Platì, 25. (Caci)
-- Facendo seguito alla notizia de l’immatura morte di Paolina Furori, buona,
pia, caritatevole, che ha lasciato un soave ricordo di se nel cuore di quanti
l’han potuto avvicinare, non è fuori di luogo il parlare in questo numero, dei solenni
e maestosi funerali di trigesima, celebrati in questa chiesa parrocchiale.
La chiesa, parata a lutto, era gremita di ogni ceto di
persone accorse spontaneamente a rendere il loro tenero tributo di affetto a la
giovine morta che è passata in mezzo a noi come una meteora, spargendo ovunque
la luce de le sue ottime virtù. Moltissimi sacerdoti son qui venuti dai paesi
vicini. Noto l’Arcidiacono Gratteri che l’ha fatta da celebrante, il Prof.
Giampaolo che ha letto, su la soglia de la chiesa, un magnifico elogio funebre,
il Par. Febbo ed il Mansionario Caserta che hanno cantato una messa in musica.
Ma sopra tutto è riuscito splendido il corteo, composto de la nobiltà, del
paese, recante le corone al camposanto.
Era una vera processione mesta e solenne. Taccio poi degli
innumerevoli epitafi e versi composti per l’occasione. - Rinnovo intanto al
desolato padre, a l'inconsolabile fratello ed afflitta sorella la nota mesta di
sincera condoglianza che loro manda un amico.
LA SCINTILLAGIORNALE DELLA DOMENICA - ANNO V
NUMERO 14 - Matera, 3 aprile 1904
NOTA. Il risuscitato Caci non era altri se non Ernesto Gliozzi il vecchio, già apparso
in tali sembianze tra queste pagine. Alla giovine scomparsa egli aveva dedicato
un sonetto “A l’anima
benedettaDe la signorina Paolina FuroriDue volte bellaNe lo spirito e ne le sembianze” tra queste pagine pubblicato il 28 febbraio 2012. Non ci resta altro che languire per la perdita "degli innumerevoli epitafi e versi composti per l’occasione".
Vittorio Emanuele Terzo per grazia di Dio e per volontà della Nazione
Re d’Italia: L’anno millenovecentosedici, il giorno ventisette maggio in Platì,
in casa del Sig. Domenico Antonio Mittiga fu Francesco. Innanzi a me D.
Francesco Barutta notaio residente in Benestare, iscritto presso il Consiglio
Notarile del Distretto di Gerace, senza l’intervento dei testimoni, a cui la
parte rinunzia, è presente Mittiga Domenicoantonio fu Francesco, possidente
nato e domiciliato in Platì, noto a me notaio. Dichiara il costituito che
avendo sua moglie Ciampa Angela fu Giosofatto con atto ventotto novembre scorso
anno per mio ministero fatto testamento, ed ora essendo essa deceduta a
diciassette febbraio ultimo come da analogo atto dell’Ufficiale dello Stato
Civile di Platì, che qui si unisce, colla lettera A fa istanza a me Notaio per
la registrazione del detto testamento. Io Notaio aderendo alla fattomi
richiesta, ho estratto il testamento predetto dal fascicolo degli atti di
ultima volontà e lo passato in quello degli atti tra vivi unendolo a questo
atto colla lettera B. Del che ho redatto il presente scritto di mio carattere e
letto alla parte cogli alligati ed esso lo conferma e sottoscrive con me Notaio
insieme cogli alligati. Consta l’atto di un foglio di cui sono scritte pagine
due meno righi dodici. Mittiga Domenico Antonio: D. Francesco Barutta Notaio.
