lunedì 21 settembre 2020
sabato 19 settembre 2020
Addio Mr Harris [di Anthony Asquit - 1951]
God from afar, looks graciously
upon a gentle
master
Michael Redgrave, The
Browning Version (Addio Mr. Harris), 1951
La chiesa non ce l'ha fatta a contenere la folla che ha voluto rendere l'estremo omaggio a Perri. Tantissimi i bambini, tutti alunni delle scuole elementari di viale Regina Elena e via del Milite ignoto, e tantissimi anche i maestri e i non docenti. Ma ieri nella parrocchia dei Padri Oblati si è ritrovato l’universo della scuola pescarese al completo. Insieme al v, Sandro Santilli, c’erano i colleghi di tutta la provincia, il personale del provveditorato, i docenti del liceo classico dove insegna il figlio Giuseppe, oltre ad amici e semplici conoscenti. Tra volti noti anche quelli dell’assessore comunale alla pubblica istruzione, Carlo Masci, dei docenti universitari, Pino Mauro e Nando Filograsso, e del gallerista Veniero de Giorgi. Un discorso a parte meritano i suoi conterranei: Perri, nato a Platì in provincia di Reggio Calabria, aveva contribuito a fondare l’associazione di calabresi in Abruzzo a cui teneva moltissimo. E molti di quelli che ieri affollavano le navate della chiesa erano calabresi di origine.
L’amore per la propria terra e un tratto distintivo
della vita di Perri, e lo testimonia la volontà da lui espressa di essere
seppellito in Calabria. L’omelia di don Pino -- con citazioni dell’Apocalisse
di San Giovanni e del Vangelo di San Luca - ha tratteggiato la figura di un
uomo molto legato alla famiglia. Il sacerdote ha ricordato quanto Perri desiderasse
fargli conoscere i quattro figli avuti dalla moglie Anna: Rosalba, Giuseppe, Fabio e Isabella. Ma il colpo d’occhio della chiesa di viale
Vespucci lasciava anche immaginare la dedizione del direttore didattico alla
scuola in generale e, in particolare, alla «sua›› scuola, quel terzo circolo
che ieri ha indetto una giornata di lutto per onorare
l'uomo che ne aveva retto le sorti negli ultimi dieci anni. La parte finale
della messa è stata riservata alle testimonianze. Sono intervenuti per primi
tre bambini delle elementari “Illuminati”, che hanno recitato il testo di
alcune lettere dedicate al loro ex direttore («Più padre che direttore››) consegnandole poi alla moglie Anna.
Hanno poi preso la parola l'ispettore scolastico, Contardo Romano, e il
direttore del circolo di Pianella, Rocco Ruscitti. Per ultima ha parlato la
sorella Maria Carmen, madre generale delle “Figlie della
divina provvidenza”, che ha salutato il fratello tra gli applausi.
Fabrizio
Santamaita
Testo e foto: IL CENTRO, 22 settembre 2000
mercoledì 16 settembre 2020
Il prezzo dell'onore [di Ferdinando Baldi - 1952]
Questa storia non ha come oggetto la lotta tra la legge e un’organizzazione illegale, ma unicamente il conflitto che ha luogo nel cuore degli individui allorché ne vengono improvvisamente coinvolti. Carol Reed, Odd Man Out (Il fuggiasco), 1947
È tempo di demitizzare
un’era e costruire un nuovo mito. James
Ellroy
La crescita letteraria
di Michele Papalia va al passo con quella della famiglia. Per la seconda volta
la pubblicazione di un suo nuovo libro è allietata da una nuova genitura. La
citazione del “black dalia” Ellroy si adatta bene al suo recente lavoro dato
per le stampe della reggina “Città del sole”. Da Caci il brigante egli continua a scandagliare il cuore di Platì, il documentario diventa novel (termine americano per romanzo): Sull'onore nostro.
E qui “bisogna avere
pazienza, collegare l’ascendenza dichiarata alle influenze latenti, leggere tra
le righe e decifrare i rimandi” (rimando rubato).
Michele Papalia sta
a Platì come Leonardo Sciascia sta alla Sicilia.
