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domenica 8 dicembre 2019

Tradizioni di mezzanotte [di Roger Richebé,1939]


LE TRADIZIONI DI PLATI’

 A Platì ci sono molte tradizioni, una di quelle è di accendere il fuoco la notte di Natale. La inventarono i nostri antenati, e noi ancora oggi portiamo avanti. Gli è piaciuto così tanto che hanno deciso di accendere il fuoco anche per la veglia Natalizia che si svolge dall’8 al 24 dicembre. La tradizione del fuoco va avanti anche grazie ai ragazzi che prendono la legna nelle case delle persone “senza chiedere il permesso” ci sono persone che apprezzano e altre che si arrabbiano molto. Nel 2015 hanno acceso un fuoco così alto che tra un poco non bruciavano la chiesa. Questa tradizione va avanti dal 1800. Un’altra tradizione è quella della “cardara” che si svolge nel periodo Natalizio, cioè la carne messa nella brace a cuocere. Un’altra tradizione è quella della lavanda dei piedi, gli uomini vanno in chiesa e il prete gli lava i piedi. Un’altra è quella della festa di Sant’Antonio ed è che le bambine fanno “i virgineji” si vestono di bianco, appena arrivano fanno colazione, poi prendono un giglio e vanno in chiesa a pregare Sant’Antonio, le donne portano il pane, e il prete lo benedice e alla fine le bambine prendono il pane e se ne vanno. Insomma Platì è un paese pieno di tradizioni.
TROPEANO ESMERALDA 5 A

Testo presentato alla seconda edizione (2018) del premio letterario "Ernesto Gliozzi"

venerdì 6 dicembre 2019

L'età giovane [di Jean-Pierre and Luc Dardenne,2019 ]



CONSACRAZIONE SACERDOTALE

Platì (Reggio Cal.) 6 dicembre.

Ieri, in un’atmosfera di santa letizia, questa popolazione ebbe il gradito piacere di assistere ad una celebrazione religiosa mai vista, in questa Chiesa Matrice, del giovane, colto ed intemerato, come ebbe
a definirlo nella sua allocuzione Mons. Vescovo Chiappe, don Ernesto Gliozzi. 
Sin dalla prime ore del mattino un'insolita animazione notavasi pel paese tutto imbandierato e pavesato di serici drappi, nell'attesa del Vescovo della Diocesi, che alle ore 9, atteso in Piazza XXIV Maggio delle Associazioni Cattoliche, con labari, dalla Confraternita, dal Clero, dalle Autorità civili, politiche e militari, oltre che da una folla incontenibile di popolo, arrivava accompagnato da Mons. Macrì Rettore del Seminario di Gerace, dal Can. Oppedisano Cancelliere vescovile e da un numeroso clero dei paesi vicini. Salutato dallo sparo di mortaretti e da un evviva del popolo procedette per la Chiesa Matrice ove ebbe inizio la consacrazione del novello Sacerdote. La celebrazione del rito solenne iniziata alle 9,30 ebbe termine, alle 12, coronata dall'omelia del dotto Vescovo. Indi nella casa ospitale del neo Sacerdote, è stato servito un sontuoso banchetto e alle ore 16, salutato ancora dalle salve dei mortaretti e delle Autorità, Mons., Comm. Giovanbattista Chiappe col seguito, ritornava in sede.
Molti i telegrammi ricevuti dal novello Sacerdote che canterà la prima Messa solenne, il giorno-
dell'Immacolata.
Al giovane don Ernesto Gliozzi, alla famiglia tutta, gli auguri di prospero avvenire.

giovedì 5 dicembre 2019

Vento del sud [di Enzo Provenzale, 1959]


FIUMARE

Pietre chiare,
arse,
accecanti.
Deserto lunare.
E le fiumare
cercano l'acqua.
Scende, torbida,
dalla montagna.
Autunno che bagna,
urta, travolge, ricopre,
cancella.
E le fiumare
cercano l'estate:
sole dei tropici
che asciuga, divora,
inaridisce.
Riemergono accecanti,
arse, chiare,
le pietre delle fiumare.

