Terza ed ultima parte del videovista di G. Mittiga del 1986. L'autore sebbene dilettante si dimostra capace, a distanza di anni, di trasmetterci un microcosmo ormai scomparso come le acconciature delle signore e signorine (like a virgin Madonna Luisa Veronica Ciccone), così come i molti volti noti, che da tempo ci hanno lasciato e tra tutti voglio ricordare i Contini Oliva, che fugacemente vi appaiono. E non dobbiamo dimenticare che il lavoro era stato portato a termine con lo scopo prefissato di essere utilizzato a tutto beneficio dei platioti residenti in Australia.
domenica 18 febbraio 2018
giovedì 15 febbraio 2018
Tutti gli uomini del presidente (reg. Alan J. Pakula - 1976)
Un giorno dopo l'altro, una notte dopo l'altra.
Spirino i venti al sud, spirino i venti al nord,
e bianco spunti il giorno, nera la notte cali,
a casa, o fiumi e montagne lontano da casa,
a casa, o fiumi e montagne lontano da casa,
sempre cantando, non badando al tempo, sempre uniti.
Walt Whitman
Walt Whitman
Santapulinara 15 febbraio 2018 ore 13,30
Giuseppe Garreffa, Pasquale Catanzariti, Michele Papalia, Giuseppe Cusenza, Luigi Mittiga, Mimmo Catanzariti, Francesco Violi, Rosario Callipari; assenti giustificati Giuseppe e Pasquale Romeo.
domenica 11 febbraio 2018
Non basta più pregare (reg. Aldo Francia - 1971)
LETTERA APERTA AL DIRETTORE DEL “CORRIERE DELLA SERA"
Egregio Signor Direttore, siamo un gruppo di sacerdoti della
Locride, che abbiamo letto, esaminato e meditato insieme l'articolo "Un
Ateneo anche nel deserto" di Antonio Spinosa, apparso sul "Corriere della
Sera" del 16 luglio 1973, pag.3, a proposito della presunta patologica
proliferazione delle piccole Università in Calabria.
Sebbene non direttamente chiamati in causa, dato che il
"miscuglio di pensionati, di istituti privati (quali?...) o riconosciuti o
parificati di Africo Nuovo dipende giuridicamente dalle Suore Cappuccine del S. Cuore, che ne sono le uniche ed esclusive responsabili, e
dato che la eventuale erezione di un "Ateneo nel deserto" sarebbe
anch'essa di esclusiva giuridica dipendenza e responsabilità delle medesime,
sia pure col beneplacito dell'autorità ecclesiastica diocesana, desideriamo
tuttavia rendere nota la nostra precisa presa di posizione in merito ai vari
temi toccati dallo Spinosa nel predetto articolo, almeno per quel tanto che ne
siamo indirettamente coinvolti, in qualità di membri della Comunità ecclesiale,
della quale fanno parte le Cappuccine del S. Cuore e il prete che, alle loro
giuridiche dipendenze, ne dirige le varie attività scolastiche "come preside
unico e assoluto" (sic).
Poiché dall'articolo di Spinosa sembra risultare chiaro lo scopo
di spezzare una lancia in difesa dell'Università di Cosenza, noi vogliamo
anzitutto far sapere che non ci sentiamo di solidarizzare con le gelosie e con
i timori concorrenziali dei numi “tutelari dell'Ateneo Cosentino”, che son
detti allarmati, forse perché tuttora ancorati alla vieta mentalità
liberale-laicista di altri tempi, gelosa di conservare per sé il monopolio
della cultura, senza peritarsi di definire poco seria e patologica la
proliferazione e il decentramento degli Istituti Superiori, prima di poterne
dare le prove.
Noi vogliamo inoltre dissociarci dal comportamento non del tutto
corretto del giornalista Spinosa che, pur di arrivare al suo scopo ricorre ad
ogni mezzo, rivangando accuse vecchie e nuove su don Giovanni Stilo (che, tra
parentesi, non è il parroco di Africo), per screditare la persona al fine di
boicottarne le iniziative, carpendone la buona fede e le confidenze in un'amichevole
intervista, per poi tradirne la fiducia e mettere tutto in pubblico,
definendolo "un prete assai noto, discusso e senza scrupoli", mentre
tra un sorriso e l'altro si accettano "due bottiglie di vino greco (il
nettare degli dei), due flaconi di colonia 'Calabresella' e due salami".
