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martedì 30 ottobre 2018

Le meteore [di François Delisle, 2013 ]



Platì, 25. (Caci) -- Facendo seguito alla notizia de l’immatura morte di Paolina Furori, buona, pia, caritatevole, che ha lasciato un soave ricordo di se nel cuore di quanti l’han potuto avvicinare, non è fuori di luogo il parlare in questo numero, dei solenni e maestosi funerali di trigesima, celebrati in questa chiesa parrocchiale.
La chiesa, parata a lutto, era gremita di ogni ceto di persone accorse spontaneamente a rendere il loro tenero tributo di affetto a la giovine morta che è passata in mezzo a noi come una meteora, spargendo ovunque la luce de le sue ottime virtù. Moltissimi sacerdoti son qui venuti dai paesi vicini. Noto l’Arcidiacono Gratteri che l’ha fatta da celebrante, il Prof. Giampaolo che ha letto, su la soglia de la chiesa, un magnifico elogio funebre, il Par. Febbo ed il Mansionario Caserta che hanno cantato una messa in musica. Ma sopra tutto è riuscito splendido il corteo, composto de la nobiltà, del paese, recante le corone al camposanto.
Era una vera processione mesta e solenne. Taccio poi degli innumerevoli epitafi e versi composti per l’occasione. - Rinnovo intanto al desolato padre, a l'inconsolabile fratello ed afflitta sorella la nota mesta di sincera condoglianza che loro manda un amico.
LA SCINTILLA GIORNALE DELLA DOMENICA - ANNO V NUMERO 14 - Matera, 3 aprile 1904

NOTA. Il risuscitato Caci non era altri se non Ernesto Gliozzi il vecchio, già apparso in tali sembianze tra queste pagine. Alla giovine scomparsa egli aveva dedicato un sonetto “A l’anima benedetta De la signorina Paolina Furori Due volte bella Ne lo spirito e ne le sembianze” tra queste pagine  pubblicato il 28 febbraio 2012. Non ci resta altro che languire per la perdita "degli innumerevoli epitafi e versi composti per l’occasione".





lunedì 29 ottobre 2018

Compliance - Ciampa & Mittiga


Vittorio Emanuele Terzo per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia: L’anno millenovecentosedici, il giorno ventisette maggio in Platì, in casa del Sig. Domenico Antonio Mittiga fu Francesco. Innanzi a me D. Francesco Barutta notaio residente in Benestare, iscritto presso il Consiglio Notarile del Distretto di Gerace, senza l’intervento dei testimoni, a cui la parte rinunzia, è presente Mittiga Domenicoantonio fu Francesco, possidente nato e domiciliato in Platì, noto a me notaio. Dichiara il costituito che avendo sua moglie Ciampa Angela fu Giosofatto con atto ventotto novembre scorso anno per mio ministero fatto testamento, ed ora essendo essa deceduta a diciassette febbraio ultimo come da analogo atto dell’Ufficiale dello Stato Civile di Platì, che qui si unisce, colla lettera A fa istanza a me Notaio per la registrazione del detto testamento. Io Notaio aderendo alla fattomi richiesta, ho estratto il testamento predetto dal fascicolo degli atti di ultima volontà e lo passato in quello degli atti tra vivi unendolo a questo atto colla lettera B. Del che ho redatto il presente scritto di mio carattere e letto alla parte cogli alligati ed esso lo conferma e sottoscrive con me Notaio insieme cogli alligati. Consta l’atto di un foglio di cui sono scritte pagine due meno righi dodici. Mittiga Domenico Antonio: D. Francesco Barutta Notaio.
Atto A – Municipio di Platì – Ufficio dello Stato Civile. Certificato di morte. Si certifica che Ciampa Angela figlia di Giosofatto e di fu Mittiga Gregoria è morta in questo Comune nel giorno diciassette del mese di Febbraio millenovecentododici per come risulta dai registri degli atti di morte dell’anno 1912 al progressivo num. 12. In fede si rilascia il presente a richiesta di Mittiga Domenicoantonio per l’uso conveniente. Platì 24 maggio 1916. L’Ufficiale dello Stato Civile Portolesi.
Alla B. N° 182 Reg. Testamento Vittorio Emanuele Terzo per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia. L’anno millenovecentoquindici, il giorno ventotto Novembre in Platì in Casa di Ciampa Angela e Domenicoantonio Mittiga fu Francesco alle ore dodici. Innanzi a me D. Francesco Barutta notaio residente in Benestare, iscritto presso il Consiglio Notarile del Distretto di Gerace, alla presenza degli infrascritti testimoni idonei e richiesti Signori Perre Giuseppe fu Rocco, Romeo Michele di Pasquale, Marrapodi Giovanni di Giuseppe e Lentini Francesco fu Raffaele, possidenti, tutti domiciliati in Platì, tranne il Marrapodi nativo, s’è perfezionato dico personalmente costituita Ciampa Angela fu Giosofatto, possidente nata e domiciliata in Platì, nota a me notaio = Dichiara essa Ciampa di lascerò al mio decesso  voler disporre per testamento ed all’uopo mi dichiara alla presenza continua dei testimoni: nomino mio erede universale di tutto ciò che lascerò al mio decesso di mobili, mobilia, effetti mobiliari mio marito Domenicoantonio Mittiga fu Francesco. Lascio anche a lui in piena … ed usufrutto tutta la casa in Platì, avente a limiti due strade pubbliche, Pangallo Domenico fu Diego e le altre cose di cui sono comproprietaria. Gli lascio parimenti l’usufrutto di tutti gli altri terzi rustici ed urbani. Gli lascio parimenti tutti i crediti che eventualmente potranno esistere al mio decesso. Di tutto ciò che non è stato disposto in prossimità lascio eredi in parti eguali mia sorella Giuseppa Ciampa, mio nipote Rosario Violi di Pasquale, mio fratello Antonio Ciampa e i figli di questo ultimo Rosario e Giosofatto; e i nipoti miei Giosofatto e Domenico Ciampa fu Vincenzo, mio fratello Rocco Ciampa. Costoro al decesso mio marito subentreranno in tutti i diritti su nominati. Pei terzi non disposti a favore di lui. Questa è la mia ultima volontà e revoco ogni altra precedente disposizione.  Dichiara la testatrice di non poter sottoscrivere perché analfabeta. Del che ho redatto il presente scritto di mio carattere e letto alla parte che l’ha confermato alla continua presenza dei testimoni che meco sottoscrivono l’atto alle ore tredici. Consta l’atto di un foglio di mio scritto facciate due e righe dieci Perri Giuseppe, Romeo Michele, Marrapodi di Giovanni, Francesco Lentini D. Francesco Barutta Notaio.