PAESE MIO

Tante case, chiese, un cimitero,
in una culla di alti monti.
Frane, aspri pendii,
rovinosi torrenti
sotto fragili ponti.
Colline, irridenti di verde;
uliveti fecondi.
Inesauribili fonti.
Così, come il mio paese,
è la mia gente.

Platì, 1959/60

I testi e la foto si trovano sulla rivista curata da Mimmo Marando
PLATI’ GENNAIO 1998

A leggere queste due poesie di Pasqualino Perri la mente mi riporta alle immagini in bianco e nero di Gianni Di Venanzo (1920 - 1966) quando curava la fotografia per i film di Antonioni, Zurlini, Fellini, Rosi (memorabile la sequenza a Portella della Ginestra in Salvatore Giuliano) come per il Provenzale citato in apertura.

martedì 26 novembre 2019

Un marito per Anna Zaccheo [di Giuseppe De Santis,1953]


Am I the only one who hears the screams
And the strangled cries of lawyers in love
Jackson Brown, Lawyers in Love

Reggio Cal, 13/2/949
Gent.mo Signor compare.  Anzitutto ci vogliamo augurare che la presente troverà Voi e famiglia ottimi – noi anche bene.
   Vi chiedo scusa anticipatamente del fastidio che vi potrà recare il favore che sto per chiedervi, ma trattandosi di cosa delicata, nessuno meglio di Voi può rispondere a quanto mi occorre sapere. Compare Rocco Pulitanò mi ha detto che l’avvocato Caruso Saverio di Giuseppe e di Lentini Maria vuole sposarsi e il compare ha proposto Mariellina Nicita mia cugina, figlia del segretario Nicita.
   Quanto ci ha detto compare Rocco riguardo il giovane avvocato ci ha soddisfatte e abbiamo piena fiducia in lui, ma le informazioni che tanto gentilmente ci darete Voi completeranno la nostra fiducia. Vi preghiamo quindi comunicarci quanto lo riguarda moralmente, fisicamente e finanziariamente.
    Vi ringraziamo molto e invio rispettosi saluti anche per parte di questi miei estensibili alla vostra famiglia.
D.nna comare Ermenegilda
Come sta comare Serafina? Aff.si saluti

Platì, 18 Febbr. 1949
Gent.ma Sig.a Comare,
Rispondo con ritardo alla gradita Vs, del 13 c.m., dato che quel giorno che ho ricevuto la lettera eravamo preoccupati, perché mentre mio figlio Peppino faceva ritorno da Cirella dove era andato a riscuotere delle Imposte, venne rapinato a mano armata da sconosciuti delle somme riscosse, per oltre 300mila lire; fu puro miracolo se gli hanno risparmiato la vita a lui ed altre due persone che l'accompagnavano.
Rilevo con piacere nella VS. che state bene, come Vi dico di me e dei miei.
In quanto alla Vs. richiesta di notizia sul conto del Sig. Avv. Caruso, non trovo niente in contrario a quanto desiderate di sapere, essendo un giovane che risponde tutto bene, serio, istruito e di buon portamento. E' anche di famiglia facoltosa; la sorella ha sposato un Maggiore di Artiglieria, nostro compaesano.
Per tutto quello che Vi possa occorrere sono sempre a Vs. disposizione, lieto se Vi potrò servire.
Con tutti i miei Vi saluto distintamente.


Reggio Cal, 22/2/949
Egr. signor compare, rispondo alla vostra soddisfacente lettera e vi ringrazio molto del Vostro sollecito interessamento riguardo a quanto volevo sapere. Se valgo in qualche cosa non mi risparmiate.
Tutti noi siamo dispiaciuti di quanto è accaduto a vostro figlio, meno male ch’è andata così e che ben presto giustizia sarà fatta. Come sta comare Serafina? Ce la salutare assai assai. Io e questi miei ricambio cordiali saluti a Voi e la vostra gentile famiglia. D.nna comare Ermenegilda.

