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giovedì 10 ottobre 2019

Rashomon [di Akira Kurosawa,1950]

Colpa sua, colpa sua, credimi
non c'eri tu, non c'eri tu a difendermi …
…Io non so
io non so più
a chi credere …
Lucio Battisti, Le tre verità

Ancora una volta per descrivere la vicenda della Signora Angela Casella a Platì prendo spunto da un lavoro cinematografico: Rashomon (1950) di Akira Kurosawa. Il film, chi l’ha visto lo sa, attraverso l’abile costruzione del maestro giapponese, il Sergio Leone Tolstoi del cinema, riproponeva la stessa storia dai vari punti dei protagonisti. Oggi sono quelli dei giornalisti che erano presenti in paese il 14 giugno 1989. L' angolazione riflette la loro sensibilità ma anche gli interessi della testata su cui l’articolo appariva. Ho il sospetto che l’ultimo che leggerete sia stato stilato dalla nota redatta per l’occasione dall’agenzia ANSA, aggiungendo opinioni falsate ad hoc. Oggi, causa il tempo trascorso, si può guardare il gesto drammatico della Signora Casella con ottica diversa ed anche il modo di redigere un articolo giornalistico che andava a riguardare il paese.





La tenace protesta della donna
Incatenata
per amore
del figlio
  
 DAL NOSTRO INVIATO
 LOCRI - Ai confini orientali dell’Aspromonte, in faccia a quella che chiamano Aria del Vento, un nome  poetico per una zona fatta  d’asprezza e di incanti, la  mamma di Pavia consuma  il suo secondo incontro con  gente che non conosce; si offre e riceve una solidarietà  di poche parole, non foss’altro perché questa gente ha  più occasioni solo per piangere, ma inusuale, non foss’ altro perché questa gente è  abituata al silenzio cupo  della rabbia repressa. E' Platì, sopra la sua argilla che si sgretola, sotto la sua cappa di sospetti, di odi, di attese inutili per il niente che alligna tutt'intorno. Angela Casella è una novità, anche se triste. Si incatena nello scheletro superstite di una cabina telefonica. Mio figlio, dice, è incatenato cosi da 510 giorni.  Le donne e i bambini di Platì accorrono, fanno un capannello commosso di speranza, scrivono sul librone che la mamma di Pavia si porta appresso nome e cognome. Elisabetta Schimizzi e i suoi tre bambini sono i primi a firmare. Poi la signora Lisa porta solidarietà e regala un libro, la trilogia di Richard Bach: «Il gabbiano di Livingston», «Illusioni», «Nessun luogo è lontano», con dentro una penna di gabbiano e un fiore secco in ogni pagina, ha il sapore di un'antica reliquia personale, d'un simbolismo semplice che parla di libertà e di luce dopo il buio della prigionia. «Che possa al più presto riabbracciare il suo dolce ƒiglio...››.  La mamma di Pavia sgrana i suoi occhi che sembrano più grandi del solito sul viso affilato, che ripetono «Aiutatemi a cercare mio figlio, possibile che nessuno mi può aiutare?››. Una vecchia avvolta nello scialle nero riesce a dire, come pregasse «Al più presto riavrà suo figlio» e corre via. In piazza 24 Maggio, angolo con via Battisti, ma la piazza non è più di uno slargo dove c'è posto per uno sgangherato carretto  che vende frutta, è giorno di  mercato, il tempo si ferma  due ore. Le donne sono con lei e le fanno dire: “Ho trovato più solidarietà qui che a Pavia”.
Ma gli uomini? Gli uomini di Platì guardano. I giovani di Platì scrutano. Ma non s’avvicinano. Unica eccezione il parroco, don Ernesto, non ha però voglia di parlare: «E' un dramma, noi non possiamo fare altro che  pregare». Perché così muti, gli uomini, i giovani? «Si, siamo solidali con lei ma siamo ƒatti cosi. La donna è diversa. Più coraggiosa? Forse, chissà, non so». Come ti chiami? «Eh no, di nomi qui non se ne fanno». Ma si può sgomitolare il rancore. Lo Stato lontano, lo Stato latitante, lo Stato che non fa niente: è la litania continua, ossessionante degli uomini, dei giovani. «Nemmeno la tivù, si vede. Il primo canale qualche volta e male. Poi c'è la tivù di Gheddafi. Almeno parlasse in italiano!». 
Qualcuno mostra la cartella dell'Inps: 6.443.000 lire la pensione 1988. «Siamo in cinque, cosa dobbiamo fare?››.  Fanno vedere quei bambini che giocano: «Per loro non c' è futuro. La signora piange da 510 giorni, noi da sempre». Un epitaffio crudele, immodificabile. E intanto raccontano di un ragazzo, Giuseppe Mammoliti, 19 anni, ucciso di notte a colpi di pallettoni, davanti alla sua casa di San Luca, la prima tappa di questo allucinante viaggio della mamma di Pavia. Un altro morto ritrovato nella piana di GioiaTauro.. «Ma e proprio maledetta questa terra?» dice una donna. La piccola piazza è la faccia di due Platì, di due calabrie: la solidarietà da una parte, il rancore dall’altra. Il vice sindaco DC Franco Mittiga spiega: «La mafia, la 'ndrangheta non stanno solo qui. Ma a Palermo, a Roma, a Torino, a Milano, ovunque si prospetta un atto di delinquenza. Ma qui sono disoccupati e ignoranti, là intellettuali e protetti». Un solco profondo come  una ferita incancrenita. Si lamentano arresti di innocenti da una parte; si prega per la liberazione di Cesare dall’altra. Francesco, 63 anni, brontola. La moglie lo trascina via, sembrano recitare a ruoli invertiti. «Lei -  dice - è commovente ma il cuore di quelli è duro come un sasso. Per il popolo, per noi, sarebbe meglio che la legge facesse qualcosa. Io sono comunista ma devo dire che molte cose andavano meglio prima della democrazia».
Su Platì, come la mamma di Pavia se ne va cala il silenzio di sempre.
Silvano Romano  
IL TEMPO    Anno XLVI / N. 157  Giovedì  15 Giugno 1989
seguita qui:

mercoledì 9 ottobre 2019

La corsa del ghiro [di Nando Cicero, 1960]



55800 N. Cedar Road
Mishawaka IND
46544

Alla Famiglia Gliozzi
Platì – (Reg. Cal.)
89093  Italy

Mishawaka settembre 9 – 76
Carissimi Ciccillo, Ernesto e Amalia
Auguro che state tutti bene, noi molto bene
ieri ha scritto Ricky e dice che è contento di avere il professore d’Italiano molto bravo e bene dall’alta Italia.
Ho saputo dell’omicidio del Cav. Furore, ci siamo tanto dispiaciuti, mi potete dire qualche cosa su questo? Avete fatto la festa di Loreto quest’anno? Ditemi se volete che mando la medicina per quel ragazzo, non mi viene in mente chi può essere, comunque sono contenta se lo posso aiutare, ditemi come va Rosina, Peppe e MGemma, ieri Totò si è alzato prima dell’alba e mi ha detto, vado nel nostro bosco per cacciare due ghiri, ha portato due belli grandi, lui l’ha bruschiati e puliti perché io mi nasio, mi è venuto in mente quando fui costà Annina ha portato il ghiro a MGemma a Locri e la superiora l’ha mangiato con tanto gusto, le altre suore anno detto  a noi mangiamo i ghiri coltivati.
Qui oggi è una giornata scura e piovosa, scrivetemi e datemi notizie su qualche cosa
con affetto mando tanti baci per tutti quanti
affma Iola
MGemma è tornata a Roma?

lunedì 7 ottobre 2019

Kyôshû* [di Takehiro Nakajima, 1988]