NOTA. Il Notaio Barutta nel rifare copia conforme su richiesta si smarrisce nelle date anteponendo e posticipando a partire dal decesso della testatrice. E Domenicoantonio non era fu Francesco bensì Giuseppe e Ciampa Beatrice classe 1842.

domenica 28 ottobre 2018

Compliance (A norma di legge) [di Craig Zobel,2012 ]




AMMINISTRAZIONE DELLE TASSE SUGLI AFFARI
Ufficio del Registro di Ardore

Certificato di eseguita denuncia e di pagamento di tasse
per agire in giudizio o presso gli uffici amministrativi


A richiesta del Signor Ciampa Rosario
Ed agli effetti degli articoli 77 3 seguenti della legge tributaria sulle
Successioni 30 dicembre 1923, n. 3270 e dell’art. 107 della legge del
Registro 30 dicembre 1923 n. 3269;

Visto l’art. 76 della predetta legge 30 dicembre 1923 n. 3269;

Veduto l’art. 113 della Tariffa Alligata A alla legge del bollo 30 dicembre 1923 n. 3268, mod. dall’art. 1 del
R. D. I. 17 marzo 1930, n. 142;

Il sottoscritto Procuratore del Registro certifica

Che con denunzia di Successione
Presentata addì 9 – 6 – 1916 dal Sig. Mittiga D.co Antonio fu Francesco
 E registrato addì 9 – 6 – 1916 al N. 115 vol. 48
Per la successione di Ciampa Angela fu Giosofatto
È stato dichiarato
1°) Casa in via Ariella agro di Platì
2°) Mettà casa in via Chiesa
3°) Piccolo vano in via fiume
4°) Mettà fondarello in contrada Panaciari
5°) Casa in via Argine

Certifica altresì che agli effetti delle tasse è stato dichiarato che

L’eredità del suddetto Ciampa Angela
È devoluta al marito la mobilia e la casa al N. 2 con l’usufrutto sugli
Altri beni. Gli altri beni di cui al N. 1 – 3 – 4 e 5
Vanno divisi in parti uguali fra i germani Ciampa Giuseppa, Antonio e Rocco, i nipoti Violi Rosario, Ciampa Rosario e Giosofatto e Ciampa Giosofatto e Domenico
In forza di testamento 27 – 9 – 1916 oppure per disposto di legge.
Certifica inoltre che la relativa tassa in L. 39,40
è stata pagata con bolletta mod . 72-A
In data 10 – 7 – 1924 n. 38