MARILISA … posso aggiungere alla narrazione che il giovane avvocato Caruso, con buona pace della signora comare, si maritò, a Roma, con Livia e con lei visse, fino alla fine dei suoi giorni, nella casa paterna della moglie, circondato, presumibilmente, dall'amore di lei e della figlia Emma, il cui ritratto, dipinto dal nonno, troneggiava sulle pareti del salotto (alle spalle del divano verde salvia che ha segnato, e non poco, la mia attività "professionale e artistica") e anche, fisicamente, da centinaia di altri quadri appesi in ogni spazio libero delle pareti domestiche che incombevano su di me, bambina, in visita da loro, e che, sono certa, hanno determinato il mio successivo totale disinteresse per la pittura figurativa di qualunque epoca precedente e successiva, e facendo deviare il mio interesse solo verso l'astrattismo e il dadaismo. Amen. Vedi tu dove ti fanno arrivare le visite ai parenti.... 

GINO. Comare Ermenegilda era una grande! Mi è parso opportuno unificare questi testi che già hanno visto la luce tra queste pagine. Il commento di Marilisa, in attesa di ulteriori sviluppi, mette fine alla corrispondenza aggiornandoci su come poi l’avvocato Saverio Caruso (pulinaroto doc) abbia trovato la sua Signora più lontano. Posso aggiungere solo che il cercare mogli o marito in quegli anni, ma anche dopo, in Platì era un fatto ordinario. Il paese non aveva barriere, e quelle ideologico-giudiziarie erano ancora da innalzarsi.

lunedì 25 novembre 2019

Complesso di colpa [di Brian De Palma,1976]



Tribunale Correzionale
di Gerace
Certificato di penalità
Il Cancelliere del Tribunale sudetto
Attesta
Ch’eseguite le più diligenti ricerche nel casellario giudiziale col sussidio del registro di controlleria, risulta, che sul conto di Gliozzi Francesco fu Domenico da Platì non si rinvenne alcuna condanna.
In fede ecc. ecc. si rilascia il presente a richiesta d’esso Gliozzi.
Gerace 15 Maggio 1877
Il Cancelliere
   L. Foti

Specifica
Carta                          £ 0.60
Scritto                        £ 1.00
N.° 1316 quietanza esatto Lire una centesimi sessanta
Il Vice Cancelliere Aggiunto
Giov. Cannizzaro