Milano 21. 7. 70

Miei carissimi cugini,
l’amata ed adorata zia Bettina ci ha anch’essa lasciati, scavando nel nostro cuore un abisso ancor più profondo di quello lasciato dagli altri nostri cari, perché in Essa avevamo riversato tutto il nostro affetto e la nostra devozione.
Una così dolorosa notizia è giunta a me come all’ultimo dei conoscenti, con tanti giorni di ritardo, come se nulla mi avesse legato alla cara zia. Così adesso son qui a scrivere una lettera che non avevo la forza di incominciare, per farvi giungere una parola di conforto che non riesco ad esprimere, tanta è l’amarezza e lo sconforto per non esservi stato vicino, per non aver potuto insieme a voi porgere anch’io il mio tributo di affetto e di amore a quella zia cara, che mi ha coperto di premure amorevoli, di affetti soprattutto nei momenti più delicati della mia adolescenza.
Adesso non rimane che il ricordo, ma nel mio ricordo Essa sarà sempre viva, perché La porterò nel cuore assieme alla mamma, allo zio Michele, allo zio Luigi. Nel farvi coraggio per superare questa nuova prova impostaci dall’Alto, vi stringo tutti in un caloroso, affettuoso abbraccio e unisco le mie alle vostre preghiere invocando che dal Cielo scenda la benedizione dei nostri cari

Sempre più aff.mo
                               Mimmo

A quasi quasi cinquanta anni dalla morte della nonna Lisa, questa lettera di Mimmo Diaco, classe 1939, rinnova il dolore per la scomparsa di una presenza avvertita dalla nascita. Tanto più grande è il dolore postumo a causa di quel umile rimprovero che Mimmo rivolge ai cugini. Ma è anche una lettera di dispiacere che possiamo estendere a tutti i nostri cari che non ci sono più.

*Kyôshû, io ricordo

domenica 6 ottobre 2019

The Trip [di Roger Corman,1967]


Dopo aver esplorato l’Aspromonte sulla direttrice San Luca-Platì-Ciminà, il giovedì successivo ci affidiamo alla guida esperta di Mimmo, giarruneiu, Catanzariti che, oltre a conoscere i luoghi, ne conosce la Storia e gli studi più aggiornati. Ci diamo appuntamento a Bianco dove dobbiamo incontrarlo. Siamo in cinque più Blondie (la mia nevrotica cagnetta): Marina e Sergio (che ha guidato con perizia su strade impraticabili), io, Marilisa e Pina. Ci fermiamo in un bar di Bianco ed ecco arrivare Mimmo che conoscevo solo in foto. Un abbraccio di ben ritrovati parenti poiché sua nonna era prima cugina con il mio bisnonno. Il nostro antenato comune è Antonio Perre nato nel 1814 e deceduto nel 1881, ma in Calabria la parentela, la cuginanza, vale e si sente fino alla settima generazione.
Dopo un caffè prendiamo la strada per Pentedattilo, il borgo abbarbicato sotto una rupe le cui rocce a punta ricordano una mano e le sue cinque dita. È un paese disabitato, ora una frazione di Melito Porto Salvo, che riprende vita d’estate con le sue botteghe artigiane ed alcune case ristrutturate da affittare “con o senza fantasmi” come ci informa Giorgio nella sua bottega denominata Pentegatto (sopra ed accanto, un rifugio ospita una colonia di gatti). Ci intrattiene a lungo con i suoi racconti sul paese, i suoi fantasmi, le tragedie del passato ed il film festival di cortometraggi.

Riscendiamo sulla costa per avviarci verso Bova. A Condofuri, fra il traffico veloce sulla 106, incontriamo un cane in palese difficoltà che rischia di essere investito o forse lo è già stato. Mimmo, Marina e Sergio lo soccorrono, viene rifocillato e legato all’ombra in attesa di soccorsi perché intanto sono stati informati e coinvolti sindaco, associazioni animaliste ed ENPA. Riprendiamo la strada con il magone e la speranza che venga raccolto ed accolto da qualcuno. (Saremo in seguito informati che il padrone del cane era stato rintracciato e lo aveva ripreso con sé.)