E giacché "le carte, quelle buone e quelle false",
vengono offerte alla pubblica opinione dal tanto diffuso e letto "Corriere
della Sera", vorremmo anche noi attraverso le pagine del medesimo
"Corriere", se con equanimità e gentilezza ci sarà concesso,
informare la stessa opinione pubblica che un gruppo di sacerdoti e membri
qualificati della Chiesa Locrese dissocia pubblicamente la propria
responsabilità e solidarietà da chiunque (prete o frate o suora o laico),
appartenga alla base o al vertice, agendo di propria ed esclusiva iniziativa o
in coalizione con altri, dia motivo a farsi definire "un
prevaricatore" o "un capomafia, un capo-'ndràngheta" o uno
"che ordina sparatorie e spedizioni punitive ai danni degli
avversari", senza con ciò pronunziare alcun giudizio su simili
qualificazioni.
Noi ci dissociamo nel modo più assoluto da chiunque, negli Istituti
privati o parificati o statali, specialmente poi in quelli diretti da persone o
enti alle dipendenze dell'autorità ecclesiastica, dispensi lauree o diplomi
squalificati o li venda a qualsiasi prezzo, convinti come siamo che le scuole
cosiddette confessionali o siano tali da rendere veramente testimonianza della fede
che professano, e servano, per la serietà dell'impegno formativo, di modello e
di stimolo a tutte le altre, quelle dello Stato comprese, o è preferibile
chiuderle.
Noi ci dissociamo; nel modo più chiaro ed esplicito, dal malcostume
imperante di tutte le cosiddette manovre clientelari qualunque ne sia lo scopo,
da qualunque parte provengano, dal basso o dall’alto, dai laici o dagli
ecclesiastici di qualsiasi ordine e grado, dai singoli o dai gruppi, siano essi
in contrasto o in combutta tra loro.
Coscienti della missione propria della Chiesa di portare a tutti
il messaggio evangelico nella sua genuinità e integrità e di testimoniarlo con
la coerenza della propria vita, dichiariamo apertamente la nostra
non-solidarietà con chiunque tenti di strumentalizzare gli ideali più nobili,
umanitari o religiosi, al solo scopo di affermare se stesso e la propria mania
di potere o di prestigio personale o per trarne vantaggi personali, familiari,
clientelari di qualsiasi genere.
Noi vogliamo dissociarci ancora da quei membri della
Comunità ecclesiali, preti o religiosi o laici, che col silenzio rendono la
Chiesa complice dei mali sociali del nostro tempo, mentre, sull’esempio di Cristo,
ci sentiamo in dovere di levare alta e unanime la nostra voce non solo per
denunziare con pari energia il flagello del comunismo totalitario e la piaga
del capitalismo monopolistico, a difesa dei veri valori umani, sociali e
religiosi di tutti, ma anche contro il dilagare della delinquenza e della
violenza, contro gli estremismi di qualunque provenienza, a difesa dei beni e
della persona umana, e soprattutto dell’invadente fenomeno della mafia,
consapevoli come siamo di dover pagare anche di persona, ove lo esiga la nostra
missione di difensori dei poveri e dei
deboli.
Pur affermando il nostro irrinunciabile diritto di essere considerati/e
trattati nella comunità nazionale quali cittadini con funzioni di pubblica
utilità al servizio della medesima comunità civica e religiosa, vogliamo
contribuire a che la Chiesa non venga a collusione coi ricchi e coi potenti,
onde conservare o ottenere privilegi e favori, perché sia libera e coraggiosa
nel far sentire la sua voce di madre e di maestra, non solo ai semplici fedeli,
ma anche e soprattutto agli amministratori della cosa pubblica, a qualunque
livello (nazionale, regionale, provinciale e comunale), stigmatizzando - ove
occorra - l'inerzia o la corruzione di chi liberamente e volontariamente
ricerca e si assume il compito e la responsabilità di promuovere il bene comune
a servizio e vantaggio delle rispettive comunità civiche, nella giustizia e nel
rispetto verso tutti.