domenica 24 novembre 2019

Fatti corsari - Oliveria, Pulcheria, Carlotta ... 1864 - 1871


- Gliozzi d. Francesco (1864-15) di Carlo, marito di d. Carolina Mittiga.
- Barletta Teresa (1864-37) di d. Bonifacio, ruris Carerii, moglie di d. Giuseppe Oliva.
- Barbaro Francesco (1864-46) di Gius., marito di Trimboli Francesca, cadde da un albero di castagno in località Praca.
- Musitano Rocco (1864-56) di Pasq. marito di Sità Giuseppa, ruris Varapodii.
- Romei d. Rosa (1865-10) di d. Michele, da Oppido, vedova di d. Arcangelo Oliva.
- Lacava d. Maria (1865-23) di d. Nunziato e di d. Fortunata Piromalli, da S. Cristina, moglie di d. Luigi Oliva.
- Zappia d. Rosario (1865-51) del mf Pasquale, marito di d. Rosa Lenza, doctor phisicus.
- Mittiga Rosario (14.2.1866 n°6) di Giosofatto e di Zappia Anna, morì gladio percussus.
- Sansalone Nicodemo (2.5.1866-n°23) di Giovanni, marito di Filippone Giuseppa, da Agnana.
- Zappia Filippo (3.6.1866 n°28) figlio del doctor Phisicus d. Domenico.
- Mittiga d. Ferdinando (20.6.1866 n° 31) di Giuseppe e Zirilli Rosaria, vir di d. Maria Antonia Mittiga), gladio percussus.
- Sergi Rocco (10.7.1866 n°38), di Giuseppe e di Demarco Maria, ustus repentina flamma ignis fortuito accensi
- Cusenza Francesco (11.9.1866 n°55) di Antonio, mar. di Perre Anna, cholico morbo adhortus  loco dicto Mannara.
- Ciampa mf Beatrice (30.10.1866/ 64) di Domenico e di Furore Domenica, ux. di Mittiga Giuseppe.
-Fera mf Giuseppe(2.12.1866/68) di Franc. e Lentini Anna, vir mf Marianna Mittiga, affectus hydropico morbo.
- Zappia Antonio (18.1.1867 / 4) di Domenico, cadde da una quercia in località ciliti
- Oliva d. Teresa (28.6.1867/20) di d. Michele e di d. Gaetana Empoli.
- Bagalà d. Oliveria (9.9.1867/24) di Tommaso e d. Elisab. Oliva- da Palmi
- Portulesi Michele (25.8.1867/31) di Rosario, affectus hydropico morbo.
- Portulesi Giuseppe (28.9.1867/34) di Rosario, affectus hydropico morbo.
- Oliva d. Antonio (13.10.1867/37) dottore in s. Teololgia. Protonotario apostolico, ex Vicario Generale dell' archidiocesi di Rossano, morì a età di 50 anni.
-Portulesi Francesco (20.3.1868/14) di Domenico e Trimboli Maria, età 8 anni, cadde dalla propria asina e morì all' istante.
- Pangallo Rosa  (14.4.1868/18) di Diego, moglie di Micò Antonio  da Casignana.
- Albanesa Domenico (9.5.1868/25) di Giuseppe da Cittanova, marito di Leonardo Maria da Bovalino.
- Lucà Vincenzo (9.7.1868/31) figlio di Lucà Rosa, marito di Zappia Maria da S. Martino.
- Oliva d. Tommaso (1.8.1868/39) di d. Giacomo e di d. Paola Oliva, onesto ed esperto farmacista, morì dopo una lunga malattia contratta a Napoli.                                                                                      - Grillo Giovanni (19.8.1868/43) di Nicola e di Generosa Francesca da Oppido, cadde da un fabbricato.
- Zappia Pulcheria (11.11.1868/76) di Saverio e di Fera Caterina, morì colta da una violenta tempesta di acqua e vento, in località Bovisano.
- Sergi Carlo (8.5.1869/19) di Francesco- marito di Barbaro Maria, ferito da pugnale, morì all'istante.
-D' Agostino Pietro (30.6.1869/25) di Filippo, da Mammola, marito di Albanese Caterina.
- Iermanò Paolo (3.9.1969/33) di Rosario rizzola, cadde da una quercia in località Paladini, all' età di 20 anni.
- Oliva d. Girolama (11.12.1\869/47) di d. Stefano, vita et moribus optimis, morì a 33 anni.
- Caruso Maria Francesca (24.1.1870/9) di Antonino e di Marafioti Caterina da S.Eufemia.
- Bruzzaniti Rosa (19.2.1870/16) da Messignadi, figlia di Gius., vedova di Ferraro Giosofatto.
- Sergi Domenico (20.3.1870/26) di Michele, muto dalla nascita.
- Timpano Vittoria (29.3.1870/29) di Giuseppe, da Benestare, vedova di Sergi Domenico.
- Carbone Caterina (14.4.1870/33) di Pasquale, muta dalla nascita.
- Georgi Rosa (14.7.1870/53) Carlotta, ruit ex arbore-età anni 60.
- Lentini Anna (7.4.1871/18) di Domenico e Pangallo Caterina, madre del sac. Saverio Fera, di Rosario, Domenico e altri.