Citazioni e rimandi
a parte viene da chiedersi chi tra gli intellettuali calabresi del passato
sarebbe stato in grado di intuire la portata di Sull’onore nostro; l’unico che rimane sul setaccio è Umberto
Zanotti Bianco e tra i platiesi Pasqualino Perri a vent’anni dalla sua
scomparsa. Altresì Michele, in chiusura confida nella buona fede del lettore e
chi lo leggerà potrà contare sulla buona fede. Già dalla copertina,
le copertine dei libri oggi gli editori, e per loro i grafici, le pensano come
delle donnine facili ad attirare gli sguardi degli adulti come degli
adolescenti. Questa volta, a parte la leggera veste che richiama le tele del
Mondrian, è stata una volontà dell’autore stesso che l’ha pensata come una
porta da attraversare e condurre nella lettura. È un’immagine – appartiene al
platiese Ciccio”i Santa” Barbaro – nostalgica perché quella scenografia non
esiste più, rimaneggiata per i nuovi abitanti di Platì che ora si contano tra
loro, almeno quelli del centro storico.
All’interno ci
ritroviamo nell’Inferno già descritto da un altro Papalia, Vincenzo* “istorosofo”,
anch’esso aggiornato sui nuovi tempi, ma non di molto. Il coraggio che non
difettò nell'istorosofo non difetta di meno in Michele.
E qui mi fermo per
non annoiarvi con la pedanteria di citazioni che potrebbero fuorviarvi dalla
vostra valutazione.
*Vincenzo Papalia, Istorosofia di lividure eteroclite, 1896
Michele Papalia, Sull'onore nostro, Città del sole Edizioni, 2020
martedì 15 settembre 2020
Prova di memoria - Il Festival
Oh, I’m so young, so goddamn young.
And I shall dwell in the house of the Lord forever.
Mel London and Mike LeanderA causa il prolungarsi le misure di sicurezza atte alla prevenzione il diffondersi del noto virus e le problematiche individuali che hanno colpito il comitato Santa Pulinara il Pasqualino Perri Memorial Day previsto per il 19 settembre 2020 si ripresenta sotto forma di Festival Mediatico: ecco a voi il Pasqualino Perri Festival. Stessa data di avvio ma questa volta nel web e in diverse giornate tutte per celebrare la figura di Pasqualino Perri l’educatore platiese venuto a mancare il 19 settembre di venti anni fa in Pescara e sepolto nel cimitero di Platì. L’evento è reso possibile grazie all’ espansiva partecipazione di Pino Perri.
sabato 12 settembre 2020
Belle speranze [di Mike Leigh - 1988] (perdute)
Filippo Callipo e Florindo Rubettino
insieme a mons. Bregantini
La società civile per
Platì
Ha accolto i tre ospiti padre Emanuele Maggioni (un
brianzolo che si è fatto le ossa nel Congo, in Zaire e nel Mozambico), che non
ha avuto dubbi e, dopo aver ringraziato esplicitamente Callipo e Rubetino, ha
detto: «E’ apprezzabile l’impegno e la coerenza con cui avete guardato
all'intera vicenda. La gente non è abituata più a vedere uomini pubblici che rispettano
gli impegni. E', in questo senso, da stigmatizzare chiunque promette aiuto alla
gente del posto ma poi non onora l’impegno. Per Platì è importante avere amici che
ci aiutino, che ci vogliano bene e che vogliano lottare assieme a noi per
l’avvenire dei bambini del paese».
I due imprenditori hanno consegnato alla parrocchia di
Platì materiale informatico, un’importante enciclopedia multimediale, due
computer dotati di stampante e numerosi volumi molti dei quali consegnati dal
consiglio regionale).
Entusiastica l'accoglienza della gente, degli
insegnanti e degli amministratori locali.
Il rappresentante
della casa editrice di Soveria Mannelli cha proietta la sua influenza
editoriale al di là della Calabria con titoli importanti, ha quasi adottato la
biblioteca di Platì. «La cultura è un indispensabile mezzo per il decollo
economico e sociale e noi faremo di tutto per assicurare a Platì buoni volumi
ed un continuo monitoraggio sui suoi bisogni culturali» ha detto Rubettino.
