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mercoledì 28 febbraio 2018

Te Deum - M. A. Charpentier



Quest'anno le olive stentano a cadere in rete, e, forse è bene ricorrere a qualche pratica esoterica visto che si sono perse quelle religiose. Ancora, Paolo fu Pasquale del Vignale ...  Michele Mittiga magazziniere ...Marando della Sezione olivocoltura ... hanno fatto il loro tempo ma qui li ricordiamo.




BENEDICTIO MACHINAE OLEAREAE

Adiutorium nostrum in nomine Domini
Qui fecít Coelum et terram.
Domine, exaudi orationem meam
Et clemor meus ad te veniat.
Dominus vobiscum.
Et cum spiritu tuo.

OREMUS

Omnipotens sempeterne Deus, qui in oleo cibos suaviores efficiendos iussisti, et electos tuos unprophetas vel reges ordinastí, quique Filium tuum unigenitum in sacerdotem aeternum unxisti;  Bene + dic machinam ìitam quae ad terendas oleas erecta est, ut inde oleum conficiatur ad cíbos condiendos et ad tuos fideles in plerisque sacramentis recípiendis signandos, Angelumque lucis ac defensíonis ei assignare digneris.
Per Christum Dominum nostrum.



lunedì 26 febbraio 2018

La saggezza nel sangue (reg. John Huston - 1979)


Ianaru siccu, massaru siccu

Frevaru, curtu e amaru

Frevi mu ndavi cu frevi mi misi ca quandu vojjiu, sugnu  u mejjiu di misi

Ancora ndavi a marzu p’a’ ngneji

Aprili muccarisi

Augustu i gustu e capu d’invernu


Cu ‘ndavi u commutu e non si servi Non ‘ndavi cunfessuri pemmu u ssorvi

domenica 25 febbraio 2018

Fatti corsari



Battezzati

1828 – 13 sett. Gliozzi Rachele da Gliozzi Giuseppe fu Carlo e Elisabetta Ioculano e da Filippo Codespoti
1831 – Gliozzi Serafina dai medesimi
1833 – 18 marzo – Giuseppe Antonio Enrico Gliozzi da Gliozzi Francesco fu Carlo e da Carolina Mittiga fu Ferdinando e Giulia Leuzzi (Carolina nacque l’1 gennaio 1800 ed era zia del più famoso Ferdinando alias Caci)
1836 – 29 marzo – Gliozzi Carlo Ferdinando – da Francesco fu Carlo e da Carolina Mittiga fu Ferdinando
1839 – 5 luglio – Mariantonia Teresa Benigna Gliozzi dai medesimi

Morti
1823 Carlo Gliozzi figlio di Giuseppe
1760 – Fabrizio Gliozzi padrino ad un battesimo
1773 2 dicembre – Francesco Giuseppe Antonio Gliozzi da Carlo Gliozzi e Elisabetta Ioculano
1776 Benigno Gliozzi da magnifico Carlo filio Fabricii et  Baernardinae Zappia et  Elisabetta Ioculano
1887 – Vincenzo Rosario Maria Gliozzi da Carlo e Elisabetta Ioculano
1754 – Nicola Gliozzi figlio di magnifico Fabrizio di anni 22
1825 – Elisabetta Gliozzi da Giuseppe fu Carlo e Elisabetta Ioculano e da Filippo Codespoti

Martedì 21 agosto 1945 ore 21,30 moriva l’avv. Fera Rosario
Venerdì 7 giugno 1946 ore 5 cessava di vivere il prof. Zappia Pasqualino fu Filippo 1863 – 1946
Lunedì 12 agosto 1946 ore 10 cessava di vivere il pro. Zappia Amato fu Pasquale 1894 – 1946(in realtà nacque l’1 giugno 1892 da Pasquale e Frisina Carmela)
21 – XI – 946 ore 4 morì Zappia Rosario fu Filippo
20 – XII – 946 ore 11 morì Zappia Carmelo

Nella foto Palazzo Oliva


giovedì 22 febbraio 2018

La strategia della lumaca (reg. Sergio Cabrera - 1993)