Dal Volume V° dei Libri dei Morti. Gli atti sopra riportati sono a firma dell'Arciprete Filippo Oliva e trascritti dal Canonico Ernesto Gliozzi tra il 1995 e il 1997.

giovedì 21 novembre 2019

Nuovo orizzonte [di Anthony Asquith,1943]


I nostri orizzonti

Al mio primo maestro D. Pasqualino Zappia

VI miraggi di gloria, che voi mi additavate ne le università e nei ministeri, son pallidi bagliori di fuochi-fatui dinanzi a quel mare di luce che splende sotto gli occhi del prete.
Lo capisco: per voi il prete è sempre il veste-nera ... un ombra che cerca opporsi a la luce e qualche cosa di peggio.
Per me, a l’opposto, è l'ideale, il sole del mondo, il sale de la terra. Noi, del resto, non abbiamo bisogno di bugiarde apologie; troppo chiaramente parlano in nostro favore la storia e la tradizione e se voi, per poco, vorreste sapere qual è la missione del sacerdote vi risponderei sicuro: «Egli è l'anello di congiunzione tra la terra e il cielo». Questo, lo so, vi fa ridere, egregio maestro; ma il vostro riso volterriano, credetemi, mi sconcerta lo stomaco.
Victor-Hugo disse che il seminario è un semenzaio di aspirazioni. Ebbene, io ho avuto dal seminario quante aspirazioni volete; io sono uscito da quel sacro recinto quasi ambizioso, tacciatemi. La mia ambizione, pero, e mossa da l’amore, non da la bassa invidia, ci se invidia, a la fine, volete chiamarla voi, io vi dico che questa invidia è santa. Per ora io mi sento superbo d' appartenere a la classe ieratica: Son Sacerdote. Posso dirlo a fronte alta a le moltitudini assetate che mi tendono amorosamente le braccia; posso dirlo a voi altri che mi guardate col sogghigno su le labbra: «Son la forza di Dio, nessun mi tocchi››.
--Sara un sogno? - non so. Io passo e le masse popolari si scuotono, aspettano da me una parola magica, la parola de l'amore ...
- Io passo spezzando il pane de la divina legge … passo e voi altri vi nascondete, perché?  Oh come son belli, maestro, i nostri orizzonti che voi non conoscete; come è bello chiamare i figli a la riscossa «sui tumuli il piede, nei cieli lo sguardo›› come è bello guidare le masse popolari pei campi ubertosi de la Fede! Voi non trovate nel prete se non la professione, l’arte, starei per dire; ma io ci trovo qualche cosa di meglio, ci trovo.
Per me il prete sta in alto, in alto assai più di voi … Egli è su la cima del Monte Santo di Dio che offre perennemente a L’Eterno, nel calice de l’espiazione, le lacrime dl povero che voi fate piangere e soffrire …
Platì 14 Febbraio 1904
ERNESTO GLIOZZI-FERA
LA SCINTILLA GIORNALE DELLA DOMENICA ANNO V – N. 9  MATERA 28 FEBBRAIO  1904

mercoledì 20 novembre 2019

Dottore nei guai - Teresita Annita

"Dire che non era di Platì è facile, difficile stabilire la provenienza"
Devo il suggerimento e la scoperta dell'atto di matrimonio in seconde nozze del dottor Vincenzo Papalia e la gentildonna Leocani Teresita Annita di Staiti alla solerzia di don Michelino Papalia.