Il presidente della Confindustria calabrese, Callipo
si è detto convinto che «la solidarietà non può essere soltanto uno slogan, ma
deve trovare riscontri concreti. Perciò chiunque vinca le elezioni regionali –
ha precisato – mi auguro che sappia programmare interventi socio-culturali che
siano in grado di invertire la tendenza al declino dei centri montani. Lo
sviluppo deve riguardare anche i centri
finora abbandonati come Platì. Il mio impegno, dora in poi sarà anche
quello di richiamare l’attenzione di chi ha l’onere del governo sulle realtà
emarginate della Calabria, le quali hanno il diritto allo sviluppo».
Monsignor Bregantini, a proposito di Platì ha parlato
«di un popolo provato ma non sconfitto». «Si tratta- ha detto - di una realtà
molte volte provata, con segni di grande durezza e sventura che incidono sulle
speranze dei giovani. Però dinanzi a noi non c'è gente sconfitta; vi è, invece
un popolo coraggioso che regge, che resiste, che si oppone. Ovviamente con i
linguaggi, le modalità e l’espressione che permette questa cultura».
Per il vescovo di Locri-Gerace «L’iniziativa del
presidente della Confindustria calabrese evidenzia che la solidarietà può
aiutare un popolo a risollevarsi. Noi dobbiamo agire avendo ben presente che è necessario
sia il sogno sia i segni; il primo per progettare le nostre vite, i secondi per
fare intendere alla gente che si fa sul serio».
A proposito di Platì, Callipo, parlando con i
giornalisti ha chiarito che si tratta di «una realtà abbandonata a se stessa,
di cui ciascuno di noi, individualmente, non può disinteressarsi, e il simbolo
di una Calabria che ha necessità di riscattarsi».
«Sono del parere – conclude Callipo - che lo Stato
debba fare La sua parte. Non l’ha fatta a sufficienza finora ed è evidente quanto
bisogno di Stato ci sia nelle contrade sperdute di paesi Calabresi come Platì
lasciate in mano ai poteri criminali che sullo sfascio sociale e il sotto
sviluppo fondano parte della loro legittimazione. Noi calabresi sappiamo bene
quanto sia indispensabile, in tempi anche brevi, presentare all’Europa una regione
onesta e laboriosa, nell’interesse di tutti».
il Quotidiano, Lunedi 7 marzo 2005
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Fatti corsari,
I Love Platì
venerdì 4 settembre 2020
Il Vento e il Leone [di John Milius 2012]
Guardati di Platì, l’anticu dissi -
ca mbischi cu la strada comu passi
DIVAGAZIONI DI CASA NOSTRA
Storia e leggenda
sulle origini di Platì
Il paese sarebbe sorto appena 5 secoli fa
Platì, 17 aprile
Controverse sono le notizie tramandateci circa le origini di
Platì; si sa solo, ma con una certa approssimazione, che nacque non molto tempo
fa; appena cinque secoli. Chi lo dice? I famosi e folkloristici «vecchi».
Bisogna credere a quello che dicono i vecchi. Una volta uno di
questi mi disse che per guarire la febbre di malaria bisogna portare il malato
in campagna, e pronunciare una formula: «Frevi
frevi maliditta - ccà ti pigghiu, ccà ti dassu, ccà ti pigghiu quandu passu».
E io ci ho creduto: un mattino di dicembre, feci alzare dal letto il mio amico
Ciccio Donarom*, che aveva la malaria (sebbene
si fosse in dicembre!) e lo portai in campagna a recitargli la formula: la
febbre di malaria gli passò istantaneamente: e gli venne la polmonite.
Ma chiedo scusa della disgressione e torno alle origini di
Platì. Una vecchia composizione poetica, di un poeta molto saggio, ma anonimo,
cosi parlava della fondazione di Platì:
«Carlu Spinelli fundau stu paisi - e sarapozza mu nd' avìa annorbatu
- ammenzu a ddui hiumari e rocchi mpisi - é malu fatu e malu situatu. – Lu
ventu non ti lassa li cammisi - e non ti dassa no' pigghiari hiatu! Guardati di
Platì, l’anticu dissi - ca mbischi cu la strada comu passi».
Chi era Carlo Spinelli? Chi dice che sia stato un cosentino,
chi, dice che sia stato catanzarese.