Noi, pur onorando e rispettando ogni legittima autorità come
proveniente da Dio, sia pure attraverso la designazione democratica della base,
ci dissociamo da qualsiasi esercizio dell'autorità stessa che fosse inteso come
paternalismo o come semplice strumento di manovra e di dominio, e non come
servizio degli altri, ridotti talora a semplici pedine, senza rispetto della
persona, delle idee e delle specifiche competenze, sia negli ambienti civili
che ecclesiastici.
Ci dissociamo ancora da tutti coloro, membri del clero compresi,
che, con scopo di interessi o di prestigio personale, abdicando all'impellente
missione di contribuire al risanamento morale della società, a cominciare dal
settore nevralgico della scuola, non si facciano scrupolo, specie in occasione
di esami di Stato, dei propri aderenti, di circuire e vincolare le Commissioni
esaminatrici o con donativi delle specialità locali o col tranello delle amichevoli
colazioni o con pressioni di altro genere poco dignitose, rendendosi scientemente
e palesemente complici dell'imperversante malcostume della corruzione attiva e
passiva.
Questi, Egregio Signor Direttore, i motivi ispiratori della nostra
chiara e precisa presa di posizione dinanzi alla nostra coscienza e di fronte
all'opinione pubblica; grati al Suo Giornale per avercene fornita l'occasione e
più grati ancora, se ci verrà concessa gentilmente ospitalità sulle pagine del
medesimo Quotidiano.
Distinti ossequi.
9 agosto 1973.
UN GRUPPO DI SACERDOTI DELLA LOCRIDE
Nota - Non so se in quel tempo il "Super Quotidiano" milanese abbia accettato di pubblicare il presente documento. Sta di fatto che il film citato e la lettera al "Corriere" sono degli stessi anni, quando diversi sacerdoti, presenti in realtà come quella cilena o calabrese cercavano comunque di affrontare diversamente i temi spinosi che li accerchiavano. Quindi, doverosa, questa pubblicazione, anche perché i rapporti tra le comunità della locride e la stampa nazionale non mi sembrano cambiati.
giovedì 8 febbraio 2018
L'ultima valle (reg. James Clavell - 1970)
Pastori e business man
Nel cuore dell'Aspromonte nasce una cooperativa. Con l'aiuto
del vescovo e dell’Europa. E in collaborazione con due consorzi trentini
di Giovanna Vitale
Per adesso è solo un germoglio: è ancora troppo presto per
dire se il seme della legalità riuscirà ad attecchire o se, invece, morirà
prima di fiorire. Il terreno di coltura non è certo dei più fertili. Nel cuore
dell'Aspromonte, al centro del famigerato triangolo dei
sequestri, parlare di Piatì significa raccontare storie di lacrime e dolore.
Eppure è proprio qui che un gruppo di giovani pastori ha deciso che è venuto il
tempo di cambiare: non più indifferenti spettatori di tanti rapimenti - da
Marco Fiora a Cesare Casella, nascosti per anni in insani pertugi scavati fra i
pascoli della montagna - bensì imprenditori. Il cammino è stato lungo e
faticoso: prima hanno ascoltato le prediche dei parroci impegnati contro la
criminalità, insieme hanno disegnato un percorso, con coraggio si sono
rimboccati le maniche per invertire la rotta del destino.
l sogni, le speranze e i progetti della Calabria che lavora
stanno tutti lì: nella piccola cooperativa “Valle del Bonamico", sorta con
la benedizione del vescovo di Locri, Giancarlo Bregantini, e l'aiuto del
comune, che ha ceduto per 30 anni, a un canone simbolico, 24 ettari di terra demaniale.