ANNO
1890
COMUNE DI STAITI
PROVINCIA DI REGGIO CALABRIA
REGISTRO DELLE
PUBBLICAZIONI DI MATRIMONIO

L’anno milleottocentonovanta, addì ventitre, di Febbraio
a ore pomeridiane sei e minuti venti, nella Casa Comunale
Avanti di me Margariti Antonino assessore anziano
funzionante da Sindaco per mancanza di titolare
Uffiziale dello Stato Civile del Comune di Staiti
È comparso Vincenzo Domenico Papalia, di anni quarantre, dottor fisico
residente in Platì, figlio di Francesco,
di anni ------------ possidente, residente in Platì, figlio
della fu Frascà Teresa servile, residente in vita in Platì
E Leocani Teresita Annita
di anni ventotto gentildonna,
residente in Staiti, figlia del fu Giuseppe,
di anni ----------- farmacista, residente in vita in Staiti, figlia
di Vitale Candida gentildonna residente in Staiti
i quali mi hanno richiesto di fare pubblicazioni pel matrimonio che in questo uffizio
intendono celebrare essi sposi Papalia Vincenzo Domenico e Leocani Teresita Annita
e mi hanno dichiarato lo sposo essere nato in Platì, la sposa in
Staiti, aver avuto essi sposi da un anno ad oggi la residenza nel
Comune di Platì lo sposo e in Staiti la sposa, non avere
Padre ne madre adottivi, non ostare al loro matrimonio alcun impedimento di parentela
E affinità, ne altro impedimento stabilito dalla legge.
Queste dichiarazioni sono state confermate con giuramento prestato nelle forme legali da
Spadaro Antonino, di anni quaranta calzolaio e da
Papalia Giuseppe, di anni trentacinque bettoliere,
residenti in questo Comune, testimoni presenti all’atto. Esaminati i documenti presentatimi
e che muniti dal mio visto, inserisco nel volume degli allegati a questo registro, dichiaro che
le pubblicazioni si faranno in Staiti e in Platì.
I documenti sono: la copia degli atti di nascita degli sposi, rilasciati dallo
uffizio dello Stato Civile di Platì e da questo uffizio in data di
oggi. Si è pure presentato l’atto di morte della fu Signora
Cufari Filomena prima moglie dello sposo per provare
La sua vedovanza.
Letto il presente atto a tutti gli intervenuti essi si sono
Meco sottoscritti. Dottor Vincenzo Paplia, Leocani Teresita
Spadaro Antonino, Papalia Giuseppe.
L’Uffiziale dello Stato Civile
      A. Margariti

Numero 3
Papalia Vincenzo
Leocani Teresita Annita

Oggi ventitre Febbraio milleottocento
novanta, giorno di Domenica, è stato
affisso alla porta di questa Casa comunale la prima
pubblicazione relativa all’atto qui contro inserito 
L’Uffiziale dello Stato Civile
        A. Margariti 
Oggi due Marzo
Milleottocento novanta, giorno di
Domenica, è stato affisso sulla porta di questa Casa
comunale la seconda pubblicazione
relativa all’atto qui contro inserito. La prima pubblicazione rimase
continuamente affissa fino a questo giorno.
L’Uffiziale dello Stato Civile
      A. Margariti
La presente pubblicazione fino al giorno  di oggi
cinque marzo milleottocento
novanta, e così per tre giorni, è stato
continuamente affisso alla porta di questa Casa comunale 
L’Uffiziale dello Stato Civile
      A. Margariti