Atto A – Municipio di Platì – Ufficio dello Stato Civile. Certificato
di morte. Si certifica che Ciampa Angela figlia di Giosofatto e di fu Mittiga
Gregoria è morta in questo Comune nel giorno diciassette del mese di Febbraio
millenovecentododici per come risulta dai registri degli atti di morte
dell’anno 1912 al progressivo num. 12. In fede si rilascia il presente a
richiesta di Mittiga Domenicoantonio per l’uso conveniente. Platì 24 maggio
1916. L’Ufficiale dello Stato Civile Portolesi.
Alla B. N° 182 Reg. Testamento Vittorio Emanuele Terzo per grazia di
Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia. L’anno millenovecentoquindici, il
giorno ventotto Novembre in Platì in Casa di Ciampa Angela e Domenicoantonio
Mittiga fu Francesco alle ore dodici. Innanzi a me D. Francesco Barutta notaio
residente in Benestare, iscritto presso il Consiglio Notarile del Distretto di
Gerace, alla presenza degli infrascritti testimoni idonei e richiesti Signori
Perre Giuseppe fu Rocco, Romeo Michele di Pasquale, Marrapodi Giovanni di
Giuseppe e Lentini Francesco fu Raffaele, possidenti, tutti domiciliati in
Platì, tranne il Marrapodi nativo, s’è perfezionato dico personalmente
costituita Ciampa Angela fu Giosofatto, possidente nata e domiciliata in Platì,
nota a me notaio = Dichiara essa Ciampa di lascerò al mio decessovoler disporre per testamento ed all’uopo mi
dichiara alla presenza continua dei testimoni: nomino mio erede universale di
tutto ciò che lascerò al mio decesso di mobili, mobilia, effetti mobiliari mio
marito Domenicoantonio Mittiga fu Francesco. Lascio anche a lui in piena … ed
usufrutto tutta la casa in Platì, avente a limiti due strade pubbliche,
Pangallo Domenico fu Diego e le altre cose di cui sono comproprietaria. Gli
lascio parimenti l’usufrutto di tutti gli altri terzi rustici ed urbani. Gli
lascio parimenti tutti i crediti che eventualmente potranno esistere al mio
decesso. Di tutto ciò che non è stato disposto in prossimità lascio eredi in
parti eguali mia sorella Giuseppa Ciampa, mio nipote Rosario Violi di Pasquale,
mio fratello Antonio Ciampa e i figli di questo ultimo Rosario e Giosofatto; e
i nipoti miei Giosofatto e Domenico Ciampa fu Vincenzo, mio fratello Rocco
Ciampa. Costoro al decesso mio marito subentreranno in tutti i diritti su
nominati. Pei terzi non disposti a favore di lui. Questa è la mia ultima
volontà e revoco ogni altra precedente disposizione. Dichiara la testatrice di non poter sottoscrivere
perché analfabeta. Del che ho redatto il presente scritto di mio carattere e
letto alla parte che l’ha confermato alla continua presenza dei testimoni che
meco sottoscrivono l’atto alle ore tredici. Consta l’atto di un foglio di mio
scritto facciate due e righe dieci Perri Giuseppe, Romeo Michele, Marrapodi di
Giovanni, Francesco Lentini D. Francesco Barutta Notaio.
NOTA. Il Notaio Barutta nel rifare copia conforme su richiesta si smarrisce
nelle date anteponendo e posticipando a partire dal decesso della testatrice. E
Domenicoantonio non era fu Francesco bensì Giuseppe e Ciampa Beatrice classe
1842.
Certificato di eseguita denuncia
e di pagamento di tasse
per agire in giudizio o presso
gli uffici amministrativi
A richiesta del
Signor Ciampa Rosario
Ed agli effetti
degli articoli 77 3 seguenti della legge tributaria sulle
Successioni 30
dicembre 1923, n. 3270 e dell’art. 107 della legge del
Registro 30
dicembre 1923 n. 3269;
Visto l’art. 76
della predetta legge 30 dicembre 1923 n. 3269;
Veduto l’art. 113
della Tariffa Alligata A alla legge del bollo 30 dicembre 1923 n. 3268, mod.
dall’art. 1 del
R. D. I. 17 marzo
1930, n. 142;
Il
sottoscritto Procuratore del Registro certifica
Che con denunzia di
Successione
Presentata addì 9 – 6 – 1916 dal Sig. Mittiga D.co Antonio fu Francesco
E registrato addì 9 – 6 – 1916 al N. 115 vol.
48
Per la successione
di Ciampa Angela fu Giosofatto
È stato dichiarato
1°)
Casa in via Ariella agro di Platì
2°)
Mettà casa in via Chiesa
3°)
Piccolo vano in via fiume
4°) Mettà fondarello in contrada Panaciari
5°)
Casa in via Argine
Certifica
altresì che agli effetti delle tasse è stato dichiarato che
L’eredità del
suddetto Ciampa Angela
È devoluta al marito la mobilia e la casa al N. 2 con
l’usufrutto sugli
Altri
beni. Gli altri beni di cui al N. 1 – 3 – 4 e 5
Vanno
divisi in parti uguali fra i germani Ciampa Giuseppa, Antonio e Rocco, i nipoti
Violi Rosario, Ciampa Rosario e Giosofatto e Ciampa Giosofatto e Domenico
In forza di
testamento 27 – 9 – 1916 oppure per
disposto di legge.