Di qui a poco, grazie ai fondi stanziati dall'Unione Europea, sarà possibile
trasformare il latte degli allevamenti in prodotti caseari e coltivare frutti
di bosco. Per distribuirli, la cooperativa utilizzerà la rete di vendita di due
consorzi trentini, il Sant'Orsola e il Trentingrana, venuti in aiuto dei
pastori di Platì per intercessione del vescovo, che in Trentino c'è nato. In
compenso, il Sant'Orsola sfrutterà le fasce climatiche della Locride per
garantire tutto l'anno la sua produzione di frutti di bosco: solo lì potranno
crescere, anche “fuori stagione", senza che ii freddo li uccida. «Non è
solo un'iniezione di fiducia», dice monsignor Bregantini, «ma anche un esempio
di integrazione reciproca: all’inizio abbiamo dovuto combattere contro un muro
di diffidenza. È durato poco: quattro
nostri ragazzi sono già in Trentino per imparare a lavorare nelle serre, ospiti
del Sant'Orsola che coprirà tutte le spese».
Il progetto è coraggioso, per andare avanti ha bisogno di
soldi. «È questo il problema», avverte il prelato. «l finanziamenti comunitari
coprono solo una parte dell'investimento, ma servono almeno altri 300 milioni.
Abbiamo già chiesto aiuto al fondo mutualistico della Confcooperative: c'è il
rischio che l'iniziativa - partita dall'esigenza dei giovani di percorrere
strade pulite - fallisca o cada in mani poco trasparenti». D'altronde, quella
europea è una legislazione di supporto: prevede un sistema bancario equo e
circuiti finanziari alternativi che in Calabria non esistono. Al Sud, la speranza
è un venticello spesso sopraffatto dalla potenza della malavita, facile
sostituta di uno Stato che si avverte lontano e immobile. «Il segnale lanciato
dalla “Valle del Bonamico” è fortissimo», afferma con la combattività dei suoi
25 anni Katia Stancato, presidente della Confcooperative calabrese. «Non era
mai capitato che un'impresa ricevesse il sostegno di tutti: della gente, delle
istituzioni, dei comuni... ln questo la Chiesa ha avuto un ruolo fondamentale: qui
la cultura della cooperazione fa fatica ad affermarsi. E lnvece, per impedire
che la criminalità dilaghi, c'è bisogno di uno sforzo comune. L’augurio è che
questo progetto-pilota serva da esempio ad altri giovani, in altre zone della
Calabria. Le risorse sono immense, basta saperle sfruttare››. Non a caso, è
parso ad alcuni che il nome di questa regione venga da due aggettivi greci, kalòs e briaròs: terra bella e gravida di frutti.
Testo e foto (bellissima) D la
Republica
mercoledì 7 febbraio 2018
Dall'ombra alla luce (reg. William Beaudine - 1930)
Lorenzo
Casamenti
RESTAURATORE D’ARTE
Via Bernini 52 – 50019 Sesto Fiorentino
Preg.mo Sacerdote
Don Gliozzi
Parroco di Platì
89039 PLATÌ
REGGIO CALABRIA
Firenze 14/1/92
Carissimo Don Gliozzi
Mi perdoni per il ritardo,
le comunico i dati tecnici del restauro effettuato sulla Scultura
lignea raffigurante Madonna con Bambino appartenente alla sua parrocchia e da
noi restaurata nei primi mesi del 1992
Si tratta di una scultura del 16 sec. D. D. di scuola strettamente
meridionale.
Anche se alcune parti risultano scolpite in modo grossolano, nella
totalità dell’opera si nota una mano artistica notevolmente felice. Alla fine
del 1700 d. c. vi è stato un totale rifacimento in parte dovuto ad un degrado
dell’opera stessa in parte ad esigenze dei nuovi personaggi locali, in
questo intento è stata modificata addirittura l’impostazione estetica dell’opera,
essendo stati eseguiti interventi tecnici poco felici dai quali si potrebbe
supporre (si badi bene è solo una supposizione) che il bambino sia stato
collocato in un secondo tempo e non risalga all’epoca della Scultura della
Madonna.
Interventi di restauro eseguiti onde riportare l’opera allo stato
originale.