REGISTO

DEGLI
ATTI DI MATRIMONIO

L’anno mille ottocentonovanta, addì dieci di aprile ore
Pomeridiane sette e minuti trenta nella casa posta via
Piazza al numero senza.
Avendo la Signorina Leocani Teresita Annita col mezzo di
Certificato del medico Alberti Francesco irsin data di oggi giustificato
Che per effetto d’influenza è a lei apertamente
impedito recarsi nella Casa comunale per celebrare
il matrimonio, io Margariti Antonino assessore anziano
funzionante da Sindaco per l’assenza del titolare, col
mio Segretario Signor Leocani Vincenzo mi sono trasferito
in questa casa ove ho trovato 1° Papalia Vincenzo
Domenico, di anni quarantadue di professione medico
Chirurgo, nato a Platì, residente in Platì, figlio di
Francesco residente in Platì e della fu Frascà Teresa
residente in Platì in vita: 2° Leocani Teresita Annita,
di anni ventotto, gentildonna, nata in Staiti, residente
in Staiti, figlia del fu Giuseppe residente in vita in Staiti
e di Vitale Candida residente in Staiti, i quali mi hanno
richiesto di unirli in matrimonio il documento sottoscritto,
e dall’esame di questo,, nonché di quelli già prodotti
all’atto della richiesta delle pubblicazioni, i quali tutti
muniti del mio visto inserisco nel volume degli allegati
a questo registro, risultandomi nulla ostare
alla celebrazione del loro matrimonio, ho letto agli sposi
gli articoli centotrenta, centotrentuno e centotrentadue
del Codice Civile e prima ho domandato alla
sposo se intendi di prendere in moglie la qui presente
Leocani Teresita Annita, e a questa se intende
di prendere in marito il qui presente Papalia Vincenzo
Domenico; ed avendomi ciascuno risposto
Affermativamente a prima intelligenza anche
Dei testimoni sottoscriventi, ho pronunziato in
Nome della legge che i medesimi sono uniti in matrimonio.
A quest’atto sono stati presenti Martelli Vincenzo
di anni quaratacinque proprietario, Romano
Antonio di anni trentacinque avvocato, Papalia
Giuseppe di anni trentacinque bettoliere e Spadaro
Antonio di anni quaranta calzolaio tutti residenti
In questo comune. I documenti presentati
Sono il certificato del medico sopra indicato e i
Certificati delle pubblicazioni, il primo rilasciato
Dall’uffiziale dello Stato civile di Platì, in data quattro
Di marzo ultimo dal quale risulta che la prima pubblicazione
Fu registrata il giorno tre marzo sopra detto e la
Seconda nella domenica successiva ed il secondo
Rilasciato da me in data di oggi dal quale risulta che
La prima pubblicazione eseguita il giorno ventitre febbraio
Di quest’anno senza esservi state apparizioni.
Letto il presente atto a tutti gli intervenuti essi
Si sono meco sottoscritti.
Dottor Papalia Vincenzo Leocani Teresita
Antonio Romano Papalia Giuseppe Spadaro Antonino
Martelli Vincenzo.
L’Ufficiale dello Stato Civile
           A. Margariti
Vincenzo Leocani Segretario

Michele Papalia mi ha corretto anche riguardo l'ultima residenza del dottor fisico situata in contrada Lacchi, residenza appartenuta al suo genitore Francesco e denominata "i Lacchi i Papalia". Il dottor fisico per giungervi si serviva di un destriero bianco e su quello lo ricordava anche il vecchio Michele Papalia nonno del giovane suggeritore. Rendendomi anche insopportabile con la mia pedanteria mi correggo: ho scritto che Francesco Papalia padre del dottore era di Ardore, invece da quel paese, sede di un mandamento, proveniva la madre del dottore, la già citata sopra Signora Teresa Frascà. Basta!










domenica 17 novembre 2019

I cancelli del cielo [di Michael Cimino,1980] - ed. 2019


Per cominciare I've Seen That Movie Too



Ora vi dico quello che è il legame tra lo zio Pepé e Michael Cimino e così vi svelo il titolo di oggi.
Nei colori dei film dell’ultimo dei grandi maestri hollywoodiani così come in alcune scene, molto spesso fotografati da Vilmos Zsigmond, lui e Gordon Willis negli anni ’70 hanno rifatto il volto del cinema Usa, vedo questo episodio che accadde nelle colline di Platì, a valle di quell’elevata parete che è chiamata l’Aria du Ventu e verso Cirella.
Nei primi tempi di questa spasciata repubblica, nata spasciata, zio Pepé era l’esattore comunale del paese. Per l’esattezza “u satturi”.
Il nonno Luigi gli aveva pure approntato l’ufficio in quella parte della casa dove ora c’è l’ingresso principale in corso San Nicola, in quel tempo accanto alla farmacia. Molto spesso i tassati accusavano malore dopo aver pagato e il farmacista professor/dottor Nicola Spadaro soccorreva repentinamente il malcapitato. Io questo professor/dottor Spadaro non lo potevo vedere perché era lui che preparava l’olio di ricino che la mamma mi dava per purgarmi lo stomaco. Ma questo è un altro film.