Ci arrampichiamo verso Bova su strade che solcano i calanchi delle brulle colline a sabbia calcarea erose dalle acque piovane. Arriviamo in tempo per pranzare su un piccolo terrazzo con vista sulla vallata. Marilisa ci offre gli antipasti preparati da lei e dalla mamma. Ordiniamo una lestopitta ripiena (pane azzimo fritto) presa da un localino gestito da due simpatici e flemmatici fratelli gemelli. Hanno anche semi-adottato (nel senso che va e viene a suo piacimento) un ex cane da pastore che ha preferito la libertà alla pratica della pastorizia. La mia lestopitta è ripiena di salsiccia e di una gustosa parmigiana che Cracco lévati! Incontriamo le sorelle Romeo impegnate nella Pro Loco e nella promozione della lingua grecanica e delle sue tradizioni.

Dopo una digestiva grappa alle ciliegie ed il caffè, riprendiamo il viaggio verso l’interno dell’Aspromonte fra strade che si inerpicano su calanchi e si immergono in boschi di faggi: aumentano gli incontri con greggi di capre sorvegliate dai cani ed aumentano anche i tratti di fondo-strada dissestato. Mimmo ci precede con la sua auto e dopo un interminabile percorso in mezzo a boschi così fitti da oscurare la luce del sole, salite e discese da capogiro, paesaggi di pendici boscose e l’Amendolea che serpeggia nel fondovalle, arriviamo ad una passerella di legno. Parcheggiamo e percorriamo la passerella. Marilisa si blocca, poco prima di una curvatura del percorso, Pina chiede se c’è qualche animale, Mimmo annuisce sornione, mi affaccio e lo vedo: il gran testone di pietra del Drako. Una roccia che il caso o l’uomo ha poggiato su un basamento.  Ricorda la testa di un Drago con cerchi incisi dall’uomo a formare, forse, gli occhi della gran bestia. È un luogo antico, magico, che trasmette vibrazioni particolari e che guarda ad un declivio sotto al quale altre rocce particolari ricordano dei capezzoli ed infatti vengono chiamate le Caldaie del Latte dove si favoleggia che la gran bestia andasse a nutrirsi. Lasciamo che Blondie scenda dall’auto e sembra felice perché ama i luoghi primitivi e selvaggi senza auto e con solo gli umani conosciuti. 


Risaliamo in auto e scendiamo, scendiamo verso torrenti che scorrono profondi fra massi bianchi, risaliamo una costa e riscendiamo di nuovo verso Roghudi “quello vecchio, fuori di mano”, verso il costone roccioso su cui sorge, circondato dall’ampio letto dell’Amendolea fatto di case da cui si godeva lo spettacolo della grande fiumara, stradine, una chiesa, una piazzetta semicoperta da un pergolato, un pezzetto di orto in cui una mucca pascola, sembra impastoiata ma non lo è e ci aspetterà, al ritorno, in mezzo alla via quasi ad impedirci di andare e lasciarla di nuovo sola. Il borgo è stato abbandonato negli anni ’70 da abitanti convinti a spostarsi in un borgo nuovo sulla costa, vicino a Melito Porto Salvo, lontanissimo dal borgo vecchio, fatto da case che sembrano container, senza tetti di tegole e senza carattere. Ho l’impressione che ci sia stata la volontà di distruggere la peculiarità degli insediamenti in Calabria: luoghi impervi, ma con carattere; difficili da raggiungere, ma immersi nella geologia della Regione; luoghi dalle economie povere, ma più vicine ai cicli della natura. Come ha scritto Stajano in “Africo”, montanari dediti alla pastorizia costretti a diventare altro, ma poi cosa? Emigranti? Pescatori senza barche? Contadini senza terre?

