenti. Tra volti noti anche quelli dell’assessore comunale alla pubblica istruzione, Carlo Masci, dei docenti universitari, Pino Mauro e Nando Filograsso, e del gallerista Veniero de Giorgi. Un discorso a parte meritano i suoi conterranei: Perri, nato a Platì in provincia di Reggio Calabria, aveva contribuito a fondare l’associazione di calabresi in Abruzzo a cui teneva moltissimo. E molti di quelli che ieri affollavano le navate della chiesa erano calabresi di origine.
L’amore per la propria terra e un tratto distintivo della vita di Perri, e lo testimonia la volontà da lui espressa di essere seppellito in Calabria. L’omelia di don Pino -- con citazioni dell’Apocalisse di San Giovanni e del Vangelo di San Luca - ha tratteggiato la figura di un uomo molto legato alla famiglia. Il sacerdote ha ricordato quanto Perri desiderasse fargli conoscere i quattro figli avuti dalla moglie Anna: Rosalba, Giuseppe, Fabio e Isabella. Ma il colpo d’occhio della chiesa di viale Vespucci lasciava anche immaginare la dedizione del direttore didattico alla scuola in generale e, in particolare, alla «sua›› scuola, quel terzo circolo che ieri ha indetto una giornata di lutto per onorare l'uomo che ne aveva retto le sorti negli ultimi dieci anni. La parte finale della messa è stata riservata alle testimonianze. Sono intervenuti per primi tre bambini delle elementari “Illuminati”, che hanno recitato il testo di alcune lettere dedicate al loro ex direttore («Più padre che direttore››) consegnandole poi alla moglie Anna. Hanno poi preso la parola l'ispettore scolastico, Contardo Romano, e il direttore del circolo di Pianella, Rocco Ruscitti. Per ultima ha parlato la sorella Maria Carmen, madre generale delle “Figlie della divina provvidenza”, che ha salutato il fratello tra gli applausi.



Fabrizio Santamaita 
Testo e foto: IL CENTRO, 22 settembre 2000

Nota - Potrà sembrare fuori zona il titolo del film (in originale The Browning Version - la citazione d'apertura "O dio lontano guarda benevolo un gentile maestro" è tratta dall' Agamennone di Eschilo secondo la versione del Browning) con Pasqualino Perri, a vent'anni dalla sua prematura scomparsa, ma non c’è accostamento migliore tra lui e l’interprete di quel film, Michael Redgrave, docente di lettere classiche, cui gli allievi tributano una finale standing ovation riconoscendolo il loro vero Master.

mercoledì 16 settembre 2020

Il prezzo dell'onore [di Ferdinando Baldi - 1952]


 Questa storia non ha come oggetto la lotta tra la legge e un’organizzazione illegale, ma unicamente il conflitto che ha luogo nel cuore degli individui allorché ne vengono improvvisamente coinvolti. Carol Reed, Odd Man Out (Il fuggiasco), 1947

È tempo di demitizzare un’era e costruire un nuovo mito. James Ellroy


La crescita letteraria di Michele Papalia va al passo con quella della famiglia. Per la seconda volta la pubblicazione di un suo nuovo libro è allietata da una nuova genitura. La citazione del “black dalia” Ellroy si adatta bene al suo recente lavoro dato per le stampe della reggina “Città del sole”. Da Caci il brigante egli continua a scandagliare il cuore di Platì, il documentario diventa novel (termine americano per romanzo): Sull'onore nostro. E qui “bisogna avere pazienza, collegare l’ascendenza dichiarata alle influenze latenti, leggere tra le righe e decifrare i rimandi” (rimando rubato).
Michele Papalia sta a Platì come Leonardo Sciascia sta alla Sicilia.
Citazioni e rimandi a parte viene da chiedersi chi tra gli intellettuali calabresi del passato sarebbe stato in grado di intuire la portata di Sull’onore nostro; l’unico che rimane sul setaccio è Umberto Zanotti Bianco e tra i platiesi Pasqualino Perri a vent’anni dalla sua scomparsa. Altresì Michele, in chiusura confida nella buona fede del lettore e chi lo leggerà potrà contare sulla buona fede. Già dalla copertina, le copertine dei libri oggi gli editori, e per loro i grafici, le pensano come delle donnine facili ad attirare gli sguardi degli adulti come degli adolescenti. Questa volta, a parte la leggera veste che richiama le tele del Mondrian, è stata una volontà dell’autore stesso che l’ha pensata come una porta da attraversare e condurre nella lettura. È un’immagine – appartiene al platiese Ciccio”i Santa” Barbaro – nostalgica perché quella scenografia non esiste più, rimaneggiata per i nuovi abitanti di Platì che ora si contano tra loro, almeno quelli del centro storico.
All’interno ci ritroviamo nell’Inferno già descritto da un altro Papalia, Vincenzo* “istorosofo”, anch’esso aggiornato sui nuovi tempi, ma non di molto. Il coraggio che non difettò nell'istorosofo non difetta di meno in Michele.
E qui mi fermo per non annoiarvi con la pedanteria di citazioni che potrebbero fuorviarvi dalla vostra valutazione.


*Vincenzo Papalia, Istorosofia di lividure eteroclite, 1896
Michele Papalia, Sull'onore nostro, Città del sole Edizioni, 2020