O cosentino o catanzarese sarà stato di certo, e lo dimostra
la abbondanza di cognomi: «Catanzariti», «Cosenza» che ci sono nel paese. Un pò
toccato sarà stato pure, perché se no, non andava a piazzare il paese in una località così infelice.
Crediamo opportuno menzionare un’ultima teoria sulla
fondazione di Platì quella, un pò fantasiosa, secondo la quale, quando il
Signore andava in giro a seminare i paesi, colpito dalla bellezza del panorama che si godeva nella nostra zona, scelse
accuratamente un grosso seme dalla bisaccia, e lo piantò per terra, ai piedi
dell’Aspromonte.
La leggenda, lo ripetiamo, è abbastanza fantasiosa, ma
spiega pienamente la particolare intelligenza di cui è dotato il popolo
platiese. Ed è preferibile, comunque, a quella secondo la quale Platì sarebbe
sorto da nugoli di fuorilegge che eressero nella zona il loro covo. Questa
teoria è smentita dalla realtà del nostro tempo.
Nei famosi «racconti d'Aspromonte», lo scrittore Francesco
Perri, mentre narra le origini dei vari paesi vicini al nostro, dimentica di parlare anche dell'origine di Platì:
ci fa un grosso torto, ignorandoci. Da noi, infatti venne secondo una leggenda
più recente, il completamento delle avventure di Gesù e dei discepoli nella
Calabria. La leggenda è stata già narrata su un quotidiano romano, da un nostro
caro concittadino: G.* Spadaro.
Dice, in sostanza, che al tempo in cui Gesù girava coi
discepoli per la Calabria, dopo essersi fermato a Bovalino (sempre secondo la
leggenda narrata dal Perri), e avere condannato il paese a stare per sempre
senza acqua potabile, dopo essersi fermato a Benestare e avervi benedetto tutti
gli alberi di fico, e dopo essersi fermato a Careri e averlo condannato alla miseria,
dopo questi giri passò pure da Platì. Arrivato che era notte (qui comincia la
leggenda narrata dallo Spadaro), in un vicolo buio, San Pietro cadde e si ruppe
la testa. A tastoni, e imprecando sotto voce, San Pietro trovò l’uscio di una
casupola e bussò dicendo: «Per favore, fateci lume!». Dal di dentro una voce
rispose: «Nemmeno da parlarne; ho solo una lucerna a olio: se esco fuori il
vento la spegne, e resto al buio del tutto. Imparate a camminare di notte!!»
A quest’uscita, pare che Pietro abbia perso la pazienza e
abbia risposto «vento e buio non mancheranno mai da questo paese!!» E fu
profeta perché in effetti, un po' di vento a Platì, non manca mai e in pieno
anno 1956 la luce elettrica non funziona ancora.
A questa leggenda dunque bisogna credere ciecamente. Essa ha
solo il torto, in fondo in fondo, di contraddire alla storia che vuole Platì
vecchio di appena cinque secoli.
Ma in queste cose si sa che è difficile raggiungere un
accordo: chi la vuole cotta, chi la vuole cruda, chi la vuole salata, e chi
senza sale. Così, allo scrivente, piacerebbe che fosse attendibile la leggenda
secondo la quale fondatore di fu un certo Leone Fera, in un'epoca molto
lontana: circa duemila anni addietro.
Questo Leone Fera era, a quanto dice la leggenda, un uomo
astutissimo; riuscì a espropriare un grosso tesoro al diavolo, e con esso fondo
il paese. Sarà vero? I soliti Vecchi lo affermano ciecamente. Ma il tesoro,
dove sarà andato a finire?
MICHELE FERA
Testo e foto: GAZZETTA DEL SUD, 18 aprile 1956
* Donarom … sa tanto di
Marando.
* Gianni.
Il titolo di oggi, sebbene di un regista di mezza tacca, centra bene il tema svolto da Michele avvocato Fera
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HISTORICAL PLATI',
MICHELE FERA
venerdì 28 agosto 2020
La fine è nota [di Cristina Comencini - 1993]
O that a man
might know
The end of this dayes businesse, ere it come: But it sufficeth, that the day will end, And then the end is knowne.