Giovanni Virgara
        PALERMO
                           Carissimo Ernesto,
anzitutto ti ringrazio del buon apprezzamento e della ottima critica per il mio volume,"Nostalgica Poesia", mi riservo di inviarti il secondo volume, molto più importante,non appena uscirà dalla tipografia.
Solo ed esclusivamente per farti ridere,troverai compiegate alla presente altre due mie poesie,riguardanti,Palermo e la Sicilia.
Io, ormai che sono pensionato,vado allo studio solo per poche ore al giorno, scrivo di tutto, specialmente degli avvenimenti eccentrici o paradossali.
Ho scritto moltissimo anche di Platì, Polsi, Gerace etc. nel mio terzo volume ancora in " costruzione".
A proposito di Gerace, non hai, per caso, tra le tue carte anche : " U SONNU BELLU I MICANTONI" ed "U SONNU BRUTTU I MICANTONI" del Dott. Filippo Fimognari, che abbiamo rappresentato per la festa del Concordato?
Se,le hai, ti sarei grato se mi farai avere una fotocopia.
Ti ringrazio nuovamente, e ti prego volere accettare i miei più affettuosi saluti ed abbracci
tuo ,
Giovanni Virgara


SE AVETE SETE, MANGIATE LUMACHE!

Udite, udite, udite! La grande novità
scarafaggi e lumache, trovàro in quantità.
In quel di BLUFI ed IMERA, mentre si lavorava,
per fare un acquedotto, perché l'acqua mancava.

Ma quelle gran lumache, e i grandi scarafaggi
essere specie eletta, han detto tutti i saggi.
Pertanto, si sospendano, subito quei lavori
perché gli scarafaggi,sono dei Gran Signori,

che devon sopravvivere, anzi ben allevati,
e poco importa,poi,se ci sono assetati.
L'acqua si può cercare, in luoghi più lontani
cercar questi animali, saranno sforzi vani.

E cosa importa poi, se campagne e paesi
resteranno a secco,per tanti e tanti mesi?
Son cose che avvengono, in terra siciliana
ove si muor di sete ed ove resta vana

ogni protesta energica,perché con queste Leghe
non c'è più serietà,ci sono solo beghe.
E se 'l popolo poi ha sete, questo poco importa
SI MANGI LE LUMACHE, questa è la via più corta.


                                                                   Giovanni Virgara

mercoledì 21 febbraio 2018

Boys don't cry - The Cure

I would say I'm sorry If I thought that it would change your mind But I know that this time I have said too much Been too unkind
I try to laugh about it 
Cover it all up with lies 
I try and laugh about it 
Hiding the tears in my eyes 
Because boys don't cry 
Boys don't cry 

Smith, Tolhurst, Dempsey







lunedì 19 febbraio 2018

Cavalcarono insieme (reg. John Ford - 1961)



CIrcolo
R icreativo
CUlturale “
Laureati                                            CI.R.CU.L.U.S. PLATI (RC)
Universitari
Studenti 

lì 28 dicembre 1965

Carissimo amico,
col prossimo anno 1966 il nostro Circolo ricreativo culturale per gli studenti ed i laureati (CI.R.CU.L.U.S.) riprenderà la sua attività, già iniziata nei primi giorni del corrente anno.
Sicuro che la S.V. vorrà farsi socio del Circolo, La invito alla riunione preliminare che si terrà nei locali della scuola Media, giovedì 30 p.v. alle ore l3,30, nella quale saranno illustrati gli scopi e le attività del Circolo.
Intanto Le annunzio che, in occasione del centenario della nascita di Dante Alighieri, il giorno 2 gennaio 1965, alle ore 13,30 nei locali del Circolo sarà tenuta una conferenza sul Sommo Poeta.
Gradisca i miei più distinti saluti.
Can.Ernesto Gliozzi 
Direttore provvisorio del Circolo. 


