Platì Protesta di duecento donne che hanno
consegnato al sindaco una petizione contro le “criminalizzazioni
Assediano il Municipio con la mimosa in mano
PLATI - La giornata dedicata alla «Festa della donna» è
stata scelta da duecento donne di Platì per assediare il Municipio e, con la
mimosa in mano, chiedere al Sindaco di farsi portavoce della loro protesta
contro i provvedimenti restrittivi recentemente emessi dal Tribunale della
Libertà di Reggio Calabria che raggiungono, tra gli altri, anche 32 donne
accusate di associazione per delinquere dì stampo mafioso.
Al sindaco è stata consegnata una petizione dai toni duri,
firmata da circa duecento donne, tra queste molte delle quali figurano nel
provvedimento giudiziario che tanto clamore ha suscitato, e non solo a Platì.
Ovviamente si grida alla criminalizzazione del paese, e si
lanciano anatemi contro le presunte «persecuzioni» di cui tutti in paese si
dicono vittime. Il sindaco, Francesco Mittiga, ha avuto il suo da fare per stemperare
gli animi, alla fine ha parlato alle donne che affollavano il piazzale del
Municipio per garantire che avrebbe divulgato la petizione.
«Sono e sarò con voi- ha detto il sindaco Mittiga - perché
abbiano risposte positive l`ansia di lavoro e la necessità di avere strutture
pubbliche agibili e civili. Su questo ribadisco che terrò costante e fermo il
confronto con le altre Istituzioni, pronto a dimettermi se non verranno onorati
gli impegni presi». Più cauto è stato sul confronto con l’autorità giudiziaria:
"Personalmente ritengono che occorre avere fiducia nella Giustizia e
restare solidali con l’attività di chi è chiamato ad amministrarla. Fermi questi
concetti - ha aggiunto - possiamo certamente chiedere una giustizia oculata,
che colpisca i colpevoli ma eviti di travolgere anche gli innocenti. Dobbiamo
chiedere una Giustizia dai tempi rapidi e che non guardi in faccia
nessuno, ed in questo senso ci incoraggia l'onestà dimostrata dal Presidente
Scalfaro che nega la firma al decreto che doveva salvare i politici che hanno rubato.
A lui invierò copia della vostra petizione».
Ed ecco cosa scrivono le donne nella petizione: «Noi siamo
le madri, le sorelle, le figlie, le amiche delle nostre sventurate concittadine
che sono state accusate di associazione per delinquere e contro le quali e
stato emesso il mandato di cattura del Tribunale di Reggio Calabria. Ci
rivolgiamo a voi sindaco di Platì perché fate presente, cosi come avete fatto
dopo le elezioni, che le donne di Platì conoscono la sofferenza, la miseria, le
difficoltà della vita di tutti i giorni che affrontano con dignità, con spirito di
sacrificio, con onore a fianco dei loro uomini. Che lo fate presente al
Presidente della Repubblica, ai ministri, alla televisione che a Platì non
esiste solo delinquenza, che molte volte si vuole vedere solo delinquenza dove
non c'è, mentre non si vede la sofferenza della popolazione che paga lo stato
di abbandono in cui è stata lasciata a quarant’anni dall'alluvione che
distrusse il paese.
Voi - continua la petizione - dovete fare presente ai
giudici che vogliono arrestare le nostre parenti, le nostre amiche, i nostri
uomini che le responsabilità quando ci sono vanno punite ma non si può fare
un'associazione per delinquere basata sulla miseria, quando a Milano si sono
mangiati l'Italia e non esiste nessuna associazione per delinquere. Noi
chiediamo giustizia perle nostre madri, le nostre sorelle, i nostri fratelli, i
nostri mariti, per tutti i cittadini di Platì e vogliamo che voi dite come
stanno le cose, che ci vuole lavoro, che si deve dare la possibilità di vivere
onestamente a tutti. Se non lo farete ci recheremo a Locri, bloccheremo il
Tribunale, faremo vedere che cosa è la fame, il lavoro in montagna in cui si
muore congelati, la miseria, la preoccupazione per l'avvenire dei figli e di tutti. Se metteranno anche noi in carcere significa che in
Italia non c'è più giustizia per la Calabria e per Platì e ognuno si regolerà
che altro deve fare per vivere nel giusto. E quando andremo in carcere, quando
arresteranno gli uomini e le donne che hanno avuto il mandato di cattura,
assieme a noi, allora dovrete provvedere a centinaia di ragazzi, bambine e bambini che resteranno senza genitori,
privi di ogni assistenza. Può darsi che allora lo Stato e i papaveri che se lo
sono mangiato e continua-no a mangiarselo, si commuoveranno e gli manderanno da
mangiare come fanno in Somalia e in Jugoslavia, senza preoccuparsi dei nostri figli che per loro valgono meno e
li fanno diventare mafiosi prima di nascere. Non è più possibile aspettare,
pregare, umiliarsi. Noi oggi accusiamo e qualcheduno dovrà rispondere alle nostre accuse».
Fin qui la petizione, della quale è stata chiesta la
diffusione anche per prevenire possibili episodi dì turbativa dell' ordine
pubblico.
Non è la prima volta
che a Platì si individua nel Municipio l’interlocutore col quale protestare
contro processi per sospetti reati di mafia. Un precedente analogo si
registrava nel 1983, all'indomani di una ”maxiassociazione" promossa dalla Procura della
Repubblica presso il Tribunale di Locri.
Paolo Pollichieni
GAZZETTA
DEL SUD, Anno
XLII – Martedì 9 Marzo 1993