William Shakespeare (1564-1616)
|
Platì 22 Giugno 1897
Stimatissimo Sig. Domenico
Scordo – Reggio Calabria
La presente vi sarà data dall’amico D. Peppe Zappia fu Filippo, il
quale verrà da voi per riceversi la somma vi ho regato darmi a mutuo e vi si
darà la cambiale firmata da questo mio nepote D. Filippo Oliva fu ( …?) Filippo
ed avallata da Amico Don Peppe Zappia e questa vi servirà di garenzia per la
sudetta somma di sedicimila.
Sono a servirvi e vi ossequio
Vostro aff.mo Amico
Francesco Oliva fu Arcangelo
Documento conservato nell’archivio di Luigi Gliozzi fu Francesco
NOTA - La missiva sopra riportata è la testimonianza della decadenza della più
importante famiglia platiese. Al contempo è anche la certificazione degli ultimi
atti dell’uomo il cui potere alle volte superò quello del padre Arcangelo,
anche in crudeltà. Quello che seguirà è la scellerata lotta fra i contendenti,
interni ed esterni la dinastia Oliva, alcuni già citati nella lettera. Misera
sarà la fine di uno stemma il cui potere rimpiazzò la famiglia Spinelli (e qui ricorro oltre che a Shakespeare a Samuel Barber). La
storia del Casato Oliva è ancora da redigere e i documenti non mancano, quello
che manca ancora è chi li svelerà, sebbene queste pagine abbiano cercato di compensare
a tale mancanza.
giovedì 27 agosto 2020
lunedì 24 agosto 2020
Prova di memoria [di Marcello Aliprandi - 1994]
Pasqualino Perri
1934 - 2000
Un fremito di orgoglio sta scuotendo i promotori di quello che sarà un
evento che non prevede sequel: il Pasqualino
Perri Memorial Day. Gli organizzatori lavorano senza concedersi soste malgrado
l’estate non conceda rinfreschi di sorta. Soltanto un momento dell’evento si è
riusciti ad estorcere, la sfida all'ultima rima fra i giovani poeti platiesi. Data e luogo saranno comunicati non appena i promotori scioglieranno i dubbi fra chi dovrà sedere al
tavolo dei non pochi invitati.
venerdì 21 agosto 2020
The Entertainer [di Tony Richardson - 1960]
Days of speed and slow-time Mondays
A hot summer’s day and sticky black tarmac.
I say that’s entertainment
That’s entertainment
Paul Weller
Ettore Castagna è senza ombra di dubbio un One Man Show: legge, suona, canta, affabula. L’incontro con i
platiesi è stato per lui proficuo dal punto di vista del calore umano come da
quello delle vendite della sua ultima opera, la cui presentazione l’ha portato
ancora una volta in Platì. Il suo reading è anche stato supportato da rumori,
suoni e musiche che contribuiscono al coinvolgimento dello spettatore, da
quello avvezzo alla lettura come dall’occasionale passante. Chitarra, zampogna,
marranzano, flauto i suoi compagni di viaggio senza tralasciare la ridotta
illuminazione, la sminuita amplificazione unplugged e lo striminzito supporto
digitale. Compagni occasionali per la
riuscita della giornata sono stati, oltre il solito ronzio catalitico, una
fresca venticata discesa dall’aria du ventu e un’estemporanea
performance di Cicciu Musitano, alias fascista
in origine, bonificato in u ccinciu.
Last but no least il teatro dove l’evento si è realizzato: l’Asilo creato nei
primi anni 50 del secolo della bomba atomica per interesse dell’A.N.I.M.I.
nella sua figura principale, Umberto Zanotti Bianco. Entrare in
quell’incubatrice infantile dove monache vestite di nero luttuoso allevavano
bambini di tutto il ceto sociale platiese è stato un mancamento dell’anima e
della memoria: il refettorio/dormitorio, la fila di rubinetti del bagno per i
piccoli, le aule, il corridoio percorso dalla zia Annina per andare sposa allo zio
Pepè, la cappella dove avevano officiato lo zio Ciccillo e lo zio Ernesto. Per
tutto questo: GRAZIE ETTORE!
A causa della ciurramica sosta forzata ho dovuto optare per un'immagine d'altri tempi. Le foto della serata verranno in seguito, confidando nella vostra pazienza.
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