Quella di Angela Ciampa - nata Mariangela il 3 novembre 1839 da Giosofatto, muratore e Mittiga Gregoria è una piccola saga che avrà termine a breve sui vostri schermi. Angela sposò Domenicoanttonio Mittiga di Francesco il 23 novembre 1868.

giovedì 25 ottobre 2018

Un uomo, una donna e una banca [di Noel Black,1979]




Bando per vendita di mobili
R. Pretura di Ardore

Il sottoscritto usciere della Conciliazione di Ardore quale Ufficiale delegato con decreto del Sig. Pretore di Ardore del dì 20 luglio 1932, X, procederà nel giorno ventitré (23) agosto 1932, alle ore 13 nella pubblica piazza S. Nicola di Platì procederà alla vendita ai pubblici incanti dei qui sotto descritti oggetti mobili da rilasciarsi al maggiore offerente a fronti contanti.
Le spese della vendita saranno a carico dei deliberatori.
Descrizione
1 Una libreria di legno noce.
2 Un tavolino di legno noce
Ardore 19 – 8 – 1932, X
L’Usciere delegato

L’anno mille novecentotrentadue X il giorno venti del mese di agosto in Platì ed Ardore.
Ad istanza della Banca Popolare di Brancaleone, Agenzia di Bovalino in persona del suo direttore Cav. Francesco Lentini elettivamente domiciliato nella Cancelleria della Pretura di Ardore.
Io sottoscritto usciere della Conciliazione di Ardore, certifico di avere affisso copia del bando sopra scrittomi tutti i luoghi indicati dalla legge e di avere notificato altra copia di detto bando al custode giudiziario Sig. Gliozzi Luigi fu Francesco, possidente domiciliato e residente in Platì, per averne piena scienza legale e per essere presente alla vendita suddetta per conseguenza a me Ufficiale delegato gli oggetti tutti affidati alla sua custodia per essere esposti in vendita. Con diffida ad esso Sig. Gliozzi che a ciò non ottemperando si renderà passibile delle pene comminate dalla legge. Altra copia di detto bando ho pure notificato alla debitrice pignorata Sig.ra Papalia Teresina, possidente domiciliata e residente in Platì per averne piena scienza legale e per essere presente alla vendita suddetta qualora lo voglia nel suo interesse.
Copia del bando e di quest’atto l’ho notificato nel domicilio e residenza ad esso Sig. Gliozzi consegnandolo nelle mani di esso.
L’Usciere Delegato
Luigi Focà

In calce:  nota del nonno Luigi
- Pignorata il 30 Giugno 932 – X   fissata vendita pel giorno 23 agosto – in questo giorno non vi furono offerenti venne rinviata al 24 alle ore 6 –  in questo giorno restò deserto  venne riconsegnata a me che debbo custodirla fino al 30 Settembre .


mercoledì 24 ottobre 2018

I Origins - Il primo asilo




CONOSCERE IL NOSTRO PAESE.-

PLATI' ALL' ORIGINE ASILO DI BANDITI? - Nel "Dizionario dei Comuni del Regno” edito da Vallardi, Milano, a cura del prof. Bottaini, sotto la voce "Plati" si legge: "Fu in principio un asilo di banditi cosentini e catanzaresi; poi fu feudo del principe di Cariati". La voce popolare, da me raccolta tramite un mio omonimo zio, sembra confermare tale affermazione.
Penso che tali affermazioni diffamatorie per il nostro paese devono essere ripensate. Come poté Platì, e solo Platì, differenziarsi da altri paesi, dove vi è, per esempio, la leggenda di Nino Martino, e dove qualche bandito si è sempre trovato?
Alcuni dicono che il principe di Cariati dava qui asilo a tutti quei fuorilegge che raccoglieva di qua e di là nei suoi possedimenti: gente analfabeta, che non conosceva altro che il proprio nome e a cui, nel censirla, si dava il cognome dal paese di provenienza o dal nomignolo con cui veniva volgarmente chiamata. Altri dicono che qui era come un soggiorno obbligato di gente espulsa dal proprio paese. Altri ancora vogliono che qui trovassero asilo, in regime feudatario, i banditi dei feudi vicini, come quelli di qui lo trovavano altrove. Un semplice...scambio di favori!
Sono convinto che tutto ciò avvenne in tutti i paesi di questo mondo.
Io non trovo nei registri alcuna traccia di tale banditismo. Ci troviamo qui, per caso, come di fronte alle origini di Roma, la cui leggenda si trova in tutti i libri storici di questo mondo? -
Sarebbe bene, comunque, che qualche studioso, amante e della verità e del proprio paese, si pigliasse l'impegno di vedere se è possibile smentire definitivamente, documenti alla mano, tali voci che certo non fanno onore ai nostri antenati nè a noi. E. Gliozzí (continua)
LA MADONNA DI LORETOFoglietto di Pastorale Parrocchiale della Comunità cristiana di Platì N. 4 S. Giuseppe lavoratore - Platì (RC) 1 maggio 1978

