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venerdì 25 settembre 2020

Storie sospese [di Stefano Chiantini - 2015]

 

Vedeva gente che negava e seppelliva e, con tristezza improvvisa, vedeva cambiare anche sé stessa.

Renato stava per fargli notare che almeno aveva attraversato la Storia. *


Ci sono libri che sono delle partenze, o meglio un ricominciare. Sono libri fondati sulle coscienze di chi scrive. Chi riparte? Platì e Mara!
Non c’è niente che accomuni Nadia Terranova e Michele Papalia. Se vogliamo calcolare la distanza che c’è tra di loro il risultato è di 115 km. La distanza che c’è tra lo Stretto e quel paese del primo Aspromonte per chi risale dalla statale 106 confluendo nella sbarrata 112. Il racconto della prima è aperto come lo Stretto, quello di Michele chiuso, come la forra in cui si dimena Platì. Ancora: chiude la prima con la sua infanzia ed apre il secondo il futuro del nostro paese.
Il primo romanzo di Nadia Terranova e il primo di Michele Papalia, due quasi coetanei, sono una rivisitazione di un passato ancora prossimo. Letti casualmente di seguito io che ho lasciato Platì e mi sono trapiantato nella città di cui lo Stretto porta il nome, che ho attraversato una parte di quanto nelle loro opere viene raccontato, non posso fare a meno di unirle col confronto. La causa è senz’altro una: l’istintiva, banale ricerca in quelle storie rivisitate di quanto ci sia con personaggi esistiti e fatti realmente accaduti che hanno attraversato la mia vita.
Una volta letti, i libri appartengono al lettore più che all’autore e nella sua testa, un lettore che non sia passivo, li può rimescolare.
E così la distanza tra Platì e lo Stretto, quella tra Nadia Terranova e Michele Papalia accorciate di netto.
*
Nadia Terranova, Gli anni al contrario, 2015


Il Lou Reed che segue non dispiace a Mara e Giovanni Santatorre

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