LA COOP. “CITTA’ DEL SOLE” IN
COLLABORAZIONE CON IL COMUNE DI PLATI’
E’ LIETA DI INVITARE LA S. V. ALL’INAUGURAZIONE DEL CENTRO SOCIALE
SPAZIO GIOVANI
CHE SI TERRA’ A PLATI’ IN PIAZZA MARCONI
LUNEDI’ 19 DICEMBRE 1994 ORE 16,30



Nasce a Platì il Circolo cacciatori Anlc

Nasce a Platì un circolo culturale ricreativo cacciatori Anlc. L'iniziativa è stata assunta da un gruppo di giovani residenti a Platì, desiderosi di avviare, nella comunità, attività tecnico-sportive e culturale capaci
di proiettare il comprensorio di Platì in un contesto di rilevante spessore morale e sociale. Erano presenti all'inaugurazione i dirigenti provinciali dell'Anlc, prof. Alberto Calabrò, rag. Giuseppe Angiò, rag. Di Masi Domenico, il parroco don Ernesto Iozzi, nonché il segretario del Circolo dott. Rosario Sergi. Durante l'incontro si è dibattuto , sui gravi problemi del territorio che toccano, in questo momento, sia il mondo venatorio che quello ambientalista. Alberto Calabrò segretario provinciale Anlc, ha sottolineato l’importanza di un rapporto forte e costruttivo tra ambiente naturale ed il mondo della caccia in un momento in cui pare stia cessando la demonizzazione dell’attività venatoria. Ha evidenziato, inoltre, il grave errore della Regione Calabria nell'istituire il mega Parco dell'Aspromonte. Tale iniziativa non può favorire, a parere del prof. Calabrò alcun tipo di sviluppo perché un parco con queste dimensioni non potrà essere gestibile. Sarebbe più opportuno ridurne le dimensioni a 35.000/40.000 ettari, delimitarne e tabellare in maniera adeguata l'area, evitando cosi l'insorgere di problemi tra addetti al servizio di vigilanza e cacciatori.
Successivamente ha preso la parola il dott. Rosario Sergi sottolineando l’importanza dell'iniziativa per il comune di Platì, dal momento che questa comunità viene additata in campo nazionale solo per fatti e circostanze malavitose, mentre a Platì c'è gente onesta laboriosa che lavora e vive in maniera civile e dignitosa.
L'ultimo a prendere la parola è stato il parroco, il quale ha auspicato rapporti migliori tra ambiente naturale e mondo venatorio basati sul rispetto della natura e delle specie protette. Ha riaffermato, inoltre, i valori più genuini insiti nella gente di Platì e del suo circondario, soprattutto nei cacciatori i quali esercitano un'attività antica quanto il mondo, rispettosa delle tradizioni, ma anche dello sport e della cultura.

Fonte non identificata










domenica 18 febbraio 2018

Il mio amore brucia - in processione


Terza ed ultima parte del videovista di G. Mittiga del 1986. L'autore sebbene dilettante si dimostra capace, a distanza di anni, di trasmetterci un microcosmo ormai scomparso come le acconciature delle signore e signorine (like a virgin Madonna Luisa Veronica Ciccone), così come i molti volti noti, che da tempo ci hanno lasciato e tra tutti voglio ricordare i Contini Oliva, che fugacemente vi appaiono. E non dobbiamo dimenticare che il lavoro era stato portato a termine con lo scopo prefissato di essere utilizzato a tutto beneficio dei platioti residenti in Australia.


giovedì 15 febbraio 2018

Tutti gli uomini del presidente (reg. Alan J. Pakula - 1976)




Un giorno dopo l'altro, una notte dopo l'altra. 
Spirino i venti al sud, spirino i venti al nord, 
e bianco spunti il giorno, nera la notte cali,
a casa, o fiumi e montagne lontano da casa, 
sempre cantando, non badando al tempo, sempre uniti.
Walt Whitman

Santapulinara 15 febbraio 2018 ore 13,30
Giuseppe Garreffa, Pasquale Catanzariti, Michele Papalia, Giuseppe Cusenza, Luigi Mittiga, Mimmo Catanzariti, Francesco Violi, Rosario Callipari; assenti giustificati Giuseppe e Pasquale Romeo.

domenica 11 febbraio 2018

Non basta più pregare (reg. Aldo Francia - 1971)