- Spolpatura di tutte le parti in gesso decoese e ritrovamento della
struttura originale sottostante sia come struttura scultorea sia come colori
originali appartenenti all’opera stessa.
- Risanamento ligneo totale, mediante iniezioni e immersioni in
sostanze consolidanti.
- Restauro ligneo di grossa evidenza (mani, collo, occhi, braccia,
testa e volto bambino, base ecc.).
- Preparazione con sostanze idonee alla coloritura originale.
Coloratura con oro zecchino e foglia nelle parti perimetrali del manto.
- Trattamento protettivo finale.
Cordialmente
Lorenzo Casamenti
Carissimo Don Gliozzi
Come le ho già detto mi perdoni per il ritardo con cui le spedisco le
notizie tecnico storiche della scultura. Non cerco scusanti, spero che questo
possa essere per lei cosa gradita da inserire come documento nell’archivio
della Parrocchia.
Sono stato molto contento di avere conosciuto Platì, lei personalmente e alcuni degli abitanti, in ritardo ma in modo molto sincero le
auguro un buon 1993 assieme a sua sorella e un sincero augurio a tutti i suoi
parrocchiani, incarico lei perché trasmetta questo messaggio le invio i più
sinceri e cari saluti
Lorenzo
N. B. Ho apprezzato molto l’intervento fatto in TV su Canale
5, di un Signore che ho conosciuto a Platì e le chiedo scusa mi sfugge il nome
mi ricordo che nei miei confronti fu di una gentilezza squisita. Quello che mi
ricordo so che ha un frantoio (Pepè
Lentini n.d.c.) gli faccia da parte mia le più sincere congratulazioni. Lorenzo
E oggi, a venticinque anni da quell'evento senza eguali, ancora una volta, voglio ribadire lo stato di totale dimenticanza in cui versa quell'opera d'arte e incitare quanti possono, e con loro i pulinaroti, per portarla ad una visibilità che opere del genere hanno in tutte le città del mondo.
L'immagine del prof. Casamenti assieme ad altre oltreché il suo metodo lavorativo la trovate qui:
https://www.colum.edu/campus-life/collaborations/conserving-preserving-and-restoring-art.html
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Ernesto Gliozzi Jun
lunedì 5 febbraio 2018
Accadde una volta (reg. Sidney Lanfield - 1935)
in contemporanea con Nuovo Cinema Loreto di Platì
Taormina 1985 - Premiazione Nastri
d'argento
Carlo Simi, Tonino Delli Colli, Ennio Morricone, Sergio Leone per C'era
un volta in America. Riprese e Foto Crisafulli & Mittiga
Visto che non abuso solo del materiale altrui eccovi qualcosa di veramente personale per chi vuole vederlo. A proposito, quanto prima il nostro tubo mi bannerà, per cui copiate i video che vi interessano più che potete.
domenica 4 febbraio 2018
Il carrarmato dell'8 settembre - ovvero - La proprietà non è più un furto (reg. Elio Petri - 1973)
giorgio delle piane
Sei un buffone Luigi
Mittiga, questo video non e` tuo ne tantomeno di quello che si firma: Santa
Pulinara o Santa bulunata o come cazzo si firma .I video originali VHS ce li ho
io e li ho messi sul CD che poi ho caricato sulla mia pagina FB per la visione
dei miei cari paesani platiesi, voi ci mettete il vostro logo per farlo
apparire vostro, BUFFONI BUFFONI BUFFONI!!!!!!! tu non sei un MITTIGA, TU SEI
UN piccolo gliozzi!!!! e tanti saluti ai tuoi compari di SANTA BULUNATA,
GUARDATEVI ALLO SPECCHIO E POI FATE IL RESTO
Rosario Mittiga
Luigi Mittiga sei un buffone, questo
video l'ho caricato io per la prima volta, il VHS originale ce l'ho io, tu e
Santa Pulinara mentite, lo potete anche fare vostro, ma no mettete il logo e
dite che lo avete fatto voi.... BUFFONIIIIIIIIIIII
Carissimo Saro, vorrei ricordarti che tra tuo padre e i Signori Gliozzi che tanto disprezzi c'era un legame di comparaggio, ma questo non lo sapevi, vista la fretta con cui sei scappato da Platì, prima, e quindi dal suolo italiano. Dopo, in considerazione dell'isolamento in cui versavi, ti sei tradotto in facciabucco, era il solo modo di apparire - dove c'è tanto pubblico - come Terence Hill in Il mio nome è Nessuno del 1973 di Tonino Valerii, ma sulla tua colonna Facebook dici che quel film l'hai prodotto e girato tu. Per quanto riguarda le proprietà guarda sopra. Eppoi, tu, vanitoso come sei, hai disprezzato anche l'autore del videovista. Comunque grazie, con te il blog sale alle stelle anche per gli ingressi da dove ti trovi.