Il fondaco o Casa del Principe


martedì 23 ottobre 2018

I Origins [di Mike Cahill, 2014 ]



CONOSCERE IL NOSTRO PAESE

Ognuno che sia amante del proprio paese natio, cerca di conoscerne la storia, fin delle origini. Sarebbe bene che qualche giovane (studente, diplomato o laureato che sia) si interessasse alla storia di PLATI', come avviene in tanti altri luoghi. Allo scopo di invogliare qualcuno a fare più approfondite ricerche, trascrivo qui quelle poche notizie sulla storie di Platì, che sono di mia conoscenza.
ORIGINI.- Sulle origini di Platì non possediamo documenti autorevoli. Ho trovato nel Registro dei Battezzati degli anni 1823-1826 un accenno o “memoria“, scritte dell’Arciprete del tempo Francesco Oliva: "Memoria: Il re Ferdinando d’Aragona nell’anno 1506 diede alla Casa "Cariati la foresta PRATl e BARBARA, e da quest'epoca in poi PLATI' riconosce la sua origine, perché i Principi di Cariati per richiamare della gente ad abitarvi concessero casa ed orto franco di censo (ossia canone )."
A Questa memoria, rielaborata dal medesimo arciprete Oliva, si trova anche nell’archivio della Curia di Locri; dice: "Memoria sull'originale del paese detto Platì... Nel 1505 Ferdinando Cattolico con un diploma concede in feudo a Carlo Spinelli un tenimento di terre dette Prati e S. Barbàra. I suddetti tenimenti erano praterie addette a nutrire animali. Il feudatario consultando i suoi vantaggi ha creduto di fondare un paese con richiamarvi degli abitanti di luoghi convicini accordando loro un suolo franco per fabbricare una casa ed una estensione benché piccola di terreno onde formare un giardinetto di verdure. Da principio s’è edificato un fòndaco (forse quello che era chiamato “la casa del principe" e che fino ad alcuni anni fa si poteva identificare nella zona compresa tra via Ariella, via 4 novembre e via Giuseppe Perre -n. d. r.-), ed in origine ebbe la denominazione di casale del fòndaco, e quindi da Prati è stato detto Platì." E. Gliozzi (segue)
LA MADONNA DI LORETO, Foglietto di Pastorale Parrocchiale della Comunità cristiana di Platì N. 3,  S. Agata - Platì (RC) 1 febbraio 1978

lunedì 22 ottobre 2018

Senza Fine - Gino Paoli

"Per potere ricordare
Quel che abbiamo già vissuto". Gino... Paoli









domenica 21 ottobre 2018

La strada di ognuno [di Bernard Knowles, 1947 ]