LETTERA APERTA AL DIRETTORE DEL “CORRIERE DELLA SERA"
Egregio Signor Direttore, siamo un gruppo di sacerdoti della Locride, che abbiamo letto, esaminato e meditato insieme l'articolo "Un Ateneo anche nel deserto" di Antonio Spinosa, apparso sul "Corriere della Sera" del 16 luglio 1973, pag.3, a proposito della presunta patologica proliferazione delle piccole Università in Calabria.
Sebbene non direttamente chiamati in causa, dato che il "miscuglio di pensionati, di istituti privati (quali?...) o riconosciuti o parificati di Africo Nuovo dipende giuridicamente dalle Suore Cappuccine del S. Cuore, che ne sono le uniche ed esclusive responsabili, e dato che la eventuale erezione di un "Ateneo nel deserto" sarebbe anch'essa di esclusiva giuridica dipendenza e responsabilità delle medesime, sia pure col beneplacito dell'autorità ecclesiastica diocesana, desideriamo tuttavia rendere nota la nostra precisa presa di posizione in merito ai vari temi toccati dallo Spinosa nel predetto articolo, almeno per quel tanto che ne siamo indirettamente coinvolti, in qualità di membri della Comunità ecclesiale, della quale fanno parte le Cappuccine del S. Cuore e il prete che, alle loro giuridiche dipendenze, ne dirige le varie attività scolastiche "come preside unico e assoluto" (sic).
Poiché dall'articolo di Spinosa sembra risultare chiaro lo scopo di spezzare una lancia in difesa dell'Università di Cosenza, noi vogliamo anzitutto far sapere che non ci sentiamo di solidarizzare con le gelosie e con i timori concorrenziali dei numi “tutelari dell'Ateneo Cosentino”, che son detti allarmati, forse perché tuttora ancorati alla vieta mentalità liberale-laicista di altri tempi, gelosa di conservare per sé il monopolio della cultura, senza peritarsi di definire poco seria e patologica la proliferazione e il decentramento degli Istituti Superiori, prima di poterne dare le prove.
Noi vogliamo inoltre dissociarci dal comportamento non del tutto corretto del giornalista Spinosa che, pur di arrivare al suo scopo ricorre ad ogni mezzo, rivangando accuse vecchie e nuove su don Giovanni Stilo (che, tra parentesi, non è il parroco di Africo), per screditare la persona al fine di boicottarne le iniziative, carpendone la buona fede e le confidenze in un'amichevole intervista, per poi tradirne la fiducia e mettere tutto in pubblico, definendolo "un prete assai noto, discusso e senza scrupoli", mentre tra un sorriso e l'altro si accettano "due bottiglie di vino greco (il nettare degli dei), due flaconi di colonia 'Calabresella' e due salami".
E giacché "le carte, quelle buone e quelle false", vengono offerte alla pubblica opinione dal tanto diffuso e letto "Corriere della Sera", vorremmo anche noi attraverso le pagine del medesimo "Corriere", se con equanimità e gentilezza ci sarà concesso, informare la stessa opinione pubblica che un gruppo di sacerdoti e membri qualificati della Chiesa Locrese dissocia pubblicamente la propria responsabilità e solidarietà da chiunque (prete o frate o suora o laico), appartenga alla base o al vertice, agendo di propria ed esclusiva iniziativa o in coalizione con altri, dia motivo a farsi definire "un prevaricatore" o "un capomafia, un capo-'ndràngheta" o uno "che ordina sparatorie e spedizioni punitive ai danni degli avversari", senza con ciò pronunziare alcun giudizio su simili qualificazioni.
Noi ci dissociamo nel modo più assoluto da chiunque, negli Istituti privati o parificati o statali, specialmente poi in quelli diretti da persone o enti alle dipendenze dell'autorità ecclesiastica, dispensi lauree o diplomi squalificati o li venda a qualsiasi prezzo, convinti come siamo che le scuole cosiddette confessionali o siano tali da rendere veramente testimonianza della fede che professano, e servano, per la serietà dell'impegno formativo, di modello e di stimolo a tutte le altre, quelle dello Stato comprese, o è preferibile chiuderle.