Certifica inoltre
che la relativa tassa in L. 39,40
è
stata pagata con
bolletta mod . 72-A
In data 10 – 7 – 1924 n. 38
…
Quella di Angela Ciampa - nata Mariangela il 3 novembre 1839 da Giosofatto, muratore e Mittiga Gregoria è una piccola saga che avrà termine a breve sui vostri schermi. Angela sposò Domenicoanttonio Mittiga di Francesco il 23 novembre 1868.
Il sottoscritto usciere della Conciliazione di Ardore quale Ufficiale
delegato con decreto del Sig. Pretore di Ardore del dì 20 luglio 1932, X,
procederà nel giorno ventitré (23) agosto 1932, alle ore 13 nella pubblica
piazza S. Nicola di Platì procederà alla vendita ai pubblici incanti dei qui
sotto descritti oggetti mobili da rilasciarsi al maggiore offerente a fronti
contanti.
Le spese della vendita saranno a carico dei deliberatori.
Descrizione
1 Una libreria di legno noce.
2 Un tavolino di legno noce
Ardore 19 – 8 – 1932, X
L’Usciere delegato
L’anno mille novecentotrentadue X
il giorno venti del mese di agosto in Platì ed Ardore.
Ad istanza della Banca Popolare di Brancaleone, Agenzia di Bovalino in
persona del suo direttore Cav. Francesco Lentini elettivamente domiciliato
nella Cancelleria della Pretura di Ardore.
Io sottoscritto usciere della Conciliazione di Ardore, certifico di
avere affisso copia del bando sopra scrittomi tutti i luoghi indicati dalla
legge e di avere notificato altra copia di detto bando al custode giudiziario
Sig. Gliozzi Luigi fu Francesco, possidente domiciliato e residente in Platì,
per averne piena scienza legale e per essere presente alla vendita suddetta per
conseguenza a me Ufficiale delegato gli oggetti tutti affidati alla sua
custodia per essere esposti in vendita. Con diffida ad esso Sig. Gliozzi che a
ciò non ottemperando si renderà passibile delle pene comminate dalla legge.
Altra copia di detto bando ho pure notificato alla debitrice pignorata Sig.ra
Papalia Teresina, possidente domiciliata e residente in Platì per averne piena
scienza legale e per essere presente alla vendita suddetta qualora lo voglia
nel suo interesse.
Copia del bando e di quest’atto l’ho notificato nel domicilio e
residenza ad esso Sig. Gliozzi consegnandolo nelle mani di esso.
L’Usciere Delegato
Luigi Focà
In calce: nota del nonno Luigi
- Pignorata il 30 Giugno 932 – Xfissata vendita pel giorno 23 agosto – in
questo giorno non vi furono offerenti venne rinviata al 24 alle ore 6 –in questo giorno restò desertovenne riconsegnata a me che debbo custodirla
fino al 30 Settembre .
PLATI' ALL' ORIGINE ASILO DI BANDITI? - Nel "Dizionario dei Comuni
del Regno” edito da Vallardi, Milano, a cura del prof. Bottaini, sotto la voce
"Plati" si legge: "Fu in principio un asilo di banditi cosentini
e catanzaresi; poi fu feudo del principe di Cariati". La voce popolare, da
me raccolta tramite un mio omonimo zio, sembra confermare tale affermazione.
Penso che tali affermazioni diffamatorie per il nostro paese devono
essere ripensate. Come poté Platì, e solo Platì, differenziarsi da altri paesi,
dove vi è, per esempio, la leggenda di Nino Martino, e dove qualche bandito si
è sempre trovato?
Alcuni dicono che il principe di Cariati dava qui asilo a tutti quei fuorilegge
che raccoglieva di qua e di là nei suoi possedimenti: gente analfabeta, che non
conosceva altro che il proprio nome e a cui, nel censirla, si dava il cognome
dal paese di provenienza o dal nomignolo con cui veniva volgarmente chiamata.