 
La strada del ritorno è lunga e tortuosa come l’andata, ma senza le interruzioni per “vedere” solo una pausa per comprare un famoso amaro, vedere la luna sorgere e poi per conoscere e salutare la famiglia di Mimmo.


Foto e testo Rosalba

A viaggio lisergico, soundtrack lisergico:

giovedì 3 ottobre 2019

mercoledì 2 ottobre 2019

Crimine silenzioso - 2° giorno


Secondo giorno di lagnanza di fronte il delitto messo in atto nel Duomo di Platì.

martedì 1 ottobre 2019

Crimine silenzioso [di Don Siegel,1958]



Questa pagina per protestare contro il crimine messo in pratica dentro il duomo di Platì. E’ ora che il popolo platiota alzi la testa dal sacco di canigghia in cui l’ha depositata.



martedì 24 settembre 2019

NON APRITE QUELL'ARMADIO [di Bob Dahlin, 1986]





PARROCCHIA DI S. MARIA DI LORETO
P L A T I'

VERBALE DI I N V E N T A R I O

Oggi, 15 del mese di settembre dell'anno 1976, nella Chiesa Parrocchiale, alla presenza dei signori: sac. Gliozzi Francesco, Vicario economo della Parrocchia; sac. Antonio Sculli, arciprete di Natile; sig. Luigi Zappia; sig. Marando Giuseppe; quali rappresentanti della comunità parrocchiale e della Curia vescovile, si è proceduto all'inventario dei beni mobili rinvenuti nella sala del Cinema Parrocchiale annesso alla Chiesa medesima e nel ripostiglio superiore destro dell'armadio che si trova in sacrestia, (che risulta di recente costruzione) la cui chiave, come quella del Cinema sopradetto, è stata consegnata in busta chiusa dal Vicario generale della Diocesi, Mons. Antonino Sgro al Vicario economo della Parrocchia, sac. Francesco Gliozzi, il giorno 14 settembre u.s.
Si procede, innanzitutto, alla verifica della busta contenente le cennate chiavi: la busta risulta regolarmente chiusa ed incollata, con la firma: Don A. Sgro, su uno dei bordi di chiusura, come garanzia di sigillo; sulla busta si trova la scritta: Platì-Chiavi-Armadi-Teatro.
Si apre quindi la busta ed in essa si trovano le seguenti chiavi: chiave grande, della sala del cinema parrocchiale; due chiavi piccole, una delle quali apre le ante del ripostiglio.
Si apre il ripostiglio superiore destro del1'armadio che si trova in sacrestia, ed ivi vengono reperiti i seguenti oggetti:
1) scatola di cartone rivestita in stoffa contenente due conopei per pisside; 2) una tovaglia avanti-altare, con ricami e frange; 3) un cuscino e una fodera per inginocchiatoio in seta rossa; 4) n°27 tovaglie ordinarie con merletto, per altare; n° 2 tovaglie per altare con merletto largo; n° 1 tovaglia per altare in lino damascato; n° 1 camice; ancora altre 4 tovaglie per altare ordinarie; n° 1 tovaglia con bordo rosso; 4) n° 1 cotta per chierichetto; 5) n° 3 tovagliette bianche con merletto per tavolino; 6) merletto in ecrù lungo mt. 2 e mezzo, largo cm. 15; 7) n° 1 copri altare; 8) n° 5 pezzi di stoffa rossa per addobbo; 9) n° 28 purificatoi; 10) n° 4 amitti; 11) altri 12 purificatoi; 12) n° 7 corporali e 10 palle; 13) n" 1 cingolo.
Si apre il Cinema parrocchiale e si nota che in esso non vi è alcun oggetto mobile; il soffitto e il tetto risulta sfondato per metri quadrati 4; ed ha bisogno di riparazione immediata, onde evitare ulteriori danni causati dalle piogge imminenti.
Tutti gli oggetti reperiti nel ripostiglio dell'armadio vengono presi in consegna dal Vicario economo sac. Gliozzi Francesco.
Il presente verbale, redatto in duplice copia, viene letto e sottoscritto dai presenti.



lunedì 23 settembre 2019

Nessuno torna indietro [di Alessandro Blasetti,1943]



Censimenti popolazione di Platì 1861-2011

Andamento demografico storico dei censimenti della popolazione di Platì dal 1861 al 2011. Variazioni percentuali della popolazione, grafici e statistiche su dati ISTAT.
Il comune ha avuto in passato delle variazioni territoriali. I dati storici sono stati elaborati per renderli omogenei e confrontabili con la popolazione residente nei nuovi confini.