Noi ci dissociamo; nel modo più chiaro ed esplicito, dal malcostume imperante di tutte le cosiddette manovre clientelari qualunque ne sia lo scopo, da qualunque parte provengano, dal basso o dall’alto, dai laici o dagli ecclesiastici di qualsiasi ordine e grado, dai singoli o dai gruppi, siano essi in contrasto o in combutta tra loro.
Coscienti della missione propria della Chiesa di portare a tutti il messaggio evangelico nella sua genuinità e integrità e di testimoniarlo con la coerenza della propria vita, dichiariamo apertamente la nostra non-solidarietà con chiunque tenti di strumentalizzare gli ideali più nobili, umanitari o religiosi, al solo scopo di affermare se stesso e la propria mania di potere o di prestigio personale o per trarne vantaggi personali, familiari, clientelari di qualsiasi genere.
Noi vogliamo dissociarci ancora da quei membri della Comunità ecclesiali, preti o religiosi o laici, che col silenzio rendono la Chiesa complice dei mali sociali del nostro tempo, mentre, sull’esempio di Cristo, ci sentiamo in dovere di levare alta e unanime la nostra voce non solo per denunziare con pari energia il flagello del comunismo totalitario e la piaga del capitalismo monopolistico, a difesa dei veri valori umani, sociali e religiosi di tutti, ma anche contro il dilagare della delinquenza e della violenza, contro gli estremismi di qualunque provenienza, a difesa dei beni e della persona umana, e soprattutto dell’invadente fenomeno della mafia, consapevoli come siamo di dover pagare anche di persona, ove lo esiga la nostra  missione di difensori dei poveri e dei deboli.
Pur affermando il nostro irrinunciabile diritto di essere considerati/e trattati nella comunità nazionale quali cittadini con funzioni di pubblica utilità al servizio della medesima comunità civica e religiosa, vogliamo contribuire a che la Chiesa non venga a collusione coi ricchi e coi potenti, onde conservare o ottenere privilegi e favori, perché sia libera e coraggiosa nel far sentire la sua voce di madre e di maestra, non solo ai semplici fedeli, ma anche e soprattutto agli amministratori della cosa pubblica, a qualunque livello (nazionale, regionale, provinciale e comunale), stigmatizzando - ove occorra - l'inerzia o la corruzione di chi liberamente e volontariamente ricerca e si assume il compito e la responsabilità di promuovere il bene comune a servizio e vantaggio delle rispettive comunità civiche, nella giustizia e nel rispetto verso tutti.
Noi, pur onorando e rispettando ogni legittima autorità come proveniente da Dio, sia pure attraverso la designazione democratica della base, ci dissociamo da qualsiasi esercizio dell'autorità stessa che fosse inteso come paternalismo o come semplice strumento di manovra e di dominio, e non come servizio degli altri, ridotti talora a semplici pedine, senza rispetto della persona, delle idee e delle specifiche competenze, sia negli ambienti civili che ecclesiastici.
Ci dissociamo ancora da tutti coloro, membri del clero compresi, che, con scopo di interessi o di prestigio personale, abdicando all'impellente missione di contribuire al risanamento morale della società, a cominciare dal settore nevralgico della scuola, non si facciano scrupolo, specie in occasione di esami di Stato, dei propri aderenti, di circuire e vincolare le Commissioni esaminatrici o con donativi delle specialità locali o col tranello delle amichevoli colazioni o con pressioni di altro genere poco dignitose, rendendosi scientemente e palesemente complici dell'imperversante malcostume della corruzione attiva e passiva.
Questi, Egregio Signor Direttore, i motivi ispiratori della nostra chiara e precisa presa di posizione dinanzi alla nostra coscienza e di fronte all'opinione pubblica; grati al Suo Giornale per avercene fornita l'occasione e più grati ancora, se ci verrà concessa gentilmente ospitalità sulle pagine del medesimo Quotidiano.
Distinti ossequi.
9 agosto 1973.