Altri dicono che qui era come un soggiorno obbligato di gente espulsa dal proprio
paese. Altri ancora vogliono che qui trovassero asilo, in regime feudatario, i banditi
dei feudi vicini, come quelli di qui lo trovavano altrove. Un
semplice...scambio di favori!
Sono convinto che tutto ciò avvenne in tutti i paesi di questo mondo.
Io non trovo nei registri alcuna traccia di tale banditismo. Ci
troviamo qui, per caso, come di fronte alle origini di Roma, la cui leggenda si
trova in tutti i libri storici di questo mondo? -
Sarebbe bene, comunque, che qualche studioso, amante e della verità e del
proprio paese, si pigliasse l'impegno di vedere se è possibile smentire
definitivamente, documenti alla mano, tali voci che certo non fanno onore ai
nostri antenati nè a noi. E. Gliozzí (continua)
LA MADONNA DI LORETO, Foglietto di Pastorale Parrocchiale della Comunità
cristiana di Platì N. 4S. Giuseppe
lavoratore - Platì (RC) 1 maggio 1978
Ognuno che sia amante del proprio paese natio, cerca
di conoscerne la storia, fin delle origini. Sarebbe bene che qualche giovane
(studente, diplomato o laureato che sia) si interessasse alla storia di PLATI',
come avviene in tanti altri luoghi. Allo scopo di invogliare qualcuno a fare
più approfondite ricerche, trascrivo qui quelle poche notizie sulla storie di
Platì, che sono di mia conoscenza.
ORIGINI.- Sulle origini di Platì non possediamo
documenti autorevoli. Ho trovato nel Registro dei Battezzati degli anni
1823-1826 un accenno o “memoria“, scritte dell’Arciprete del tempo Francesco
Oliva: "Memoria: Il re Ferdinando d’Aragona nell’anno 1506 diede alla Casa "Cariati la foresta PRATl e BARBARA, e da quest'epoca
in poi PLATI' riconosce la sua origine, perché i Principi di Cariati per
richiamare della gente ad abitarvi concessero casa ed orto franco di censo (ossia canone )."
A Questa memoria,
rielaborata dal medesimo arciprete Oliva, si trova anche nell’archivio della
Curia di Locri; dice: "Memoria sull'originale del paese detto Platì... Nel
1505 Ferdinando Cattolico con un diploma concede in feudo a Carlo Spinelli un
tenimento di terre dette Prati e S. Barbàra. I suddetti tenimenti erano
praterie addette a nutrire animali. Il feudatario consultando i suoi vantaggi
ha creduto di fondare un paese con richiamarvi degli abitanti di luoghi
convicini accordando loro un suolo franco per fabbricare una casa ed una estensione
benché piccola di terreno onde formare un giardinetto di verdure. Da principio
s’è edificato un fòndaco (forse quello che era chiamato “la casa del
principe" e che fino ad alcuni anni fa si poteva identificare nella zona
compresa tra via Ariella, via 4 novembre e via Giuseppe Perre -n. d. r.-), ed
in origine ebbe la denominazione di casale del fòndaco, e quindi da Prati è
stato detto Platì." E. Gliozzi (segue)
LA MADONNA DI LORETO, Foglietto di Pastorale Parrocchiale della Comunità cristiana di Platì N. 3, S. Agata - Platì (RC) 1 febbraio 1978
Con questa scrittura privata, da avere forza di pubblica scrittura, fra
i Signori Francesco Lentini fu Avv. Raffaele, Natale Tripepi fu Domenico ed
Antonio Miceli dico meglio Giuseppe Miceli di Antonio possidenti di Platì da
una parte e dall’altra Squadriti Salvatore fu Antonio e Romeo Pasquale di
Antonio possidenti pure da Platì, si addiviene a questa contrattazione:
I primi tre posseggono l’uso di una stradella che percorre
diagonalmente le proprietà di essi Lentini Tripepi e Miceli in muro a secco
circuita. Detta stradetta parte per via tortuosa dalla via provinciale e ferma,
senza scocco, alle dette proprietà.
Trasversalmente a questa stradetta e la via provinciale suddetta evvi
un piccolo scampolo di libero suolo posto avanti la casa di detto Squadrito la
quale parte, come si è detto dalla via provinciale e conduce alla stradetta in
parola.