I censimenti della popolazione italiana hanno avuto cadenza decennale a partire dal 1861 ad oggi, con l'eccezione del censimento del 1936 che si tenne dopo soli cinque anni per regio decreto n.1503/1930. Inoltre, non furono effettuati i censimenti del 1891 e del 1941 per difficoltà finanziarie il primo e per cause belliche il secondo.
Variazione percentuale popolazione ai censimenti dal 1861 al 2011
Le variazioni della popolazione di Platì negli anni di censimento espresse in percentuale a confronto con le variazioni della città metropolitana di Reggio Calabria e della regione Calabria.
Dati popolazione ai censimenti dal 1861 al 2011
Censimento
Popolazione
residenti
Var %
Note
num.
anno
data rilevamento
1861
31 dicembre
3.546
-
Il primo censimento della popolazione viene effettuato nell'anno dell'unità d'Italia.
1871
31 dicembre
3.671
+3,5%
Come nel precedente censimento, l'unità di rilevazione basata sul concetto di "famiglia" non prevede la distinzione tra famiglie e convivenze.
1881
31 dicembre
3.784
+3,1%
Viene adottato il metodo di rilevazione della popolazione residente, ne fanno parte i presenti con dimora abituale e gli assenti temporanei.
1901
10 febbraio
5.059
+33,7%
La data di riferimento del censimento viene spostata a febbraio. Vengono introdotte schede individuali per ogni componente della famiglia.
1911
10 giugno
5.173
+2,3%
Per la prima volta viene previsto il limite di età di 10 anni per rispondere alle domande sul lavoro.
1921
1 dicembre
5.578
+7,8%
L'ultimo censimento gestito dai comuni gravati anche delle spese di rilevazione. In seguito le indagini statistiche verranno affidate all'Istat.
1931
21 aprile
5.763
+3,3%
Per la prima volta i dati raccolti vengono elaborati con macchine perforatrici utilizzando due tabulatori Hollerith a schede.
1936
21 aprile
5.791
+0,5%
Il primo ed unico censimento effettuato con periodicità quinquennale.
1951
4 novembre
6.200
+7,1%
Il primo censimento della popolazione a cui è stato abbinato anche quello delle abitazioni.
10°
1961
15 ottobre
5.120
-17,4%
Il questionario viene diviso in sezioni. Per la raccolta dei dati si utilizzano elaboratori di seconda generazione con l'applicazione del transistor e l'introduzione dei nastri magnetici.
11°
1971
24 ottobre
3.885
-24,1%
Il primo censimento di rilevazione dei gruppi linguistici di Trieste e Bolzano con questionario tradotto anche in lingua tedesca.
12°
1981
25 ottobre
3.763
-3,1%
Viene migliorata l'informazione statistica attraverso indagini pilota che testano l'affidabilità del questionario e l'attendibilità dei risultati.
13°
1991
20 ottobre
3.840
+2,0%
Il questionario viene tradotto in sei lingue oltre all'italiano ed è corredato di un "foglio individuale per straniero non residente in Italia".
14°
2001
21 ottobre
3.823
-0,4%
Lo sviluppo della telematica consente l'attivazione del primo sito web dedicato al Censimento e la diffusione dei risultati online.
15°
2011
9 ottobre
3.711
-2,9%
Il Censimento 2011 è il primo censimento online con i questionari compilati anche via web.




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