Sarineiu, quello che ti da fastidio e invidia e proprio il LOGO
nel quale l'ulivo con le sue radici a noi rammenta il legame col suolo platioto e a te ricorda quanti da Platì, o quanto meno dall'Italia, non sono scappati e hanno la serenità di non dire porcherie, che di certo non ti ha insegnato tua madre, che qui ho l'onore di ricordarti. |
giovedì 1 febbraio 2018
Heroes - David Bowie
Like the dolphins, like dolphins can swim, David Bowie
Delle foto che vedete posseggo i negativi scattati da ... non so chi. Le signore e signorine, belle e ridenti, partecipavano ad una gita/pellegrinaggio alla Grotta presso Bombile. Erano i favolosi (oggi) primi anni sessanta del passato secolo e chissà chi tra quelle, oggi, swimming tra socialisti.
Etichette:
Once upon a time in Platì
mercoledì 31 gennaio 2018
Il mio amore brucia - Offret
giovedì 25 gennaio 2018
Tre manifesti a Ebbing, Missouri (reg. Martin McDonagh - 2017)
Quello che andate a leggere - ma anche solo a guardare le foto che, a
quanto pare, è il solo modo di procurarsi visitatori poco vogliosi di
approfondire anche una freddura – è un fatto di cronaca platiota che ho indugiato
a riportare alla luce: l’episodio in se stesso è ancora scottante ed i soli a
darne risalto per motivi istigati sono giornalisti morti di fame e
vampireschi front man mediatori
mediatici. I platioti ancora non hanno detto la loro e chissà ancora quanto
bisognerà aspettare. Io, invece, faccio il guastafeste e questa parte mi è
stata agevolata dalla visione del film il cui titolo apre la pubblicazione
odierna. Sin dalle prime immagini il volto, gli atteggiamenti … il vestito di
Frances McDormand mi hanno portato alla mente le foto di sopra e il conseguente
dramma della signora Angela Casella. E’ terribile! Ma la McDormand va in giro
per buona parte del film con i capelli raccolti sulla nuca e indossa una tuta
da cui traspare la gracilità, proprio come la Casella quando girava per le
strade di Platì sotto i flash di arrapatissimi reporter. Da quella delicatezza le
due donne traggono la forza per la lotta che conducono: giustizia la prima, la liberazione
del figlio la seconda. Ma ancora c’è … il ruolo dei mass media, delle forze
dell’ordine e degli abitanti di Ebbing come degli abitanti di Platì, dapprima
scontrosi quindi partecipi delle due eroine. Io aggiungo che al contrario dei
giornalisti il viaggio a Platì per la Casella è stato come il viaggio di Marlow
in Cuore di tenebra di Joseph Conrad
e sicuramente nelle notti insonni, passato il calvario, la Casella è ritornata
a ripercorrere le strade e rivedere la gente di Platì.
Nota – In quei tempo uno dei bersagli principali dei giornalisti era lo
zio Ernesto, parroco reo di non dire il suo pensiero. Figuriamoci, lo zio il
suo riserbo lo mantenne finché visse con noi nipoti, figuriamoci con quelli i
quali non scrivevano neanche bene il suo cognome, come il tal Pantalone Sergi.
La foto in BN sono di Sky TG24 e Gazzetta del Sud,
quelle a colori di Famiglia Cristiana
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