La scena è questa, e ditemi se non è un western, un platiotuwestern.
Zio Pepé con due aiutanti sta tornando da Cirella dove era stato per il suo esercizio esattoriale. Il Monte Calvario era ancora molto distante e i due sono in groppa a due muli per altro mansueti. Siamo in estate, i serri per la risplendente luce del sole sono del colore delle messi mature: non ascoltate le cicale che sembrano suonare un pezzo uscito fuori da una delle suites per violoncello solo di Bach? Con l’archetto che va e viene sullo strumento?
Un qualcosa di simile lo si trova anche ne Il Siciliano sempre di Michael, cinematographer Alex Thomson.
Ancora. Lo si trova in alcuni momenti dei film baarioti del buon Peppuccio, e lui di fotografia se ne intende, quando ha l’apporto di Lajos Koltai o ultimamente di Enrico Lucidi.
I nostri eroi, ignari di quanto sta per accadere, asciugandosi il sudore dal collo se la discutono sull’afa e su cosa nonna Lisa farà trovare sulla tavola da pranzo, quando dalle siepi sbucano due bravi: pantaloni neri, camicia bianca con una fila di bottoncini neri al centro, coppola calata in testa, portano sul viso bandane alla Jesse James per non farsi riconoscere. L’intimidazione è quella che abbiamo appreso sullo schermo in cinemascope: “o la borsa o la vita”.
FINE PRIMO TEMPO

Intermezzo: Roy Rogers


SECONDO TEMPO
Dopo il primo sgomento lo zio, che era uno degli uomini più ben voluti in paese, cerca un qualche dialogo, anche perché lui era andato a Cirella per constatare, ancora una volta, l’estrema miseria in cui versavano i paesi della Calabria dal tempo dei Bruzi. Ancora il prode Alcide, accompagnato dal suo fido Andreotti, doveva sbarcare in America per fare la questua e rovinarci con i soldi yankee dopo che questi ultimi ci avevano scaricato sul paese le bombe con la scusa della cacciata dei tedeschi. Mica fessi gli yankee, i conti se li sapevano fare, “prima ti bombardo le case e poi ti presto i soldi per la ricostruzione”.
Il racconto è sospeso in quell’aria estiva o come quando nel cinema Loreto di Platì si inceppava il proiettore bruciando la pellicola e Mimmo Addabbo doveva sospendere la proiezione tra i fischi e le grida dei ragazzi, nella sala illuminata dallo schermo bianco. Io in quei momenti guardavo incantato in quel quadratino da dove uscivano i miei sogni, cercando di capire cosa succedeva in cabina di proiezione.
Nella mia infanzia zio Pepé era un mito, perché lo vedevo poco e quando compariva per strada con il professore De Marco io ero molto contento e gli correvo tra le gambe cercando di farmi regalare qualche gelato al bar del mitico Dante De Maio, già il suo bar papà lo aveva ceduto, dove lui giocava a carte con gli amici.
Questo accadeva prima che lui si sposasse ed io sbarcassi dall’aliscafo a Messina.

Titoli di coda: Goodbye Yellow Brick Road


In realtà i fatti sono qui, con qualcos’altro:

Platì, 18 Febbr. 1949

Gent.ma Sig.a Comare,
Rispondo con ritardo alla gradita Vs, del 13 c.m., dato che quel giorno che ho ricevuto la lettera eravamo preoccupati, perché mentre mio figlio Peppino faceva ritorno da Cirella dove era andato a riscuotere delle Imposte, venne rapinato a mano armata da sconosciuti delle somme riscosse, per oltre 300mila lire; fu puro miracolo se gli hanno risparmiato la vita a lui ed altre due persone che l'accompagnavano.
Rilevo con piacere nella VS. che state bene, come Vi dico di me e dei miei.
In quanto alla Vs. richiesta di notizia sul conto del Sig. Avv. Caruso, non trovo niente in contrario a quanto desiderate di sapere, essendo un giovane che risponde tutto bene, serio, istruito e di buon portamento. E' anche di famiglia facoltosa; la sorella ha sposato un Maggiore di Artiglieria, nostro compaesano.
Per tutto quello che Vi possa occorrere sono sempre a Vs. disposizione, lieto se Vi potrò servire.
Con tutti i miei Vi saluto distintamente.