Questo pezzetto di suolo è circuito dalla detta casa Squadrito e da un
locale adibito ad essere fabbricato da Romeo Pasquale.
I due pezzetti di suolo restano così permutati restando a tutti
indistintamente il diritto di passaggio per questa stradetta che non è aperta e
che si apre oggi, e restando a benefizii dello Squadrito l’appezzamento
risultante dalla chiusura della stradetta.
Finché non sarà costruita la casa dello Squadrito, rimpiazzando la
odierna baracca, il Sig. Lentini ha il diritto di tener chiusa la sua proprietà
con spine ed altre a suo piacimento schiudende.
Quando poi lo Squadrito avrà deciso di fabbricare, avrà dritto di
chiudere stando rasente al muro a secco, rispettandolo senza toccarlo.
Tutti gli interessati dell’una parte e dell’altra si immettono sin da
ora in possesso risultanti dai diritti acquisiti da questo contratto, godendo
così indistintamente esse parti del diritto di passaggio della stradella che si
aprirà avanti la casa Squadrito e Romeo quando questi si deciderà di
fabbricare.
Lo Squadrito non avrà dritto di aprire luci sulla proprietà Lentini né
di fare spioventi sulla medesima.
La stradetta fra Squadrito e Romeo sarà di palmi sei e mezzo.
L’altra stradetta fra Lentini e Romeo di sette palmi; …
Ora questa scrittura avrà ad essere rispettata dai presenti, il
dissidente subirà le spese di registrazione e multa.
Premessa - Questo che vado a
pubblicare è un lungo testo poetico di Ernesto Gliozzi il vecchio. Ero indeciso,
perché i naviganti oggi preferiscono
la concisione e tutto è considerato lungaggine. Sintetizzarlo alla Rider’s digest era come ferire l’opera
e conseguentemente lo zio. A voi dunque la scelta se leggerlo o chiudere la
pagina. I frettolosi una piccola biografia di Mons. Francesco Mangeruva, il festeggiato dallo zio, la trovano in fondo in fondo in fondo ...
Francesco Mangeruva
1823- 1905
I.M.I.
Ne l’onomastico
Di Sua Eccellenza Reverendissima
D. Francesco Mangeruva
Vescovo di Gerace
Eccellenza!
Rugge
Fremente, insano,
Lo spirito d’abisso
In questi giorni ne lo spirito umano,
E ne le stelle fisso
Fremente insano
Rugge
Regna
Sul Vaticano
Un Vecchierel canuto …
Egli è potente – pensa – Egli sovrano
Amato e non temuto
Sul Vaticano
Regna
Vede
Venir devote
Le turbe sconfinate
In da lungi, da le plaghe ignote,
Da la fede chiamate
Venir devote
Vede
L’armi
L’armi raduna,
Passa de i suoi seguaci
In rassegna le schiere ad una ad una,
Fieri, tremendi, audaci,
L’armi raduna,
L’armi.
Sfila
Primieramente
Turba darwiniana …
E ci addita follemente
La scimmia, la rana …
Primieramente
Sfila
Passa
D’ebrezza folle
La massa popolare …
I condottieri arringano … ribolle
Il sangue a quel parlare
D’ebbrezza folle
Passa
Dicono:
Ma non vogliamo
Altari e troni. Cadano …
Libertà, libertà noi cerchiamo;
I preti se ne vadano.
Ma non vogliamo,
Dicono
Basta
La Dea Ragione,
E l’uomo stesso è Dio!
Abbasso ciò che a la ragion s’impone …
Il mistero e l’obblio …
La Dea Ragione
Basta!
Sente
Le voci orrende
Il Vecchierel … - la testa
(Si come Quei da la Croce pende)
Piega … de la tempesta
Le voci orrende
Sente.
Prega.
Signore, perdona,
Non sanno quel che fanno …
Tu ne l’infido mar non li abbandona!
Fuga sinistro il danno …
Signor perdona.
Prega
Volge
Ringiovanito
La voce il gran Vegliardo
A i fedeli di Cristo. Egli l’invito
Dona … solenne il guardo
Ringiovanito
Volge
Dice
La
pugna è bella
A l’ombra de la Croce;
A la novella spada la novella
Arma non men feroce …
La pugna è bella
Dice.
Vide
L’agonizzante
D’amore e di dolore
Lassù la turba folle, schiamazzante,
Ebbra di vil furore,
L’agonizzante
Vide
Disse
Voi vincerete!