Con questa scrittura privata, da avere forza di pubblica scrittura, fra i Signori Francesco Lentini fu Avv. Raffaele, Natale Tripepi fu Domenico ed Antonio Miceli dico meglio Giuseppe Miceli di Antonio possidenti di Platì da una parte e dall’altra Squadriti Salvatore fu Antonio e Romeo Pasquale di Antonio possidenti pure da Platì, si addiviene a questa contrattazione:
I primi tre posseggono l’uso di una stradella che percorre diagonalmente le proprietà di essi Lentini Tripepi e Miceli in muro a secco circuita. Detta stradetta parte per via tortuosa dalla via provinciale e ferma, senza scocco, alle dette proprietà.
Trasversalmente a questa stradetta e la via provinciale suddetta evvi un piccolo scampolo di libero suolo posto avanti la casa di detto Squadrito la quale parte, come si è detto dalla via provinciale e conduce alla stradetta in parola.
Questo pezzetto di suolo è circuito dalla detta casa Squadrito e da un locale adibito ad essere fabbricato da Romeo Pasquale.
I due pezzetti di suolo restano così permutati restando a tutti indistintamente il diritto di passaggio per questa stradetta che non è aperta e che si apre oggi, e restando a benefizii dello Squadrito l’appezzamento risultante dalla chiusura della stradetta.
Finché non sarà costruita la casa dello Squadrito, rimpiazzando la odierna baracca, il Sig. Lentini ha il diritto di tener chiusa la sua proprietà con spine ed altre a suo piacimento schiudende.
Quando poi lo Squadrito avrà deciso di fabbricare, avrà dritto di chiudere stando rasente al muro a secco, rispettandolo senza toccarlo.
Tutti gli interessati dell’una parte e dell’altra si immettono sin da ora in possesso risultanti dai diritti acquisiti da questo contratto, godendo così indistintamente esse parti del diritto di passaggio della stradella che si aprirà avanti la casa Squadrito e Romeo quando questi si deciderà di fabbricare.
Lo Squadrito non avrà dritto di aprire luci sulla proprietà Lentini né di fare spioventi sulla medesima.
La stradetta fra Squadrito e Romeo sarà di palmi sei e mezzo.
L’altra stradetta fra Lentini e Romeo di sette palmi; …
Ora questa scrittura avrà ad essere rispettata dai presenti, il dissidente subirà le spese di registrazione e multa.
Platì 24 febbraio 1907 mille novecento sette.
Francesco Lentini accetto
Tripepi Natale accetto
Miceli Giuseppe accetto
Romeo Pasquale accetto
+ segno di croce di Squadrito Salvatore
Timpani Raffaele testimone
Gliozzi Luigi testimone

giovedì 18 ottobre 2018

Gloria - U2

"Two-three-four, oh
Gloria, oh, oh
And I try to sing this song"
Paul David Hewson alias Bono
Premessa - Questo che vado a pubblicare è un lungo testo poetico di Ernesto Gliozzi il vecchio. Ero indeciso, perché i naviganti oggi preferiscono la concisione e tutto è considerato lungaggine. Sintetizzarlo alla Rider’s digest era come ferire l’opera e conseguentemente lo zio. A voi dunque la scelta se leggerlo o chiudere la pagina. I frettolosi una piccola biografia di Mons. Francesco Mangeruva, il festeggiato dallo zio, la trovano in fondo in fondo in fondo ...



Francesco Mangeruva
1823- 1905



I.M.I.

Ne l’onomastico
Di Sua Eccellenza Reverendissima
D. Francesco Mangeruva
Vescovo di Gerace

Eccellenza!

Rugge
Fremente, insano,
Lo spirito d’abisso
In questi giorni ne lo spirito umano,
E ne le stelle fisso
Fremente insano
Rugge
Regna
Sul Vaticano
Un Vecchierel canuto …
Egli è potente – pensa – Egli sovrano
Amato e non temuto
Sul Vaticano
Regna

Vede
Venir devote
Le turbe sconfinate
In da lungi, da le plaghe ignote,
Da la fede chiamate
Venir devote
Vede
L’armi
L’armi raduna,
Passa de i suoi seguaci
In rassegna le schiere ad una ad una,
Fieri, tremendi, audaci,
L’armi raduna,
L’armi.
Sfila
Primieramente
Turba darwiniana …
E ci addita follemente
La scimmia, la rana …
Primieramente
Sfila
Passa
D’ebrezza folle
La massa popolare …
I condottieri arringano … ribolle
Il sangue a quel parlare
D’ebbrezza folle
Passa
Dicono:
Ma non vogliamo
Altari e troni. Cadano …
Libertà, libertà noi cerchiamo;
I preti se ne vadano.
Ma non vogliamo,
Dicono
Basta
La Dea Ragione,
E l’uomo stesso è Dio!
Abbasso ciò che a la ragion s’impone …
Il mistero e l’obblio …
La Dea Ragione
Basta!

Sente
Le voci orrende
Il Vecchierel … - la testa
(Si come Quei da la Croce pende)
Piega … de la tempesta
Le voci orrende
Sente.
Prega.
Signore, perdona,
Non sanno quel che fanno …
Tu ne l’infido mar non li abbandona!
Fuga sinistro il danno …
Signor perdona.
Prega
Volge
Ringiovanito
La voce il gran Vegliardo
A i fedeli di Cristo. Egli l’invito
Dona … solenne il guardo
Ringiovanito
Volge

Dice
 La pugna è bella
A l’ombra de la Croce;
A la novella spada la novella
Arma non men feroce …
La pugna è bella
Dice.
Vide
L’agonizzante
D’amore e di dolore
Lassù la turba folle, schiamazzante,
Ebbra di vil furore,
L’agonizzante
Vide
Disse
Voi vincerete!
I secoli futuri
Vi vedranno pugnar felicemente …
Fidate in me sicuri
Voi vincerete
Disse.