UN GRUPPO DI SACERDOTI DELLA LOCRIDE

Nota - Non so se in quel tempo il "Super Quotidiano" milanese abbia accettato di pubblicare il presente documento. Sta di fatto che il film citato e la lettera al "Corriere" sono degli stessi anni, quando diversi sacerdoti,  presenti in realtà come quella cilena o calabrese cercavano comunque di affrontare diversamente i temi spinosi che li accerchiavano. Quindi, doverosa, questa pubblicazione, anche perché i rapporti tra le comunità della locride e la stampa nazionale non mi sembrano cambiati. 






giovedì 8 febbraio 2018

L'ultima valle (reg. James Clavell - 1970)




 Pastori e business man

Nel cuore dell'Aspromonte nasce una cooperativa. Con l'aiuto del vescovo e dell’Europa. E in collaborazione con due consorzi trentini
di Giovanna Vitale

Per adesso è solo un germoglio: è ancora troppo presto per dire se il seme della legalità riuscirà ad attecchire o se, invece, morirà prima di fiorire. Il terreno di coltura non è certo dei più fertili. Nel cuore
dell'Aspromonte, al centro del famigerato triangolo dei sequestri, parlare di Piatì significa raccontare storie di lacrime e dolore. Eppure è proprio qui che un gruppo di giovani pastori ha deciso che è venuto il tempo di cambiare: non più indifferenti spettatori di tanti rapimenti - da Marco Fiora a Cesare Casella, nascosti per anni in insani pertugi scavati fra i pascoli della montagna - bensì imprenditori. Il cammino è stato lungo e faticoso: prima hanno ascoltato le prediche dei parroci impegnati contro la criminalità, insieme hanno disegnato un percorso, con coraggio si sono rimboccati le maniche per invertire la rotta del destino.
l sogni, le speranze e i progetti della Calabria che lavora stanno tutti lì: nella piccola cooperativa “Valle del Bonamico", sorta con la benedizione del vescovo di Locri, Giancarlo Bregantini, e l'aiuto del comune, che ha ceduto per 30 anni, a un canone simbolico, 24 ettari di terra demaniale. Di qui a poco, grazie ai fondi stanziati dall'Unione Europea, sarà possibile trasformare il latte degli allevamenti in prodotti caseari e coltivare frutti di bosco. Per distribuirli, la cooperativa utilizzerà la rete di vendita di due consorzi trentini, il Sant'Orsola e il Trentingrana, venuti in aiuto dei pastori di Platì per intercessione del vescovo, che in Trentino c'è nato. In compenso, il Sant'Orsola sfrutterà le fasce climatiche della Locride per garantire tutto l'anno la sua produzione di frutti di bosco: solo lì potranno crescere, anche “fuori stagione", senza che ii freddo li uccida. «Non è solo un'iniezione di fiducia», dice monsignor Bregantini, «ma anche un esempio di integrazione reciproca: all’inizio abbiamo dovuto combattere contro un muro di  diffidenza. È durato poco: quattro nostri ragazzi sono già in Trentino per imparare a lavorare nelle serre, ospiti del Sant'Orsola che coprirà tutte le spese».
Il progetto è coraggioso, per andare avanti ha bisogno di soldi. «È questo il problema», avverte il prelato. «l finanziamenti comunitari coprono solo una parte dell'investimento, ma servono almeno altri 300 milioni. Abbiamo già chiesto aiuto al fondo mutualistico della Confcooperative: c'è il rischio che l'iniziativa - partita dall'esigenza dei giovani di percorrere strade pulite - fallisca o cada in mani poco trasparenti». D'altronde, quella europea è una legislazione di supporto: prevede un sistema bancario equo e circuiti finanziari alternativi che in Calabria non esistono. Al Sud, la speranza è un venticello spesso sopraffatto dalla potenza della malavita, facile sostituta di uno Stato che si avverte lontano e immobile. «Il segnale lanciato dalla “Valle del Bonamico” è fortissimo», afferma con la combattività dei suoi 25 anni Katia Stancato, presidente della Confcooperative calabrese. «Non era mai capitato che un'impresa ricevesse il sostegno di tutti: della gente, delle istituzioni, dei comuni... ln questo la Chiesa ha avuto un ruolo fondamentale: qui la cultura della cooperazione fa fatica ad affermarsi. E lnvece, per impedire che la criminalità dilaghi, c'è bisogno di uno sforzo comune. L’augurio è che questo progetto-pilota serva da esempio ad altri giovani, in altre zone della Calabria. Le risorse sono immense, basta saperle sfruttare››. Non a caso, è parso ad alcuni che il nome di questa regione venga da due aggettivi greci, kalòs e briaròs: terra bella e gravida di frutti.
Testo e foto (bellissima)  D la Republica