I secoli futuri
Vi vedranno pugnar felicemente …
Fidate in me sicuri
Voi vincerete
Disse.
Oggi
Ne la battaglia
Noi pure corriamo …
La turba violenta ecco, si scaglia …
Ne la battaglia
Oggi
Duce
Io ti saluto,
O Mangeruva invitto,
Saluto de la battaglia il grido acuto,
La voce del conflitto,
Io ti saluto
Duce
Vedi
Questa falange
Di giovani poetti?
Oggi potenza avversa in lor s’infrange …
Palpitante d’affetti;
Questa falange
Vedi?
Baldi
Nel fior di vita,
Siam forti nel Signore.
Noi la croce sorridente addita
E fremeran d’amore
Nel fior di vita
Baldi
Forti
Per l’ideale
Combattirem da eroi …
A te levando il grido trionfale
Procureremo noi
Per l’ideale,
Forti
Soli
Ne la battaglia
Contro le schiere avverse
Il cielo mostreremo a la canaglia
Che nel fango s’immerse
Ne la battaglia
Soli
Oggi
La strofa alata
Prorompente dal core
Ti giunga sorridente, profumata,
Palpitante d’amore
La strofa alata
Oggi
Duce
Io ti saluto
O Mangeruva invitto
Sento de la battaglia il grido acuto
La voce del conflitto
Io ti saluto
Duce
Salve
Tre volte salve,
O presule d’eroi
Vedi, per festeggiarti eccoci apparve,
La gioia in noi …
Tre volte salve
Salve.
EGliozzi
NOTA - Mons. Francesco Mangeruva era nato a Sinopoli
il 9 gennaio 1823. Fu ordinato sacerdote il 20 settembre 1845 e salì sulla cattedra
di Gerace il 9 maggio 1872 che conservò fino alla sua morte avvenuta l’11
maggio 1905. In quella sede mons. Mangeruva non ebbe vita facile, subendo le
ostilità di molti, dentro e fuori le mura della Cattedrale. Tant’è che alla sua
morte non fu sepolto in quella luogo di culto, come i suoi predecessori, bensì nel
cimitero di Locri. Le sue spoglie in Cattedrale fecero ritorno grazie alla
bontà di mons. Bregantini. Se il popolo e parte del clero osteggiasse il prelato
sinopolese, lo stesso era benvoluto dai giovani seminaristi, come dimostra il testo oggi
riportato
La
strofa alata
Prorompente
dal core
Ti
giunga sorridente, profumata
dove si passa dal darwinismo alla dea ragione,
alle pugne per sostenere la fede in chi è assiso in Vaticano. Il tutto in modo
classicheggiante come si conviene ad uno studente che ama Carducci e non
rifugge Victor Hugo.
Io, ho tre nonni e vado d’accordo con tutti. Il mio nonno paterno è
Rocco, quello che vedo di più, anche perché abita proprio accanto a me. Lui
quando era piccolo, frequentò la scuola fino alla quinta elementare. La sua
infanzia l’ha vissuta in campagna lavorando la terra, è stato un agricoltore,
infatti seminavano: mais, grano e coltivavano ortaggi. Mio nonno aveva gli
operai perché voleva costruire un frantoio e hanno zappato con la pala e con il
pico, non c’erano i mezzi che ci sono oggi, si lavorava a mano. Hanno trovato
il posto giusto sono andati a prendere il cemento e le pietre e hanno iniziato
a fare il muro e il tetto con le tegole di terracotta, l’hanno pitturato e
hanno messo la grande pietra per molare le olive.
L’hanno chiamato frantoio Fabiano, molava le olive con la pietra, era
un lavoro faticoso, ora non si usa più perché hanno costruito questo
elettronico, più rapido e più pulito, ma quel frantoio odorava di olio e di
fatica. Oggi mio nonno Rocco continua a fare l’agricoltore fino a che ha le
forze e non ha tanti problemi di salute.
I suoi racconti mi piacciono e mi affascinano molto, perché era una
vita diversa dalla nostra più faticosa, ma più ricca di relazioni umane.
Antonella Fabiano
Classe IV, Cirella
Cirella 16 Aprile 2018
Testo presentato alla seconda edizione del Premio Letterario "E. Gliozzi".