Oggi
Ne la battaglia
Noi pure corriamo …
La turba violenta ecco, si scaglia …
Ne la battaglia
Oggi
Duce
Io ti saluto,
O Mangeruva invitto,
Saluto de la battaglia il grido acuto,
La voce del conflitto,
Io ti saluto
Duce
Vedi
Questa falange
Di giovani poetti?
Oggi potenza avversa in lor s’infrange …
Palpitante d’affetti;
Questa falange
Vedi?

Baldi
Nel fior di vita,
Siam forti nel Signore.
Noi la croce sorridente addita
E fremeran d’amore
Nel fior di vita
Baldi
Forti
Per l’ideale
Combattirem da eroi …
A te levando il grido trionfale
Procureremo noi
Per l’ideale,
Forti
Soli
Ne la battaglia
Contro le schiere avverse
Il cielo mostreremo a la canaglia
Che nel fango s’immerse
Ne la battaglia
Soli

Oggi
La strofa alata
Prorompente dal core
Ti giunga sorridente, profumata,
Palpitante d’amore
La strofa alata
Oggi
Duce
Io ti saluto
O Mangeruva invitto
Sento de la battaglia il grido acuto
La voce del conflitto
Io ti saluto
Duce
Salve
Tre volte salve,
O presule d’eroi
Vedi, per festeggiarti eccoci apparve,
La gioia in noi …
Tre volte salve
Salve.

                                                   EGliozzi

NOTA - Mons. Francesco Mangeruva era nato a Sinopoli il 9 gennaio 1823. Fu ordinato sacerdote il 20 settembre 1845 e salì sulla cattedra di Gerace il 9 maggio 1872 che conservò fino alla sua morte avvenuta l’11 maggio 1905. In quella sede mons. Mangeruva non ebbe vita facile, subendo le ostilità di molti, dentro e fuori le mura della Cattedrale. Tant’è che alla sua morte non fu sepolto in quella luogo di culto, come i suoi predecessori, bensì nel cimitero di Locri. Le sue spoglie in Cattedrale fecero ritorno grazie alla bontà di mons. Bregantini. Se il popolo e parte del clero osteggiasse il prelato sinopolese, lo stesso era benvoluto dai giovani seminaristi, come dimostra il testo oggi riportato
La strofa alata
Prorompente dal core
Ti giunga sorridente, profumata
dove si passa dal darwinismo alla dea ragione, alle pugne per sostenere la fede in chi è assiso in Vaticano. Il tutto in modo classicheggiante come si conviene ad uno studente che ama Carducci e non rifugge Victor Hugo.



mercoledì 17 ottobre 2018

Olio e fatica [di Elvira Notari, 1914 ]



Nonno Rocco

Io, ho tre nonni e vado d’accordo con tutti. Il mio nonno paterno è Rocco, quello che vedo di più, anche perché abita proprio accanto a me. Lui quando era piccolo, frequentò la scuola fino alla quinta elementare. La sua infanzia l’ha vissuta in campagna lavorando la terra, è stato un agricoltore, infatti seminavano: mais, grano e coltivavano ortaggi. Mio nonno aveva gli operai perché voleva costruire un frantoio e hanno zappato con la pala e con il pico, non c’erano i mezzi che ci sono oggi, si lavorava a mano. Hanno trovato il posto giusto sono andati a prendere il cemento e le pietre e hanno iniziato a fare il muro e il tetto con le tegole di terracotta, l’hanno pitturato e hanno messo la grande pietra per molare le olive.
L’hanno chiamato frantoio Fabiano, molava le olive con la pietra, era un lavoro faticoso, ora non si usa più perché hanno costruito questo elettronico, più rapido e più pulito, ma quel frantoio odorava di olio e di fatica. Oggi mio nonno Rocco continua a fare l’agricoltore fino a che ha le forze e non ha tanti problemi di salute.
I suoi racconti mi piacciono e mi affascinano molto, perché era una vita diversa dalla nostra più faticosa, ma più ricca di relazioni umane.
Antonella Fabiano
Classe IV, Cirella
Cirella 16 Aprile 2018

Testo presentato alla seconda edizione del Premio Letterario "E. Gliozzi".